Scritto da Adele Conte | ||
Mercoledì 28 Ottobre 2009 20:21 | Quando si fanno affari sulla salute dei cittadini: la provincia di Latina zona di traffici altamente tossici da decenni Il 16 Settembre 2009 parte un allarme: se i dati sull’incidenza dei tumori alla tiroide fossero confermati in provincia di Latina vi è un’emergenza paurosa. Ne dà il primo annuncio la Regione Lazio. La questione ambientale in Provincia di Latina è stata sempre sottovalutata e ad oggi iniziano a vedersi le prime conseguenze.
Il
primo nome che viene in mente è Borgo Mondello: discarica legata alle
attività della maggior parte delle società di smaltimento dei rifiuti
solidi urbani di proprietà dell’Ecoambiente. E’ oramai
certo che in quella discarica sono stati sversati rifiuti tossico-nocivi
soprattutto in profondità ovvero laddove si vanno ad intaccare le falde
sotterranee. Da anni si conoscono le condizioni di quella discarica e
tra i primi a denunciare la presenza di organizzazioni criminali dedite
allo smaltimento di rifiuti tossici ci fu un comitato cittadino del quale faceva parte Don Cesare Boschin.
Questo anziano prete di periferia e il comitato negli anni ’90
iniziarono a fare pressioni affinché si facesse chiarezza a Borgo
Montello e non si mettesse a rischio la salute dei cittadini. Don Cesare
Boschin fu trovato morto nel 1995 nella sua casa incaprettato e
imbavagliato con il nastro adesivo. Nel portafogli del
sacerdote c’erano ancora 800 mila lire e altri soldi presenti nella
casa non furono portati via. La stampa locale ipotizzò prima un furto da
parte di tossicodipendenti, poi arrivarono le voci di presunte molestie
a danni di minorenni (solo voci ma molto efficaci evidentemente). Di
fatto il comitato si sciolse e gli assassini del parroco non furono mai individuati (né tantomeno i mandanti).
Nel processo conclusosi recentemente a Latina intitolato “Anni ‘90” il pentito Carmine Schiavone conferma le ipotesi di un traffico di rifiuti tossici in quegli anni proprio nella provincia pontina. Di fatto ad oggi le principali società che si occupano di smaltimento dei rifiuti in provincia sono la Latina Ambiente (partecipata dal Comune di Latina al 51%) e per la gestione della discarica di Borgo Montello la Ecoambiente entrambe legate direttamente o indirettamente sempre agli stessi “imprenditori” che vantano compartecipazioni in numerose società italiane e straniere che lavorano nel settore dei rifiuti. Angelo Deodati per esempio risulta citato più volte nelle indagini della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sui Rifiuti nell’ambito di intrecci tra varie aziende del settore (tra cui l’Azienda Municipalizzata Ambiente - AMA - che si occupa dello smaltimento dei rifiuti su Roma) che hanno al loro interno troppi conflitti di interessi per poter mettere in atto un sistema economico di tipo concorrenziale: ovvero l’ipotesi dell’esistenza di un forte cartello sul traffico dei rifiuti solidi urbani. Dai verbali della Commissione Parlamentare d’inchiesta già nel ’97 si può leggere:
“Emergono
nettamente gli stretti rapporti che corrono tra società che operano
nelle diverse fasi del ciclo dei rifiuti e, più concretamente, la
riconducibilità delle stesse ad uno stretto giro di operatori, chiaro
indice di un'assenza di trasparenza del settore e del delinearsi di un
oligopolio tendente al monopolio. Esistono in tal modo - è
scritto nel rapporto della commissione d'inchiesta parlamentare -
assetti societari incrociati tra loro, con presenza di nominativi che
alternano le loro funzioni societarie. Società inserite in un meccanismo
che permette agli operatori di seguire una doppia direttrice, quella
dell'illegalità e quella dell'imprenditorialità. Spesso esse sono
concorrenti e partner allo stesso tempo ed hanno collegamenti con
aziende svizzere e lussemburghesi, con sede in Paesi dove non è
possibile indagare per risalire alle ripartizioni dei capitali sociali o
ai titolari. L’inchiesta ha posto i ricercatori di fronte a situazioni
societarie anomale dal momento che società con capitali cospicui sono
controllate da società con capitale al minimo consentito dalla legge”.
