venerdì 30 novembre 2012

le ecoballe del ministro Clini e l'onoreficenza di Latina

Ecoballe di Marco Travaglio Fiato alle trombe e ai tromboni, arriva il decreto “salva-Ilva”. Breve riassunto delle puntate precedenti. I giudici di Taranto accertano che, producendo acciaio con gli attuali impianti “a caldo”, l’azienda inquina e uccide; quindi gl’impianti vengono sequestrati e possono restare accesi solo per essere risanati, ma non per produrre altro acciaio, altrimenti il delitto di disastro colposo e omicidio colposo plurimo continua e la magistratura ha il dovere di impedirlo; se e quando gli impianti fuorilegge – l’arma del delitto – saranno finalmente a norma, cioè smetteranno di avvelenare e ammazzare, potranno tornare a produrre. Il governo dice: l’Ilva s’è impegnata a investire subito 4 miliardi (a fronte di 3 miliardi di utili accumulati in 17 anni) per bonificare gli impianti, quindi può riprendere subito a produrre mentre li risana; se poi non mantiene i patti, il governo gliela fa vedere lui e magari sostituisce i Riva con qualcun altro. È un po’ come se ci fosse un maestro pedofilo che ogni giorno molesta i bambini in classe. I giudici lo arrestano per impedirgli di molestarne altri. Ma il governo fa un decreto per rimandarlo a scuola, a patto che nel frattempo si impegni a curarsi: se poi non si cura e continua a molestare bambini, verrà sostituito. Già: e ai genitori dei nuovi bimbi molestati chi glielo spiega? Il decreto salva-Ilva è ancora peggio. Perché nessuno dei contraenti dell’accordo è credibile. Non lo sono i Riva, che si sono impegnati infinite volte a mettere a norma i loro impianti e non l’hanno mai fatto. Non lo è il presidente Bruno Ferrante, prefetto: a luglio il giudice impose il blocco della produzione nelle aree “a caldo” e ora si scopre che quell’ordine fu violato dall’azienda presieduta da Ferrante, che continuò a produrre (dunque a inquinare), tant’è che il gip ha dovuto sequestrare tonnellate di acciaio che non dovrebbero esistere (corpo del reato). A Servizio Pubblico, l’i n c r edibile Clini ha detto che “il presidente Ferrante s’è impegnato”. Me’ cojoni , dicono a Roma. E naturalmente il governo se l’è bevuta (tanto, quando si scoprirà che è l’ennesima truffa, il governo sarà un altro). Ecco, non è credibile neppure il governo. Uno dei registi del decreto è Passera, che ai tempi di Intesa prestava soldi a Riva e lo reclutava per la cordata Alitalia: un ministro super partes. C’è poi la palese incostituzionalità del decreto che dissequestra impianti sequestrati da un gip con un’ordinanza che, in uno Stato di diritto, può essere ribaltata solo al Riesame e in Cassazione. Non a Palazzo Chigi e al Quirinale. Se una porcata del genere l’avesse fatta B., che osò molto ma non al punto di cancellare sentenze per decreto (ci provò con Eluana, ma fu stoppato dal Colle), avremmo le piazze e i giornali pieni di costituzionalisti, giuristi, intellettuali e politici “democratici” sdegnati che sventolano la Costituzione. Invece la fanno Monti e Napolitano, quindi va tutto bene. Corriere : “Decreto del governo per riaprire l’I lva. Monti: coniugare lavoro e salute” ( i mpossibile: l’Ilva se produce uccide). Repubblica : “Ecco il decreto per l’Ilva. Monti: nessuna polemica coi pm” (infatti cancella l’ordinanza di un gip). Sole 24 Ore: “Ilva, dissequestro per decreto. Monti: nessun contrasto coi magistrati”. Avve nire : “Decreto per salvare l’Ilva ed evitare un flop da 8 miliardi l’anno”. M e ssaggero : “Monti sull’Ilva: a rischio 8 miliardi”. La Stampa: “Ilva, un garante per ripartire”. Il Foglio : “Il governo tecnico soccorre l’Ilva (e la siderurgia) per decreto”. Libero : “Decreto per riaccendere l’impianto tutelando la salute” (sì, dei Riva). La fu Unità: “Ilva, decreto per salvare 8 miliardi. Tutela della salute e controllo indipendente del risanamento ambientale”. Altro che corrompere i giornalisti: qui ormai c’è chi viene via gratis. Perepè perepè perepè. Il fatto quotidiano 1 dicembre 2012

Ilva, ok al decreto: “Sì a produzione, ma sanzioni senza risanamento”

