venerdì 28 settembre 2012

Record mondiale delle bugie per l'Ilva "a Taranto nessuna emergenza salute"

Il presidente Ilva Bruno Ferrante a 'la telefonata' di Maurizio Belpietro su Canale5: “Abbiamo
altre perizie che raccontano una verità diversa: sto ricevendo studi da personalità della scienza”
'A Taranto nessuna emergenza saluteNon si sta peggio che in altre città'
A Taranto non c’è nessuna emergenza sanitaria. Il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante ha spiegato la sua versione a La telefonata di Maurizio Belpietro su Canale5. “Abbiamo in mano - ha dichiarato - altre perizie che raccontano una verità diversa sull’emergenza salute per la zona di Taranto: sto ricevendo in questi giorni studi da personalità della scienza” secondo cui “a Taranto non c’è emergenza sanitaria”. Ferrante ha detto che “quando verrà il momento consegneremo queste perizie all’autorità” e ha aggiunto: “Stiamo raccogliendo tutti i dati che anche le condizioni ambientali di Taranto non sono poi peggio di tante realtà urbane del nostro Paese”. Intanto continuano le proteste degli operai
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Ilva, Ferrante: “Nessuna emergenza sanitaria”. Blocchi dei lavoratori

Il presidente dell'azienda di Taranto è intervenuto a 'La telefonata' di Maurizio Belpietro su Canale 5 dove ha spiegato: "Stiamo raccogliendo tutti i dati che anche le condizioni ambientali della città non sono poi peggio di tante realtà urbane del nostro paese". Gli operai di nuovo in sciopero per difendere il posto di lavoro

