Sembra che grazie alla determinazione del vice sindaco di Latina
comunque gli scavi avranno inizio. Forse addirittura già dal 22 giugno.
Le notizie emerse sulla stampa in questi giorni potrebbero far pensare
che tendevano a non far effettuare gli scavi. Non si spiegherebbero
altrimenti alcune posizioni riferite all'Arpa. E' noto che il testo
unico in materia di sicurezza del lavoro (il decreto legislativo
81/2008) prevede (a pena di nullità) che gli appalti comprendano i costi
della sicurezza sul lavoro. Quindi se da una parte dovevano essere
previsti e stimati i costi è evidente che erano noti anche gli
adempimenti. E se c'è stato un appalto pubblico tale piano della
sicurezza e coordinamento doveva essere condiviso con gli enti
competenti in materia di salute e sicurezza (Arpa e Asl). Non è quindi
pensabile nè sostenibile affermare che non solo sia stata prevista e
approvata la procedura degli scavi, tutti i dispositivi di protezione
individuale degli operatori e di tutto il personale di sorveglianza e
verifica (oltre a scarpe di sicurezza, caschi, guanti, occhiali,
mascherine, eventuali scafandri, respiratori ecc..) ma anche tutti gli
apprestamenti di protezione collettiva. Cioè oltre a proteggere il
singolo è doveroso proteggere l'ambiente di lavoro anche per prevenire
eventuali propagazioni all'esterno (altro obbligo di legge). Allo stesso
modo affinchè l'appalto (e di conseguenza il contratto sottoscritto con
la società Poseidon) sia regolare doveva essere previsto nel piano
della sicurezza e coordinamento il conferimento dei fanghi oggetto del
prelievo e il conseguente smaltimento. Quindi non è pensabile che Arpa e
Asl non abbiano imposto il rispetto della normativa in materia. Ma se
anche Asl e Arpa non fossero stati direttamente e preventivamente
interpellati non è pensabile nè accettabile che nè il responsabile dei
lavori in fase di progettazione, nè il relativo coordinatore non abbiano
previsto i dispositivi di protezione individuali e collettivi e i
relativi procedimenti di smaltimento. Nè che questi non siano stati
analizzati e previsti dalle ditte che hanno partecipato all'appalto.
Perchè se questo fosse vero, in base al famoso decreto legislativo
81/2008, l'appalto sarebbe nullo.
Altro aspetto tutto da chiarire:
secondo Achille Cester (
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/13/latina-veleni-restano-a-borgo-mantello-carotaggi-e-smaltimento-costano-troppo/261817/)
il conferimento di fusti tossici non sarebbe avvenuto solo nella vasca
essezero S0 dove inizieranno, pare, gli scavi, ma anche nella vasca
essequattro S4.
Premesso che ci aspettiamo che quanto di rilevante dal punto di vista
penale e dell'inquinamento dichiarato dallo stesso Cester venga
verificato dagli organi competenti è normale chiedersi se gli scavi, a
questo punto ci saranno solo nella vasca S0 o anche nella S4.
Ma un'altra domanda sorge spontanea: e se ci fossero altri depositi di fusti tossici in altre zone della discarica?
Il coordinamento provinciale dei verdi ecologisti e civici della provincia di Latina
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