venerdì 27 luglio 2012

audizione sugli scavi nella discarica di Borgo Montello - Latina alla regione Lazio


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FILIBERTO ZARATTI

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Audizione sugli scavi alla ex discarica di Borgo Montello

[Manca audio iniziale]

PRESIDENTE. […] Ci permette di affrontare questo argomento.
Come sapete, sul sito S0 della discarica di Borgo Montello, sostanzialmente la parte più antica della discarica, chiusa negli anni Ottanta, l’ENEA, già nel 1998, aveva individuato alcune masse metalliche, segno della presenza di fusti interrati.
Erano tanti, tantissimi, secondo la testimonianza degli abitanti del posto, supportati anche dal racconto del collaboratore di giustizia dei casalesi, Carmine Schiavone. La presenza di tali masse metalliche era stata confermata nel 2009 anche dall’ARPA – è presente il Commissario avvocato Carrubba – e si era sottolineata la necessità di effettuare scavi più approfonditi.
Io stesso, in collaborazione con l’allora consigliere Fabrizio Cirilli, avevo stanziato dei fondi importanti per effettuati gli scavi più approfonditi. Si trattava di 850.000 euro che sono andati a gara tempo fa. L’attuale Vicesindaco Fabrizio Cirilli ha annunciato che nei prossimi giorni si darà finalmente avvio all’opera degli scavi, per verificare quanto è nascosto in quel sito.
È opportuno anche ricordare che è in corso l’udienza preliminare davanti al GUP di Latina per un procedimento penale per l’inquinamento delle falde acquifere causato dalla discarica. Registro che nel procedimento penale hanno presentato richiesta di costituzione di parte civile Legambiente, la Provincia di Latina e altre realtà associative. Mi auguro che anche la Regione Lazio si possa unire. Da questo punto di vista, presenteremo una richiesta al Presidente della Regione.
Sono sicuro che la nostra discussione di questa mattina potrà dare ulteriori informazioni alla Commissione che sulla discarica ha cominciato a lavorare da tempo.
È presente il dottor Achille Cester, che è stato già direttore tecnico della discarica, al quale darò per primo la parola, perché ha qualche problema di aerei.
Nella sua audizione innanzi alla Commissione d’inchiesta nel giugno scorso, egli ha denunciato che prima del suo arrivo alla suddetta discarica vi era una gestione molto superficiale dei rifiuti che venivano conferiti. Nel corso dalla stessa audizione, è emerso che in un certo senso il dottor Cester è stato rimosso perché faceva in maniera diligente il suo lavoro.
Il dottor Cester ha inoltre parlato del fatto che un dipendente della discarica gli aveva confessato di essere parente di Sandokan, boss dei casalesi. Insomma, abbiamo parecchia carne al fuoco.
Come ho detto, vorrei sentire per primo il dottor Cester, poi il vicesindaco, l’ARPA, l’associazione Libera e tutti i commissari che vorranno intervenire.
Dottor Cester, a lei la parola.