Ilva, Ferrante: “Nessuna emergenza sanitaria”. Blocchi dei lavoratori
Nei terreni vicini all’azienda sono stati individuate sostanze inquinanti come mercurio, nichel e cadmio e il sindaco ha vietato ai cittadini “l’accesso alle aree verdi non pavimentate del quartiere Tamburi”. Eppure secondo il presidente dell’Ilva, a Taranto non c’è nessuna emergenza sanitaria. Bruno Ferrante, che gioca una partita a scacchi fatta di note firmate e finora riservate con i tecnici Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento dall’altra, è intervenuto a La telefonata di Maurizio Belpietro su Canale5, ha dichiarato: “Abbiamo in mano altre perizie che raccontano una verità diversa sull’emergenza salute per la zona di Taranto: sto ricevendo in questi giorni studi da personalità della scienza” secondo cui “a Taranto non c’è emergenza sanitaria”. Ferrante ha spiegato che “quando verrà il momento consegneremo queste perizie all’autorità” e ha aggiunto: “Stiamo raccogliendo tutti i dati che anche le condizioni ambientali di Taranto non sono poi peggio di tante realtà urbane del nostro paese”.
Inquinamento a Taranto – Il presidente dell’Ilva ha ammesso che comunque c’è inquinamento in città, “e per questo – ha spiegato – nel nostro programma sono previste iniziative per attenuare lo ‘spolverio’. Questo è un problema connesso alla collocazione stessa dello stabilimento, realizzato troppo a ridosso del rione Tamburi, ma stiamo avviando iniziative importanti proprio per attenuare lo spolverio. Abbiamo ridotto il cumulo di minerali giacenti e stiamo provvedendo a un sistema d’idratazione molto più efficace”. Dunque, ha continuato, “c’è un impegno serio dell’azienda, corretto e responsabile, e per questo sono rimasto amareggiato nel sentir definire ‘sconcertante’ il programma di un’azienda” che “non ha mai distribuito dividendi ma ha sempre reinvestito gli utili nel rinnovamento tecnologico anche in funzione ambientale”.
Fermo degli impianti e attività di risanamento – Il presidente dell’Ilva è poi tornato sul ricorso contro il provvedimento del gip Patrizia Todisco che ieri ha detto no alla richiesta dell’azienda di produrre utilizzando i reparti della grande fabbrica sotto sequestro per l’inquinamento che sviluppano: “Combatteremo in tutte le sedi che la giustizia ci consente per far valere nostre ragioni – ha detto – impugneremo subito la decisione del gip che però va eseguita. Che significa avviare il fermo di alcuni impianti e iniziare attività di risanamento”. Il ricorso, ha aggiunto, “lo presenteremo nei primi giorni della prossima settimana e faremo anche ricorso contro gli arresti” (sono ai domiciliari Emilio e Nicola Riva, ex presidenti Ilva e l’ex direttore dello stabilimento, Luigi Capogrossi, ndr).
Ha evidenziato anche i problemi occupazionale relativi a un eventuale chiusura di parte dell’impianto: ”Se dovessimo andare al fermo alla chiusura di alcuni altiforni, così come detto anche nelle decisioni dei custodi, questo evidentemente creerebbe problemi sia sull’attività produttiva che sui livelli occupazionali”, ha aggiunto. ”L’Ilva attualmente produce – ha proseguito Ferrante – perché è inevitabile che produca. Se gli impianti, come dicono gli stessi magistrati, devono funzionare per essere risanati, è inevitabile che se funzionano producono, quindi l’acciaio viene prodotto regolarmente ed è impossibile che non sia così”. Ferrante ha aggiunto di aver “sempre rispettato il ruolo, il lavoro e le decisioni dell’autorità giudiziaria. Però – ha sottolineato – combattere il reato è una cosa, dare un’indicazione su scelte di natura tecnica di intervento sugli impianti è un’altra cosa. E un’altra cosa ancora è adottare provvedimenti che dicono all’azienda di chiudere, di non produrre. Questo significa alterare l’equilibrio sociale, economico, industriale di una zona del Paese”.
Sindaco: “Investire per tutelare ambiente, salute e lavoro. Come finirà? Bene” - “Sto dalla parte della ragionevolezza: investire per rispettare ambiente, salute e lavoro. Bisogna fare una sola cosa: ambientalizzare la fabbrica. Ancora l’Ilva non ha deciso di impegnare risorse per la tutela della salute e dell’ambiente”. Il sindaco di Taranto Ippazio Stefano a Tgcom24 è convinto che vadano “rispettati dei diritti inviolabili: il diritto al lavoro e il diritto alla salute”, ma è convinto che “finirà bene” perché “aumenterà l’impegno finanziario dell’Ilva e le norme prescritte dai magistrati saranno recepite dall’Ilva e dall’Aia, come abbiamo chiesto: saranno migliorative e d’eccellenza. Perché noi chiediamo l’eccellenza per questa città e per i cittadini che hanno dato tanto”.
Legambiente: “Contro inquinamento l’azienda stanzi risorse adeguate” –  Abbattere l’inquinamento, bonificare, diversificare l’economia. Ma anche attuare interventi sanitari e garantire trasparenza. Sono queste le richieste di Legambiente Taranto che ha annunciato un sit-in per domani pomeriggio in Piazza Immacolata a partire dalle 18. “L’annuncio della disponibilità Ilva ad investire 400 milioni non ha, giustamente e ovviamente a nostro avviso, convinto la Magistratura – ha scritto in una nota-. L’abbiamo detto e lo ripetiamo: per abbattere l’inquinamento Ilva deve stanziare risorse adeguate ed adottare un cronoprogramma stringente. E’ questa l’unica strada per tenere insieme salute, ambiente e lavoro”. Secondo l’associazione ambientale è prioritario “abbattere drasticamente le emissioni inquinanti dell’Ilva e di tutti gli impianti industriali presenti nel territorio prevedendo limiti particolarmente severi anche in considerazione del carico complessivo di inquinamento che grava sulla città”.
Sciopero e blocchi dei lavoratori - Sono già in corso da questa mattina alle 7, in concomitanza con l’avvio del primo turno, gli scioperi ed i presidi stradali dei lavoratori dell’Ilva in difesa del posto di lavoro contro la chiusura degli impianti. Rispetto a ieri, Fim, Cisl e Uilm hanno deciso di anticipare l’avvio della protesta. I presidi stradali, che stanno riguardando le statali 100 per Bari e 106 per Reggio Calabria, sono stati mantenuti anche tutta la scorsa notte con la presenza di circa una trentina di persone. La protesta andrà avanti per tutta la giornata.
Anche a Genova circa 200 lavoratori dello stabilimento di Cornigliano, sono scesi in strada oggi per protestare contro la situazione venutasi a creare a Taranto. La manifestazione è stata organizzata da Fim e Uilm. I lavoratori hanno bloccato il traffico della zona, per poi riunirsi in presidio permanente davanti allo stabilimento. Non è previsto un corteo. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/28/ilva-ferrante-a-taranto-non-ce-emergenza-sanitaria-blocchi-dei-lavoratori/366329/

Ilva, ‘battaglia epistolare’ tra Ferrante e gli altri custodi giudiziari

Il presidente dell'azienda ha spedito una nota ai tecnici dopo la richiesta di questi in cui lo invitavano a provvedere, come disposto dalla procura, alla definizione di un piano per la ricollocazione del personale degli impianti sequestrati. Che, fra l'altro, dovrebbe consentire anche la riqualificazione degli operai nelle operazioni di bonifica