Il provvedimento permette la conduzione degli impianti e la vendita per tutto il periodo dell'Aia. Ma se il risanamento non procede sono previste multe fino al 10 per cento del fatturato. A vigilare sarà un garante nominato dal presidente della Repubblica. Monti: "Taranto è un asset strategico. Così salvati ambiente, salute e lavoro"

Ilva di Taranto
Via libera dal Consiglio dei ministri al decreto legge per l’Ilva. Il decreto varato “stabilisce che la società Ilva abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità dell’Aia”, cioè l’autorizzazione integrata ambientale. Qualora non venga rispettato il piano di investimenti necessari alle operazioni di risanamento, il decreto varato oggi dal governo sull’Ilva introduce un meccanismo sanzionatorio che si aggiunge al sistema di controllo già previsto dall’Aia. “I provvedimenti di sequestro e confisca dell’autorità giudiziaria non impediscono all’azienda di procedere agli adempimenti ambientali e alla produzione e vendita secondo i termini del’autorizzazione” si legge nel decreto. Tutti aspetti già emersi con una prima bozza del provvedimento.
Tuttavia la Procura di Taranto starebbe valutando l’eventualità di chiedere al gip che sia proposta eccezione di incostituzionalità del decreto legge sull’Ilva o di sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione allo stesso decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri.
Con il provvedimento odierno all’Aia è stato conferito lo status di legge, che obbliga l’azienda al rispetto inderogabile delle procedure e dei tempi del risanamento. Secondo quanto prevede il decreto “i provvedimenti di sequestro e confisca dell’autorità giudiziaria non impediscono all’azienda di procedere agli adempimenti ambientali e alla produzione e vendita secondo i termini dell’autorizzazione. L’Ilva è tenuta a rispettare pienamente le prescrizioni dell’autorizzazione ambientale”.
In caso di inadempienze sanzioni del 10% del fatturato e un Garante vigileràIn caso di inadempienze per l’Ilva “restano tutte le sanzioni già previste e in più introdotta la possibilità di una sanzione sino al 10% del fatturato annuo dello stabilimento”. “E’ una condizione di garanzia” ha detto il ministro dell’Ambiente Corrado Clini.  Il decreto prevede anche un “Garante della vigilanza sull’attuazione degli adempimenti ambientali e di tutte le altre disposizioni del decreto, che sarà nominato con un successivo provvedimento”. Clini ha spiegato che “sulla sanzione, qualora l’azienda non rispettasse le prescrizioni – e le prescrizioni sono misure puntuali sugli impianti delle aree a caldo e da novembre di quest’anno fino a 2014 cambieranno strutturalmente le produzione dell’area a caldo – nel caso in cui venisse accertato che il piano di interventi dell’impresa non venisse attuato, potranno intervenire oltre alle sanzioni amministrative ordinarie, anche sanzioni aggiuntive fino al 10% del fatturato annuo”.
Il Garante “potrà proporre le misure idonee, tra le quali anche provvedimenti di amministrazione straordinaria” in caso di criticità. Il garante nella sua indipendenza può decidere peraltro anche di suggerire al presidente del Consiglio misure che prevedano di fatto l’introduzione di meccanismi di gestione dell’impresa sostitutivi, in considerazione dell’interesse pubblico prevalente. ”Il garante deve essere persona di indiscussa indipendenza, competenza ed esperienza e sarà proposto dal ministro dell’Ambiente, dal ministro dell’Attività Produttive, e della Salute e sarà nominato dal presidente della Repubblica” ha spiegato il sottosegretario Antonio Catricalà.
Sanzioni di un certo peso, sottolinea il ministro per lo Sviluppo Corrado Passera: “Abbiamo introdotto interventi possibili sulla proprietà stessa che potrebbero togliere enorme valore a quella proprietà: se non fa quello che la legge prevede, vede il suo valore” scendere “fino al punto di perderne il controllo di fronte a comportamenti non coerenti”. Tra le misure che potrà proporre il garante anche provvedimenti di amministrazione straordinaria.
Clini: “L’Aia ha ruolo di legge”L’Aia ha ruolo di legge, ha ribadito Clini. L’Aia – ha spiegato “è parte integrante del decreto legge”, per consentire all’azienda di attuare le prescrizioni previste dall’Aia. L’Ilva può disporre degli impianti, può proseguire la produzione e la commercializzazione dei prodotti per tutta la durata dell’Aia, a condizione che attui le prescrizioni. ”I provvedimenti di sequestro e altri provvedimenti di carattere cautelare dell’autorità giudiziaria – ha sottolineato Clini – devono consentire in ogni caso tutte le disposizioni dell’Aia. L’azienda ha responsabilità di gestione e di conduzione impianti e restano ovviamente stabilite tutte le disposizioni in vigore in caso di inadempienze; “oltre alle sanzioni della legge – ha concluso – ci saranno sanzioni aggiuntive che fanno riferimento direttamente al fatturato”.
Monti: “Non possiamo permettere contrapposizioni tra salute e lavoro”
Non è un decreto “salva Ilva”, ma “salva ambiente, salute e lavoro” ha voluto precisare il presidente del Consiglio Mario Monti. “Vengono perseguite in maniera inderogabile le finalità espresse dai provvedimenti assunti dall’autorità giudiziaria” ha aggiunto.  ”Non possiamo ammettere – prosegue – che ci siano contrapposizioni drammatiche tra salute e lavoro, tra ambiente e lavoro e non è neppure ammissibile che l’Italia possa dare di sé un’immagine in un sito produttivo così importante un’immagine di incoerenza. L’intervento del governo è stato necessario perché Taranto è un asset strategico regionale e nazionale”.  “Proprio perché – ha continuato il capo del governo – molti dei problemi dell’economia e della società”, anche nel caso dell’Ilva, “sono derivati a volte da una grande attenzione a legiferare ma ad una scarsa attenzione all’effettiva applicazione e al rispetto delle norme, nel provvedimento sono inserite tutele da questo punto di vista”, come il “Garante della vigilanza sull’attuazione degli adempimenti ambientali”. Perciò “abbiamo una creatura blindata dal punto di vista della sua effettiva applicazione”. Il capo del governo ha anche commentato, con una sola frase, l’ultima pronuncia del tribunale di Taranto che ha respinto l’ennesima istanza di dissequestro dell’Ilva: “In quel momento non esisteva il decreto legge”.
Il duro giudizio di Monti si rivolge poi anche alla gestione della vicenda Ilva fin qui. E’, ha scandito, una “dimostrazione plastica degli errori reiterati nel tempo e delle incoerenze delle realtà imprenditoriali e delle pubbliche amministrazioni che si sono sottratte alle responsabilità”. La “necessità e l’urgenza” del decreto derivano dal fatto di evitare un rischio di impatto sull’economia “da 8-9 miliardi” di euro, ha dichiarato Passera, ma soprattutto per “un ammontare di lavoro messo a rischio molto importante” e perché “si sta mettendo a rischio la filiera dell’acciaio, con molti utilizzatori finali che aspettano le forniture”. Passera ha anche rilevato che “salute e lavoro sono due concetti che per tutto il provvedimento vengono fuori continuamente”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/30/ilva-via-libera-del-consiglio-dei-ministri-al-decreto-legge/432066/

