giovedì 23 agosto 2012

centrale Enel emissioni troppo alte sindaco la chiude a Civitavecchia

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/23/enel-civitavecchia-tidei/322510/

Civitavecchia, il sindaco: “Emissioni troppo alte, chiudo la centrale Enel”

Tidei, eletto da pochi mesi: "La città sembra la Pianura Padana e non per colpa della nebbia, ma di questa polvere gialla. All'incontro del 3 settembre voglio risposte". Così il Comune potrebbe arrivare dove il tribunale si è arenato. I sindacati temono le conseguenze di un nuovo caso Ilva, ma il primo cittadino è deciso: "La salute viene prima del lavoro"

Dopo i numerosi attacchi subiti da parte di Greenpeaceultimamente riconosciuti legittimi dal Tribunale civile di Roma – adesso l’Enel rischia di vedere apporre i sigilli ad una delle sue otto centrali a carbone presenti sul territorio italiano. A minacciare il colosso italiano dell’energia elettrica è il neo sindaco di Civitavecchia, Pietro Tidei: “Chiuderò lo stabilimento Enel di Torrevaldaliga Nord – ha annunciato nei giorni scorsi il primo cittadino – Civitavecchia sembra la Pianura Padana e non per colpa della nebbia, ma di questa polvere gialla che proviene dalla centrale”. Una provocazione? Un modo per far parlare di sé? Niente affatto. Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’ormai ex deputato del Pd appare più che mai determinato ad andare avanti: “Quello di Torrevaldaliga Nord è un impianto fuori legge. Per questo se nell’incontro del prossimo 3 settembre, che avrò con l’ad dell’Enel (Fulvio Conti, ndr), non avrò risposte concrete, emetterò – promette – un’ordinanza di chiusura”.
Le disavventure della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord (figlia della riconversione del vecchio impianto a olio combustibile) iniziano ancor prima della sua nascita. Nel 2003 infatti il ministero delle attività produttive rilascia l’autorizzazione per la realizzazione del nuovo impianto su certificati (la registrazione Emas, Eco-Management and Audit Scheme e le certificazioni Iso) relativi alla centrale ad olio pesante che sarebbe stata poi dismessa. Spenti i vecchi gruppi insomma la documentazione non è più valida. A scoprire l’irregolarità è il procuratore della Repubblica di Civitavecchia, Gianfranco Amendola – da sempre in prima fila nella lotta contro i reati ambientali e le ecomafie – che nel gennaio del 2010 arriva a chiedere il sequestro preventivo dell’impianto. Il magistrato appura tra l’altro che “l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata all’Enel per Torre Valdaliga Nord il 24 dicembre 2003 è scaduta dopo 5 anni, il 24 dicembre 2008 (…) e l’Enel non ha inviato domanda di rinnovo”. Nonostante tutto però la richiesta del procuratore viene respinta dal gip.
Con lo stesso decreto 55  del febbraio 2003, con cui dà il via libera alla riconversione a carbone della centrale, il ministero impone all’Enel il rispetto delle prescrizioni stabilite dalla Valutazione di Impatto Ambientale 680 del 2003. Tra queste la realizzazione di un bosco di 40 ettari: un intervento compensativo per ridurre l’impatto. Le prescrizioni, si legge sul decreto Via, devono essere ottemperate con “modalità atte ad anticipare almeno parte della loro realizzazione prima della chiusura del cantiere della (nuova) centrale”. Quel parco, fino ad oggi, i civitavecchiesi non l’hanno mai visto.Ma adesso, forte del via libera giunto dal ministero dell’Ambiente lo scorso febbraio, “l’Enel lo vorrebbe realizzare sopra una montagna di 800mila metri cubi di rifiuti speciali (materiale di dragaggio, ndr) – denuncia Tidei – coprendo quella che è una vera e propria discarica abusiva”. Per il ministero infatti le terre da dragaggio non sono classificabili come rifiuti. L’agguerrito Tidei non ci sta: “Il ministero dell’Ambiente ha imbrogliato tanto quanto l’Enel, cercando di sanare ciò che non è sanabile”. E annuncia: “Inizierò una battaglia anche contro Clini, che non conosce o fa finta di non conoscere questa vicenda”.
Ma ciò che più allarma sono le emissioni prodotte: “Torrevaldaliga Nord brucia migliaia di tonnellate di carbone in più rispetto ai limiti consentiti dal ministero dell’Ambiente – continua nel suo j’accuse il sindaco di Civitavecchia –. E di conseguenza i livelli di inquinamento sono altissimi”. Pronta la risposta dell’Enel: “L’impianto opera nel pieno rispetto delle severe norme sulle emissioni ed è l’eccellenza mondiale del carbone pulito. Ogni anno vengono effettuati oltre cento controlli in materia di ambiente e sicurezza”.
A riprova della fondatezza delle accuse Tidei tira fuori dal cassetto delle foto in cui la cupola del carbonile, anziché luccicare – essendo di acciaio –, appare totalmente annerita. “Ciò significa che il carbonile non funziona correttamente e le polveri fuoriescono formando delle vere e proprie nuvole su tutta la città”. Il carbonile della centrale di Civitavecchia è la copia identica di quello dell’impianto di Brindisi Sud. Qui le dispersioni sono state accertate e la Procura di Brindisi lo scorso 31 luglio ha rinviato a giudizio 15 persone tra dirigenti e addetti alla manutenzione ed è notizia di ieri che la Provincia pugliese si costituirà parte civile nel processo e chiederà un risarcimento di 500 milioni di euro. La terza gemella dovrebbe sorgere invece a Porto Tolle. E la popolazione, ancora di più dopo gli allarmi giunti da Civitavecchia, trema anche qui.
E poi ci sono quelle voci dall’interno della centrale, che se confermate getterebbero nel panico (più di quanto non lo siano già) gli abitanti, secondo le quali le ceneri prodotte dalla combustione del carbone sarebbero radioattive. “Ma questo al momento non è possibile saperlo con certezza – sottolinea l’ex parlamentare del Pd – visto che quello relativo alla radioattività non è tra i parametri da monitorare prescritti dal ministero dell’Ambiente. A me però me ne frega poco delle prescrizioni del Ministero, voglio la verità: è necessario dunque costituire un gruppo di controllo permanente”.
Davanti all’eventualità della chiusura di uno dei più grande poli energetici del Paese – che soddisfa più della metà del fabbisogno energetico dell’intera regione Lazio – insorgono anche i sindacati, che temono le conseguenze di quello che potrebbe configurarsi come un nuovo caso Ilva: “La chiusura della centrale – spiega il segretario della Cgil Roma Nord-Civitavecchia, Cesare Caiazza – determinerebbe ricadute drammatiche e difficilmente gestibili su un migliaio (tra diretti, indiretti e un largo indotto) di posti di lavoro”. Paure comprensibili per il primo cittadino civitavecchiese, “ma la salute viene prima del lavoro”. L’incontro del 3 settembre diventa dunque decisivo per la sorte dei lavoratori della Centrale – oltreché per la salute degli abitanti –: “Se verrà rimossa quella discarica abusiva e l’Enel rispetterà tutti gli obblighi e le garanzie che richiediamo, saremo ben contenti di non chiudere la centrale – assicura il sindaco – Contrariamente mi vedrò costretto a emettere l’ordinanza”.

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