L'ex prefetto Bruno Ferrante
Uno scontro in punta di penna. I quattro custodi giudiziari dell’Ilva si infliggono colpi attraverso lettere al vetriolo, evidenziando un divario troppo netto per essere colmato. Tra Bruno Ferrante da una parte e i tecnici Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento dall’altra, si gioca una partita a scacchi fatta di note firmate e finora riservate. Il via alla battaglia epistolare lo ha dato Bruno Ferrante, presidente del cda Ilva e amministratore nominato dal tribunale del riesame il 7 agosto, revocato poi dal gip Patrizia Todisco e infine reintegrato lo scorso 28 agosto.
Ferrante ha spedito una nota ai tecnici dopo la richiesta di questi in cui lo invitavano a provvedere, come disposto dalla procura, alla definizione di un piano per la ricollocazione del personale degli impianti sequestrati. Un piano che dovrebbe consentire anche la riqualificazione degli operai nelle operazioni di bonifica e quindi alla salvaguardia del posto di lavoro in caso di chiusura dello stabilimento. Ferrante, evidentemente, non ha gradito. “Non credo – ha scritto l’ex prefetto di Milano – che i custodi tecnici abbiano la responsabilità di invitare il custode responsabile a provvedere alla definizione di un piano operativo di gestione del personale”.
Il legale rappresentante legale dell’Ilva, forse, si è sentito punto nel vivo e così ha deciso di passare al contracco: “Sono semmai da discutere – ha rilanciato Ferrante – collegialmente le disposizioni tecniche in modo da armonizzarle con quelle relative al personale. Non mi pare neppure corretto che i custodi-tecnici indichino al custode-amministratore le modalità di gestione del personale (come quando si invita a prevedere “azioni mirate alla formazione e alla riconversione del personale”….), a seguito in particolare della procedura di fermata dell’altoforno 1. Tali indicazioni dovrebbero tutt’al più provenire dall’autorità che vigila sull’esecuzione dei provvedimenti del Tribunale del riesame, ma non certo da una parte dei custodi, che non hanno peraltro competenze specifiche nella materia”.
Eppure la richiesta dei tecnici non è affatto slegata dalle richieste formulate dalla procura che il 5 settembre scorso ha emanato un provvedimento che divideva nettamente le funzioni tra i tre ingegneri tecnici, a cui compete la “realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni pericolo e l’attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti”, e l’unica a ssegnata a Ferrante che deve occuparsi proprio delle “scelte gestionali riguardanti il personale addetto alle aree in sequestro”.
Non solo. Ferrante rinfaccia ai tecnici di non avere competenze specifiche in materia di gestione del personale, ma pretende di partecipare alle decisioni tecniche senza, tuttavia, ammettere di non possedere a sua volta quelle competenze. Lo staff guidato da Barbara Valenzano però non ha incassato, anzi ha risposto punto su punto. Hanno condiviso la necessità di un lavoro collegiale, ma hanno sottolineato di non aver ricevuto alcuna proposta di incontro da parte di Ferrante. Hanno poi lanciato l’affondo sottolineando come gli “aspetti connessi alla gestione del personale e agli aspetti amministrativi economico-finanziari per i quali almeno parzialmente la società ha convenuto, sono bloccati” e che da alcuni giorni sarebbero impossibilitati a raggiungere la palazzina direzionale dell’Ilva perché “il presidente effettua incontri sindacali, conferenze stampa e visite di cortesia”.
I custodi tecnici, sottolineando il doppio ruolo di presidente del cda Ilva e di amministratore giudiziario rivestito da Ferrante – che per il gip Todisco rappresentava un palese conflitto di interessi – hanno chiarito che questo non deve “inficiare il processo di eliminazione delle situazioni di pericolo affidato a tutti i custodi-amministratori e che dovrà essere attuato in tempi immediati”. Pur comprendendo “l’esigenza del presidente del consiglio di amministrazione della società Ilva di perseguire la difesa, anche attraverso i media, dell’immagine aziendale” i custodi si sono detti certi del fatto che “la tutela della salute dei cittadini, dei lavoratori e del loro lavoro” resti “un obiettivo primario”. Ma non è tutto. I tecnici hanno poi chiaramente puntato il dito contro Ferrante in merito alle proteste clamorose inscenate dagli operai negli ultimi giorni. “Gli ultimi eventi di protesta determinatisi a seguito delle sue dichiarazioni stampa e comunicazioni alle organizzazioni sindacali, di cui i custodi tecnici non hanno neanche piena conoscenza, stanno mettendo in pericolo l’incolumità dei lavoratori e della popolazione”. 
I tencici hanno così informato la procura della Repubblica declinando ogni responsabilità dai “gravi rischi che non sono connessi alle ordinarie attività lavorative ed al normale esercizio degli impianti”. La battaglia epistolare, quindi, sembra destinata a continuare. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/28/ilva-battaglia-epistolare-tra-ferrante-e-altri-custodi-giudiziari/366330/

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