Ilva, dal gip no al dissequestro: “L’Aia non si preoccupa dei rischi per la salute”

Ancora respinta una richiesta di revoca del provvedimento sull'impianto. Il giudice: "La produzione dello stabilimento è tuttora altamente pericolosa". Per il magistrato i tempi di realizzazione della nuova Aia sono “incompatibili con le improcrastinabili esigenze di tutela della salute" di cittadini e lavoratori

Ilva, dal gip no al dissequestro: “L’Aia non si preoccupa dei rischi per la salute”
La nuova Aia per l’Ilva non è fondata su “specifici studi o accertamenti di tipo tecnico-scientifico” in grado di “confutare le evidenze probatorie” che denunciano “l’esistenza, nella zona del Tarantino, di una grave ed attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria” imputabile alle emissioni dell’Ilva. Per questo il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha respinto l’ennesima istanza di dissequestro dell’area a caldo dell’Ilva da parte della società guidata dalla famiglia Riva. L’istanza era stata presentata dai legali del’Ilva di Taranto dopo che già nei mesi scorsi una prima richiesta era stata bocciata dallo stesso gip, sempre con parere negativo della Procura. Per il gip la nuova Aia per l’Ilva “non si preoccupa affatto della attualità del pericolo e della attualità delle gravi conseguenze dannose per la salute e l’ambiente”. L’attività produttiva dell’Ilva è “tuttora, allo stato attuale degli impianti e delle aree in sequestro, altamente pericolosa”.
I tempi di realizzazione della nuova Aia, insomma, sono “incompatibili con le improcrastinabili esigenze di tutela della salute della popolazione locale e dei lavoratori del Siderurgico” scrive il gip. Tutela che “non può essere sospesa senza incorrere in una inammissibile violazione dei principi costituzionali” (articoli 32 e 41). Come è possibile, sulla base di quanto emerso dalle indagini, “autorizzare comunque l’Ilva alle attuali condizioni e nell’attuale stato degli impianti in sequestro, a continuare da subito l’attività produttiva”, senza “prima pretendere” gli interventi di risanamento?
Il 6 dicembre prossimo invece, dinanzi al tribunale del riesame di Taranto, sarà discussa l’istanza di dissequestro del prodotto finito e semilavorato giacente sulle banchine dell’area portuale del siderurgico. Al prodotto sono stati apposti i sigilli il 26 novembre scorso, sempre nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale, poichè secondo l’accusa il prodotto giacente è stato ottenuto utilizzando gli impianti dell’area a caldo sotto sequestro senza facoltà d’uso del 26 luglio scorso.
L’Ilva questa sera ha inoltre annunciato oggi ai sindacati il ricorso alla cassa integrazione per 1.031 persone sino al 3 dicembre prossimo in conseguenza dei danni agli impianti provocati dal tornado che si è abbattuto sullo stabilimento siderurgico lo scorso mercoledì. I reparti interessati sono le acciaierie 1 e 2, i pontili a mare, la gestione rottami ferrosi piu’ altri impianti minori. Il numero maggiore di addetti è concentrato all’acciaieria 2 dove operano 550 unità. In queste aree si sta effettuando una verifica delle condizioni di sicurezza e di agibilità visto che il tornado ha sollevato le coperture dei capannoni e messo a rischio le stesse strutture. Il 3 dicembre le parti si reincontreranno per fare il punto della situazione ma i sindacati non escludono che già il 3 dicembre alcuni di questi impianti possano ripartire concludendo i lavori di ripristino e di messa in sicurezza. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/30/ilva-procura-di-taranto-respinge-listanza-di-dissequestro-dellarea-a-caldo/431991/

