lunedì 4 giugno 2012

Montello, rifiuti, un luogo a rischio, cumulo di errori amministrativi

Tutte le tappe che hanno portato alla decisione del Comune
Un cumulo di errori
Perché la discarica è diventata un luogo «a rischio»
 E’ la settimana decisiva per il futuro della gestione dei rifiuti a Latina e probabilmente anche nel resto della provincia. Comunque vada a finire, la scelta del Comune di portare tutto il monte rifiuti raccolto ogni giorno presso l’impianto di trattamento Rida ad Aprilia, per integrare i parametri chiesti da ll’Unione Europea, apre la strada alla rivoluzione inevitabile sulle discaric h e d i B o r g o Montello. Per capire dove si sta andando in queste ore è indispensabile cercare di dipanare cosa è successo negli ultimi anni e negli ultimi mesi dentro i due siti di via Monfalcone, quello gestito da EcoAmbiente (per i rifiuti di Latina, Anzio e Nettuno) e quello di Indeco (per tutti gli altri Comuni della provincia di Latina). Le condizioni delle due discariche e di tutto ciò che vi gira intorno sono alla base della decisione del Comune e, ancor prima, della volontà irrevocabile della Regione Lazio di non autorizzare più (dal 6 aprile 2012) il conferimento dei rifiuti in discarica senza un processo di pre trattamento. Ma che ci fosse un problema, anzi più di uno, era noto. Ad agosto 2009 l’Arpa Lazio dice chiaramente al Comune di Latina che c’è un problema di inquinamento delle falde soggiacenti e ordina l’avvio dell’iter per la bonifica e interventi in grado di bloccare perlomeno l’avanza - re del percolato verso livelli più profondi. Le due società che gestiscono i siti si sono fatte una guerra giudiziaria senza quartiere su chi doveva pagare e quanto; nel frattempo il Comune non è riuscito ad imporre una sua linea e in pratica tutto è rimasto pressoché invariato; al momento è in corso il processo per accertare le responsabilità penali sull’inquina - mento. Nello stesso anno, a settembre 2009, dell’intervento Arpa, però, succede anche che viene accertata la presenza di materiali ferrosi e con buona probabilità si tratta dei fusti tossici di cui ha parlato il pentito Carmine Schiavone. Mentre accade tutto questo è già vigente la direttiva comunitaria che imporrebbe (dal 2006) il trattamento preliminare dei rifiuti e solo dopo sarebbe possibile il conferimento in discarica. E’ un gap noto a tutti. Alla Regione che mantiene (fino a due mesi fa) l’autorizzazione pur in violazione del dettato Ue, alla Provincia che, nonostante tutto, impugna davanti al Tar la concessione regionale e comunale ad EcoAmbiente per costruire, appunto, un impianto di pretrattamento a Montello; da questo co nte nz ios o, alla fine, l’am mi nist razi one Cusani uscirà p e r d e n t e e quindi l’i mpianto si può costruire ma intanto sono andati persi due anni di tempo e dietro l’angolo c’è una possibile m u l t a d e l l ’ U n i o n e Europea. Anche il gestore della seconda discarica, Indeco srl, ha presentato un suo progetto per la costruzione di un impianto di trattamento, pure questo contestato e la concessione è stata impugnata dalla Provincia. In simili condizioni il livello preliminare di trattamento dei rifiuti che in parte residuale devono andare in discarica è, nei fatti, bloccato. Il sito di Latina è sull’orlo della multa comunitaria. Con tutto quello che una simile decisione si può portare dietro nessuno vuole rischiare, né il Comune di Latina né la Regione Lazio. E d’altro canto, a sei anni dall’autorizzazione formale, finalmente si comincia ad utilizzare l’impianto che già esiste, quello di Rida, incompresibilmente snobbato fino a ieri dai Comuni nella consapevolezza che ciò avrebbe portato al caos. E ora ci si è andati molto vicini. G. D. M. Latina Oggi 4 giugno 2012

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