giovedì 20 settembre 2012

scandalo pdl regione Lazio dopo Fiorito si dimette Battistoni e la Polverini che sapeva resiste nonostante la vergogna

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/20/polverini-berlusconi-stoppa-dimissioni-pdl-a-rischio-timori-per-elezioni/357331/

Pdl Lazio, si dimette il capogruppo. Berlusconi convoca lo stato maggiore

Dopo Fiorito dopo poche settimane lascia anche Battistoni. Alfano: "Gesto di responsabilità". Ma la presidente Polverini, dopo consultazioni a ogni livello, non lascia: "Io non pago le colpe di altri". Il Cavaliere ha chiamato a raccolta di nuovo i maggiorenti del partito. Documento di 11 sindaci: "Questione morale"

polverini berlusconi interna new
Il Pdl è a pezzi e passa al regolamento di conti. La mattinata si è chiusa con le dimissioni del capogruppo in Regione Francesco Battistoni, una delle richieste del presidente Renata Polverini ancora in dubbio se rassegnare o meno dimissioni. Ma potrebbe non bastare. Il caso Lazio si è trasformato infatti in una partita nazionale che mina il matrimonio tra berlusconiani ed ex An. E mette a rischio la tenuta del Pdl anche in altre regioni, a cominciare dalla Lombardia, dove è in bilico la permanenza in sella di Roberto Formigoni, travolto dagli scandali e alle prese con il nuovo corso della Lega nord. Per non parlare del voto politico che è già dietro l’angolo.
Il Pdl trema. La giunta peraltro ancora oggi finisce sotto i colpi delle rivelazioni di Fiorito ai pm (“Pagavo tutti i consiglieri, la Polverini non poteva non sapere”). Il sintomo anche all’interno del partito è d’altro canto ben chiaro: mentre arriva pure la stilettata di Famiglia Cristiana (“Un Satyricon da basso impero”) si succedono incontri tra i dirigenti con una frequenza quasi inedita. Dopo quella di ieri sera Silvio Berlusconi ha convocato un’altra riunione con lo stato maggiore del partito. A via del Plebiscito sono arrivati i coordinatori e i capigruppo del Pdl oltre al segretario Angelino Alfano.
Ma ora la palla finisce tra i piedi dello stesso governatore: perché per Ignazio La Russa “il caso è chiuso e abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo”, mentre per Maurizio Gasparri “il Pdl e Berlusconi sono convinti che la Polverini non debba dimettersi e mi auguro non lo faccia”, invitandola “a proseguire la sua azione”. Cosa pensi Berlusconi il Cavaliere l’ha già detto alla Polverini ieri: niente dimissioni.
Le dimissioni di Battistoni. Battistoni, fresco successore del protagonista dello scandalo Franco Fiorito alla guida del gruppo Pdl in Regione Lazio, ha gettato la spugna dopo un faccia a faccia con il segretario nazionale Angelino Alfano. Che poi ha commentato: “Battistoni si è dimesso da capogruppo non già perché fosse indagato o sfiduciato politicamente, ma per un suo gesto di grande responsabilità nei confronti delle istituzioni e del Pdl che non possiamo che apprezzare”.  Antonio Cicchetti o Chiara Colosimo sono i nomi che circolano per l’avvicendamento (il secondo in poche settimane) a capogruppo del Pdl alla Regione. Due ex An dunque dopo che Battistoni, ex azzurro, si è dovuto metter da parte per volere della Polverini. “Abbiamo persone degnissime all’interno del gruppo che possono succedere a Battistoni – afferma il coordinatore regionale del Pdl Vincenzo Piso - sono persone con qualità diverse, Cicchetti è riconosciuto da tutti come una persona onesta, di grande esperienza. La Colosimo è una brava ragazza, che rappresenta la freschezza”. Colosimo, peraltro, ritenuta vicina all’ex ministro Meloni, è stata la consigliera che pochi giorni fa, dopo il duro discorso della Polverini alla Pisana, aveva espresso la posizione del Pdl in aula al posto dello stesso Battistoni.
Scricchiola, però, anche la maggioranza, a prescindere dall’eventuale implosione del Pdl: “La Polverini non può andare avanti senza un maggioranza e l’Udc non può andare avanti senza chiarezza e in questa confusione” avverte il segretario dell’Udc Lorenza Cesa. “Mi auguro che oggi il Pdl – sottolinea – abbia deciso qualcosa di positivo e di nuovo. Al di là degli aspetti giudiziari, ma sul piano politico la Regione Lazio non può andare avanti in questa incertezza”.
Polverini: “Io non pago le colpe di altri”. E il presidente? Dopo aver dettato in consiglio regionale le sue condizioni per moralizzare la vita politica ed evitare il tutti a casa, Renata Polverini non ha ancora preso una decisione, e ha ricevuto da Silvio Berlusconi un pressante invito a restare (“Ho sentito Berlusconi, non l’ho visto”, precisa oggi Polverini). “Dimissioni? Qualcuno parla al posto mio, domani si riunisce il consiglio, poi vediamo”, ha detto ai giornalisti uscendo di casa per andare “dal medico”, ha precisato. “Ho condizionato il mio impegno al consiglio, non sono disposta a pagare le colpe di altri”. Domani il consiglio regionale del Lazio voterà sui tagli e sulla riduzione dei costi della politica. Dopodiché il presidente potrebbe annunciare la decisione che riporterebbe la Regione alle urne. Intanto promette: “Oggi daremo i dati. Ho dato autorizzazione ai miei uffici di mettere rete e di trasmettere alle agenzie quello che noi abbiamo fatto e quello hanno fatto gli altri”.
”Io sono una persona onesta”, ha continuato Polverini parlando con i giornalisti sotto casa, “non ho mai rubato nulla e respingo scenari raccapriccianti. Di questa classe politica faccio parte, ma ne voglio uscire bene”. E a chi le chiedeva una candidatura da premier ha risposto: “Ma per carità”. Il presidente della Regione Lazio ha parlato anche della sua partecipazione all’ormai famosa festa in stile antica Roma, con ancelle in toga e maschere da maiale, organizzata dal consigliere regionale Pdl Carlo De Romanis. “Sono stata invitata a una festa da un consigliere per festeggiare l’addio al suo vecchio incarico, questo ragazzo credo abbia rapporti con Tajani: le foto mostrano il mio sconcerto e me ne sono andata via subito”.