acqualatina accordi a senso unico cittadini contro regione Lazio degli sprechi



LOGO COMITATO ACQUA colore LR




Comitato Cittadino Acqua Pubblica Aprilia
Comunicato stampa del 29 novembre 2012

ACQUALATINA ACCORDI A SENSO UNICO:
AGIREMO CONTRO LA REGIONE

Acqualatina, con il contratto di affidamento della gestione idrica sottoscritto nel 2002, aveva assunto sia l’obbligo di pagare il canone ai consorzi di bonifica (Agro Pontino, Sud Pontino e Pratica di Mare) per 1milione740mila euro annui, sia quello di pagare il costo per il trasporto dell’acqua potabile alle isole pontine, di circa 2 milioni annui.
Il gestore, non avendoli mai onorati ha bleffato 2 volte:
la prima perché per partecipare alla selezione per l’affidamento del servizio idrico ha assunto obblighi onerosi che poi appena dopo 1 anno dalla stipula del contratto ha deciso di non rispettare
la seconda perché ha beneficiato di una tariffa di partenza molto alta perché comprensiva anche di tali costi.
Per le ormai note decisioni del Consiglio di Stato[1]  e del TAR Latina[2] il canone dovuto ai consorzi per il periodo 2006-2010 dovrà adesso essere pagato. 
Rimane però l’ammontare del canone per complessivi € 5,220,000 per gli anni 2003-2004-2005 mai pagati dal gestore, sulla base di “formali accordi intercorsi con la Regione Lazio e sulla base di un parere legale”, come si legge nei sui bilanci.
Fermo restando che il parere legale è ormai sconfessato dall’esito dei ricorsi, chiediamo al gestore di rendere noto ed accessibile l’accordo sottoscritto con la Regione, … se esiste.
Per quanto riguarda invece il pagamento del trasporto dell’acqua alle isole, questo non è stato mai pagato nonostante sia stato inserito in tariffa per gli anni dal 2003÷2005 (6 milioni) e per il 2008 (4milioni4mila), e nonostante il gestore abbia firmato un accordo con la Regione Lazio[3] che lo obbligava comunque a pagarlo dal 2007.
Ora delle due l’una:
gli accordi si rispettano da entrambi le parti e quindi Acqualatina gode dello “sconto” del pagamento dei canoni ai consorzi per gli anni 2003÷2005 pari a 5milioni220mila, ma deve pagare per il costo del trasporto d’acqua alle isole sostenuto dalla Regione Lazio….
oppure attiveremo tutte le procedure necessarie affinché la Regione rientri dei nostri soldi anticipati verso i Consorzi e non pagati da Acqualatina.
Quei fondi una volta recuperati possono essere utilizzati per trovare nuove fonti di approvvigionamento per risolvere definitivamente il problema  dell’acqua all’arsenico a nord della provincia (senza i costosi dearsenizzatori) e quello dell’acqua torbida a sud.
Comitato cittadino acqua pubblica di Aprilia


[1]  Il CDS con ordinanza 2914-2012 del 25-7-2012 ha respinto la richiesta di Acqualatina di sospendere la sent. TAR LT 982-2011 che OBBLIGA il gestore a pagare il canone ai consorzi per gli anni  2006-2010
[2]  Il TAR LT con ordinanza n.361-2012 del 8-11-2012 ha respinto la richiesta di Acqualatina di sospendere l’efficacia della   Delibera di giunta regionale n.158 del 13-4-2012 che OBBLIGA il gestore a pagare il canone ai consorzi per gli anni  2011-2015