In uno scenario del genere non c’è motivo per cui vi dovrebbero essere problemi di concorrenza reciproca per aggiudicarsi gli appalti. Una recente inchiesta condotta dalla Procura di Latina e riguardante le attività della società Latina Ambiente si è conclusa il 26 giugno 2009 con il rinvio a giudizio deciso dal giudice Nicola Iansiti per sei persone alle quali sono contestati i reati di abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture ed inadempimento di contratti di pubbliche forniture. L’inchiesta ha messo in luce come la situazione sia paradossale anche per quanto riguarda gli appalti che la società mista pubblico-privato doveva svolgere per l’affidamento di alcuni servizi e che invece sarebbero andati a diverse società tramite l’affidamento diretto (quindi violando le leggi vigenti sulle procedure di gare ad evidenza pubblica). L’interesse di una società mista pubblico-privato dovrebbe essere duplice: offrire un miglior servizio per i cittadini al minor prezzo possibile. La presenza in CDA del Comune di Latina (sindaco Vincenzo Zaccheo) dovrebbe garantire proprio che venga tutelato l’interesse dei cittadini (ovvero prezzi bassi e metodi di raccolta dei rifiuti ecologicamente avanzati). In realtà accade il contrario: quest’anno la giunta comunale di Latina ha avallato l’ennesimo aumento della TIA (la tariffa sui rifiuti) di Latina Ambiente (in totale gli aumenti sono oltre del 350% per le famiglie e del 500% in alcuni casi per i commercianti negli ultimi anni).
Come’è nata la Latina Ambiente? Già nel 2002 Legambiente aveva presentato numerosi esposti alla procura di Latina sia per il caso di Latina Ambiente sia per Acqualatina (l’ente misto pubblico-privato che gestisce il settore idrico). In una sola denuncia si può leggere:
-
che nella cordata di imprese risultata vincitrice in base alla
procedura su esposta, fanno parte tre imprese (Italcogim spa, Emas
Ambiente spa e SIBA) che sono legate da numerosi rapporti azionari
presenti e passati, tanto da avere le proprie sedi (sociali ed
operative) presso gli stessi indirizzi a Milano;
-
che una di tali aziende, la Emas Ambiente spa, ha incorporato per
fusione in data 1 Aprile 1998 la Colucci Appalti spa, a suo tempo
risultata vincitrice per l'individuazione del partner privato della
Latina Ambiente spa;
-
che, sempre da notizie di stampa dell'epoca, anche nella procedura per
la valutazione delle offerte relative alla Latina Ambiente stessa,
sarebbero emersi elementi poco chiari (in merito all'assenza del prescritto certificato antimafia relativo alle aziende vincitrici);
-
che della commissione comunale nominata dall'allora sindaco di Latina
Aimone Finestra, sempre relativa alla gara per la Latina Ambiente spa,
faceva parte come massimo esperto del settore, un docente universitario
che, in base alle indagini effettuate dalla Commissione Parlamentare
d'inchiesta sul traffico dei rifiuti, è risultato esser stato
amministratore di società in qualche modo collegate a quella risultata
poi vincente (si allega copia del documento parlamentare);
- che le azioni possedute inizialmente dalla Colucci Appalti spa in Latina
Ambiente spa (il 48,99%), sarebbero state trasferite prima alla Emas
Ambiente spa e poi da questa alla Waste Management Italia spa, entrambe
interamente controllate dalla Italcogim spa;
-
che anche la terza società su indicata (la SIBA - Società Italo
Britannica dell'Acqua), sempre in base al rapporto della Commissione
Parlamentare d'inchiesta, risulta essere partecipata dagli stessi gruppi
societari su indicati.”