CESTER, già Direttore tecnico della discarica di Borgo Montello.  Buongiorno a tutti. Faccio una piccola premessa, dicendo che non ho più documentazione relativa a quegli anni, quindi quello che vi racconterò si basa semplicemente sui miei ricordi di circa tre lustri fa.
Sono stato direttore della discarica nella seconda parte degli anni Novanta. Nel 1997 in particolare  mi sono occupato a tempo pieno delle discariche Indeco ed Ecotecna. Le discariche erano due: una di rifiuti urbani e una di seconda categoria, tipo B, sempre sotto lo stesso gruppo e sotto la stessa proprietà.
Il gruppo era quello della Green Holding che aveva rilevato la società Indeco e la Ecotecna dagli americani della BFI che avevano operato un blitz in Italia, all’inizio degli anni Novanta, insieme agli altri americani della west management, acquisendo diverse società, tra cui anche questa di Borgo Montello a Latina.
Nel 1998, come ha anticipato il Presidente, me ne sono andato essendo non più in sintonia con la proprietà. Di conseguenza, sono venuto via abbastanza frettolosamente e ho lasciato anche, pur di venir via in fretta, nelle casse della Green Holding la mia liquidazione che non mi è mai stata pagata.  Questo non per dire che ho particolari rancori, ma semplicemente perché nel momento in cui si svolge un lavoro così delicato e non si è più in sintonia con la società si va via e finisce il discorso.
Ho continuato a lavorare nel Lazio, come già avevo fatto in precedenza. Mi sono occupato di discariche nel Lazio già a metà degli anni Ottanta. Vi spiegherò anche perché gli interramenti di fusti sono cominciati negli anni Ottanta: molto banalmente risale a quel periodo la prima legislazione in Italia relativa ai rifiuti industriali.
Quindi le aziende, a partire dal 1984 – perché anche se il DPR 915 è del 1982, l’applicazione è del 1984 –, si sono poste il problema di dove smaltire i loro rifiuti industriali.
In quegli anni, mi è capitato di intervenire per bonificare delle discariche abusive. Il rifiuto veniva trasportato e allontanato direttamente in fusti da 200 litri, quelli che vediamo abitualmente per il petrolio e dopodiché banalmente interrati.
Generalmente, erano operatori abbastanza improvvisati e legati al mondo delle cave che venivano riempite con questi fusti in quegli anni, appunto all’inizio degli anni Ottanta e fino verso alla metà degli anni Ottanta.
In seguito, c'è stata un’evoluzione anche nel cosiddetto smaltimento “abusivo”, perché i fusti hanno cominciato ad essere triturati e a perdere la loro identità. Quindi, a partire dal 1988, 1989, 1990, è difficile trovare uno smaltimento abusivo fatto con il fusto integro.
In ogni caso, quando si va a intervenire su una discarica abusiva, il fusto lo si trova schiacciato, deteriorato e quant’altro; per fare un breve inciso.
Come dicevo, ho seguito la discarica Indeco ed Ecotecna che era una discarica di seconda categoria, tipo B, che aveva lavorato, agli inizi degli anni Novanta, sotto la gestione dei fratelli Pisante. Credo che abbia lavorato dal 1992 al 1994.
Erano gli anni antecedenti a quando sono venuto a Borgo Montello. Essendone Direttore tecnico ne ho ricostruito la storia. Era un invaso adiacente agli invasi di coltivazione dello smaltimento dei rifiuti urbani.
Ho seguito le due discariche in quel periodo e ho seguito anche le analisi sui pozzi dell’acqua che erano in tutta la zona adiacente ai vecchi invasi. S0 era il primo invaso coltivato nella zona di Borgo Montello. A questo sono seguiti tre invasi, S1, S2 ed S3, che sono stati bonificati – ne ho seguito in parte le operazioni di bonifica – alla fine degli anni Novanta, con la costruzione di una sorta di muro impermeabile che si andava ad ammorsare sugli strati impermeabili profondi geologicamente di argilla.
Nella zona era presente anche, a circa venti o trenta metri di profondità, una colata lavica che costituiva una barriera al percolamento delle acque. Associata all’argilla presente in loco, era comunque un fondo abbastanza impermeabile.
L’operazione di costruzione di questo muro impermeabile intorno a S1, S2 ed S3 tecnicamente aveva buone possibilità di successo proprio per questo motivo. Sotto c’era un tappo impermeabile e sopra si è costruito un muro, quindi ritengo che quelle discariche, almeno per quello che avevo seguito ai tempi, siano state abbastanza messa in sicurezza. S0 no, perché era spostata in altra zona.
Ricordo, ma su questo non posso giurarci, che le analisi dei pozzi d’acqua adiacenti ad S0, almeno per il periodo in cui c’ero, avevano i risultati meno brutti della zona. Questo però è un ricordo che ha 15 anni, come ho detto.
In S0, probabilmente, in quegli anni, possono essere stati smaltiti anche rifiuti del Polo industriale vicino alla discarica di Borgo Montello, perché era entrata in vigore una legislazione che impediva alle aziende di smaltire o di interrare tout-court, banalmente, rifiuti all’interno del proprio stabilimento.
Hanno cominciato a servirsi di trasportatori per portarli via. Nel Lazio ci sono due forti Poli industriali vicini alla discarica di Borgo Montello, uno è quello del frusinate e l’altro è quello della bassa Provincia di Latina, con tutte le aziende che gravitano lì intorno.
Probabilmente, una parte dei rifiuti industriali, con la dicitura di assimilabili agli urbani, possono essere stati smaltiti direttamente in discarica.
Non so se siano stati smaltiti di notte rifiuti. Sicuramente non nel periodo in cui c’ero io, perché arrivare in discarica con un camion di notte è un’operazione che soltanto a un profano può apparire semplice. Intanto, un camion deve aver dei fari, illuminare tutta la notte e percorrere una strada che comunque non è da camion, perché deve correre parallelamente a una discarica in mezzo in campo.
Se c'è uno smaltimento abusivo in una discarica, la mia esperienza e i miei sentito dire  fanno ipotizzare che il camion faccia il percorso normale di tutti i camion la mattina alle sei e mezza e che scarichi normalmente i suoi rifiuti, magari mettendosi d’accordo in maniera criminosa con il gestore della discarica che apre alle sei e mezza. Se dovessi fare un’ipotesi, direi questo. Non ho certezze, però ho un pochino di esperienza. Questo è il quadro.
Mi è stato chiesto, nella Commissione ministeriale, se ritenessi che i rifiuti delle cosiddette navi dei veleni, che in quegli anni navigavano per il Mediterraneo, possano essere stati smaltiti nella discarica S0 di Borgo Montello.
Come ha ricordato il Presidente, la discarica S0 è stata tombata agli inizi, o al massimo alla metà, degli anni Ottanta. Le navi dei veleni hanno cominciato a navigare, ma soprattutto a diventare un caso – probabilmente c’erano anche prima, ma nessuno si poneva il problema – alla fine degli anni Ottanta, inizio anni Novanta.
Temporalmente, se dovessi avanzare un’ipotesi – ma come dico sono solo congetture basate su un ragionamento e dunque possono essere fallaci –, direi che abbiamo una finestra di apertura in discarica per rifiuti industriali, che si chiama Ecotecna, in quell’area, tra il 1992 e il 1994. Dei rifiuti sono stati allocati in quella discarica. Se dovessi cercare i rifiuti di navi che sono arrivate in Italia negli anni Novanta, magari li cercherei lì, sulla base di analisi, perché come dico dalla fine degli anni Ottanta i rifiuti li hanno macinati tutti quanti. Quindi, non si aveva visivamente l’immagine del fusto. Questo è quanto posso portare come contributo a questa Commissione.

PRESIDENTE. La parola a Fabrizio Cirilli.