[3] Con DGR n.59 del 21/1/2005 è stato previsto un protocollo d’intesa tra RL-ATO4-AQL per il trasporto d’acqua alle ISOLE PONTINE, secondo il quale “la Regione Lazio si impegna ad assicurare, con oneri a suo carico, fino all’entrata in funzione degli impianti di dissalazione e comunque non oltre il 31 dicembre 2006, il trasporto dell’acqua alle isole. Oltre tale data, anche se per qualsiasi motivo non fossero stati realizzati gli impianti di dissalazione, il trasporto ordinario dell’acqua per le isole sarà svolto da Acqualatina S.p.A. con oneri a carico della tariffa del servizio idrico integrato di ATO4.”

elezioni regionali Lazio si vota 10-11 febbraio: era ora


GRUPPO VERDI - REGIONE LAZIO 
COMUNICATO STAMPA

REGIONALI
VERDI (BONESSIO), FINALMENTE ABBIAMO DATA TRA POCO SAREBBE DOVUTA INTERVENIRE L'ONU.

«Ancora un poco e ci sarebbe voluto il Consiglio di sicurezza dell'Onu per convincere la Polverini a fissare le elezioni nel Lazio. - afferma il Presidente dei Verdi del Lazio, Nando Bonessio - Ora dopo quattro mesi e mezzo di indebita occupazione delle poltrone regionali abbiamo la data del 10-11 febbraio e la resa di Polverini sarà ricordata come uno degli assedi politici più lunghi della storia. Ricordiamo che un eventuale voto a 50 consiglieri regionali sarebbe illegale, almeno fino al pronunciamento della Corte Costituzionale circa il contenzioso che è stato aperto dal decreto legge del Governo che entra in rotta di collisione con lo Statuto regionale, la Legge Elettorale regionale e il Titolo V della Costituzione. La soluzione è semplice si vota a 70 consiglieri, riducendo del 50% l'indennità, risparmiando così due milioni di euro l'anno».

ROMA 30 NOVEMBRE 2012
 

UFFICIO STAMPA
Giulio Finotti
 340 2734910
Sergio Ferraris
 347 3803887
GRUPPO VERDI - REGIONE LAZIO

Ministro Clini tra cittadinanza onoraria e tumori


Il Ministro Clini sta per essere nominato cittadino onorario di Latina. Ha avuto, come scrivono le cronache, diversi problemi e guai giudiziari. Ha tentato e sta tentando anche in questi giorni di difendere l'ILVA nonostante le evidenze. Aveva querelato Bonelli (presidente nazionale dei verdi) per aver diffuso i dati sanitari di Taranto. Ma Clini è stato smentito dal suo collega ministro della salute che difende i dati citati da Bonelli che lo stesso presidente dei verdi ha avuto dal ministero della sanità. Contro ogni evidenza anche ieri sera ha tentato di arrampicarsi sugli specchi nella trasmissione "servizio pubblico" attaccato duramente dai cittadini, oltre che dai giornalisti presenti. Insomma la sua "onoreficenza" appare poco opportuna come tempi e contesto. Però volendo essere positivi, cogliamo la sua nomina prestigiosa e la sua importante presenza per ricordargli le varie emergenza della provincia: dall'alto numero di malati di tiroide (centrali nucleari?), di leucemia, di tumori dovuti alla presenza di arsenico nell'acqua, al ciclo dei rifiuti, alla presenza delle ecomafie (Borgo Montello, Mazzocchio), alle varie discariche abusive, alle centrali sempre più inquinanti che distribuiscono cancerogeni, nanoparticelle, diossina, (turbogas, biomasse, biogas) che nascono con una cattiveria inaudita verso il territorio, alla stessa discarica di Borgo Montello che(per analogia di quelle di Roma come Malagrotta e non solo) non ha ragione di esistere e che dovrebbe essere chiusa sia per l'autorizzazione scaduta ad aprile sia perchè il tal quale non può più essere consegnato e smaltito, alla gestione dell'acqua pubblica la più contestata d'Italia. Insomma se oltre alla retorica, alla feste, alle magnificenze, se questo Ministro venuto da Latina volesse volgere lo sguardo verso questa terra martoriato dagli amministratori poco attenti e sensibili dal punto di vista ambientale e sociale, dell'innovazione e dell'efficienza, dei posti di lavoro e dell'energia naturale e rinnovabile non ha che da cominciare. A dare esempi e incoraggiamenti. Purchè non sia una passerella, una presa in giro e domenica ricominciamo con la tragedia ambientale e sanitaria di sempre. Non dobbiamo candidarci come la prossima Taranto. coordinamento provinciale verdi ecologisti e civici pontini