Sulle condizioni poste per la sua permanenza, Polverini precisa: ”Io non chiedo la testa di nessuno, faccio il presidente di Regione e agisco nel rispetto delle mie prerogative. Il Pdl, partito che sostiene la mia maggioranza, ci ha messo nei guai attraverso persone poco perbene, a dire poco”. Con il segretario Angelino Alfano aveva precisato la presidente della Regione Lazio, “siamo in totale sintonia su questa vicenda. Mi ha telefonato Berlusconi per dirmi: tu non c’entri niente con questo scandalo, vai avanti nella tua battaglia di pulizia. Vuol dire che si è reso conto che nel Pdl qualche mela marcia c’è”.
Le “consultazioni” del governatore. Ieri la Polverini aveva incontrato tra gli altri anche il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri: al centro del colloquio, un’analisi dei tempi tecnici per andare alle urne in Regione. Circostanza che aveva provocato la polemica del presidente della Camera Gianfranco Fini: ”La decisione della Polverini di dimettersi spetta unicamente all’interessata. Non capisco però a cosa serva il colloquio con il ministro Cancellieri, non occorre un colloquio diretto con il ministro dell’Interno per capire cosa succede in caso di dimissioni, basta leggere la legge”. I tempi sono indicati nello Statuto della Regione Lazio: dal momento delle dimissioni, tre mesi per indire le elezioni e sei mesi per farle.
Il destino del presidente del Lazio e quello del partito, in ogni caso, passano da Palazzo Grazioli. Il Cavaliere, tornato nella Capitale, ha incontrato ieri gli ex colonnelli Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri insieme allo stato maggiore del partito. Punto di partenza lo scandalo che ha investito la giunta Polverini e che ha portato il governatore a un passo dalle dimissioni. Ma il confronto si è orientato subito sul futuro del Pdl: le voci che definivano gli ex An stanchi di essere additati dentro il partito come “capro espiatorio” di ogni disaccordo e della mancata integrazione tra le anime hanno trovato conferma anche tra “addetti ai lavori”, come l’ex ministroAltero Matteoli. “Vogliamo un confronto sui contenuti” hanno spiegato al termine dell’incontro La Russa e Gasparri. Secondo un retroscena pubblicato da Libero, però, dietro le dichiarazioni di circostanza starebbe una realtà meno rassicurante: La Russa, uno dei coordinatori, avrebbe intenzione di lasciare il partito, mentre Gasparri vorrebbe rimanere, ma sarebbe tentato dal richiamo dell’amicizia verso l’antico camerata.
La “pazza idea” di B.: se salta tutto, Renata for president. Ma tra le ipotesi di scissione e i tentativi di riappacificazione, a via dell’Umiltà prende piede anche una terza via, apparentemente degna di scenari da fantapolitica: trasformare lo scandalo del Lazio in opportunità politica. Berlusconi potrebbe – dicono autorevoli fonti vicine all’ex presidente del Consiglio – convincere Renata Polverini a dimettersi subito e continuare la propria opera “moralizzatrice” nel ruolo di candidato del centrodestra a Palazzo Chigi. Il nome della Polverini – preferito alla stessa Giorgia Meloni, la più filo B. tra gli ex An, ma troppo giovane e inesperta – leverebbe le castagne dal fuoco all’ex premier su diversi fronti. In primis eviterebbe la frattura definitiva del partito, orfano del ‘quid’ che Angelino Alfano non è mai riuscito a mettere. Dall’altro eviterebbe al premier una nuova discesa in campo, 18 anni e quattro governi dopo dopo la prima. Senza contare la presa che la governatrice avrebbe sull’intellighenzia Udc, il cui peso è determinante per sperare di vincere le prossime elezioni, quale che sia il sistema elettorale.
La questione morale. Ma che ci sia una “questione morale” se ne sono accorti da tempo anche dall’interno del partito, ma la differenza è che ora la voce ora si può fare più forte. E’ necessario “portare avanti con forza una battaglia di rinnovamento che metta al centro la questione morale e il legame diretto con i cittadini basato su credibilità e competenza” scrivono in un documento comune 11 sindaci: a quelli di Pavia, Lecce, Verbania, Ascoli Piceno, Pescara si sono aggiunti i colleghi di Cremona, Frosinone, Siracusa, Scafati, Mondragone e Teramo: “Serve una battaglia – aggiungono – la cui urgenza risulta quanto mai evidente a fronte degli accadimenti di questi giorni”.
Nel corso di un incontro che la delegazione di sindaci ha ottenuto oggi con Alfano “è stato manifestato un forte malessere rispetto alla gestione a livello locale del partito, spesso guidato da figure calate dall’alto e nominate non certo attraverso criteri meritocratici”. I sindaci mercoledì hanno fissato un incontro con la stampa per illustrare un documento programmatico incentrato sulla necessità “di rinnovare la classe dirigente attraverso l’introduzione di meccanismi elettivi per tutti i livelli decisionali del partito che risultano ancora frutto di cooptazione/nomina gerarchica”.
Bersani: “Si dimetta”. Tutto il centrosinistra chiede che la Polverini lasci. Stamani, al fattoquotidiano.it, anche il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani: “La situazione politica suggerisce questo, penso proprio di sì”. ”Con tutto quello che è già emerso, che altro deve venir fuori perché la Polverini si dimetta? – si chiede il capogruppo dell’Italia dei Valori al Senato Felice Belisario – Quanto ancora dovremo aspettare prima che la governatrice faccia quel passo indietro obbligato e necessario?”.
Il pressing era iniziato già in mattinata con il presidente della Provincia Nicola Zingaretti: “Regione Lazio. Per salvare le istituzioni ormai c’è una sola cosa da fare: tutti a casa” aveva scritto su Twitter.
Formigoni: “Nessuna ripercussione in Lombardia”. Certo, Roberto Formigoni è sicuro: “Mi auguro che la Giunta del Lazio non cada e comunque non ci sarebbe nessuna ripercussione in Lombardia”. Escluso l’effetto domino, insomma. “In Regione Lombardia, come ho sempre sostenuto, non è stata commessa alcuna irregolarità – prosegue la nota di Formigoni che stamani ha anche ricevuto una telefonata da Berlusconi – Nessun euro di denaro pubblico è stato sprecato”. Aspetto sul quale, sempre secondo quanto si è appreso, ha concordato anche Berlusconi. “Noi – conclude il Celeste – continuiamo a governare nella pienissima legittimità politica e dei nostri atti”.