CIRILLI, Vice Sindaco di Latina.  Rispetto a tutta la vicenda, penso che forse il contributo che posso dare è quello di ricostruire la successione degli eventi, anche cercando di fare chiarezza sulle tante cose dette in questi mesi e in questi anni che forse rischiano di creare confusione circa quello che stiamo andando a fare in S0 e a tutto ciò che si è sviluppato, è accaduto e sta succedendo nell’area della discarica di Borgo Montello. In più di qualche occasione, la superficialità o la non conoscenza, hanno portato a mischiare questi due aspetti.
Tra l’altro, dico questo avendo trattato la questione prima da consigliere regionale e adesso da amministratore, sempre considerando che ognuno deve svolgere il proprio ruolo.
Pertanto, seppure “tentato”, spinto e anche affascinato dalla volontà e necessità di fare chiarezza su una serie di questioni abbastanza inquietanti che continuano a ruotare intorno a queste vicende, penso che forse non si dà un grande contributo se si mischiano i ruoli, se la politica cerca di indossare l’abito dell’investigatore e viceversa. Vorrei quindi attenermi esattamente ai fatti, alle vicende accadute.
Detto questo, il problema dell’S0, rispetto a ciò di cui andiamo a trattare oggi, cioè gli scavi per cercare questi fusti, nasce casualmente.
Lo studio ENEA del 1996 a cui faceva riferimento il Presidente nasce per tutt’altri motivi rispetto all’individuazione di fusti tossici. Nasce proprio dal fatto che S0 era una discarica vecchia, terminata all’indomani della nuova normativa che prevedeva tutta una serie di norme a garanzia e a tutela del territorio rispetto alle discariche.
ENEA decide quindi di fare uno studio in Italia prendendo a campione una serie di punti del territorio nazionale in cui si erano realizzate le discariche “vecchie”, ossia dove si scavava una buca, si buttavano i rifiuti dentro, qualche volta gli si dava fuoco per abbassarne le volumetrie e si ricopriva.
ENEA decide di fare uno studio per capire che cosa succedeva sotto queste discariche “vecchie”, all’indomani della nuova normativa che prevedeva tutt’altra cosa. Nel fare questo, individua tra gli altri siti –  mi sembra che uno fosse a Genova –  quello di Borgo Montello.
ENEA arriva sul territorio e inizia a realizzare questo studio, nell’ambito del quale rileva la presenza di alcune masse ferrose. Non essendo questo l’obiettivo dello studio dell’ENEA, le masse ferrose vengono riportate in un capitolo della documentazione, in maniera anche abbastanza sintetica, dove, tra le altre cose, si parla di tutto quello che avevano rilevato sotto terra in questo tipo di discarica “vecchia”.
Nello studio, ENEA dice di aver individuato delle masse ferrose riconducibili a ipotetici fusti tossici, ma, non essendo questo il compito dell’ENEA, consiglia di verificare di che cosa si tratta e dà una serie di indicazioni. Consiglia di scavare con certa cautela, perché tutto fa presupporre che potrebbero essere fusti.
Questo studio sollevò a suo tempo una serie di interrogativi, di dibattiti politici e non, sul territorio, con associazioni, circoscrizioni e parti politiche che si sono confrontate su questa vicenda in Consiglio comunale, con assemblee pubbliche e quant’altro.
Dopodiché la vicenda cade nell’oblio e non se ne parla più a livello politico, ma se ne continua a parlare sul territorio.
L’ENEA emette un secondo studio, andando avanti su quello che era l’obiettivo e approfondisce l’analisi del territorio, ma non fa più minimamente riferimento a quel famoso paragrafo 4 che, in 15 righe, disegnava l’ipotesi che ci potessero essere dei fusti tossici sotto S0.
Passa ancora del tempo e di fatto il primo studio sparisce completamente, sia dagli archivi del Comune che da quelli della Provincia. Non se ne ha traccia nemmeno in ARPA.
Tuttavia, i soggetti che avevano preso parte a questo studio – mi riferisco all’ex direttore Zaottini, all’attuale dirigente dell’Amministrazione provinciale rifiuti, dottoressa Valle e via dicendo – ne avevano tutti memoria. Tra l’altro, vi erano gli atti delle discussioni che si fecero a suo tempo sia in Consiglio comunale che sul territorio.
A fronte di una serie di ricerche – tra l’altro, andando a rintracciare persone, tecnici esterni che avevano partecipato a questo studio –, ebbi la possibilità di venire in possesso di una copia di questo studio. Il giorno stesso, ne feci cinque copie e ne inviai una all’assessore regionale all’ambiente, una all’amministrazione provinciale, una all’ARPA, una all’amministrazione comunale e una per conoscenza alla Procura, disegnando e descrivendo la storia, anche un po’ rocambolesca, per cui tutta questa faccenda si era andata a sviluppare.
 L’unico soggetto che rispose a questa richiesta di approfondimento fu la Regione Lazio attraverso l’assessore all’ambiente, che allora era il Presidente Zaratti, il quale mi inviò tempestivamente una nota, dove mi disse che, una volta presa conoscenza di questo studio, l’aveva inviato all’ARPA e aveva chiesto un approfondimento per verificare l’opportunità di andare avanti sulla questione.
Dopodiché, passiamo alla storia recente. ARPA incaricò l’istituto di vulcanologia di fare degli approfondimenti. Alcuni incaricati vennero sul territorio per fare una serie di approfondimenti, dai quali emerse la necessità e di andare avanti per c capire che cosa ci stava là sotto.
Detto questo, vengo alla storia ancora più recente.  L’Amministrazione regionale stanzia i soldi per questi scavi. In una sorta di tavolo, a modello di Conferenza di servizi, un tavolo che potremmo definire interistituzionale, il Comune di Latina viene incaricato di redigere un progetto, con tutte le prescrizioni e le indicazioni di ARPA, dell’Amministrazione provinciale e quant’altri. È stato fatto questo progetto, è stato mandato in gara e ci troviamo oggi alla vigilia dell’inizio dei lavori. Attualmente, abbiamo aggiudicato una gara. Tra l’altro, nell’ultima riunione del tavolo interistituzionale, sono stati inseriti nella realizzazione questo progetto un’altra serie di accorgimenti a maggior garanzia della buona riuscita dell’operazione, che è quella di andare a cercare di capire che cosa c'è lì sotto. Nessuno sa se lì sotto ci sono i fusti o meno, però la decisione di andare avanti – in maniera concorde tra Regione e il Comune di Latina – è stata proprio legata al fatto che i presupposti per andare a cercare ci sono tutti.
Quindi, un atto obbligatorio, per chi esercita il proprio ruolo di amministratore, è quello di andare a vedere lì dove ci sono i presupposti, dove c'è un dubbio e un serio rischio che ci possano essere i fusti.
Le ulteriori prescrizioni date dal progetto, tra l’altro proposte dall’Amministrazione, sono: di richiedere, prima di iniziare gli scavi, l’intervento dell’istituto di vulcanologia per l’individuazione precisa dei punti di scavo, onde evitare il dubbio di andare a cercare in punti diversi rispetto a dove sono stati fatti questi rilevamenti; di filmare in tempo reale tutte le attività di scavo e di trasmettere le immagini a un organo di polizia giudiziaria, per avere la certezza e le prove che qualunque operazione viene portata avanti con correttezza e con la massima trasparenza; di definire bene i ruoli del soggetto gestore e della ditta che si è aggiudicata la gara d’appalto.
Quindi, siccome nel progetto il soggetto gestore di uno dei due impianti si era messo a disposizione per allestire l’area di cantiere, per un importo di 2-300.000 euro circa, per evitare commistioni tra il ruolo di un soggetto gestore di un impianto confinante e le operazioni di scavo, abbiamo voluto ben definire i ruoli e la tipologia dei lavori.
Ieri sono iniziati i lavori dell’allestimento cantiere. Il 18 dovrebbe venire l’istituto di vulcanologia per effettuare la conferma dei punti di scavo. Entro quindici giorni dovrebbero essere allestite, secondo la tabella di marcia, le vasche previste dal progetto per decidere dove posizionare il materiale di scavo e, più o meno tra il 10 e l’11 agosto, dovrebbe iniziare lo scavo vero e proprio.
Questo è ciò che attiene a S0. Intorno ad S0 c'è un mondo che merita attenzione. Invito il Presidente a fare un incontro per parlare di questo mondo, che però non va mischiato con l’altra questione in esame, perché ci porterebbe a non comprendere bene forse né l’uno, né l’altro. Intorno a questa discarica ci sono degli invasi, dei pozzi che hanno rilevato inquinamento, vi sono una serie di approfondimenti e di progetti in corso per capire le cause reali ed effettive di questo inquinamento e per cercare di comprendere le azioni più idonee per poterlo fronteggiare. Molto probabilmente ci saranno anche delle responsabilità. Rispetto al procedimento a cui si è fatto cenno, nel momento in cui vi sarà un rinvio a giudizio, il Comune di Latina ha dichiarato che si costituirà anch’esso parte civile.
Quindi è un’altra cosa, non meno importante. Intendiamoci, questo non vuol dire che se non dovessimo trovare i fusti in S0, questi non potrebbero benissimo stare in altri invasi vicini. Tutto può essere. Molto probabilmente, se procediamo per ipotesi e facciamo ragionamenti logici, è più facile che stiano negli altri che in questo, stando alla logica ascoltata prima e che è condivisibile. Tuttavia, continuo a dire che non dobbiamo mischiare le carte.
Rispetto a questa vicenda alcuni pentiti hanno fatto dichiarazioni che incomprensibilmente non sono state incrociate con ciò che stava accadendo sul territorio. Se qualcuno avesse fatto una riflessione mirata, ma più articolata in quel periodo, e cioè avesse unito la dichiarazione del pentito, lo studio dell’ENEA e tutta un’altra serie di questioni, forse non saremo arrivati nel 2012 a dover andare alla ricerca di fusti, senza avere la percezione precisa di dove possano stare.
Forse S1, S2 ed S3 non sarebbe nato, perché è chiaro che pensare oggi di andare a cercare questi fusti – non sono un tecnico, ma ho preso informazioni – è un’impresa ardua ed è  dire poco. Significherebbe infatti fare un’operazione del costo di decine di milioni di euro, avendo una probabilità su dieci di trovare qualcosa, senza considerare il danno ambientale che si andrebbe a creare nello scoperchiare tre invasi dismessi sopra altri invasi.
Tutta questa vicenda si è sviluppata in modo rocambolesco, a volte anche inquietante, però forse evitare di fare gli errori del passato significa proprio dare nome e cognome a ogni cosa e quindi non mischiare l’inquinamento legato agli invasi in coltivazione o in essere con la storia di S0 che, purtroppo o per fortuna, è un’altra cosa.
Penso di aver detto tutto, grazie.