Corrado Clini ha attraversato quasi tutti gli episodi controversi della storia dei tanti disastri ambientali in Italia. Nel 1996,  viene coinvolto in un’indagine sull’incenerimento di rifiuti. Accusato per “abuso d’ufficio”: la sua posizione sarà poi archiviata e lui scagionato. Forse, l’amico del ladro e latitante “Bottino Craxi” ha un debole per la spazzatura pericolosa? Un passo indietro. Nel novembre del 1989, quando le migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi sversati in Libano da aziende tricolore e riportati in Italia dalla famigerataJolly Rosso (società Messina) arrivarono negli impianti Monteco di Marghera, Clini fu il primo a lanciare rassicurazioni inverosimili: «Bruciando due copertoni – spiegò affondando nel ridicolo – si provocherebbero danni maggiori all’ambiente di quelli che comporta questa operazione». Un tono rassicurante che non è mai piaciuto alle organizzazioni verdi, che gli hanno spesso rimproverato una eccessiva vicinanza con le industrie: «Proponiamo che il direttore generale dell’ambiente, Corrado Clini, sia nominato direttore generale all’industria», dichiarava Greenpeace nel 1996. Il nome e cognome dell’attuale ministro “ecologico” – in veste di esperto del ministero dell’ambiente – attraversa quasi tutti gli episodi controversi della storia dei molteplici disastri ambientali in Italia. Nel gennaio del 1990 accompagnava l’allora ministro dell’Ambiente Giorgio Ruffolo (che aveva autorizzato l’Enichem a scaricare reflui chimici nel mediterraneo con tanto di decreto) nell’area dell’Acna di Cengio, area della provincia di Savona devastata da anni di attività industriale, i cui rifiuti sono poi in parte spariti ne meandri dei traffici italiani, daPitelli fino a Pianura. Pochi mesi più tardi decollava la sua brillante carriera di alto dirigente del ministero (“yesman”) fino alla premiazione a ministro. Per diverso tempo Clini ha continuato a seguire l’opera di bonifica dell’area di Cengio. Nel 1992 dichiarava: «Non esiste alcun ritardo nei lavori». Quell’area dopo vent’anni ancora attende una completa bonifica ed è considerato un sito d’interesse nazionale.
Boiardi di Stato – In qualità di direttore generale Clini si è occupato, negli anni ’90,dell’Enichem di Manfredonia (gruppo Enimont: azienda e dirigenti assolti recentemente in Cassazione nonostante la morte di tanti operai e danni ambientali), gestendo 300 miliardi di lire di fondi per il risanamento, affidato alla Syndial (Eni) e non ancora terminato. Nel 1992 inizia a occuparsi di energia, entrando a far parte del consiglio di amministrazione dell’Enea, ente che dopo poco prenderà in carico la gestione di alcuni controlli ambientali, con la creazione dell’Enea-disp. Per una serie impressionante di incidenti nucleari in Basilicata (in riva al Mar Jonio) al centro ricerche di Trisaia, su inchiesta del magistrato Nicola Maria Pace (attuale procuratore capo a Brescia) -  alcuni dirigenti sono stati condannati con sentenza passata in giudicato.
Le cronache giudiziarie si occuparono di Clini per diverso tempo tra il 1996 e il 1997, quando il neo ministro dell’Ambiente venne indagato dalla procura di Verbania per l’inquinamento prodotto da un impianto di incenerimento di rifiuti della società svizzeraThermoselect. Clini – difeso dall’avvocato Carlo Taormina (che in qualità di presidente di una commissione parlamenta ha teorizzato la gita di piacere in Somalia diIlaria Alpi e Miran Hrovatin, assassinati brutalmente) – chiese ed ottenne di trasferire il processo al Tribunale di Roma. Dopodiché la sua posizione fu incredibilmente archiviata. Negli ultimi anni l’alto dirigente, diventato ministro, ha iniziato ad occuparsi anche di biocarburanti, il business del millennio contestato a livello mondiale per le conseguenze ambientali sulle foreste tropicali, spesso attaccate per far posto alla coltivazione di semi destinati al mercato dei combustibili. Per diversi anni è stato presidente della Global Bioenergy Partnership. Ha mantenuto, però, l’interesse professionale per il mondo dei rifiuti, occupandosi di una vicenda denunciata dai missionari comboniani e dal Corriere della Sera. Nel 2007 una società del Belpaese, la Eurafrica, aveva proposto la redazione di un progetto per il risanamento della discarica diKorogocho a Nairobi, pagato 700 mila euro dal ministero dell’ambiente italiano. Secondo una denuncia presentata da padre Alex Zanotelli «quella società e quell’operazione presentavano moltissimi dubbi». Corrado Clini, che personalmente promosse il progetto come direttore del ministero dell’ambiente, rispose alle accuse dei comboniani con toni sprezzanti: «Forse disturbiamo “the lords of pauperty”, i cosiddetti benefattori di professione, che vivono sulla miseria dei disperati». http://rifondamondovi.altervista.org/2012/11/ministro-di-che-ambiente-sei/


