mercoledì 26 settembre 2012
Polverini dimissioni o televendita? continua lo scandalo pdl nel Lazio
SORPRESA LA POLVERINI
SI DIMETTE SOLO IN TV
Ancora nessuna comunicazione ufficiale. Resta in carica e ne approfitta
per sistemare altri fedelissimi. E da qui alle elezioni sarà lei a gestire
ciò che resta del patrimonio della Regione Lazio spolpato dai partiti
La televendita Martedì sera, a Ballarò, Maurizio Crozza ha dato i suoi consigli
per gli acquisti: tre diversi modelli di “fo rc o n e ” per ogni tipo di rivolta
Ballarò,
i “forconi”
di Crozza
e i sorrisetti
della governatrice
La Polverini aveva detto alcune frasi celebri:
Ripercussioni nel paese
Dimezzato il deficit
“Con il blocco della mia azione
riformatrice ci saranno
gravi ripercussioni sul paese:
abbiamo fatto 5 miliardi di tagli
perché lo volevamo e perché abbiamo
avuto come effetto il dimezzamento
del disavanzo sanitario
portandolo a 700 milioni”
L’addio
Vado via a testa alta
“Vado via a testa
alta non so se altri potranno
fare lo stesso.
Me ne vado avendo azzerato
i fondi dei gruppi
regionali. Voglio vedere
se chiunque
verrà farà lo stesso”.
Testimone oculare
“Dirò quel che ho visto”
“Domani ciò che ho visto lo
dirò. Le ostriche viaggiavano
comodamente già nella
giunta prima di me, quindi io
non ci sto, non ci sto alle similitudini
e nessuno si permetta di
dire una parola su me e i miei
collaboratori”.
Il teatrino
“Gente da operetta”
“Personaggi da operetta che
non era accettabile mantenere
in un luogo prestigioso
come il consiglio regionale.
Hanno fatto cose raccapriccianti.
Confermo ciò che ho detto a
Monti e a Napolitano: le mie dimissioni
sono irrevocabili.
NON SE NE VA
Renata Polverini è ancora in carica
e annuncia “pulizia” nella sua giunta
A rischiare
il posto sono
gli assessori
legati
all’ex
Forza Italia
Antonio Tajani Intanto
la governatrice
conferma due
dirigenti a lei
vicini, ma
sono già stati
bocciati dal Tar di Eduardo Di Blasi
Ieri hanno raccolto le proprie
cose alla Pisana gli 88
dipendenti tagliati dal
consiglio regionale del Lazio:
ragazzi con contratti a
tempo, autisti di presidenti di
commissioni che non ci sono
più, precari della politica da
mille euro al mese. Il bonifico
mensile di una dozzina di migliaia
di euro arriverà invece
serenamente a Franco Fiorito,
il consigliere Pdl simbolo dello
scandalo esploso in Regione
Lazio, l’uomo del Suv, delle
gite in Sardegna con i soldi dei
contribuenti, delle ricche cene,
delle accuse ai colleghi di
par tito.
E RENATAPolverini? La Presidente
del Lazio, che negli
scorsi giorni aveva annunciato
le proprie dimissioni, tappezzando
la città di manifesti con
il nuovo motto della casa “questa
gente la mando a casa io”, è
ancora al suo posto. Ieri ha frequentato
serenamente la Conferenza
dei Presidenti di Regione,
è stata dal Capo dello Stato,
ha anche trovato il tempo per
convocare una giunta che ha
deciso di impugnare davanti
alla Consulta la legge sulla
spending review (non piacciono
le norme sul riordino delle
Province e i tagli previsti alle
società partecipate) e di rinnovare
fino a giugno i contratti di
due dirigenti esterni, Raffaele
Marra (direttore del Personale)
e Giuliano Bologna (coordinatore
dell’avvocatura regionale).
