camorra e 'ndrine le mani sul Lazio

Il fatto quotidiano 25 agosto 2012 CAMORRA E ‘NDRINE LE MANI SUL LAZIO L’omicidio del boss Marino non è un caso Così la criminalità si è presa il Sud Pontino di Rita Di Giovacchino Un omicidio in spiaggia, tra i chioschi e gli ombrelloni, non c’era mai stato. “Non è che si è tornato a sparare, qui non si è mai smesso di sparare”, inveisce il procuratore di Tivoli Luigi De Ficchy che si è occupato del sud pontino quando era alla Procura nazionale antimafia. Dalle dune di Sabaudia fino a Sperlonga, passando per i residence immersi nel Parco del Circeo, fino a Gaeta e Formia, la Quinta mafia si spartisce il territorio quasi fossimo tra Casteldaccia e Bagheria. Terracina dependance della camorra? L’omicidio all’americana di mercoledì con il capo degli scissionisti di Scampia abbattuto da una dozzina di proiettili, è la cartina di tornasole di quanto sta avvenendo nel basso Lazio dove ‘Ndrangheta e Camorra controllano tutto. Appalti pubblici, coca e prostitute sulla Pontina. Ma qualcosa si è rotto negli equilibri dai clan, nessuno pensa a una vendetta in “trasfer ta”. Forse a romperli sono stati personaggi come Gaetano Marino, morto da vero boss, che distribuiva mance da 50 euro per il piacere di farsi chiamare Don. Un omicidio da professionisti, targa ricostruita, assassini spariti nel nulla, forse nascosti in una villa poco distante con garage. Il 24 luglio, allo stesso modo, sulla piazza centrale di Nettuno, era stato ammazzato Modesto Pellino, anche lì hanno preferito sparare tra la folla. “Ve ne dovete andare, qui comandiamo noi”. Messaggio inequivocabile. PELLINO apparteneva al clan Moccia, da anni presente a Gaeta anche se poi si è espanso più a nord, sembra fosse in “af fari” con Don Gaetano. Quali affari? È tempo di crisi, si vende meno cocaina e sulla Pontina da qualche tempo sono comparse ragazze albanesi, molto giovani e molto belle. Con gli albanesi la famiglia Marino è sempre stata in affari di ogni tipo e da qualche tempo nell’entroterra di Aprilia è sorta una comunità albanese. Forse è soltanto una coincidenza, ma di lì partono le ragazze e di notte si spara contro i portoni e le finestre di imprenditori della zona. Su via Roma, a Terracina, molti negozi sono in vendita, è la crisi. Finora tutto finiva nelle mani del clan dei Mallardo di Giugliano, che si estende fino a Ventotene. Una rete di prestanome garantisce i passaggi di proprietà, a Sabaudia però sono stati sequestrati 80 ettari di terreno. Dicono che anche Marino fosse interessato al centro di Terracina. A Nettuno, dove hanno ammazzato Modestino, comanda invece la ‘Ndrangheta dei Gallace- Novella, radici antiche, tutto è sotto il loro controllo, anche il Comune più volte sciolto per mafia. Le ‘ndrine sono forti nel basso Lazio: i Tripodi controllano il mercato ortofrutticolo di Fondi da almeno 30 anni. La regole della Quinta mafia è non darsi fastidio e non si rifiutano scambi di favori. Tutti sono convinti che tra questi due omicidi ci sia un legame, nessuno sa quale. Forse c’è un accordo tra le vecchie famiglie – m a fi o s e , camorriste, ecc. – per fare fuori i nuovi che si affacciano nella zona dopo aver abbandonato Licola e Mondragone agli africani? Dice il procuratore De Ficchy: “Il basso Lazio ha una tale densità criminale, che stupirsi è inammissibile. Camorra e ‘Ndrangheta, in quella zona, investono e hanno centri di potere, controllano l’economia: dai centri commerciali, agli stabilimenti balneari, ristoranti, alberghi, tutto. La zona è diventata appetibile”. IL 3 LUGLIO è stato condannato a 12 anni e sei mesi Gianfranco Fiori. Tentato omicidio, a morire il 25 gennaio 2010 doveva essere Carmine Ciarelli, capo dell’omonimo clan che imperversa a Latina. Cinque colpi di pistola, nessuno mortale, ma da lì è iniziata una catena di morti che ha portato alla luce un’organizzazione quasi perfetta: c’è chi si occupa delle estorsioni, chi dello spaccio di droga e del recupero crediti, chi degli omicidi. Ma la guerra ha radici lontane. Negli anni Novanta l’operazione Spartacus decapitò il clan dei Casalesi e cominciò l’esodo nel Basso Lazio. Fu l’inizio della scalata. Fondi, a dieci chilometri dalla costa, con il suo mercato ortofrutticolo è considerata ormai un fenomeno da studiare. Un laboratorio criminale dove le tre mafie italiane convivono in nome degli affari. La voce si è sparsa, ora stanno arrivando gli altri. Ma perché tutti vogliono venire nel basso Lazio? Risponde un investigatore: “È il primo passo per arrivare a Roma”.