PRESIDENTE. Grazie Fabrizio, anche per la ricostruzione della vicenda…

CIRILLI, Vice Sindaco di Latina.  Aggiungo un ultimo particolare.
Vorrei prendere spunto da questa audizione anche per segnalare ai commissari e al Presidente che dello stanziamento, di cui abbiamo ricevuto ad oggi solo il numero del mandato, ancora non è arrivato un euro, nemmeno rispetto al 10 per cento di anticipo.
Dico questo non tanto per battere cassa, ma perché non vorrei che rispetto a questa vicenda, rispetto alla quale tutti noi stiamo cercando di pensare a tutto per mandarla avanti in maniera lineare e trasparente, ci si debba fermare perché la ditta non prende i soldi per il lavoro che è stata chiamata a svolgere. Insomma, sarebbe un po’ paradossale.

PRESIDENTE. È un paradosso che, non so perché, ma mi preoccupa molto.
Come Commissione cercheremo di sollecitare l’eventuale pagamento del mandato.
Ringrazio Fabrizio Cirilli per la ricostruzione di tutta la vicenda e per dire che effettivamente sono molto d’accordo su un punto, ossia il fatto che la vicenda S0 deve essere risolta perché, anche dal punto di vista tecnico rispetto a quello che si troverà durante lo scavo, questo è un punto di verità che deve essere chiarito.
È un metodo che la pubblica amministrazione dovrebbe adottare e sempre in tempi rapidi, ovviamente non facendo passare vent’anni come è accaduto in questa occasione. È necessario, sia dal punto di vista scientifico che tecnico, vedere che cosa c’è lì sotto, anche per dare il segnale nella pubblica amministrazione che i problemi, quando se ne viene a conoscenza, vengono approfonditi e si fa quanto è doveroso per tutelare la salute dei cittadini.
In tutta questa vicenda di S0, il fatto che si proceda agli scavi ha un significato politico e morale di importanza significativa.
La parola a Marco Omizzolo.

