GRUPPO VERDI - REGIONE LAZIO
COMUNICATO STAMPA
COMUNICATO STAMPA
+++TAR LAZIO BOCCIA PIANO RIFIUTI+++
BONESSIO
(VERDI), TAR BOCCIA, GRAZIE A RICORSO VERDI, VAS E FORUM AMBIENTALISTA
PIANO RIFIUTI. NON È RIUSCITO GIOCO DELLE TRE CARTE DI POLVERINI.
«Il
piano rifiuti basato su discariche e inceneritori della Regione Lazio,
dove si spacciava la tritovagliatura come trattamento ,è stato
sonoramente bocciato oggi dal Tar del Lazio, con la sentenza n. 121/2013,
grazie al ricorso presentato da Angelo Bonelli Consigliere regionale
dei Verdi, da Vas e dal Forum Ambientalista. - afferma il Presidente dei
Verdi del Lazio Nando Bonessio - Il piano era contrario alle direttive
comunitarie in materia di discariche e rifiuti, tanto che la Commissione
Europea lo aveva già bocciato con un parere motivato. Questa è la
dimostrazione dell'approssimazione della Giunta Polverini in materia che
ha tentato di fare il "gioco delle tre carte" sulla questione rifiuti».
ROMA 9 GENNAIO 2013
UFFICIO STAMPA
Giulio Finotti 340 2734910
Sergio Ferraris 347 3803887
GRUPPO VERDI - REGIONE LAZIO
Lazio, il Tar boccia il Piano di gestione dei rifiuti. “Violate direttive Ue”
Il tribunale ha accolto un ricorso proposto dai Verdi e appoggiato dalla Provincia di Latina. Per i giudici non è stato rispettato il "principio di precauzione che dovrebbe caratterizzare le scelte (anche pianificatorie) dell’amministrazione"
Accolto il ricorso dei Verdi e della Provincia di Latina. Il presidente Cusani: "Fermato il disegno politico che voleva trasformarci in una pattumiera"
di Monica Forlivesi
«La
Regione Lazio non ha più un Piano rifiuti». Sono le parole del
presidente della Provincia di Latina Armando Cusani, quando la sentenza
121/2013 del Tar del Lazio è pubblicata da poco più di un’ora. E’ stato
accolto il ricorso contro il Piano provinciale dei rifiuti presentato
dall’amministrazione di via Costa e dai Verdi, a dire il vero ieri è
stata pubblicata la sentenza relativa all’impugnazione dei Verdi, ma
Cusani sottolinea: «Anche se politicamente con i Verdi non ho nulla a
che vedere, su questa vicenda c’era un idem sentire, quindi noi ci siamo
costituiti e loro hanno fatto lo stesso nel nostro ricorso».
Tar: violate le direttive comunitarie. Per il Tar del Lazio, tra l'altro, la Regione Lazio ha violato le direttive comunitarie. È stato lungo l'iter di gestazione del Piano dei rifiuti del Lazio relativo al periodo 2011-2017, ora bocciato, che è passato anche dall'apertura, da parte della Commissione Europea, di una procedura d'infrazione. «Come correttamente affermato dalla Commissione Europea - si legge nella sentenza del Tar - per essere conforme alla direttiva discariche ed alla direttiva quadro sui rifiuti, il trattamento dei rifiuti destinati a discarica deve consistere in processi che, oltre a modificare le caratteristiche dei rifiuti allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero, abbiano l'effetto di evitare o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente nonchè i rischi per la salute umana». Per i giudici, quindi, la Regione Lazio ha violato le direttive comunitarie e il cosiddetto «principio di precauzione che dovrebbe caratterizzare le scelte (anche pianificatorie) dell'amministrazione ove si presentino eventuali dubbi o perplessità in ordine alle decisioni da assumere nel caso concreto». Soffermandosi poi sul tema della "transitorietà" del Piano, per il Tar «è chiaro che il concetto di transitorietà non può essere dilatato fino al punto di consentire l'adozione e l'approvazione di un Piano quale quello contestato». Rispondendo alla Regione che ha sostenuto che il Piano redatto abbia portato alla riduzione della produzione dei rifiuti e al raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2012, il Tar sostiene che «i dati ufficiali Ispra, risalenti al Rapporto Rifiuti del 2008 (indicati nel Piano), mostrano una tendenza diversa da quella presa in considerazione dall'Amministrazione regionale, denotando una produzione annua di rifiuti regionali in costante aumento». Alla fine, resta il fatto che per i giudici la Regione Lazio «dovrà istruire adeguatamente il nuovo procedimento e motivare congruamente le proprie scelte, tenendo conto di tutti gli elementi di valutazione a disposizione e, quindi, anche dei profili evidenziati dalla Provincia di Latina inerenti, in particolare e tra l'altro: la delimitazione degli ambiti territoriali ottimali sul territorio regionale; l'esclusione di 5 Comuni dall'ATO Latina e l'inclusione degli stessi nell'ATO Frosinone».
