Condannato
il Presidente della Provincia di Latina Armando Cusani , nonchè ex consigliere
d'amministrazione Acqualatina spa e Presidente ATO4 Latina dal
2003
LA
CADUTA DEGLI DEI
Si
sta arrampicando sugli specchi quel pover’ uomo di Cusani per far sembrare che
non sia successo nulla o per farsi credere vittima di un processo politico. Del
resto va capito: la condanna inflittagli
dal Tribunale di Latina per aver costruito abusivamente il suo Hotel “Grotta di
Tiberio” è una scoppola da far tremare i polsi anche ad un politico
spregiudicato come lui: due anni di carcere, sospensione dai pubblici uffici,
abbattimento delle parti abusive, risarcimento delle parti civili. Insomma, uno
tsunami che rischia di travolgerlo.
Finora
aveva creduto di avere il mondo in pugno e la sua filosofia è sempre stata:”Chi
non è con me peste lo colga”. Senza troppi scrupoli etici si sbarazzò di un
presidente del TAR per lui scomodo, tentò di intimorire e delegittimare il
prefetto Frattasi, è andato allo scontro frontale con chiunque non la pensasse
come lui (Presidenti della Regione Lazio Marrazzo e Polverini, Ministro
dell’Ambiente Prestrigiacomo), se ne è sempre infischiato delle critiche o delle
proposte della minoranza al Comune di Sperlonga, ha colpito ferocemente
dipendenti comunali o comuni cittadini che osavano pensare diversamente da lui,
ha sostenuto strenuamente che la presenza della camorra nel sud pontino fosse
una invenzione dei giornali. Pensava di poter fare tutto ciò che voleva e di
essere intoccabile, il potente Cusani; ricordiamo ancora quando in consiglio
comunale, ai consiglieri di opposizione che minacciavano di denunciarlo,
rispose: “Fate pure, tanto ho le spalle larghe!”. Ed infatti le protezioni le
aveva, insediate dappertutto: ai vertici della Procura di Latina, ai vertici di
alcuni corpi militari, nel suo partito e anche (udite, udite) nei partiti del
centrosinistra. Insomma, sembrava un gigante imbattibile, Cusani, e tutti lo
temevano. Tutti tranne quel gruppetto di cinque consiglieri di opposizione che
ha avuto la sventura di incontrare sulla sua strada. Non lo temevano
innanzitutto perché uomini liberi e poi perché, conoscendo i retroscena
dei suoi atti amministrativi, ne capirono tutta l’effettiva fragilità.
Perché un potere che si fonda sulla commistione tra politica e affari e che
cresce grazie al dispregio della legge, è un potere fragile, destinato, prima o
poi, a crollare.
Quei
cinque consiglieri di minoranza, nel corso del loro mandato
amministrativo, hanno preteso solo e soltanto il rispetto della legge da
parte del primo cittadino di Sperlonga e che la legge fosse veramente
uguale per tutti. Accadeva invece che negli anni in cui Cusani ha costruito
il suo Hotel “Grotta di Tiberio”, essendo sindaco di Sperlonga e presidente
della provincia di Latina, si trovava nella condizione privilegiata di essere
egli stesso controllore e controllato: chiedeva a se stesso i permessi a
costruire e – con la complicità interessata del tecnico comunale Antonio Faiola
(anche lui condannato!) – concedeva a se stesso autorizzazioni che nessun
cittadino comune avrebbe mai potuto ottenere.
La
sentenza dello scorso 2 luglio, accogliendo le tesi esposte nella denuncia,
acclara che il cittadino-imprenditore Armando Cusani, grazie alla sua posizione
privilegiata di politico e infrangendo le leggi urbanistiche, ha potuto
costruirsi abusivamente non un box per la conservazione degli attrezzi, non un
piccolo alloggio per famiglia, ma un mega hotel a 4 stelle.
Questo,
dunque, è l’uomo che gli sperlongani hanno eletto sindaco per due volte
consecutive e che hanno votato per due volte come presidente della provincia;
così quest’uomo ha ripagato la fiducia che i cittadini avevano riposto in
lui.
Vogliamo
chiarire, inoltre, che normalmente in un processo contro un privato che abbia
compiuto un grave abuso edilizio, il Comune, come parte offesa, si costituisce
parte civile per poter ottenere il risarcimento del danno subìto. Nel caso
dell’Hotel “Grotta di Tiberio”, l’amministrazione comunale, prima con sindaco
Cusani e poi con sindaco Scalingi, non si è costituita parte civile contro
l’imprenditore Cusani. Per questo i consiglieri di minoranza, come
legittimi rappresentanti degli interessi del Comune e degli Sperlongani,
chiesero ed ottennero dal Tribunale di potersi costituire parte civile. Grazie a
questa scelta coraggiosa dei cinque consiglieri di minoranza, la sentenza ha
potuto prevedere un risarcimento per il Comune, la cui entità sarà stabilita in
seguito e che i consiglieri di minoranza metteranno a disposizione della
collettività per opere di risanamento ambientale.
Di
fronte alla sentenza di condanna, ancora una volta coerente con il suo delirio
di onnipotenza, Cusani non si limita a rivendicare il suo sacrosanto
diritto di ricorrere in appello. No. Attacca scompostamente a destra e a manca:
da una parte ci sono giudici che hanno voluto ingiustamente punirlo, chissà mai
per quale motivo; dall’altro ci sono quei cinque consiglieri comunali di
minoranza: persone equivoche e di dubbia moralità. Così facendo Cusani si
qualifica da solo: egli sta applicando la stessa tecnica che veniva
usata in Russia ai tempi di Stalin: inventare accuse contro giudici scomodi e
delegittimare gli avversari politici. Tale sua reazione, grave e
scomposta, dà motivo di pensare che le preoccupazioni di Cusani non
derivino solo dalle conseguenze politiche che questa sentenza potrà avere, ma
siano rese più cupe dal timore che possa essere condannato anche nell’altro
processo che pende su di lui: quello relativo all’abusiva destituzione del
comandante dei vigili urbani e della sua sostituzione con persona non in
possesso dei requisiti di legge. Una seconda condanna farebbe ineluttabilmente e
definitivamente crollare il mito del grande politico illuminato
e di lui resterebbe alla storia la meno fulgida immagine di un
pluricondannato.
Noi,
pur giudicando troppo mite la condanna inflitta a Cusani, non ci saremmo mai
permessi di criticare la sentenza e i magistrati che l’ hanno emessa. Ma
poiché Cusani ha pubblicamente dichiarato che si tratta di una “sentenza
politica”, non possiamo esimerci dal dire che effettivamente si tratta di una
sentenza politica perché troppe sono state le omissioni e le distrazioni della
Procura di Latina, casualmente tutte con l’effetto di evitare al Presidente
della Provincia guai più grossi e una sentenza più pesante. Certo, si tratta di
una sentenza di primo grado, ed è per questo che saremo noi stessi, come parte
civile, ad appellarci in secondo grado perché emergano altre verità per ora
rimaste opportunamente chiuse in qualche cassetto.
Sperlonga,
luglio 2012
Parte
Civile
costituita per il Comune di Sperlonga
costituita per il Comune di Sperlonga
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