Pietro Colucci ancora fa parte della quota privata di Latina Ambiente (tramite la Waste Italia
che nel corso degli anni è andata nelle mani della famiglia Colucci) ed
è tra gli imputati rinviati a giudizio nell’ambito dell’inchiesta
condotta dalla procura di Latina sulle attività di Latina Ambiente. La Colucci Appalti S.p.a. è la prima ditta che vinse (se così si può dire) l’appalto per le quote societarie private della Latina Ambiente
al momento della sua nascita (1997) ed è una ditta di San Giorgio
Acremano che si spaccia per milanese (ovvero ha la sua sede legale a
Milano). La Colucci Appalti S.p.a. tra le altre cose risultò vincitrice anche di un appalto per il comune di Anzio senza però che avesse il certificato antimafia. Nonostante questa evidente crepa la Colucci Appalti S.p.a.
di fatto lavorò per il Comune di Anzio per due anni (1995-1997). Poi
perse l’incarico per inadempienze contrattuali e la ditta marchigiana
che la sostituì durò poco: un paio di attentati incendiari e la ditta
marchigiana scappa via. La sostituisce un’altra ditta che a breve verrà
inserita nella Emas Ambiente (ovvero sempre la Colucci Appalti S.p.a.).
Tornando a Colucci c’è da dire che rientra sempre nel capitale privato della Latina Ambiente: prima come Colucci Appalti S.p.a. e nel tempo come Emas Ambiente ora come Waste Italia. La Waste Italia (un tempo solo Waste Management,
leader mondiale dei rifiuti poi comprata dalla “cordata” italiana -
descritta in realtà dalle Commissioni Parlamentari di inchiesta sui
rifiuti come un “cartello”-) ha al suo interno non solo Colucci ma anche
Ottavio Pisante (nel suo passato giudiziario è passato
per l’arresto nell’era di Mani Pulite per una presunta tangente sul
porto di Manfredonia) e non ultimo Manlio Cerroni (proprietario
a sua volta di altre ditte del settore dei rifiuti e non ultima la
discarica di Malagrotta, la più grande discarica d’Europa). I
Colucci-Pisante sono tra l’altro molto attivi nel campo dell’acqua.
Ottavio Pisante e la sua Ecologia srl risultano tra
l’altro coinvolti in un caso recente di ecomafia in cui un ingegnere
dell’Enea (ente che tra le altre cose si occupa di delicatissime
questioni riguardanti il nucleare e rifiuti tossico nocivi), tale Vittorio Rizzo, secondo i magistrati della Procura di Velletri, avrebbe aiutato proprio Ecologia srl
ad ottenere permessi per lo smaltimento dell’amianto siciliano (l’ex
fabbrica Nuova Sacelit a 30 km da Messina). Tra le frequentazioni di
Pisante rientra anche una vecchia conoscenza del mondo dei “faccendieri” ovvero Flavio Carboni.
I magistrati definiscono questa situazione come un’ ”Enea parallela”
che invece di vigilare sull’impatto ambientale di rifiuti tossico-nocivi
favoriva imprenditori “amici” in cambio di consulenze molto ben pagate.
Nel mentre che l’inchiesta va avanti la discarica di Pomezia (dove sono
state messe le tonnellate di amianto) va a fuoco il giorno prima degli
arresti e anche ad un anno di distanza.
Tornando
agli affari di Pisante il suo nome è ancora più inquietante quando
compare nelle inchieste che riguardano la cooperazione Italiana in Somalia e l’omicidio della giornalista Ilaria Alpi.
Anche da quelle parti Pisante ha fatto man bassa di appalti per il
settore idrico. Pisante è anche l’ ”uomo dei francesi” in Italia per
quanto riguarda il settore idrico (basti vedere il maxi-appalto
dell’acquedotto pugliese). Anche a Latina vi è una maxi-azienda del settore idrico (osteggiata da tutti i cittadini che hanno formato in ogni città un comitato contro questa società) ovvero Acqualatina il cui capitale privato è in in parte di una società francese, la Veolia, e in parte del gruppo di Pisante. Da anni i comitati spontanei hanno iniziato a non pagare più le esose e assurde bollette di Acqualatina
e da allora ogni candidato a Sindaco di un comune Pontino non poteva
fare campagna elettorale senza portare avanti la battaglia contro questa
società (avrebbe rischiato di perdere le elezioni). Nonostante ciò
rimane l’assurda difesa del presidente della Provincia di Latina (Armando Cusani) che ha iniziato a fare causa (perdendole tutte) a quei comuni che hanno liberamente scelto di sganciarsi da Acqualatina.