#serviziopubblico #clini mi contesta manipolazione dati? Io lo denuncio ! Dati da me forniti sono quelli progetto Sentieri ministero sanità

L'ho detto a #serviziopubblico: degli infami hanno svenduto la salute di Taranto.


Qualcuno al Governo andrebbe preso a calci nel sedere, a 2 mesi e mezzo da decreto non è stato nominato commissario per gestire 300ml #Riva
Sono indignato. Quanto sta accadendo a #Taranto è inaccettabile.#Riva #Ilva


PER TARANTO I VERDI CHIEDONO IL SEQUESTRO DEI BENI
Presentato oggi un esposto in procura per chiedere il sequetro dei Beni della famiglia e del Gruppo Riva. Chi ha inquinato deve pagare
Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli ha presentato stamattina un esposto alla Procura di Taranto per chiedere, ai sensi dell'articolo 316 del Codice di Procedura Penale, il sequestro conservativo dei beni, dei patrimoni e dei conto correnti del gruppo Riva, dei soci della proprietà e di tutti gli indagati in generale. Si parla di "sequestro conservativo" quando si rende necessario 'prelevare' i beni di un debitore in misura cautelare e preventiva: il creditore teme di perdere la garanzia del proprio debito. In pratica si ha paura che il debitore se la dia a gambe levate, un po' come ha fatto Riva figlio, riparato all'estero per scappare al processo a carico dell'intera famiglia. «É una richiesta finalizzata alla necessità di garantire a Taranto le risorse economiche che dovranno essere destinate alle bonifiche e al risanamento della zona» ha spiegato Angelo Bonelli e ha aggiunto: «non vorremmo che questi soldi prendessero il volo».
A quanto hanno fatto sapere il ministero dell'Ambiente e Arpa Puglia il costo complessivo delle bonifiche dovrebbe aggirarsi intorno ai 5 miliardi di euro, cifra che rischierebbe di ricadere interamente sulle spalle dello Stato e della Regione (quindi dei cittadini) se i Riva dovessero dare forfait, come la loro fretta di smantellare tutto sembrerebbe dimostrare. Il governo, d'altra parte, a due mesi e mezzo di distanza da un decreto che aveva destinato solo le briciole al risanamento ambientale della zona, non è riuscito nemmeno a spendere quei miseri 300 milioni di euro che aveva stanziato, in attesa di nominare un commissario straordinario. Ricordiamo che «la città diTaranto – si legge nell'esposto - è stata ed è interessata da un inquinamento costante da diossine, metalli pesanti e da altri inquinanti, come indicato anche nella perizia clinica del procedimento penale a carico di Riva Emilio ed altri che hanno portato ad un grave danno alle persone e all'ambiente. In particolare, l'inquinamento della falda e l'assenza di interventi di messa in sicurezza della stessa e di opere di bonifica, di interventi di risanamento e bonifica dei terreni agricoli contaminati dalla diossina- continua l'esposto - ha portato all'emanazione di un'ordinanza dell'autorità sanitaria che ha vietato il pascolo a 20 chilometri di distanza dal polo siderurgico Ilva, portando alla chiusura di molte masserie e all'abbattimento di centinaia di capi di bestiame, molti dei quali, per altro, proprio a cagione dei fenomeni di inquinamento, presentavano delle gravissime malformazioni".Questo esposto «è un atto di giustizia perché chi ha inquinato deve pagare» ha aggiunto Bonelli, ieri ospite a Servizio Pubblico (vedi video a fondo pagina). É immorale ed intollerabile che la città di Taranto sia stata prima devastata e depredata dal punto di vista ambientale e poi abbandonata. Come è inaccettabile che l'amministratore delegato dell'Ilva sia ancora oggi latitante. Chi ha inquinato provocando il disastro che è sotto gli occhi di tutti deve pagare - conclude Bonelli -. A Taranto vanno garantite le risorse economiche che dovranno essere destinate alle bonifiche, per l'emergenza sanitaria e il risanamento dell'area: quelle risorse per le quali non è stato riunito nessun Consiglio dei ministri straordinario, nessuna riunione d'urgenza e per le quali non è stato varato nessun decreto».
Angelo Bonelli, intervista a Servizio Pubblico, 29 Novembre 2012
YouTube - Video da questa email

giovedì 29 novembre 2012

Acqualatina non vuole dare il dovuto ai Consorzi di bonifica caso ancora aperto


Latina Cusani l'inceneritore lo vuole a tutti i costi ricorso Cassazione contro Ecoambiente