Sei in: Il Fatto Quotidiano > Giustizia & impunità > Fondi Pdl, Fior...

Fondi Pdl, Fiorito ai pm: “Tutti chiedevano. La Polverini non poteva non sapere”

Nel primo interrogatorio dall'iscrizione nel registro degli indagati, l'ormai ex capogruppo Pdl in Regione Lazio ha parlato di un sistema di rimborsi spese "a cui si poteva accedere con estrema facilità". Il suo legale Carlo Taormina afferma che tutto partiva "dall'ufficio di presidenza regionale". E in mattinata la Gdf è arrivata nella sede della Pisana

franco fiorito interna nuova
Così facevano tutti e la presidente non poteva non sapere. Il capogruppo del Pdl Franco Fiorito, indagato per peculato, si è scagliato contro tutti ieri durante l’interrogatorio fiume davanti agli inquirenti romani. “Tutti i consiglieri regionali del gruppo Pdl chiedevano soldi. Erano diventati insopportabili, una persecuzione. Mi telefonavano continuamente o mi aspettavano fuori dall’ufficio per chiedermi soldi per cene, book fotografici, manifestazioni. Mi sono stati chiesti anche 10 mila euro per una cena di 300 persone in locali in cui non so se potessero contenere tutte quelle persone”. Il politico regionale ha snocciolato una per una le richieste dei colleghi, scaricato una valanga di documenti a supporto e spiegato il sistema.
E sul banco degli imputati di sprechi e ruberie Fiorito mette anche l’ex segretario del sindacato Ugl: ‘”La presidente della Regione Renata Polverini non poteva non sapere, poiché si trattava di una decisione di cui la giunta prendeva atto, dell’accordo di ripartizione dei fondi assegnati ai gruppi dall’ufficio di presidenza”. Un patto di ripartizione dei fondi tra tutti i gruppi del consiglio in funzione della loro consistenza politica che prevedeva l’assegnazione di 100 mila euro l’anno a ciascun consigliere per finalità politiche ed un accordo all’interno del Pdl che raddoppiava o triplicava tale assegnazione a seconda degli incarichi ricoperti. Ecco il sistema, secondo Fiorito, in vigore alla Pisana.
Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti della Procura di Roma quindi è finita la posizione di sedici politici regionali. Fiorito, per effetto della somma delle cariche ovvero capogruppo del Pdl e presidente della Commissione Bilancio, gestiva, 300 mila euro l’anno. Parlando della gestione del denaro a lui “spettante” Fiorito, ha sottolineato che le sue spese sono state tutte rendicontate e, a sostegno della sua tesi di trasparenza delle sue operazioni, utilizzava bonifici bancari proprio perché le sue spese fossero tracciabili.P arlando dei suoi numerosi conti correnti, l’ex capogruppo del Pdl ha dichiarato che ognuno di questi era stato aperto per gestire singole necessità: ad esempio quelli in Spagna, due dei quali ereditati dal padre morto quattro anni fa a Tenerife ed altri contenti soldi personali, servivano per la manutenzione ed il pagamento delle utenze delle proprietà ereditate dal genitore. Altri conti erano utilizzati per il pagamento di mutui. Fiorito ha descritto ”una gestione caotica” dei fondi ai quali si poteva “accedere con estrema facilità, anche solo con una telefonata”.
E così questa mattina gli uomini del nucleo valutario della Guardia di Finanza hanno visitato si la sede del Consiglio regionale del Lazio per acquisire nuovi documenti e cercare documentazione cartacea e informatica. Blitz necessario per trovare i riscontri alle parole e alle carte depositate da Fiorito. Documenti e fatture che rappresenterebbero anche la prova di operazioni inesistenti. Agli investigatori è stato consegnato quello che si prò considerare l’intero archivio delle spese.
L’avvocato Carlo Taormina che assiste Fiorito spiega così l’interrogatorio: “Il mio assistito ha chiesto ai pubblici ministeri di indagare, di andare a guardare se a fronte dei soldi concessi corrisponda o meno l’organizzazione di un convegno, l’affissione di un manifesto, la pubblicazione di un testo. Comunque ai magistrati ha consegnato anche documenti riguardanti le somme e le indennità a lui liquidate”.  A chi gli ha chiesto se Fiorito ha accusato i colleghi Taormina smorza: “Accusare è una parola grossa. Fiorito ha chiesto che l’autorità giudiziaria proceda per comprendere che i materiali documentari che abbiamo depositato possano portare a una conclusione in tal senso”. Sul sistema di elargizione dei fondi ai gruppi consiliari laziali il penalista ed ex deputato di Forza Italia aggiunge che “era un sistema ben collaudato almeno dall’inizio di questo mandato. Il sistema chiama in causa chi decideva ovvero l‘ufficio di presidenza regionale da dove partivano le assegnazioni delle erogazioni. Fiorito ha chiesto che si facciano accertamenti su tutti i gruppi perché i benefici li hanno avuti tutti. Può darsi che Fiorito  abbia delle responsabilità, ma se le ha lui le hanno tutti”. Sul ruolo della Polverini il legale sottolinea: “Sul piano politico sono affari dei politici, ma quello che voglio dire è che eventuali accertamenti possono essere utili. La Polverini ha avuto una sua lista e un suo gruppo e se ci sono stati privilegi potrebbe averli avuti anche il suo gruppo”. Fiorito agli inquirenti ha anche detto che “se ha commesso errori è pronto a pagare”. Per lui però potrebbe essere in arrivo altri guai. Nei prossimi giorni infatti sarà ascoltato dal pm di Viterbo Massimiliano Siddi per reati connessi ad un’inchiesta aperta sulla gestione di fondi regionali.

Pdl Lazio, Famiglia Cristiana: “Tramonto del berlusconismo in forma di Satyricon”

Il settimanale paolino definisce la vicenda partita dalle spese folli di Fiorito uno "scandalo da basso impero". E aggiunge: "I penultimatum si rincorrono. Forse basterà che il consiglio approvi i tagli per rimediare al magna magna del Pdl. O forse no"

famiglia cristiana lazio interna nuova
“Il Satyricon della Regione Lazio“. E’ il titolo di un editoriale pubblicato oggi sul sito internet del settimanale Famiglia Cristiana, in merito allo scandalo sui fondi del gruppo consiliare del Pdl in regione Lazio che sta facendo tremare la giunta Polverini. Sottotitolo: “Lo scandalo da basso impero che ruota intorno al consigliere del Pdl Franco Fiorito ha ormai travolto la Regione Lazio e rischia di devastare anche il Pdl nazionale”.
Prosegue l’editoriale sul sito del giornale diretto da don Antonio Sciortino: “Renata Polverini si dimette. Anzi no, non si dimette: le ha telefonato Berlusconi, deve resistere. Si richia un devastante effetto domino che potrebbe arrivare fino alle politiche del 2013. La giunta della Regione Lazio è in bilico. I penultimatum si riconcorrono. Forse basterà che il consiglio approvi i tagli e le riduzioni proposte dalla governatrice per rimediare al ‘magna magna’ del Pdl e ridurre la pletora di gente strapagata (un generone di tecnici, parenti e consulenti) che come topi nel formaggio stanno dentro la Regione. Forse no”.
E il settimanale paolino conclude così: “Sullo sfondo della vicenda, le foto della trucida festa pagana in constume al Foro Italico del 2010, dedicata agli dei ‘de noantri’, organizzata da un altro pidiellino, Carlo De Romanis, uno degli avversari politici di Er Batman, con assessori e consiglieri del Centrodestra vestiti da ancelle e da maiali, un carnasciale di raro squallore che rischia di divenire l’emblema grottesco, non solo del centrodestra romano, ma della politica da basso impero in cui si dibatte il tramonto in forma di Satyricon del berlusconismo”.


