Tutte le tappe che hanno portato alla decisione del Comune
Un cumulo di errori
Perché la discarica è diventata un luogo «a rischio»
E’ la settimana decisiva per il
futuro della gestione dei rifiuti
a Latina e probabilmente anche
nel resto della provincia.
Comunque vada a finire,
la scelta del Comune
di portare tutto
il monte rifiuti raccolto
ogni giorno
presso l’impianto di
trattamento Rida ad
Aprilia, per integrare
i parametri chiesti
da ll’Unione Europea,
apre la strada alla
rivoluzione inevitabile
sulle discaric
h e d i B o r g o
Montello. Per capire
dove si sta andando
in queste ore è indispensabile
cercare di
dipanare cosa è successo
negli ultimi anni
e negli ultimi mesi
dentro i due siti di via
Monfalcone, quello
gestito da EcoAmbiente
(per i rifiuti di
Latina, Anzio e Nettuno)
e quello di Indeco
(per tutti gli altri
Comuni della provincia
di Latina).
Le condizioni delle
due discariche e di
tutto ciò che vi gira
intorno sono alla base
della decisione del Comune
e, ancor prima, della volontà irrevocabile della Regione
Lazio di non autorizzare più
(dal 6 aprile 2012) il conferimento
dei rifiuti in discarica
senza un processo di pre trattamento.
Ma che ci fosse un
problema, anzi più di uno, era
noto.
Ad agosto 2009 l’Arpa Lazio
dice chiaramente al Comune
di Latina che c’è un
problema di inquinamento
delle falde soggiacenti e ordina
l’avvio dell’iter per la bonifica
e interventi in grado di
bloccare perlomeno l’avanza -
re del percolato verso livelli
più profondi. Le due società
che gestiscono
i siti si sono
fatte una guerra
giudiziaria
senza quartiere
su chi doveva
pagare e quanto;
nel frattempo
il Comune
non è riuscito
ad imporre una
sua linea e in pratica tutto è
rimasto pressoché invariato;
al momento è in corso il processo
per accertare le responsabilità
penali sull’inquina -
mento.
Nello stesso anno, a settembre
2009, dell’intervento Arpa,
però, succede anche che
viene accertata la presenza di
materiali ferrosi e con buona
probabilità si tratta dei fusti
tossici di cui ha parlato il
pentito Carmine Schiavone.
Mentre accade tutto questo è
già vigente la direttiva comunitaria
che imporrebbe (dal
2006) il trattamento preliminare
dei rifiuti e solo dopo
sarebbe possibile il conferimento
in discarica. E’ un gap
noto a tutti. Alla Regione che
mantiene (fino a due mesi fa)
l’autorizzazione pur in violazione
del dettato Ue, alla Provincia
che, nonostante tutto,
impugna davanti al Tar la concessione
regionale e comunale
ad EcoAmbiente per costruire,
appunto,
un impianto
di pretrattamento
a Montello;
da questo
co nte nz ios o,
alla fine, l’am mi nist razi one
Cusani uscirà
p e r d e n t e e
quindi l’i mpianto
si può
costruire ma
intanto sono
andati persi
due anni di
tempo e dietro
l’angolo c’è
una possibile
m u l t a
d e l l ’ U n i o n e
Europea. Anche
il gestore
della seconda
discarica, Indeco
srl, ha
presentato un
suo progetto
per la costruzione
di un impianto
di trattamento,
pure
questo contestato
e la concessione
è stata
impugnata dalla
Provincia. In
simili condizioni
il livello
preliminare di trattamento dei
rifiuti che in parte residuale
devono andare in discarica è,
nei fatti, bloccato. Il sito di
Latina è sull’orlo della multa
comunitaria. Con tutto quello
che una simile decisione si
può portare dietro nessuno
vuole rischiare, né il Comune
di Latina né la Regione Lazio.
E d’altro canto, a sei anni
dall’autorizzazione formale,
finalmente si comincia ad utilizzare
l’impianto che già esiste,
quello di Rida, incompresibilmente
snobbato fino a ieri
dai Comuni nella consapevolezza
che ciò avrebbe portato
al caos. E ora ci si è andati
molto vicini.
G. D. M. Latina Oggi 4 giugno 2012
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