domenica 9 dicembre 2012
Il ritorno dei Verdi Di lotta e di governo: Germania, Francia Gran Bretagna
NEL CONTINENTE
Guidano stati nazione
in Germania
e hanno posti di rilievo
in Gran Bretagna,
Francia e nei paesi
scandinavi. Così
hanno sfondato.
Ma parlando anche
di integrazione
ed economiadi Carlo Biscotto
e Roberta Zunini
Esiste una via di governo
per i movimenti ambientalisti
in tutta Europa.
Governano land
della Germania, città in Francia,
e Gran Bretagna. Per non parlare
del Nord Europa, dove non
sono solo forti come partito, ma
riescono a condizionare la politica
sulle tematiche ambientali.
Eppure la storia dei movimenti
ecologisti e dei partiti
ambientalisti è una storia relativamente
recente. Basti pensare
che l’atto di nascita dell’am -
bientalismo è unanimemente
considerato il libro di Rachel
Carson “Primavera silenziosa”,
pubblicato nel 1962 e dedicato
ad Albert Schweitzer, vincitore
del Nobel per la Pace nel 1952 e
morto nel 1965 che, qualche anno
prima di morire, scrisse profeticamente:
“l’uomo ha perduto
la capacità di prevenire e prevedere;
andrà a finire che distruggerà
la Terra”.
Il primo partito verde europeo
fu fondato in Gran Bretagna nel
1973, l’anno dopo la pubblicazione
del “Rapporto sui limiti
dello sviluppo” ad opera del
Club di Roma. Il Partito dei
Grunen tedeschi vide la luce negli
anni ’80, decennio nel quale i
verdi si affacciarono alla ribalta
politica anche in Italia, in Francia
e nella maggior parte dei
Paesi europei.
Ma quale è oggi lo stato di salute
dei Verdi in Europa? Per rispondere
è necessario un distinguo:
dagli anni ‘70 in poi la
crescita della coscienza ambientalista
e della cultura ecologista
è stata inarrestabile e impetuosa
e ha dato vita a centinaia
di movimenti ecologisti,
animalisti, ambientalisti. Ma il
fervore, la passione, l’impegno
di milioni di persone sui temi
dello sviluppo sostenibile, della
qualità della vita, delle energie
alternative hanno stentato a tradursi,
con qualche lodevole eccezione,
in forme e organizzazioni
politiche capaci di incidere
sulle scelte dei governi.
La punta di diamante del movimento
verde sono i “Grunen”
tedeschi che a fine marzo 2011,
non solo per l’effetto Fukushima,
hanno riportato, con il 24%
dei consensi, un clamoroso successo
elettorale nel Land di Baden-
Wuerttemberg eleggendo
il primo governatore della loro
storia. Va ricordato che capogruppo
dei Grunen al Bundestag
è Jurgen Tittin che nel
2000, da ministro dell’Ambien -
te del governo Schroeder, firmò
un piano che prevedeva lo spegnimento
delle centrali nucleari
entro il 2021.
I “Verts” francesi, nati nel 1984,
hanno toccato il massimo dei
consensi elettorali (10%) alle
europee del 1989. Nel paese più
nuclearizzato d’Europa il consenso sulle tematiche ambientaliste
è più forte che mai e ha
portato nel 2012 alla candidatura
alle presidenziali per “Europe
Ecologie-Les Verts” un personaggio
carismatico come George
Hulot. Ma i Verts francesi
scontano una certa passività sul
fronte delle battaglie anti-nucleari
e anche oggi non mancano
le prese di posizione discutibili.
Ad esempio, la storica leader
Michel Ravasi ha aspramente
polemizzato con i No-
Tav italiani dimenticando che
quella che si combatte in Val di
Susa è anche una battaglia per la
tutela dell’ambiente.
In Gran Bretagna i “green” vi -
vono un momento di gravissima
crisi conseguente al continuo
scomporsi e ricomporsi
delle diverse anime e sensibilità
politiche degli ambientalisti
britannici. I verdi hanno governato
città e regioni e hanno avuto
responsabilità politiche nazionali
in quasi tutti i paesi europei,
in particolare nell’Euro -
pa centro-settentrionale: Olanda,
Belgio, Finlandia, Danimarca,
Svezia e Austria. Un po’ di -
versa la situazione nell’Europa
mediterranea dove alla vivacità
dei movimenti non hanno corrisposto
partiti di ispirazione
ecologista capaci di imporre l’agenda.
Se in Germania si continua a
sperare in un Cancelliere Grunen,
nel resto d’Europa i partiti
verdi hanno vissuto in qualche
modo ai margini del potere politico
riuscendo però a influenzarne
le scelte e i non pochi successi
ottenuti sono stati per lo
più il prodotto delle lotte dal
basso di movimenti, organizzazioni
e gruppi di pressione. Ma
forse è proprio questa la vocazione
del movimento dei verdi:
contaminare la politica, far crescere
la coscienza ambientalista,
far diventare un po’ più verdi
tutti i partiti, a destra come a
sinistra, organizzare lotte, fare il
cane da guardia del potere. Il fatto quotidiano 10 dicembre 2012
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