Borgo Montello, Latina, fusti tossici interrati nella discarica
_Discarica del Gruppo Cerroni.
_(Fonte articolo, clicca qui)
Un’altra battaglia, in tema di gestione dei rifiuti, si sta consumando a
sud di Roma. E’ quella che vede protagonista la discarica di borgo
Montello, un ecomostro che negli anni è arrivato ad occupare un’area di
50 ettari distruggendo per sempre un territorio di alto valore agricolo
ai confini tra Latina e Nettuno. La paura delle amministrazioni – comune
e provincia di Latina in particolare – è che il sito possa essere
ulteriormente ampliato. Montello è la Malagrotta della provincia
pontina: chiusura sempre prossima, salvo ripensamenti e proroghe
dell’ultimo minuto. L’ultima polemica intorno alla discarica su cui
pende un’inchiesta per l’inquinamento delle falde acquifere – a luglio
il tribunale deciderà il rinvio a giudizio dei gestori Bruno Landi,
Nicola Colucci e Vincenzo Rondoni – è quella relativa allo scavo di
presunti fusti tossici. Una operazione resa possibile da un cospicuo
finanziamento regionale – 850mila euro – tesa ad indagare sulla natura
della masse ferrose individuate da un lontano studio dell’Enea del 1996
nell’invaso più antico, denominato “S zero”. Un giallo che trova
riscontro nei racconti del pentito di camorra Carmine Schiavone
risalenti ai primi anni novanta: dopo qualche anno di oblio il tema è
tornato nell’agenda del Comune, subito contestato per le procedure
adottate nell’affidare l’appalto degli scavi ad una società amica, e per
questo oggetto di un esposto in procura presentato da Libera e
Legambiente. Perplessità che, sotto il profilo tecnico, vengono sposate
dall’agenzia Arpa Lazio che nei giorni scorsi ha bloccato l’avvio degli
scavi per un motivo ovvio, ma che il Comune aveva ignorato: la rimozione
dei rifiuti speciali dovrà prevedere il trasporto dei medesimi presso
una discarica autorizzata al loro smaltimento. Strano non pensare ad una
evenienza simile: o si credeva di non trovare niente, oppure la
superficialità ha guidato l’ente in questa strana operazione. Tutto
sospeso, dunque, sino alla prossima conferenza dei servizi prevista il
22 giugno: una ulteriore beffa a fronte di fondati sospetti sulla
operazioni delle ecomafie sorti da oltre 15 anni. Ma guai a criticare
l’amministrazione: in suo soccorso intervengono i vertici regionali
dell’agenzia ambientale: «L’approfondimento e la verifica –afferma il
direttore di Arpa Lazio Corrado Carrubba -, anche alla luce delle nuove
normative , della questione legata allo smaltimento dei fusti tossici
che eventualmente verranno ritrovati, non è sinonimo di insabbiamento,
ma significa portare avanti con senso di responsabilità tutti gli
aspetti e le procedure legate alla delicata situazione delle discariche
di Borgo Montello. Di contro, proprio l’omissione e la superficialità
rispetto a questo ulteriori passaggi avrebbe potuto creare i presupposti
per impedire l’accertamento dei fatti. Si è ritenuto quanto mai
opportuno esperire tutta una serie di passaggi, affinché si potesse
evitare e mettere in preventivo l’insorgere di problematiche nel corso
dell’escavo che quindi avrebbero determinato una fase di stallo nel
corso dei lavori. Pertanto il prossimo 22 giugno si terrà la conferenza
di servizio definitiva e già in quella data la questione verrà definita
sotto ogni aspetto, anche alla luce degli approfondimenti effettuati, e
soprattutto in quella sede si procederà al fare il via libera
all’apertura dei cantieri». «L’interruzione dei lavori alla discarica di
Borgo Montello aggiunge l’ennesimo incredibile tassello di incuria
ambientale. – affermano il Presidente dei Verdi del Lazio, Nando
Bonessio e il Portavoce dei Verdi di Latina, Giorgio Libralato. Se da un
lato può essere apprezzabile l’iniziativa del comune di Latina di
effettuare gli scavi dei fusti tossici e di conferire i rifiuti non
differenziati a un centro di trattamento prima dell’invio in discarica,
di prevenire ulteriori ampliamenti della discarica (o dei relativi
impianti di trattamento dei rifiuti) nella zona della stessa discarica
con il risarcimento ai cittadini confinanti della discarica non si può
dimenticare che: Cirilli, attuale vice sindaco e assessore all’ambiente è
stato assessore all’ambiente del comune di Latina proprio nel periodo
1993/1997 durante il quale sarebbero accaduti fatti importanti nella
discarica; anche l’attuale sindaco Di Giorgi è stato in passato
assessore comunale; il comune di Latina è tutt’ora a livelli molto bassi
di raccolta differenziata (a parte il balletto dei numeri di poco
superiore al 30%) con evidenti problemi da una parte della ditta che
gestisce il servizio (Latinambiente) e dall’altra con la restituzione
dell’Iva sulla Tia». In una battaglia ad alto tasso di scontro politico
intorno alla gestione dei rifiuti si inserisce anche l’amministrazione
provinciale di Latina guidata dall’esponente del Pdl Armando Cusani.
Parte civile nel processo per l’inquinamento, promotore di un ricorso al
tar contro il piano rifiuti targato Polverini, Cusani è fautore della
chiusura del ciclo dei rifiuti a livello provinciale non nascondendo la
necessità di realizzare un termovalorizzatore collocandolo proprio
nell’area di borgo Montello. Dal canto suo il comune non resta a
guardare, intanto scegliendo di non conferire più i rifiuti a Montello,
servendosi invece di un altro impianto dove è possibile il
pretrattamento, portando in discarica solo il “rifiuto del rifiuto.”
Inoltre la giunta ha presentato una proposta di delibera con cui si
definisce il perimetro della maxi discarica e si prevede, per ostacolare
ulteriori ampliamenti, l’istituzione di una fascia di rispetto
destinata ad ospitare un bosco che racchiuderà la discarica stessa.
Inoltre è previsto un ristoro economico per gli abitanti dei terreni
confinanti agli invasi. Il tutto, ovviamente, è ancora sulla carta. http://differenziati.com/category/discarica-roncigliano-castelli-romani/
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