Lazio, Polverini: “Chiedo scusa, siamo noi l’antipolitica”. Ma non si dimette

La presidente della Regione parla in consiglio dopo lo scandalo sui fondi del Pdl: "Dobbiamo pagare un prezzo alto se vogliamo restituire dignità alla politica e ai partiti". Poi propone un pacchetto di maxi tagli al consiglio approvato a maggioranza

polverini_nuova interna
“Sono qui per chiedere scusa. Dobbiamo pagare un prezzo alto se vogliamo restituire dignità alla politica e ai partiti”. Un lungo e corposo mea culpa: a “tutta la politica onestà” alle altre Regioni, alle famiglie “che fanno fatica ad arrivare a fine mese, agli operai della Fiat, alla stampa e ai media”. Ma niente dimissioni. Quello della presidente della Regione Lazio Renata Polverini, dopo lo scandalo degli abusi sui fondi del gruppo consiliare del Pdl, alla fine è stato un aut aut: “O si cambia o andiamo tutti a casa” ha detto alla Pisana. Come cambiare è l’oggetto del contendere con il Pdl, il gruppo più numeroso di quelli che la sostengono.  Taglio delle commissioni consiliari,degli assessori, delle auto blu e addio alle somme per i gruppi consiliari: questi i punti salienti del pacchetto di tagli presentato dal governatore: su questa drastica spending review, presentata nel corso dell’intervento al Consiglio regionale, la presidente ha basato la prosecuzione del suo mandato. La maggioranza alla Regione Lazio si è compattata e ha dato il via libera alla mozione: si tratta di una serie di provvedimenti che entro il 2013 prevede la riduzione delle spese dagli attuali 98 milioni di euro a 70. A favore hanno votato in 41, mentre gli astenuti sono stati 26 e tre gli assenti.
In tutto questo, tuttavia, si registra il silenzio assoluto di due protagonisti della vicenda che da giudiziaria è diventata politica: Franco Fiorito (la cui assenza nell’aula del consiglio regionale era stata annunciata dall’avvocato Carlo Taormina), ma anche Francesco Battistoni che, pur essendo capogruppo, non ha preso la parola, ma ha lasciato intervenire la giovane Chiara Colosimo (26 anni, vicina all’ex ministro Giorgia Meloni, l’eletta più giovane alla Pisana) che ha ribadito la fiducia di tutto il Pdl alla presidente Polverini a partire da quella che ha definito “rivoluzione”, cioè i tagli del “pacchetto” proposto dalla presidente di Regione come conditio sine qua non per proseguire la legislatura. L’altro giallo è sul fatto che la mozione approvata non aveva la firma di Battistoni.
L’ultimatum della Polverini. Il terremoto in Regione era iniziato con l’avviso di garanzia inviato a Fiorito. A Fiorito e alle richieste dal presidente, ha risposto ieri una nota del gruppo del Pdl in cui si legge che tutti i consiglieri “saranno in prima linea nel sostenere l’azione di drastica riduzione dei costi della politica annunciata in questi giorni dalla presidente Renata Polverini, a cui ribadiscono assoluta fiducia nel rispetto del mandato popolare”.  Ma non è bastato. La Polverini ha chiesto decisioni e azioni chiare, anche se poi alla fine la decisione è stata non di dimissioni, ma – come in molti avevano predetto – un ultimatum. La Polverini aveva minacciato infatti un azzeramento di tutte le cariche, anche al di fuori della giunta, dopo le dichiarazioni dello stesso Fiorito sul coinvolgimento di diversi consiglieri del Pdl.
Dimissioni respinte dall’intero gruppo che difende in modo compatto soprattutto il capogruppo Francesco Battistoni, citato più volte da Fiorito come uno degli utilizzatori dei fondi. Ma alla fine l’ex leader dell’Ugl, presidente di Regione dal 2010, dopo una lunga lista di scuse, pur minacciando di avere in mano la possibilità di dare le dimissioni in qualsiasi momento, ha rimesso la decisione sulla prosecuzione del mandato all’aula. ”Non ho nessuna intenzione di fare un passo indietro – ha preciso – Stasera, stanotte, domani, che la seduta duri quanto vogliano i consiglieri: o siamo convinti che abbiamo voltato pagina oppure da qui usciamo convinti che siamo ex rappresentanti della istituzione, io per prima”.
