sabato 5 gennaio 2013
Ilva bloccherà gli stipendi linea dura dopo il no al dissequestro
“L’ILVA BLOCCHERÀ GLI STIPENDI”
LINEA DURA DOPO IL NO AL DISSEQUESTRO. I SINDACATI: “IN QUESTO MODO SCATENERÀ UN PUTIFERIO”IL VERTICE
Fonti interne all’azienda
affermano che
la notizia del blocco
verrà ufficializzata
nell’i n co n t ro
con Cgil, Cisl e Uil di Francesco Casula
Taranto
Finchè i prodotti
non saranno dissequestrati,
l’Ilva
non potrà pagare
gli stipendi. È quanto sarebbe
emerso, in estrema sintesi,
nel vertice convocato d’u rgenza
per ieri a Milano dopo
il “no” della procura di Taranto
all’istanza di restituzione
dei beni formulata dal presidente
Ilva Bruno Ferrante.
Secondo le poche indiscrezioni
trapelate, confermate
da una fonte interna all’Ilva,
l’azienda avrebbe scelto ancora
una volta la linea del
muro contro muro. La notizia
ufficiale, però, arriverà solo
nel prossimo incontro con
i sindacati. “Sta per scatenarsi
di nuovo un putiferio – è il
commento del segretario della
Fim Cisl di Taranto, Mimmo
Panarelli – i lavoratori,
quando li metti nelle condizioni
di non avere più la parte
economica, non li tieni più.
Ci sono mutui e bollette da
pagare. Io – ha aggiunto Panarelli
– mi auguro che l'azienda
mantenga, pur in presenza
di questa grande difficoltà,
che capiamo perfettamente,
l'impegno di pagare il
12 gennaio le retribuzioni ai
dipendenti. Non ho più questa
certezza dopo il parere negativo
espresso dalla procura”.
NELL’INCONTRO che potrebbe
avvenire già domani i sindacati
cercheranno di “capire
quale sarà l'atteggiamento
dell'azienda”. Cresce quindi
l’attesa per il responso del
giudice per le indagini preliminari
Patrizia Todisco a cui,
dopo il parere negativo della
Procura, spetta decidere se
sollevare la questione di legittimità
costituzionale, come
hanno chiesto gli inquirenti,
oppure ritenere le eccezioni
manifestamente infondate e
quindi decidere sul merito
della richiesta. Ma l’Ilva, ora,
confida anche nel riesame fissato
per l’8 gennaio: i difensori
sarebbero intenzionati a
chiedere il dissequestro al collegio
di magistrati allegando
la legge “salva Ilva” pubblica -
ta il 3 gennaio sulla Gazzetta
ufficiale. L’esito, però, non
dovrebbe essere differente visto
che il pool guidato dal
procuratore Franco Sebastio,
anche in quel caso, sarebbe
pronto a depositare i due documenti
per chiedere al tribunale
di sollevare l’illegitti -
mità costituzionale della norma.
La vicenda, in ogni caso,
sembra destinata a giungere
dinanzi alla Consulta che a
giorni, inoltre, dovrebbe stabilire
la data della camera di
consiglio in cui valutare l’am -
missibilità del ricorso per il
conflitto di attribuzione depositato,
generato dal decreto
“salva Ilva” poi convertito in
legge. Un documento, depositato
il 20 dicembre scorso,
in cui i pubblici ministeri di
Taranto avevano anticipato la
questione di legittimità costituzione
sul provvedimento
legislativo e che punta soprattutto
a mettere in luce “il grave
vulnus operato dal decreto
ai principi di obbligatorietà
dell’azione e di indipendenza
del pubblico ministero”. Un
decreto che “oltre ad annullare
l’efficacia del provvedimento
cautelare adottato dal
Gip per evitare l’a g g r a v amento
e la commissione di
altri reati” consente la produzione
legittimando “la sicura
commissione” degli
stessi reati per cui sono indagati
i vertici aziendali che,
grazie al provvedimento voluto
dal ministro dell’a mbiente
Corrado Clini, non
potranno essere contestati.
Senza dimenticare, inoltre,
che ancora oggi la famiglia
proprietaria della fabbrica
conta due persone agli arresti
domiciliari, Emilio e Nicola
Riva, e un altro, Fabio Riva,
latitante all’estero dal 26 novembre
per sfuggire al carcere.
Le accuse vanno dall’a ssociazione
a delinquere per
disastro ambientale, all’a v v elenamento
di sostanze alimentari
fino alla corruzione
in atti giudiziari. Eppure il
Governo di Mario Monti ha
scelto di stare accanto all’azienda,
con un provvedimento
modificato a seconda delle
esigenze dell’azienda e delle
decisioni della magistratura
ionica.
“La magistratura tarantina è
stata lasciata sola ad affrontare
la vicenda dell’Ilva – ha
sottolineato in una nota Cosimo
Ferri, leader di Magistratura
Indipendente - Csm
e ministro della giustizia dovevano
fare di più e anche
l’Anm è stata troppo tiepida”.
Secondo il magistrato “il governo
tecnico ha vanificato gli
effetti dei provvedimenti giudiziari
con una determinazione
sorprendente ed ingiustificata”
ha detto riferendosi alle
modifiche apportate al decreto
affinché l’azienda potesse
commercializzare i prodotti:
un atto che dimostra ”la
volontà – ha continuato Ferri
– di affermare la priorità della
politica industriale sull' operato
della magistratura. Davvero
troppo”. Il fatto quotidiano 6 gennaio 2012
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