Una battaglia quella sui rifiuti di Cusani vecchia di anni e che culmina con l’impugnazione del Piano. A maggio illustra in più occasioni e nei dettagli le ragioni che hanno portato a rivolgersi ai giudici amministrativi e non solo, a superare i confini nazionali per ricorrere anche alla Commissione europea. «Non possiamo fermarci - ha sempre detto - perché dobbiamo fare il nostro dovere fino in fondo. Dopo l’approvazione del Piano regionale siamo all’anno zero». Non risolve i problemi della provincia di Latina e neppure quelli della regione. «Se avessero semplicemente copiato - dice il presidente - il nostro Piano provinciale dei rifiuti, saremmo una provincia modello, invece il nostro Piano non è neppure menzionato dalla Regione».
Ieri la decisione del Tar di Roma e la soddisfazione del presidente che scandisce: «E’ stato fermato il disegno politico di far diventare le province le pattumiere del Lazio».
Tutto da rifare. Presidente, quali saranno le conseguenze della sentenza? «E’ tutto da rifare per i rifiuti nel Lazio. Sono convinto che avrà delle conseguenze anche sul decreto appena firmato dal ministro Clini sulla vicenda dei rifiuti di Roma». Cusani sottolinea che il Tar «ha perentoriamente cassato, annullandolo, il piano di gestione dei rifiuti del Lazio. Come sostenuto dal ricorso principale dei Verdi, supportato dall’intervento, e da autonomo ricorso della Provincia di Latina, i magistrati del Tribunale amministrativo hanno accolto le doglianze argomentate dall’associazione ambientalista e le puntuali ed articolate censure proposte dalla Provincia di Latina, ponendo nel nulla la pianificazione regionale. Non solo, viene imposto alla Regione Lazio di istruire adeguatamente il nuovo procedimento e motivare congruamente le proprie scelte, tenendo conto di tutti gli elementi di valutazione a disposizione e, quindi, anche dei profili evidenziati dalla Provincia di Latina». Nel ricorso l’ente di via Costa aveva puntato in particolare sulla delimitazione degli ambiti territoriali ottimali, criticando l’esclusione dei comuni di Gaeta, Castelforte, Spigno Saturnia, Minturno, Santi Cosma e Damiano, dall’Ato Latina e la loro inclusione nell’Ato di Frosinone.
Torniamo al decreto del ministro Corrado Clini, quali influenza potrebbe avere questa sentenza? «La censura impietosa del Tar è provvidenziale, credo che bloccherà l’infelice iniziativa del Ministro all’Ambiente perché il decreto si basa sul Piano regionale dei rifiuti che è diventato ormai carta straccia, ritengo quindi che ci siano profili di illegittimità molto forti. Del resto il decreto firmato da Clini ha ordito nei malcelati modi imperativi, un’azione riparatoria destinata al fallimento. La verità è che l’incapacità di pianificare e organizzare della regione Lazio ha portato al caos totale».