Il “pacchetto Polverini” per tagliare 20 milioni. Il “pacchetto-Polverini” prevede tra l’altro il “dimezzamento delle commissioni consiliari e cancellazione delle commissioni speciali,  la diminuzione dei consiglieri regionali secondo le disposizioni legislative nazionali e la conseguente riduzione degli assessori di cui non più della metà potranno essere esterni (ovviamente preservando le disposizioni di pari opportunità), il dimezzamento delle somme destinate al rapporto eletto-elettore e l’azzeramento dei contributi destinati alle attività dei gruppi consiliari, la revoca definitiva dell’assegnazioni delle auto blu per cariche di natura consiliare, per quelle inerenti le commissioni e per i componenti dell’ufficio di presidenza”.
Con le proposte consegnate all’Aula dalla presidente Polverini già nel 2012 il Consiglio di via della Pisana risparmierebbe 20 milioni di euro. Secondo quanto spiegato al termine del suo intervento dalla stessa presidente Polverini, dall’attuale bilancio di 98 milioni di euro del Consiglio regionale, già nel 2012 si passerebbe a 78 milioni. Dal 2013 si arriverebbe a 70 milioni di euro con un rapporto cittadino elettore ed eletto di 13,88 euro, ovvero del Piemonte e della Toscana.
La revoca definitiva dell’assegnazione delle automobili di servizio per le cariche di natura consiliare è tra le indicazioni contenute nel documento. Tra gli altri punti del documento anche il dimezzamento delle somme destinate al rapporto eletto/elettore, sulla base dell’articolo 8 della legge regionale n.14 del 1998, un rapporto che vede il Lazio particolarmente esposto rispetto ad altre regioni. E ancora, l’azzeramento e la revoca di ogni investimento in conto capitale previsto o avviato per le strutture del Consiglio regionale; l’armonizzazione tra il bilancio e il rendiconto del Consiglio regionale e quello della Regione; lo scioglimento dei monogruppi consiliari.
Il gruppo Pdl si dà le regole: tutto online ogni 3 mesi. Il gruppo consiliare Pdl alla Regione Lazio si dà un regolamento di trasparenza. “Siamo d’accordo con Polverini – ha detto la consigliera Colosimo – inizieremo da noi spazzando il fango ricevuto, dotandoci di un regolamento interno che sancisca senza mezzi termini le modalità di erogazione dei fondi. Ci doteremo di un tesoriere e un commercialista. Metteremo in rete ogni tre mesi, pubblico e consultabile, il bilancio del gruppo. Fino a quel momento il Pdl non spenderà un solo euro. Siamo d’accordo sul dimezzamento dei fondi quanto è avvenuto è stato ereditato da un sistema di cui nessuno oggi si era occupato. Questo buco lo vogliamo colmare con lei. Ci dimettiamo perciò dalle commissioni consiliari, per dire che non stiamo scherzando”.
“Disgusto. E poi ce la prendiamo con Grillo?”. “Provo sconcerto e disgusto” ha aggiunto il governatore dopo aver chiesto scusa ai cittadini: ”Non accetto tentativi di rinvio” ha avvertito perché “nessuno giocherà la propria partita politica personale sulla mia faccia”. “Non tutti abbiamo sbagliato allo stesso modo – ha proseguito – Ma siamo disponibili a dare l’esempio. L’antipolitica siamo noi se non cambiamo. Inutile prendercela con Grillo. Non dobbiamo continuare a pensare che la battaglia è tra la giunta e il consiglio. L’istituzione è una: o c’è consapevolezza di questo, nel rispetto di maggioranza e opposizione, o non c’è n’è per nessuno”.
“Uso abnorme dei fondi”. Certo, “è stato fatto un uso abnorme e disinvolto dei fondi”, la Polverini non c’entra, ma c’entrano alcuni consiglieri del Pdl (anche se per il momento per dire il vero l’indagato è uno solo, l’ex capogruppo Franco Fiorito). Ma la presidente ha detto di sentire la responsabilità politica: “Ho scelto questa sede, perché anche se non ho la responsabilità amministrativa di ciò che è accaduto ne sento quella politica”. ”Io ho sempre rispettato l’autonomia del consiglio e di conseguenza dei gruppi – ha dichiarato in consiglio – ma oggi sono qui per dire che a prescindere dal momento storico che stiamo vivendo, questo atteggiamento è considerato dai cittadini insopportabile e indecente. Il Lazio non è una regione qualsiasi, c’è la Capitale d’Italia, in cui s’è consumata la storia del nostro paese, del mondo, la principale sede istituzionale del paese. Per questo quanto è accaduto qui è ancora più grave”. “Insopportabile e indecente” è stato quello che hanno dovuto leggere in queste settimane i cittadini.