Entrambe le nomine erano
state bocciate dal tar a giugno
scorso, sentenza che la Regione
ha preferito ignorare in
attesa della pronuncia del Consiglio
di Stato, prevista per il
mese prossimo. Non sono due
nomine neutre. Bologna proviene
dall’Ugl, il sindacato della
Polverini, ed è stato consulente
legale della stessa governatrice.
Marra, invece, è considerato
vicino al sindaco di
Roma Gianni Alemanno. Se ne
andranno poco dopo la giunta,
ai giudici amministrativi piacendo.
A CHI CHIEDEVAlumi sulle
sue mancate dimissioni, la
Presidente di Regione ha risposto:
“Ne stiamo ragionando
con il ministro Cancellieri.
Ve ne dovete fare una ragione.
Ci sono delle procedure da seguire.
Tanto, un giorno in più o
in meno cambia poco. L’importante
è essersene andati da
questa Regione, aver dato un
taglio a questa situazione e
aver mandato a casa tutti quei c i a l t ro n i ”. Certo le opposizioni
del Consiglio regionale del
Lazio attendono che quelle dimissioni,
annunciate ormai
due giorni fa, vengano formalizzate
all’aula, ma per vederle
nero su bianco si potrebbe dover
attendere anche la prossima
settimana.
La giunta, infatti, ha davanti a
sè dossier difficili da gestire
con la sola gestione ordinaria
(quella che deriverebbe dalle
dimissioni della giunta): c’è la
partita della Sanità (Polverini è anche commissario della Sanità
regionale), dei fondi europei
(migliaia di euro che rischierebbero
di essere spesi in
altre regioni d’Europa in mancanza
di una pianificazione ordinata),
dei rifiuti, con il piano
regionale che non pare vedere
sb oc ch i.
Inutile nascondere che la permanenza
in Regione consentirà
alla Polverini di condurre le
proprie battaglie politiche, e
anche le proprie vendette nei
confronti della sua stessa (ex)
maggioranza. Nei corridoi della
politica ci sono due spifferi.
Il primo riferisce che sarebbe
in rampa di lancio la cacciata
dalla giunta di tutti gli ex forzisti
vicini ad Antonio Tajani.
Sarebbero quindi in uscita Fabio
Armeni, assessore alle Risorse
umane, demanio e patrimonio,
Angela Birindelli, assessore
alle Politiche agricole,
Marco Mattei, assessore all’Ambiente
e Stefano Zappalà,
assessore al Turismo. Lo spiffero
è confermato dalla stessa
Polverini che afferma come
oggi, l’ultimo atto della sua
giunta nei pieni poteri, prevede
la riduzione del numero degli
assessori.
L’ALTRO SPIFFERO, ch e
nessuno è in grado di confermare,
riferisce che la Presidente
sia molto interessata a conoscere
nel dettaglio fatture e
spese dei gruppi politici che
siedono alla Pisana. Richiesta
che troverebbe contrario, con
schieramento bipartisan, l’intero parlamentino regionale.
Altri intoppi. Prima di andare a
nuove elezioni il Consiglio regionale
dovrebbe poi votare la
riduzione dei propri membri,
da 70 a 50. È un atto dovuto, ma
richiede un passaggio in consiglio
misurabile in almeno un
paio di settimane almeno. Certo
ci vorrebbe anche la volontà
politica di procedere speditamente
e senza incidenti.
Ultima questione, non irrilevante,
la data del voto e il possibile
incrocio con le politiche
(e addirittura con le elezioni in
Campidoglio, se Alemanno decidesse
di dimettersi, circostanza
che è stata smentita giusto
ieri). Sull’ipotesi di un election
day, il ministro dell’Interno
è cauto: “Serve una riflessione
perchè sono scelte complicate”.
Il Pdl, intanto, chiede
che la Presidente non continui
a sparare contro i suoi. La situazione,
insomma, è complicata. Il fatto quotidiano 27 settembre 2012
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