sabato 18 agosto 2012
Vado Ligure la mega centrale dell'Eni, i morti e l'inchiesta
Vado Ligure la mega centrale dell’Eni, i morti e l’inchiesta
di Luca De Carolis Il Fatto quotidiano 18 agosto 2012
I n televisione e sui giornali
hanno visto deflagare il caso
dell’Ilva. E ora sperano che si
torni a parlare della centrale di
Vado Ligure, in provincia di Savona:
il loro caso, la loro battaglia.
La battaglia di associazioni
e comitati contro la centrale a
carbone della Tirreno Power,
che da decenni brucia 5mila
tonnellate di carbone al giorno.
DUE IMPIANTI da 330 megawatt
di potenza l’uno, su cui indaga
il procuratore capo di Savona,
Francantonio Granero, per
l’ipotesi di reato di omicidio colposo
plurimo, a carico di ignoti.
Un’inchiesta entrata nel vivo in
questi giorni, perché dagli archivi
della Regione stanno arrivando
in procura i dati relativi a cinque
anni (dal 2005 al 2010) di decessi,
malformazioni e malattie
nel Savonese. Materiale per i
consulenti di Granero, che dovranno
stabilire se c’è una correlazione
tra i morti e i fumi e le
emissioni della centrale. “Fer -
miamo il Carbone”, la rete che
riunisce i comitati anti-centrale,
cita uno studio commissionato
nel 2006 proprio dalla Tirreno
Power, rimasto sconosciuto per
sei anni: “Si sono riscontrati valori
di cadmio pari a 12,46 microgrammi
per aria, quando il valore
naturale è 0,8. Il mercurio tocca
quota 13,06 (60 volte il valore
medio), mentre l’arsenico è arrivato
a 13,80, rispetto a un valore
naturale di 1,2”. L’azienda replica
così: “Sono dati estrapolati,
presentati in modo parziale e
str umentale”. La certezza è che
la Tirreno Power, controllata per
il 39% dalla Sorgenia di Carlo De
Benedetti, vuole aggiungere alla
centrale un nuovo impianto da
460 megawatt. La Regione Liguria
e il ministero dello Sviluppo
Economico hanno detto sì all’ampliamento.
I Comuni di Vado
Ligure e Quiliano si sono opposti
con ricorsi al Tar del Lazio. Associazioni
e cittadini continuano a
presentare esposti in procura.
Dal comitato “Uniti per la salute”
spiegano: “Inizialmente la Regione
si era opposta all’ampliamen -
to con un ricorso al Tar. Ma nel
dicembre scorso ha detto sì, dopo
un’intesa con la Tirreno Power.
Eppure il Pd, principale partito
in maggioranza, aveva raccolto
le firme contro il nuovo impianto”.
Stefano Milano gestisce
una libreria a Savona, e da anni è
nei comitati: “L’Ilva è tornata a far
parlare dei casi ambientali, e questo
è fondamentale per la nostra
battaglia. L’importante è discuterne,
mettendo in luce anche le
responsabilità politiche”. A Taranto,
lo stop all’impianto ha fatto
insorgere gli operai. Succederebbe
anche a Vado? Milano replica:
“Alcuni operai ci hanno
detto: ‘Se perdiamo il posto veniamo
a lavorare a casa vostra’.
Abbiamo risposto che saremmo
andati a morire a casa loro. C’è la
voglia di alimentare una guerra
tra lavoratori e cittadini: ma il diritto
alla salute è di tutti”. Uniti
per la Salute aggiunge: “Nella
centrale lavorano 250 operai.
Siamo consapevoli della loro situazione,
e proponiamo di convertire
la produzione dal carbone
al metano, meno inquinante.
Il metanodotto c’è già, perché
uno degli impianti funziona a
gas”.
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