“Siamo come la Concordia”. Di più: è stata una catastrofe, secondo la presidente della Regione. “Credo che nel tentativo di spalare fango, con distinguo, ci siamo mostrati ancora più inadeguati di quanto le persone pensino. Noi dobbiamo non solo spalare fango ma fare di più. Come nel caso dell’inondazione di Firenze. Quanto è accaduto è una catastrofe per la politica, per l’Italia e per le istituzioni. A Firenze si è spalato ma si è costruito anche un argine”. ”Una catastrofe politica per l’Italia e per le istituzioni” ha aggiunto la Polverini: “Intendo garantire l’autonomia di questo Consiglio che è un’assemblea legislativa, ma ho scelto questa sede per parlare perché anche se non ho una responsabilità amministrativa di quanto accaduto ne sento la responsabilità politica”.
Per chiarire meglio la Polverini ha usato anche due metafore drammatiche. Una, il naufragio della Costa Concordia: “O superiamo questo scoglio o siamo come la Concordia e ci sfracelliamo”. “La mia strada è questa – ha chiarito – o va avanti o finisce. Se qualcuno pensa di usarmi per procrastinare la situazione ha capito male: o si supera o si va a casa oggi”. Ma il risultato alla fine è che non darà le dimissioni. Ieri era stato invece Angelino Alfano a esortare la Polverini ad andare avanti.
“Questo non è un altro caso Marrazzo – ha ammonito la Polverini – Io non ho mai citato il mio predecessore, con il quale mi sono sentita, non ho mai consentito a nessuno di utilizzare una parola nei suoi confronti. Io non sono l’indagato. Sono il presidente, pago i miei errori, e sono disponibile a pagare quelli di qualcuno che siede nell’aula. Ma non voglio paragoni inaccettabili”.
“Dobbiamo estirpare i tumori da qui come dalla mia gola”. La seconda immagine riguarda il suo dramma personale vissuto l’estate scorsa: “I tumori che stanno qui dentro vanno estirpati oggi come sono stati estirpati i tumori dalla mia gola…”. Un intervento appassionato, dai toni anche molto tesi, insomma, durante il quale la Polverini ha chiarito che “è ridicolo lavorare per nulla, io non sono più disponibile a lavorare per nulla e vergognarmi di uscire di casa e affrontare la gente”.
“Se avessi potuto sarei venuta in ciabatte per andare al mare”. Il governatore ha parlato di “meccanismo da tritarifiuti nel quale qualcuno mi vuole trascinare”. Bene, ha chiarito: “Io non ci sto. Se c’è da andare a casa, ce ne andiamo subito. Purtroppo ho appreso che non può essere immediatamente (riferendosi ai passaggi burocratici in caso di dimissioni, ndr), altrimenti sarei venuta qui in ciabatte e poi me ne sarei andata al mare. E non ho potuto neanche avere vicino i miei familiari quando sono stata operata in quel Grand hotel – ha detto ironicamente – che è l’ospedale Sant’Andrea”. Polverini ha parlato di “cimici della politica che pensano di giocare qui”, ribadendo che se e’ necessario azzerare tutto e andare a casa, “ci andiamo oggi, senza rete e con la vergogna. Ho il privilegio di poter decidere da sola che questo accada (le sue dimissioni da governatore determinerebbero automaticamente la fine anticipata della legislatura, ndr). Questo non è rivendicare potere, ma un pezzo di responsabilità. Sono una persona che da domani mattina può ritornare da dove è venuta”.
Dal governatore un invito quindi ai gruppi regionali affinché “almeno oggi ci si comporti da persone serie. O siamo convinti che il tempo è scaduto, oppure non vale la pena andare avanti. Non accetto tentativi di rinvio attraverso riforme per poi vedere se nei meccanismi elettorali si trovano alternative. Se qualcuno pensa di usarmi per procrastinare la situazione e poi provocare un altro incidente di percorso, si sbaglia di grosso. O decidiamo ora se andare avanti o fuori subito. Oggi abbiamo – ha detto ancora – una straordinaria opportunità. Siamo noi, gli stessi che hanno affondato la credibilità della Regione; possiamo rilanciare la credibilità, possiamo dare un esempio, possiamo dire che questo consiglio regionale saprà uscire a testa alta”.