OMIZZOLO, Coordinatore provinciale Legambiente Latina. Sono Marco Omizzolo,  portavoce del Forum pontino dei diritti e dei beni comuni, nonché coordinatore provinciale di Legambiente.
Grazie Presidente per questa opportunità. Prendo subito la parola, perché volevo fare una domanda al dottor Cester. Ebbene, le sue dichiarazioni sono particolarmente importanti, perché è persona informata dei fatti. Lei ha vissuto quei fatti in prima persona ed è stato richiamato anche da lei stesso, Presidente. Vi è una sua dichiarazione precisa e puntuale secondo cui, per l’appunto, nella discarica lavorava una persona che si è dichiarata essere cugina di Sandokan Schiavone. Sarebbe allora interessante capire se questo è vero, chi è questa persona, se lei si è rivolto ai Carabinieri nel momento in cui le è stata fatta questa rivelazione e se ci sono state in questo senso delle azioni successive.
Sarebbe anche interessante sapere da lei e dal Comune di Latina se per esempio avete affrontato la questione del sito B2 che è un’altra vasca su cui molto ci sarebbe da dire, anche in relazione a quello che è stato detto in precedenza. Il problema non è soltanto S0, ma la discarica di Borgo Montello e quello che questa ha prodotto nel territorio.

PRESIDENTE. Voglio specificare che sulla vicenda del sito B2 mi riprometto di fare un’audizione, se siete tutti quanti disponibili, subito dopo l’inizio degli scavi, quindi a settembre, per discutere di tutto il resto.
Quindi, seguendo la logica di non mischiare troppo le cose, oggi approfondiamo fino in fondo la vicenda di S0 e alla ripresa dei lavori, a settembre, facciamo un’audizione su tutta la vicenda della discarica di Borgo Montello, in modo tale che tutte le questioni che possiamo chiarire, o che possiamo aiutare a chiarire, saranno approfondite per bene in quell’occasione.
La parola ad Antonio Turri, Presidente regionale di Libera, che vuole porre una domanda.

TURRI, Presidente regionale di Libera. La domanda è sempre posta a titolo personale, perché ponendo domande si possono anche accusare delle persone o assumere atteggiamenti che poi si scaricano dietro il partito, l’ente o la sigla di questa o quell’associazione.
A me risulta, per testimonianza diretta – nel senso che l’ho vissuta e che non è una storia che mi è stata raccontata –, che all’interno della discarica alcuni operai, che la sera si trovavano a lavorare, furono intossicati e che alcuni di questi, credo in numero di quaranta, furono portati all’ospedale di Latina, proprio perché vittime delle esalazioni.
La DIGOS della questura di Latina avviò un’indagine che fu chiusa. Ci furono anche polemiche. Addirittura all’interno della questura di Latina dei sindacati di polizia fecero delle espresse lamentele sul fatto che quelle indagini, rispetto a quello che fu detto dagli operai, non portarono all’esito dovuto. Questa è la prima domanda, ossia se lei è venuto a conoscenza di questo fatto… (Interruzione fuori microfono)
Parliamo della gestione dall’invaso S0 agli altri invasi. Questo è il periodo. La discarica S0 era stata chiusa solo ufficialmente? A lei risulta questo, ossia che per un periodo ha continuato a lavorare?
Lei ha detto che ha fatto delle indagini. Doveva per forza sapere quello che era successo nel posto in cui andava a lavorare. Lei è venuto a conoscenza di questo fatto?
L’indagine fu assegnata dalla Procura di Latina alla DIGOS, ma ci fu un nulla di fatto.
Questo è un primo episodio di continuità tra S0 e le altre. Non è stata dismessa, perché i signori che lavoravano lì dentro, stando alle dichiarazioni di Carmine Schiavone, gestivano la discarica dalla metà degli anni Ottanta, fino alla fine degli anni Ottanta. Nel 1994 si pente e fino a quell’anno Carmine Schiavone afferma che pagavano. Antonio Salzillo, il rappresentante dei Casalesi in provincia di Latina, dava soldi al clan.
La sua considerazione, su cui sono perfettamente d’accordo, che il grosso degli eventuali fusti è stato piazzato non tanto nell’S0, dove pure ci potrebbe essere qualcosa e dove c'è un vulnus, Presidente, che spiega anche quali potrebbero essere quegli ammassi ferrosi… (Interruzione fuori microfono)
La domanda è se a lei risulta e se è stato considerato il fatto che gli ammassi ferrosi dell’S0 potrebbero essere quelli dello smaltimento dei rifiuti della Plasmon che furono autorizzati. Quello è il periodo in cui furono autorizzati… (Interruzione fuori microfono)
La versione ufficiale del Comune di allora dice che quegli ammassi ferrosi erano i vasetti della Plasmon. Chiedo dunque se è stata fatta un’indagine da parte di qualcuno, se l’allora Assessore all’ambiente ha accertato questo, perché c’era una giustificazione ufficiale, mentre i fusti dovrebbero stare là.
Ingegnere, come esperto del settore, se lo dovesse consigliare, se fosse un tecnico della Regione, non riterrebbe più opportuno casomai, anche per un principio di autotutela, non spendere quei soldi per andare a cercare quei fusti? (Interruzione fuori microfono)
La domanda gliela faccio. Se lei fosse l’esperto, con le sue cognizioni, con la conoscenza che lei ha della discarica, e che qui dentro non ha nessuno, non penserebbe che quei soldi potrebbero essere utilizzati per cercare i fusti da un’altra parte o addirittura per risarcire le persone o spostare le famiglie che si trovano davanti a quella bomba ecologica?
Potrebbe rientrare in questo discorso, secondo lei, da tecnico, un suggerimento di un principio di autotutela per la conservazione anche delle risorse pubbliche, soprattutto in un momento in cui le risorse non ci sono?
Non dico questo per contraddire l’ottimo – veramente Vicesindaco – lavoro che è stato fatto da te come assessore, come consigliere e via dicendo, ma è un dubbio che mi pongo.
Hai detto prima giustamente che la politica deve fare la politica e che gli investigatori devono far gli investigatori, e forse bene non l’hanno fatto né l’uno, né l’altro.
Se anche noi, come associazioni che rappresentiamo i cittadini, seguiamo le cose non eccelse fatte fino qui, senza voler  dare la responsabilità a nessuno, però delle cose non eccelse sono state fatte…
Del resto, oramai è assodato quello che è avvenuto nei risultati. La domanda che dovremmo porre all’esperto è la seguente. I soldi forse con difficoltà si troveranno. Noi delle associazioni che siamo per rappresentare la cosiddetta società civile. In questo ruolo, visto che il ruolo dei tecnici è di altri, quello della politica è di altri ancora e non siamo certo noi gli investigatori, perché in una Commissione come questa non suggeriamo al Presidente, a nome dei cittadini che immeritatamente rappresentiamo, se non sia il caso, con un principio generale di autotutela, di non spendere quei soldi, facendo fare i relativi lavori alla ditta, perché vanno salvaguardati gli interessi dei privati e via dicendo, per fare qualche cosa di positivo?
Si potrebbe, ad esempio dare un risarcimento alle famiglie lì presenti; oppure si potrebbero utilizzare quei soldi per una ulteriore bonifica ambientale. Tra le prime azioni da fare, si dovrebbero spostare i ragazzi e le famiglie, i nostri concittadini che si vedono costretti ad abitare lì. Quei soldi potrebbero essere utilizzati per questo. Non ci dobbiamo incaponire.
Vengo allora alla domanda. Come tecnico, se dovesse essere nominato dal Presidente della Commissione, per dare un giudizio tecnico come spenderebbe quei soldi?