Ilva Bonelli: "Il decreto del governo è un golpe all’ordinamento giuridico"


giovedì 29 novembre 2012 di Redazione Ambiente


Lettori unici di questo articolo: 205 http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article34344
Roma - (Adnkronos) - Il presidente dei Verdi ospite ai ’Dibattiti Adnkronos’: ’Provvedimento di una gravità inaudita, una sorta di libertà di inquinare’’. E annuncia: ’’Presenterò un esposto perché la procura di Taranto deve valutare se ci sono gli estremi per un sequestro conservativo e cautelativo dei beni del gruppo della famiglia Riva Roma, 29 nov. (Adnkronos) - "Il decreto del governo sull’Ilva previsto per domani è un golpe all’ordinamento giuridico del Paese". Così il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, intervenendo ai ’Dibattiti Adnkronos’. E attacca: ’’Siamo alla vigilia di un provvedimento di una gravità inaudita, una sorta di libertà di inquinare’’.
Provvedimento con cui, tra le altre cose, ’’i custodi giudiziari saranno sostituiti dal titolare dell’Ilva che dovrà controllare le emissioni dello stabilimento’’; quindi, si chiede Bonelli, come è possibile che ’’chi ha commesso la responsabilità del reato, nel senso della figura di riferimento, in quanto il nuovo titolare è subentrato da poco, possa essere colui che controlla se stesso?’’.
E’ "qualcosa di grave imporre per decreto la sospensione dei diritti dei cittadini’’ sottolinea Bonelli, per il quale ’’se il decreto sarà approvato, un nostro pool di legali interverrà’’.
’’Bisogna applicare il principio che chi inquina paga" dice. Per questo, annuncia Bonelli, "domani presenterò un esposto perché ritengo che la procura di Taranto debba valutare il sequestro conservativo e cautelativo dei beni del gruppo della famiglia Riva".
’’Il decreto che trasforma l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) in legge sospende di fatto l’efficacia di alcune norme del codice di procedura penale e consentirà per 24 mesi una libertà di inquinare. Si tratta - precisa - di una sorta di commisariamento che incide su 4 articoli della Costituzione: il 3, il 9, il 32 e il 112 dove si parla di obbligatorietà dell’azione penale’’.
’’Sono passati oltre due mesi e non si sa chi deve fare il commissario per fare le bonifiche: se c’è un’emergenza - si chiede il leader dei Verdi - il commissario non deve essere nominato subito?".
’’Quella dell’Ilva è una questione drammatica per Taranto, che offre un segnale dell’importanza della conversione ecologica in Italia’’ aggiunge, presentando alcuni dati: ’’Il 26 luglio la procura ha sequestrato il polo siderurgico dove si produce acciaio perché a Taranto l’inquinamento provoca malattie e morte’’.
’’L’indice di mortalità della città è fra i più elevati d’Italia e il livello di aspettativa di vita è minore che nel resto del Paese’’ sottolinea Bonelli, che parla di un ’’+75% di mortalità infantile per alcune malattie, cioè dell’insorgenza di tumori infantili rispetto alla media del Paese, e +406% per il mesotelioma’’.
E prosegue: ’’Nella zona c’è il divieto di pascolo e di coltivazione per la presenza della diossina. Sono stati anche abbattuti 300 capi di bestiame e molti mitilicoltori hanno perso il lavoro’’.
’’Se avessimo responsabilità di governo - illustra Bonelli - i Verdi presenterebbero prima di tutto un decreto di ’area no tax’ per Taranto perché la città è svantaggiata economicamente per la crisi ambientale; e questo provvedimento - aggiunge - potrebbe portare nuove imprese’’. E ancora: ’’Faremmo bonifiche, che portano anche dei posti di lavoro’’. Ma, dice il presidente, "chi inquina deve pagare".
’’Non vogliamo chiudere tutto - sottolinea - l’area a freddo che determina la laminazione dell’acciaio è un centro di innovazione e può rimanere; anche perché il 98% delle diossine prodotte proviene dall’area a caldo’’ Insomma, ’’l’acciaio serve, non dico che non deve essere prodotto’’ ma ’’sono anche schierato dalla parte della salute e non vedo sponde politiche che possano difendere i diritti dei cittadini in quella zona’’. E conclude: l’Italia è un paese "pieno di aree da bonificare. Sono oltre 50 i siti di interesse nazionale. Siti che sono stati dimenticati". (AdnKronos)



Ilva Taranto conferenza stampa Bonelli (verdi)