martedì 31 luglio 2012

Montello discarica sospetta tra verità e veleni dei rifiuti industriali

Le verità (e i veleni) che emergono dalle indagini della Commissione parlame n t a re La discarica sospetta Ha funzionato per due anni, nonostante il no della Provincia Un sito per i rifiuti industriali che poi ha cambiato pelle SEMBRA un pozzo senza fondo di veleni e verità la discarica di Borgo Montello, come probabilmente è ormai nella sua indole e nel suo destino di sito ampio circa 50 ettari. A dare corpo alle perplessità circa le modalità di smaltimento, trattamento, conferimento e controlli fatti in via Monfalcone sono i lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti nel Lazio. Adesso si può dire con sufficiente precisione ciò che fino a ieri era solo un sospetto non provato e cioè che dentro le discariche più vecchie è finito un po’ di tutto, compresi rifiuti industriali e quelli cosiddetti pericolosi. Ad «agevolare» il tutto sono state in qualche modo le leggi che negli anni 70 e 80 erano meno rigide circa le modalità di smaltimento. Ma a dare ulteriore corpo ai sospetti ci sono le dichiarazioni di uno degli ex direttori della discarica, Achille Cester, fatte prima in un’intervista e poi in Commissione parlamentare. Secondo quanto afferma, infatti, dentro la discarica di Montello c’è stato un sito per i rifiuti industriali e pericolosi. Si tratta della discarica 2B: «... per un paio di anni ha funzionato la discarica 2B sul posto , dedicata ai rifiuti industriali. Io ero anche direttore tecnico della Ecotecna, titolare dell’invaso ‘sciacquato’ di una discarica di seconda categoria di tipo B, per rifiuti industriali. E’ stato coltivato un lotto di questa discarica per un certo periodo di tempo, un paio di anni , e lì probabilmente sono stati anche conferiti rifiuti industriali ». In realtà a metà degli anni 90, quando entra in vigore il regime emergenziale per i rifiuti industriali in attesa delle nuove regole applicate negli anni successivi, la Regione Lazio autorizza a Montello un sito di solo stoccaggio dei rifiuti industriali e cosiddetti pericolosi. Che resta appunto attivo per un paio di anni, alla fine dei quali il gestore, facente riferimento al gruppo Green Holding di Giuseppe Grossi, chiede l’autorizzazione amministrativa a trasformare lo stesso sito 2B in discarica vera e propria, previo intervento che doveva rappresentare una sorta di bonifica del precedente invaso. La domanda venne respinta dall’amministrazione provinciale e dalla polizia provinciale che avevano competenza per materia e territorio. Su questo iter amministrativo si innesta un procedimento davanti al Tar tra la società privata e l’ente. Dagli atti di quel procedimento emerge anche dell’altro e in specie si fa riferimento alle responsabilità sull’inquinamento di una parte della discarica di Montello, elemento sul quale si svolge un parallelo processo penale finito con la prescrizione per tutti i reati contestati. Gli atti di questo procedimento non sono stati ancora acquisiti dalla Commissione parlamentare di inchiesta, per quanto rappresentino un tassello piuttosto importante per capire cosa è accaduto a Montello sino alla fine degli anni 90. E come mai tutto sia praticamente sfuggito al Comune di Latina. Dello strano atteggiamento dell’am - mi ni ust raz io ne comunale circa i «traffici» che av ve n iva n o verso la discarica parla lo stesso Cester sempre nella sua audizione di giugno scorso in Commissione parlamentare; in particolare fa riferimento ad un «tacito accordo esistente tra il Comune di Latina e le società che hanno gestito la discarica prima del l’avve nto della Green Holding». «Per tacito accordo - ha specificato Cester - intendo la scarsa cura, ad esempio, nel controllo degli automezzi, che lasciavano una scia di percolato per chilometri prima di arrivare in discarica e aveva una sua sorta di tornaconto perché pagava un cifra molto bassa per quel periodo per il conferimento, con una morosità considerevole. Non esisteva, dunque, un accordo scritto o esplicito, ma ciascuno dimenticava l’altro e la storia finiva lì». Cioè il Comune probabilmente (se non certamente) sapeva che c’erano problemi a Montello ma faceva finta di nulla perché così poteva continuare ad avere credito e dilazioni sui pagamenti dai gestori della discarica. G. D. M. Latina Oggi 31 luglio 2012

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