CESTER, già Direttore tecnico della cava di Borgo Montello. Mi è stato chiesto nella precedente Commissione se avessi mai avuto sentore di una criminalità organizzata che ruotava intorno alla discarica.
Ho avuto sentore di un forte lassismo e di una sorta di piccoli imprenditori ecologici che vivevano sulla discarica molto borderline. L’unico riferimento che indirettamente ricordo è stato appunto quello ad una battuta fatta da un collega all’interno della discarica, ma l’ho considerata a livello di battuta. Non mi sento nemmeno di fare il nome di un collega che probabilmente ha millantato credito, oppure voleva apparire un duro nei confronti di quello che veniva dal nord e porre un limite o comunque un’indicazione di appartenenza a un clan che forse allora in quella zona rappresentava qualcosa. Non mi sento di fare il nome di una persona che ha detto una stupidata, forse. Se non l’ha detta, credo che ci siano le possibilità per verificarlo in altra sede e in altro modo.
La seconda domanda era relativa alla B2. Per la B2, come dicevo, era una discarica di seconda categoria, di tipo B, che ha lavorato dal 1992 al 1994, ricevendo rifiuti industriali. Era l'unica discarica nel Lazio, che io sappia, che abbia mai lavorato dal 1984, quando è entrata in vigore la legge, fino ai giorni nostri, forse ce n'è una a Pomezia. In quegli anni quindi era l’unica discarica nel Lazio che poteva ricevere rifiuti industriali.
Per quanto riguarda l'intossicazione degli operai, io avevo previsto un controllo sanitario obbligatorio. Il medico credo sia ancora lo stesso. Se c'è qualcuno che ha una memoria storica della situazione di salute degli operai in discarica di Latina, è questo medico di Latina che tutt’ora fa le analisi. Dalle analisi che avevo io e che facevamo, credo, ogni tre o quattro mesi – per di più qualcuno era anche donatore di sangue all’interno della discarica, ricordo questo particolare – non è mai emersa un'intossicazione tale da impedire ai donatori di donare il sangue e comunque al medico di fermare qualcuno degli operai (Interruzione fuori microfono).
A me non risulta intossicazione. Dopodiché, la cosa più facile, che dà anche i maggiori fastidi è un'intossicazione da ammoniaca che comunque non è un inquinante persistente, ma è un inquinante che però ti dà un forte fastidio, un forte bruciore. Non ci sono mai stati quaranta operai in discarica tutti insieme. Nei periodi di massima assunzione, proprio per creare questa simbiosi tra la discarica e la popolazione locale venivano assunti quasi tutti quelli che facevano domanda e che abitavano a Borgo Montello. Siamo arrivati ad avere più di trenta dipendenti, tra operai e impiegati, ma mai quaranta persone. Credo comunque che contemporaneamente tutti e trenta non siano mai andati in ospedale. Io andavo tutte le mattine alle sei e mezza in discarica, sull’S4, ma non ho mai accusato malori, né ho mai avuto, dai miei esami del sangue, problemi di intossicazione. Non mi sembra di poter paragonare la discarica di Borgo Montello a quella tristemente famoso di Pitelli, dove uno è morto, credo, per aver inalato cianuro, tanto per dare almeno dei paletti in questo senso.
L'altra domanda che mi ha fatto riguarda come spenderei i soldi. Una risposta in un certo senso l’ho già data, perché secondo me l'operazione più logica era quella che era stata fatta intorno a S1, S2, S3, con la costruzione del polder, di questo muro di bentonite e l’ammorsamento, sugli strati profondi che hanno una sorta di armatura nella lava che è uscita in ere geologiche, che è intorno ai trenta metri e poi una barriera impermeabile nell’argilla che ci si è depositata sopra, portato dalla stura degli affluenti, che quindi ha reso l'invaso abbastanza isolato dal resto di tutto il complesso. Quanto alla domanda se possano essere stati smaltiti dei rifiuti alimentari, la risposta è senz'altro sì. Le aziende dell’alimentare della zona si facevano un punto di onore di divenire a smaltire le eccedenze, dalla Findus alla Plasmon a tanti altri, all'interno della discarica che era un nonsenso, se uno lo vede da un certo punto di vista, perché in pratica venivano distrutti degli alimenti buoni e venivano buttati in discarica. C'è stato un episodio dove hanno buttato anche le banconote andate al macero che è stata una festa per tutti quanti, se volete un aneddoto.
Detto questo, probabilmente delle scatole alimentari possono essere andate in discarica. Senz'altro è un'operazione meritoria quella di andare a capire se in S0 si sia abusato nello smaltimento che, come ho detto prima, è stato fatto in quasi tutte le discariche di urbani in Italia, nel momento in cui è entrato in vigore il DPR 915, quando le aziende si sono trovate a dover assimilare almeno una parte dei loro rifiuti agli urbani per ottemperare alla legge, e quindi si sono rivolti agli unici impianti della zona. Gli unici impianti erano quelli di urbani, tanti rifiuti industriali sono finiti insieme ai rifiuti urbani. Non pensiamo al rifiuto industriale come a qualcosa di estremamente più tossico del rifiuto urbano, perché tutto sommato anche il rifiuto urbano tout court che veniva smaltito negli anni Ottanta conteneva dei prodotti che forse erano addirittura più tossici di certi rifiuti industriali.
Senz'altro, visto che c'è questo finanziamento, farei comunque questa indagine, e cercherei di cominciare a mettere in sicurezza questi invasi, anche perché forse S0 è quello più vicino alla stura, se non mi sbaglio, quindi c'è anche questo problema di inquinamento del fiume che è più vicino. Ma il capitolo è vastissimo. Diciamo che discarica piccola, problema piccolo. Come vi ho già detto all'inizio, i pozzi di S0 mi sembrava di ricordare che fossero tra i più puliti. Se devo ricordare qualcosa, per me non sarebbe diventata una priorità S0, però giacché lo è diventata, andiamo a vedere cosa c'è dentro. Teniamo conto anche del fatto che più una discarica rimane lì, più va verso una situazione di stabilità, non di instabilità. Quindi, una discarica che ormai ha trent'anni bene o male è mineralizzata e purtroppo quello che doveva rilasciare ormai lo ha rilasciato. Visto che però c'è questa opportunità, alcuni sondaggi e la valutazione di quello che c'è dentro, possiamo farli. Teniamo conto che una discarica, se vogliamo fare una similitudine è come un [interruzione audio: cambio lato cassetta].
Di cosa stiamo parlando come inquinanti? Metalli pesanti che sono quelli che cercano tutti? Radioisotopi, vista la vicinanza – lo diciamo, visto che ormai è uscito – con la centrale nucleare, che qualche terreno di dragaggio sia finito in discarica e quindi ci sia un inquinamento di questo tipo? Basta fare l'esame del percolato e ci togliamo qualsiasi voglia. Un esame magnetoscopico che mi dice che c’è un po’ di ferro dentro, da tecnico dico che non è una cosa che mi sconvolge più di tanto se dovessi dare il mio parere. Siccome però non sono diplomatico, me lo avete chiesto e ve l’ho detto.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Cester, così gentile, per la sua disponibilità. Magari, se ci saranno altre occasioni approfitteremo della sua disponibilità.
Grazie e buon viaggio.
Volevo evitare di aprire una discussione, sulla falsa riga della domanda posta da Turri rispetto all'opportunità o meno dell'utilizzo di queste risorse in un senso o in altro. Noi abbiamo la disponibilità di una somma significativa e importante, finalmente, per scoprire il contenuto dalla S0. Credo che per tutta una serie di motivi di natura ambientale, ma anche di natura, appunto, come dicevo prima, morale, eccetera, è opportuno che questa indagine finalmente arrivi fino in fondo. In tutta questa vicenda – vicende trascinate per vent'anni, dove i documenti spariscono, non si trovano, eccetera – c’è un punto che secondo me è costitutivo del nostro Paese, cioè il fatto che finalmente si deve fare verità. Questo è un Paese dove la verità non si scopre mai, non sappiamo neanche ancora cosa è successo a Ustica, non si sa mai chi ha fatto qualcosa. Io penso che invece intorno ad una vicenda come questa, dire che vogliamo la verità, qualunque essa sia, da ogni punto di vista, credo che sia un aspetto fondamentale. Spendere un po' di risorse per la verità, secondo me ha una valenza molto importante. Dopodiché, questo non elimina la necessità di fare gli approfondimenti necessari su S1, S2, S3, di fare le opportune e importanti verifiche su B2, non inficia la necessità di utilizzare ulteriori risorse per tutelare i cittadini che vivono nelle zone limitrofe. I buoni propositi che sono emersi dalla tua domanda, Antonio, sono questioni prioritarie non che non dobbiamo trascurare, ma sulle quali dobbiamo impegnarci, perché non è che il nostro impegno finisce sistemata la vicenda di S0. Proprio per questo dicevo di fare un’ulteriore audizione su tutto il resto, per quello che possiamo, cerchiamo, anche con il Comune di Latina, di verificare quali sono le possibilità di compensazione ambientale, di tutela dei cittadini.
C’è la disponibilità almeno mia personale e credo anche della Commissione, anche in sede di bilancio di previsione, di verificare insieme, anche con Fabrizio Cirilli, la possibilità di fare una proposta per quanto riguarda questo argomento.