La gestione dell’ATO4 (Autorità d’Ambito Ottimale n°4 – “Lazio
Meridionale”) dovrebbe non limitarsi a riscuotere bollette ma anche (e
soprattutto) alla manutenzione degli impianti e al miglioramento del servizio. Solo quest’estate nel comune di Scauri si sono verificati degli sversamenti di liquami da parte del depuratore e sono numerose le falle del
servizio idrico tant’è che deve pensarci la Regione Lazio a pagare i
lavori di manutenzione quindi di fatto non adempie agli impegni
contrattuali. Di contro sembra parente di Latina Ambiente in quanto ad aumento delle tariffe.
Continuando
a parlare degli affari di Ottavio Pisante si può vedere come la ditta
di trasporti marittimi finita nel mirino delle indagini per la morte di
Ilaria Alpi (ovvero la Shifco) navigasse spesso dalle
parti di Gaeta (si dice che portasse le mele al MOF - Mercato
Ortofrutticolo di Fondi -) dove fu anche sequestrata una nave della
stessa Schifco proprio a seguito delle indagini sul caso
Ilaria Alpi, come risulta anche dagli atti della Commissione
d’inchiesta parlamentare sull’omicidio della giornalista. Peccato che
sia evidente oramai come in Somalia siano arrivati principalmente rifiuti tossici in cambio di armi.
Nel sud pontino non mancano di farsi notare anche dei broker internazionali di rifiuti tossici come Massimo Anastasio Di Fazio, arrestato nel corso dell’operazione Damasco
– dopo la quale si è chiesto lo scioglimento del comune di Fondi - che,
oltre a fare affari nel settore immobiliare e ad avere rapporti con la
‘ndrangheta, si vantava degli ottimi affari milionari (in euro) da lui
stipulati con Venezuela e Liberia (il secondo paese è un altro paese
africano poverissimo che sta diventando l’immondezzario dei paesi
ricchi). Sempre perché dalle parti del Sud Pontino sono “vanitosi”,
anche Vincenzo Garruzzo (arrestato sempre nel corso dell’operazione Damasco
vicino al clan della ‘ndrangheta dei Tripodo ed interno al MOF di
Fondi) vantava amicizie come quella con tali “gente di Duisburg” che
avrebbe ospitato nelle sue dimore: a distanza di poco tempo da quella
affermazione viene arrestato (sarà un caso?) l’armiere della strage di
Duisburg proprio ad Aprlia. Quindi nel sud pontino si possono anche
nascondere ingenti quantitativi di armi e non solo. Tra Roma e il sud
Pontino già negli anni ’90 era attivo un traffico di materiale nucleare:
per l’esattezza barre di uranio impoverito. In un’indagine antimafia
condotta dalla procura di Catania negli anni ’90 in merito ad un
traffico di materiale radioattivo che avrebbe visto coinvolte la
criminalità romana (ex-appartenenti alla “banda della Magliana”) e la
‘ndrangheta gli inquirenti vengono in possesso di una barra di uranio
impoverito originaria degli Stati Uniti, transitata in Zaire e poi non
si sa come arrivata nelle mani di queste organizzazioni criminali che
cercavano di “piazzarle” a Roma partendo da una sola e che invece del
“compratore criminale” hanno trovato degli agenti infiltrati. Il quantitativo iniziale di barre era di nove e solo una fu recuperata.
Chissà
perché quando si trovano discariche piene di rifiuti tossici invece che
di rifiuti urbani o quando avvengono ritrovamenti di discariche abusive
o alte tossicità i nomi dei gestori degli impianti (tramite le solite
scatole cinesi) sono sempre gli stessi. Nella provincia di Latina sono anche più facili i rapporti di amicizia visto che opera anche l’azienda Sogin
(a Borgo Sabotino presso l’ex centrale nucleare) che ha di recente
iniziato dei lavori “top secret”- ma anche no - che sono volti a creare
un deposito permanente di scorie nucleari. La Sogin ha avuto come vice presidente tale Paolo Togni che era prima passato per la Waste Management
, società che tra l’altro è stata inquisita anche dalla “security and
exchange Commission” statunitense, l’ente di controllo della Borsa USA,
con il sospetto di avere falsificato i bilanci. Sorge il dubbio che
anche la “finanza creativa” italiana possa essere stata amabilmente
esportata - insieme ai rifiuti tossici - in tutto il mondo.
Adele Conte
|
lunedì 23 luglio 2012
gli affari sulla salute dei cittadini, la provincia di Latina e i traffici altamente tossici
Quando si fanno affari sulla salute dei cittadini. Il caso della provincia di Latina
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