sabato 5 gennaio 2013
inquinamento a Milazzo l'azienda dimentica centraline contro i veleni
Milazzo, l’azienda “dimentica”
le centraline contro i veleni LO SCONTRO
Il comitato regionale
alla raffineria: “A ssenti
i controlli
per l’i d ro ge n o
solforato. È una
sostanza cancerogena” di Valerio Cattano
Le “ondate” di odori molesti
fanno ormai parte
del quotidiano. I residenti di
Milazzo la riconoscono subito,
quella puzza. Non sono pochi
gli esposti presentati in
Comune sulle attività della
Raffineria. A Taranto c’è l’Ilva,
nella Valle del Mela non si
sta meglio. L’associazione
Adasc ha piantato una tenda
dentro l’aula consiliare: “Le
industrie ci hanno sempre
chiuso la porta in faccia, nonostante
volessimo aprire un
confronto sulla salute. La nostra
salute. Vogliamo risposte
dalle istituzioni”, ha detto il
responsabile di Adasc, Giuseppe
Maimone.
PROPRIO l’ultimo giorno del
2012 il presidente della commissione
comunale Ambiente,
Giuseppe Marano ha presentato
l’ennesima interrogazione
chiedendo al sindaco, in
qualità di massima autorità sanitaria
“se non sia il caso di diffidare
il gestore dello stabilimento
ad eseguire i lavori di
adeguamento così come previsto
dal verbale dello stesso
Comitato Tecnico Regionale,
oppure ordinare la sospensione
dell’attività”. Ed ancora, di
richiedere “la revoca di tutte le
autorizzazioni, agibilità e concessioni
edilizie, non ultima
quella sull’impianto ad idrogeno
di recente costruzione; di
presentare una denuncia cautelativa
alla Procura della Repubblica
su quanto emerso dai
documenti ufficiali redatti dagli
organi regionali di controllo
quali Arpa Sicilia, Ispra, Ministero,
Comitato Tecnico Regionale”.
È stato proprio il CTR ad evidenziare
falle nel sistema di sicurezza
in caso di un sisma –
evento non peregrino in Sicilia
– e di alluvioni; standard non
adeguati per la salvaguardia
del sottosuolo e per i servizi
antincendio. Entro il 23 giugno
scorso l’industria avrebbe
dovuto presentare “un dettagliato
cronoprogramma per
l’esecuzione di alcuni lavori”;
l’ultima ispezione ha verificato
che si è ben lontani dal superamento
dei nodi critici. Il
Comitato ha inviato un verbale
al ministero dell’Ambiente e
alla Regione sottolineando
che la relazione della Raffineria
“non soddisfa quanto chiesto
nella delibera di maggio.
Gli studi richiesti non sono
stati presentati al Comitato,
nonostante il gestore abbia dichiarato
il completamento degli
studi relativi a estensione
del sistema di rivelazione gas
infiammabili del sistema di rilevazione
H2S (idrogeno solforato)
e dell’adeguamento dei
sistemi anti incendio”. L’idro -
geno solforato è considerato
assai pericoloso; già a dosi basse
può indurre la comparsa di
cancro al colon; seguono disturbi
di vario tipo: neurologici,
motori, cardiaci, con il
condizionale, si collega la sua
diffusione anche all’aumento
di aborti spontanei. La Raffineria
è stata diffidata, in tempi
brevi dovrà produrre “gli studi
per l’estensione del sistema di
rilevazione gas infiammabili,
gli studi del sistema perimetrale
di rilevazione H2S; gli
studi di adeguamento dei sistemi
antincendio, un crono
programma dettagliato”.
A Milazzo la discussione perenne
riguarda la qualità dell’aria
che respirano i cittadini:
“I fenomeni improvvisi e ripetuti
di concentrazione nell'aria
di idrocarburi e sostanze solforate
sono riconducibili a cicli
di lavorazione di prodotti
petroliferi” . Questa è una delle
indicazioni dell’Arpa.
L'AVVO CATO Maria Calderone
è legale di oltre 200 lavoratori
dipendenti della Raffineria
di Milazzo e delle ditte
che ruotano attorno al’'indot -
to. Si mira al risarcimento dei
danni biologici, dei danni alla
salute, morali, esistenziali e di
relazione. Ma le speranze sono
esigue, i 200 qualche giorno fa
hanno protestato dinanzi al
Tribunale di Barcellona Pozzo
di Gotto. “Vogliamo denunciare
– hanno scritto – che nel
processo da noi intentato nei
confronti della Raffineria di
Milazzo al fine di ottenere il
risarcimento dei danni arrecati
alla salute il tribunale non ha
ammesso, come da richiesta
del nostro avvocato, alcuna
prova testimoniale, non ha disposto
indagini ambientali,
tanto meno il giudice ha avanzato
alcuna richiesta d’infor -
mazione per i circa 200 casi in
ricorso ad Arpa, Provincia,
Regione, Inail su inquinamenti
acustici e ambientali”. Inoltre
su 200 casi “è stata ammessa
solo una consulenza tecnica
medica; nessuna visita specialistica.
È sbalorditivo, contestano
i documenti specialistici
rilasciati da enti pubblici al di
sopra di ogni sospetto”. Il fatto quotidiano 6 gennaio 2013
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