martedì 25 settembre 2012
pdl Lazio "maiali a spese nostre" chiude centro per disabili a Cassino
“MAIALI A SPESE NOSTRE”
Chiude un centro per disabili a Cassino: l’urlo di una madre
Il Lazio ha tagliato 150 milioni di euro per il sociale
Il Fatto quotidiano 26 settembre 2012
SOLDI NOSTRI
Trenta famiglie
del Frusinate
c o s t re t t e
a tenere
in casa i figli
“Andremo sotto
la Pisana”
di Silvia D’Onghia
Quando Chiara saliva sul pulmino,
per prima cosa mi
sedevo dieci minuti. Avevo
bisogno di riposarmi.
Poi tornavo a casa e mi dedicavo
agli altri figli, oppure ai miei genitori
di 80 anni. O qualche volta
mi concedevo persino il lusso
di una vetrina. Ora non so più
dove sbattere la testa”. La signora
Ivana Russo è un fiume in piena.
Cinquantenne, moglie di un
macchinista in pensione e madre
di tre figli. Abitano in un piccolo
centro della provincia di
Frosinone, Pontecorvo, a due
passi da Cassino. Chiara è la primogenita:
“Ha avuto problemi
durante il parto, 30 anni fa”.
Chiara ha una grave disabilità:
“È aggressiva, ha bisogno di
continua assistenza, a casa
spacca tutto. Io l’ho presa come
una missione, mi aiuta tanto la
fede. Ma sono stanca, e soprattutto
ora che il centro ha chiuso
non so più come fare. E io sono
fortunata: ci sono mamme che
hanno tentato il suicidio”. Sabato
scorso il Consorzio dei Comuni
del Cassinate per la programmazione
e la gestione dei
servizi sociali si è visto costretto
a chiudere il Centro diurno di
Pontecorvo. Trenta ragazzi con
disabilità grave, trenta famiglie
alle spalle.
MENTRE i consiglieri Pdl del
Lazio organizzavano festini e degustavano
ostriche, la spesa corrente
per il sociale veniva tagliata
di 150 milioni di euro in un anno.
“Si è passati dai 387 del 2011
ai 230 del 2012”, calcola Giulia
Rodano dell’Idv. Di questi, 50 sono
quelli che non arriveranno
mai ai Comuni. E tanto meno ai
Consorzi. “Lo stanziamento era
già stato decurtato di 400 mila
euro all’inizio del 2012 – spiega
al Fatto Emilio Tartaglia, direttore
del Consorzio –. Ma i quattro
milioni stanziati dall’a s s e s s o ra t o
alle Politiche sociali, con tanto
di mandato al Consiglio regionale,
non sono mai stati erogati”. E
adesso, con le dimissioni della
Polverini, chissà cosa accadrà.
“C’è il rischio che taglino ulteriormente
–prosegue Tartaglia –
attraverso la ‘Lettera A’ della Legge
regionale 38/96: fondi che la
Regione dà ai Comuni. Potrebbero
arrivare altri 200 mila euro
in meno”. Da luglio il Consorzio
non paga gli stipendi ai 350 operatori,
ma soprattutto non paga
Inps e Inail: “Il nostro fabbisogno
è di 250/300 mila euro al mese
(meno di quanto ha speso in
un anno il Pdl per la stampa dei
manifesti, ndr), tutto va in stipendi,
i politici membri del Consorzio
non prendono nulla”.
E così la riapertura del Centro,
prevista per l’11 settembre, è
slittata a chissà quando. I trenta
ragazzi, che erano stati addirittura
in soggiorno estivo a Terracina,
per un “percorso di autonomia”,
adesso sono costretti a restare
a casa. Ieri alcuni genitori
hanno “occupato” simbolica -
mente il Centro. “Io non ci sono
potuta andare – spiega la signora
Ivana – proprio perchè avevo
Chiara a casa. Altrimenti avrei
dovuto pagare una ragazza, specializzata
s’intende, per guardarmela”.
La beffa, oltre il danno.
“MASONO disposta a incatenarmi
sotto la Regione Lazio.
Chiara piange, perchè vede gli
altri ragazzi andare ‘a scuola’ e
lei non ci può andare. Lì facevano
una sacco di attività, psicomotricità,
persino le recite. Ora
a casa diventa aggressiva e spacca
tutto”. Tragica ironia della
sorte: nei giorni precedenti al
suo ricovero al Sant’Andrea, l’or -
mai ex governatrice Polverini
aveva ricevuto una lettera proprio
dalla signora Ivana. “Ho parlato
con la sua segreteria, mi hanno
fatto mandare un fax, poi ho
richiamato e mi hanno assicurato
che la presidente l’aveva letta”.
Risposte? Zero. Neanche un
bigliettino d’auguri. Alla Regione
Lazio evidentemente non c’era
tempo per la salute degli altri.
“Cosa ho pensato quando ho letto
le notizie di questi giorni? –
continua la mamma di Chiara –
Che mi vergogno di essere italiana.
Mi sembra di elemosinare
qualcosa che invece è un mio diritto.
Mi sento come quelle persone
che chiedono la carità davanti
alla chiesa. È un miracolo
che la Polverini si sia dimessa.
Anzi, credo che sia troppo facile
dimettersi dopo che per anni ha
affiancato personaggi come
quelli”.
Quello di Pontecorvo non è un
caso isolato. I tagli e la mancata
erogazione dei fondi regionali
stanno mettendo in ginocchio
un intero sistema di assistenza alla
disabilità e al disagio psichico.
“Quando andavamo a bussare alle
porte degli assessori o dei consiglieri,
la risposta era sempre la
stessa: non c’è un euro – raccon -
ta Anna Maria De Angelis, presidente
dell’Associazione regionale
per la salute mentale –. Percepivamo
il fetore di sprechi e
spudoratezze, ma non immaginavamo
che esistesse un tale buco
nero. Una piccola parte dei
soldi caduta a pioggia tra i partiti
della Regione Lazio sarebbe stata
più che sufficiente per assicurare
i sussidi, le attività di risocializzazione,
i soldi ai centri
diurni, la continuità terapeutica
per non dire dell’aumento di organico
nei servizi, i Centri di Salute
Mentale, i piani di zona”.
“Cosa chiederei alla Polverini o
ai consiglieri della Regione? –
conclude Ivana Russo – G u a rdate
negli occhi i nostri figli,
guardateli dritti negli occhi”.
Senza maschere da maiali, stavo
l t a .
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