“Tutto pagato di tasca mia”. De Romanis mostra le foto delle feste e querela Fiorito

Il consigliere Pdl vestito da Ulisse. Una festa da 20mila euro organizzata dallo stesso De Romanis per il suo rientro a Roma dal Parlamento europeo. Tutto, dice, "pagato privatamente". Niente a che vedere con la celebrazione per il Natale della Capitale - mai svolta - di cui parla Fiorito nelle sue accuse

Ecco la famigerata foto del toga party. Carlo De Romanis, vestito da Ulisse che ritorna da Itaca. Una festa da 20mila euro, forse anche di più, organizzata dallo stesso De Romanis per festeggiare il suo rientro a Roma dal Parlamento europeo come consigliere regionale del Lazio: “Per farmi pubblicità e ringraziare chi mi aveva sostenuto”. De Romanis ha querelato l’ex capogruppo Pdl  Franco Fiorito per diffamazione e lui stesso ha diffuso le foto dell’evento: duemila persone al Foro Italico, costumi e messe in scena. Tutto, dice De Romanis, pagato privatamente. “Ho le fatture”, dice.
La foto di De Romanis vestito da Ulisse, inviata dallo stesso
Niente a che vedere con la festa per il Natale di Romadi cui parla Fiorito nelle sue accuse. Che, spiega De Romanis, non c’è mai stata. ”La festa a Cinecittà è stata una pura invenzione di Fiorito per screditarmi. Non doveva neanche essere una festa, ma un evento di commemorazione del Natale di Roma. Ho ritenuto la cifra dell’affitto del Set dell’Antica Roma a Cinecittà inadeguata ed inopportuna, per cui l’evento a cui fa riferimento Fiorito non si è mai svolto per volontà mia e degli altri colleghi con cui lo stavo promuovendo”.
Il consigliere aggiunge poi un dettaglio. E’ vero che alla serata del foro Italico presero parte anche la presidente Polverini e l’assessore Cetica. Quest’ultimo, secondo il racconto di Fiorito, si sarebbe detto “disgustato” per la cosa. Dice De Romanis che Cetica si limitò a dirsi “imbarazzato”. Ma solo perché era in borghese, tra tanti in costume.

Pdl Lazio, Fiorito: “Ho pagato tutti, mi hanno fregato”

Il capogruppo indagato si confessa in un'intervista. Festini con "gnocche" travestite. Il consigliere con l'amante sull'auto noleggiata dalla Regione. E una montagna di fatture falsificate dagli uomini del partito. Bonifici per 700mila euro e imbrogli sui buoni benzina. L'accusa dei pm: peculato

