sabato 18 agosto 2012
don Andrea Gallo "corvi, Ior e potere povera Chiesa"
“CORVI, IOR E POTERE
POVERA CHIESA... ”
Don Gallo: “Tutta colpa del maggiordomo?
Non credo, dietro vedo lo scontro tra i cardinali”
L’inchiesta sui dossier “Nell’indagine ci sono
oltre 40 omissis, il Vangelo
invece impone chiarezza”
di Gianni Barbacetto Il fatto quotidiano 18 agosto 2012
La mia non è una riflessione
di gioia. Io mi sento dentro
la Chiesa, e la vedo ridotta
così”. Don Andrea Gallo
pensa agli scandali del Vaticano,
alla richiesta di rinvio a giudizio
del maggiordomo del Papa.
“Da 53 anni sono presbitero
di questa Chiesa e oggi vedo la
sede apostolica in difficoltà.
Non ne sono contento. Sono triste,
addolorato. Il Papa dovrebbe
essere il centro della carità
mondiale e invece è il centro di
scandali, di contese, di corvi, di
scontri attorno allo Ior, la banca
del Vaticano. Un tempo la Chiesa
era considerata una ‘comuni -
tà perfetta’, comunità di credenti
al servizio della carità. Oggi
appare un centro di potere attorno
a cui si muovono gruppi
come l’Opus Dei, Cl, i Legionari
di Cristo...”.
La miccia che ha fatto scoppiare
gli scandali sembra essere
lo Ior, la banca del Vaticano:
una banca offshore nel
cuore di Roma.
Lo Ior era un centro di raccolta
di fondi per la carità senza fine
di lucro. Poi Papa Pacelli, nel
1942, in piena guerra mondiale,
lo trasformò in una vera e
propria banca. Ed è diventato
un centro di potere. In passato
ha avuto a che fare con Michele
Sindona. Poi è stato diretto da
Paul Marcinkus, che in Vaticano
ha trovato riparo da tre mandati
di cattura internazionali. Oggi
lo Ior è oggetto di sospetti per la
cacciata del suo presidente, Ettore
Gotti Tedeschi, e per le accuse
di riciclaggio per 20-23 milioni
di euro. Il Papa personalmente
ha incaricato della questione
un cardinale che appartiene
all’Opus Dei. Molte critiche
sono state rivolte al cardinale
Segretario di Stato. Dobbiamo
tornare al messaggio evangelico,
dobbiamo salvare la
Chiesa che è anche la nostra
Chiesa, questa Chiesa di cui mi
dichiaro appartenente, con le
sue luci e le sue ombre. La logica
di potere pesa sulla Chiesa,
in Vaticano e nella Cei, tra i vescovi
italiani. Mentre Papa Gregorio
si definiva “servus servorum
Dei”, servo dei servi di Dio.
La Chiesa deve avere non una
logica di potere, ma di servizio.
L’unico “cor vo”, il solo colpevole
della fughe di notizie
dal Vaticano è il maggiordomo
del Papa...
Mai io mi chiedo: è mai possibile
che un maggiordomo possa
aver fatto tutto da solo? Può
essere l’unico corvo, può aver
organizzato lui la fuga di notizie
e di documenti vaticani? Non
credo. Dietro a un maggiordomo
vedo figure più potenti, vedo
cardinali, vedo lo scontro tra
gruppi di potere, vedo l’Opus
Dei, Cl, i Legionari di Cristo... Il
linguaggio della Chiesa, dice il
Vangelo, deve essere “sì, sì, no,
no”. Invece nell’indagine sul
maggiordomo del Papa ci sono
oltre 40 omissis. Il popolo di
Dio aspetta chiarezza. Ha il diritto
di sapere che cosa è davvero
successo. Mi pare che non
gli abbiano neppure sospeso lo
stipendio: il maggiordomo è un
ostaggio e basta. Lui sta nell’an -
ticamera, dietro di lui ci sono
quelli, ben più potenti, che
stanno nelle camere. Il suo è stato
un arresto anomalo, un segnale
alla segreteria di Stato”.
Padre Lombardi, il portavoce
vaticano, sostiene che la
stampa ha gettato fango sul
Vaticano.
Ma è un’impalcatura che non
sta in piedi. In questi scontri, i
gruppi di potere del Vaticano si
sono fatti male da soli. E allora
ricordo che la Chiesa, la nostra
Chiesa, è “semper riformanda”,
come dice il Concilio, è gloriosa
ma anche composta di peccatori
che devono riconciliarsi davanti
a Cristo e alla Croce. A dicembre
dovremo ricordare i 50
anni del Concilio ecumenico
Vaticano II. Con che coraggio
celebreremo questo anniversario?
Come ricorderemo il Concilio
che ha detto che la Chiesa
è una comunità di fedeli e di carità,
e non di potere (Lumen Gentium)?
E l’opzione per i poveri? E
il primato della coscienza personale?
Come faremo a parlare
di “nuova evangelizzazione”?
Anche sul Concilio, dentro la
Chiesa, ci sono giudizi molto
d i ve r s i .
La scelta del Concilio ci deve
portare alla globalizzazione della
solidarietà, non ad accettare
un mondo in cui i ricchi sono
sempre più ricchi e i poveri
sempre più poveri. Bisogna
mettere in discussione il modello
egemone di sviluppo, in vista
di una solidarietà liberatrice. La
Chiesa non può ridursi a una
crociata sul testamento biologico,
non può basare la fede sul
solo principio d’autorità. È questa
la fede? La diocesi di Genova
nel 2011 non ha ordinato neppure
un presbitero, nel 2012
uno solo. Vedo molti attorno a
me che sono tentati dall’a bbandono.
Ma io dico no: non dobbiamo
abbandonare la nostra
Chiesa, dobbiamo salvare insieme
la nostra barca che ci porta
alla salvezza.
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