Tar: violate le direttive comunitarie. Per il Tar del Lazio, tra l'altro, la Regione Lazio ha violato le direttive comunitarie. È stato lungo l'iter di gestazione del Piano dei rifiuti del Lazio relativo al periodo 2011-2017, ora bocciato, che è passato anche dall'apertura, da parte della Commissione Europea, di una procedura d'infrazione. «Come correttamente affermato dalla Commissione Europea - si legge nella sentenza del Tar - per essere conforme alla direttiva discariche ed alla direttiva quadro sui rifiuti, il trattamento dei rifiuti destinati a discarica deve consistere in processi che, oltre a modificare le caratteristiche dei rifiuti allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero, abbiano l'effetto di evitare o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente nonchè i rischi per la salute umana». Per i giudici, quindi, la Regione Lazio ha violato le direttive comunitarie e il cosiddetto «principio di precauzione che dovrebbe caratterizzare le scelte (anche pianificatorie) dell'amministrazione ove si presentino eventuali dubbi o perplessità in ordine alle decisioni da assumere nel caso concreto». Soffermandosi poi sul tema della "transitorietà" del Piano, per il Tar «è chiaro che il concetto di transitorietà non può essere dilatato fino al punto di consentire l'adozione e l'approvazione di un Piano quale quello contestato». Rispondendo alla Regione che ha sostenuto che il Piano redatto abbia portato alla riduzione della produzione dei rifiuti e al raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2012, il Tar sostiene che «i dati ufficiali Ispra, risalenti al Rapporto Rifiuti del 2008 (indicati nel Piano), mostrano una tendenza diversa da quella presa in considerazione dall'Amministrazione regionale, denotando una produzione annua di rifiuti regionali in costante aumento». Alla fine, resta il fatto che per i giudici la Regione Lazio «dovrà istruire adeguatamente il nuovo procedimento e motivare congruamente le proprie scelte, tenendo conto di tutti gli elementi di valutazione a disposizione e, quindi, anche dei profili evidenziati dalla Provincia di Latina inerenti, in particolare e tra l'altro: la delimitazione degli ambiti territoriali ottimali sul territorio regionale; l'esclusione di 5 Comuni dall'ATO Latina e l'inclusione degli stessi nell'ATO Frosinone».
Una battaglia quella sui rifiuti di Cusani vecchia di anni e che culmina con l’impugnazione del Piano. A maggio illustra in più occasioni e nei dettagli le ragioni che hanno portato a rivolgersi ai giudici amministrativi e non solo, a superare i confini nazionali per ricorrere anche alla Commissione europea. «Non possiamo fermarci - ha sempre detto - perché dobbiamo fare il nostro dovere fino in fondo. Dopo l’approvazione del Piano regionale siamo all’anno zero». Non risolve i problemi della provincia di Latina e neppure quelli della regione. «Se avessero semplicemente copiato - dice il presidente - il nostro Piano provinciale dei rifiuti, saremmo una provincia modello, invece il nostro Piano non è neppure menzionato dalla Regione».
Ieri la decisione del Tar di Roma e la soddisfazione del presidente che scandisce: «E’ stato fermato il disegno politico di far diventare le province le pattumiere del Lazio».
Tutto da rifare. Presidente, quali saranno le conseguenze della sentenza? «E’ tutto da rifare per i rifiuti nel Lazio. Sono convinto che avrà delle conseguenze anche sul decreto appena firmato dal ministro Clini sulla vicenda dei rifiuti di Roma». Cusani sottolinea che il Tar «ha perentoriamente cassato, annullandolo, il piano di gestione dei rifiuti del Lazio. Come sostenuto dal ricorso principale dei Verdi, supportato dall’intervento, e da autonomo ricorso della Provincia di Latina, i magistrati del Tribunale amministrativo hanno accolto le doglianze argomentate dall’associazione ambientalista e le puntuali ed articolate censure proposte dalla Provincia di Latina, ponendo nel nulla la pianificazione regionale. Non solo, viene imposto alla Regione Lazio di istruire adeguatamente il nuovo procedimento e motivare congruamente le proprie scelte, tenendo conto di tutti gli elementi di valutazione a disposizione e, quindi, anche dei profili evidenziati dalla Provincia di Latina». Nel ricorso l’ente di via Costa aveva puntato in particolare sulla delimitazione degli ambiti territoriali ottimali, criticando l’esclusione dei comuni di Gaeta, Castelforte, Spigno Saturnia, Minturno, Santi Cosma e Damiano, dall’Ato Latina e la loro inclusione nell’Ato di Frosinone.
Torniamo al decreto del ministro Corrado Clini, quali influenza potrebbe avere questa sentenza? «La censura impietosa del Tar è provvidenziale, credo che bloccherà l’infelice iniziativa del Ministro all’Ambiente perché il decreto si basa sul Piano regionale dei rifiuti che è diventato ormai carta straccia, ritengo quindi che ci siano profili di illegittimità molto forti. Del resto il decreto firmato da Clini ha ordito nei malcelati modi imperativi, un’azione riparatoria destinata al fallimento. La verità è che l’incapacità di pianificare e organizzare della regione Lazio ha portato al caos totale».
Mercoledì 09 Gennaio 2013 - 20:54
Ultimo aggiornamento: Giovedì 10 Gennaio - 01:07
Ultimo aggiornamento: Giovedì 10 Gennaio - 01:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA http://www.ilmessaggero.it/latina/rifiuti_regione_tar_latina_verdi/notizie/243262.shtml
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