fiorito (2)
Si presenta in autoblu con due autisti che lo aspettano all’ingresso di un bar romano di Piazza Euclide, Franco Fiorito. In gessato e camicia bianca, l’aria afflitta e senza fidanzata. È la prima notizia che ci fornisce l’ex capogruppo Pdl indagato per peculato, come se ciò potesse distogliere l’attenzione dall’importanza dell’indagine che la magistratura sta svolgendo nei suoi confronti. Si definisce un “faggiano” a causa della sua ingenuità e tra ammissioni e fango gettato sugli avversari, il consigliere, che proprio ieri si è autosospeso dal partito, inizia a parlarci della sua relazione sentimentale, che si è conclusa al ritorno delle vacanze in Sardegna, le stesse che sarebbero state pagate con due bonifici partiti dal conto Pdl, per un totale di 30 mila euro.
Quindi, gli italiani hanno pagato la vacanza anche alla sua compagna?Avevo appena concluso la campagna elettorale per le regionali , ero depresso. Ho prenotato due settimane in due Resort tra i più belli della Costa Smeralda, “Pitrizza” e “Romazzino”. La prima settimana ero solo, poi mi ha raggiunto la mia compagna. Sì, è vero, ho pagato con i soldi del gruppo. Ma poi ho versato nel conto del partito ciò che avevo speso.
Peccato che nella relazione Unicredit manchi questa voce in entrata. Può dimostrare di aver restituito i soldi?Certo che lo farò. Nel mio ufficio ho migliaia di carte e fatture di tre anni di amministrazione. Ho una stanza intera, nel mio ufficio, piena di faldoni con le ricevute di Battistoni per manifesti finti, fatte registrare da sue due associazioni, “Majakovskij” e “Lazzaroni”, per un totale di 70 mila euro. Ma ci sono cose molto più divertenti. Un consigliere (di cui non riveliamo l’identità, ndr) ha noleggiato un’auto per due ore recandosi in un albergo che sta ad Aprilia “Il Focarile”. Il sospetto è che il noleggio sia stato fatto per incontri amorosi. (Poi aggiunge: “ Oh, non lo segnà che questo è sposato, eh”)
Anche lei ha acquistato una Smart e una Bmw pagandole rispettivamente 16 e 88 mila euro con i soldi del gruppo.La Smart è a disposizione del gruppo, io non riesco neanche a entrarci. È troppo piccola per me. In particolare era utilizzata dalla mia segreteria.
Nella Smart non c’entrava, ma nel Suv invece sì…
Sì, quello lo usavo io.
Ma come presidente di commissione ha già diritto all’autoblu. Perché comprarne un’altra?Ne avevo bisogno. Lo fanno tutti. Non sono il primo. Guardate per esempio i buoni benzina che ho rimborsato. Io non li ho mai visti e infatti ho il sospetto che non li abbiano mai dati materialmente e che si facevano dare i soldi. Adesso ho scritto agli altri per sapere come li hanno spesi e perché, altrimenti andiamo in galera per voto di scambio. La cifra è di circa 50 mila euro. Su queste ricevute ho molti dubbi: tre consiglieri, Battistoni, Miele e Del Balzo hanno presentato al gruppo un conto totale di 100 mila euro in tre. Sono conti un po’ anomali e sospetto siano falsi. Di queste spese ne sono venuto a conoscenza da poco. Perché io delegavo il mio caposegreteria, Bruno Galassi, a fare materialmente da cassiere. Sono capogruppo e tesoriere, da noi non esiste differenza tra i due ruoli.

Ma a parte comprare auto, lei i soldi li prendeva anche in contanti. È vero?Ci sono tanti prelievi in contanti. C’era in particolare il consigliere Romolo Del Balzo che, per pagare i suoi, veniva da me a chiedere contanti. Noi abbiamo la possibilità di fare bonifici mensili fino a 150 mila euro ciascuno . Abbiamo chiesto alla banca UniCredit di aumentare la soglia di disponibilità ma ce l’hanno negata. Con quelle cifre non riuscivo a rimborsare neanche le ricevute dei consiglieri, buone o false che siano. Devo pagare tutti, compresi quelli che non contano un cazzo. Per esempio a Battistoni ho dovuto dare oltre 300 mila euro di spese. Colpa della mia ingenuità: anche alcuni colleghi di partito mi dicono che sono molto leggero in materia di conti e probabilmente ne pagherò le conseguenze.

Ma come giustifica il trasferimento all’estero di 753 mila euro segnalato a Bankitalia?Non sono 753 mila euro, ma 300 mila. Ci sono dei bonifici trasferiti anche all’estero, è vero, ma non arrivo a quella cifra. Sui movimenti totali, tra Italia e estero, arrivo a circa 700 mila. Non lo scrivete però, non ci farei una bella figura.
Nel suo dossier c’è anche un preventivo per un festino di 48 mila euro. I suoi ex colleghi negano che ci sia stato. Lei lo ha finanziato?Sì, ho pagato tutto per finanziare quella festa nel set di Cinecittà. C’erano delle gnocche travestiste con le gonnelline bianche. Non ci sono andato, ma qualcuno, dai racconti riportati, si sarebbe divertito. Ricordo che Stefano Cetica (assessore al Bilancio, ndr) era disgustato”.
Insomma Franco Fiorito tira in ballo tutti, senza esclusione di colpi. Tutti i politici nominati dal consigliere sono stati contattati, con esito negativo, dal Fatto. L’unico a rispondere è Romolo Del Balzo. Fiorito aveva ammesso di aver assunto la moglie e la nipote. “È vero – afferma del Balzo – ma sono delle dipendenti regionali. Per il resto non ho mai preso i soldi in contanti, tranne un versamento diretto di 3 mila euro. E non ho mai presentato buoni benzina”.
da Il Fatto Quotidiano del 15 settembre 2012

Nessun commento:

Posta un commento