CIRILLI, Vice Sindaco di Latina. Vorrei solo dare un contributo. Al di là della compensazione, il Comune ha già deliberato una variante al Piano regolatore dell'area e si sta predisponendo adesso la perimetrazione dell'esistente, per andare poi a prevedere, attraverso due strumenti, la perequazione e il cambio di destinazione d'uso, una sorta di ristoro ai cittadini che vivono nelle immediate prossimità di tutta l'area per cercare di compensare in questo modo una servitù vissuta ormai da decine di anni.
Per quanto riguarda il resto, anche se non è compito mio, mi permetto anch'io di fare una riflessione. È lo stesso che dire: cosa andiamo a prelevare a fare l'aereo di Ustica, inabissato? I soldi spendiamoli per le famiglie. Sono, però, due cose completamente diverse, che è difficile e imbarazzante mischiare.
Ne approfitto per dire che uno dei motivi per cui è nato l'interesse della relazione dell’ENEA era proprio il dossier, non so se fatto da Legambiente o da quale associazione del territorio. Io ricordo bene, e forse, se ne tirate fuori una copia, lo ritrovate pure scritto, che a quei tempi si diceva che dovevamo andare a scavare. Legambiente, allora, era la stata la prima a dirlo. Voglio ringraziare chi ha avuto l'attenzione di mettere in campo questa operazione, altrimenti noi avremmo sempre avuto questo punto interrogativo rispetto all’assenza delle Istituzioni, perché le Istituzioni sono state assenti, in questi quindici anni.
Io dico allora: come si risponde all'assenza delle Istituzioni? Con la presenza delle Istituzioni. C'è un dubbio suffragato tecnicamente? Io mi permetto di dire, con tutto il rispetto per l'ingegnere, che il riferimento nostro è l'ARPA, è l’Istituto di vulcanologia. Nel momento in cui l’Istituto di vulcanologia e l'ARPA ci dicono che c'è non la certezza, ma un dubbio fondato, le Istituzioni hanno un dovere, proprio per riacquistare, concordo con ciò che diceva il Presidente, quel rapporto di fiducia col territorio che è venuto meno in questi anni. Non si trovano? Abbiamo fatto il nostro lavoro, il nostro dovere, non abbiamo distratto soldi da altre cose. Le altre cose vanno finanziate, vanno ottemperate. Si riconosce una servitù, un danno? Va ottemperato. Ma se noi andiamo a prendere i soldi per andare a cercare i fusti e li utilizziamo, andiamo ad implementare quella confusione, fatta in buonafede, dietro la quale però si nasconde quella parte negativa delle Istituzioni che sono state assenti in questi anni e ci hanno messo nelle condizioni di non ragionare, facciamo il gioco di chi voglio combattere (Interruzione fuori microfono).

PRESIDENTE. Antonio, noi abbiamo invitato Cester perché è una testimonianza importante di quello che è accaduto in quel periodo, abbiamo un'importantissima testimonianza. Non so se tu segui il calcio, però c’è stato un vecchio allenatore, Boskov che diceva che c’è il rigore quando l’arbitro fischia, quindi inquinamento c'è quando l'ARPA fischia. Questo infatti dice la legge: se ARPA dice che c’è inquinamento, c’è inquinamento, se ARPA dice che non c’è inquinamento, se ne assume la responsabilità e non c'è inquinamento.  Ma sentiamo cosa dice ARPA.

CARUBBI, Commissario straordinario ARPA Lazio. Io cerco di dare qualche elemento ulteriore. Le cose che andavano dette le ha ripercorse con puntualità e con la solita precisione e passione il Vice Sindaco Cirilli. Oggi siamo al punto definito dalle cose che sono state testè dette. Una cosa però la voglio dire. Come ha detto prima giustamente il Presidente, lo studio di molti anni fa e l'ultimo che facemmo noi come ARPA, avvalendoci del dottor Marchetti e dell'Istituto di vulcanologia, aveva evidenziato non la solita presenza di un po' di materiali ferrosi in un sito, che è ovvio che ci possano essere, perché nei siti di discarica degli urbani, sappiamo che vi è andato, soprattutto nel passato, un po' di tutto, dall'ingombrante alla ruota di bicicletta.
Nel sito S0 di Borgo Montello vi erano delle anomalie magnetiche importanti, non vi era qualche segnale di presenza. Questo è quello che all’epoca ci portò, insieme con i colleghi, su quel sito. Per chi non lo ricordasse, rammento che non è un caso che a Borgo Montello venne a fare i rilievi l’Istituto di Vulcanologia nella persona di Marchetti. Il dottor Marchetti, infatti, è storicamente il consulente tecnico delle procure anticamorra del casertano che su questa vicenda dei fusti interrati aveva un'esperienza di un certo tipo. Anche questo, quindi, va in una certa direzione.
Questo per dire che una serie di elementi di oggettiva e anomala presenza di materiale che determina preoccupazioni in quel sito, vi era. Se infatti avessimo riscontrato un po' di presenza diffusa di materiali ferrosi in una discarica ante ’82 avremmo detto che era normale.
L'assessore ricorderà la traduzione visiva dell'elettromagnetismo rilevato: i nastri magnetici negli invasi davano delle “patate” abbastanza evidenti in alcuni luoghi, anomale rispetto alla spettrografia generale di una discarica di urbani, come ce ne sono tante in Italia. Indubbiamente, io credo che permanga, almeno questo è il mandato che la Regione non ha reputato di modificare, il proposito di andare a vedere effettivamente cosa c'è lì sotto. Potrebbero esserci infatti le scatolette della Plasmon o potrebbe essere altro.
Io credo che sia il caso che l'opinione pubblica e i giornali una volta per tutte abbiano certezza su questo, almeno smetteremo di leggere giornali che ogni mese parlano di bidoni tossici, perché o ci sono, e si porrà un problema di bonifica e di accertamento del perché stiamo lì; oppure, non ci sono e allora avremo altro di cui preoccuparci che riguarda quel territorio e non solo.
Ciò detto, vengo ad una risposta, che pure, per il momento, se mi consentite è generale, sul quesito posto dal Presidente Zaratti. Noi a Borgo Montello abbiamo l'inquinamento ambientale, e non lo diciamo da adesso, l'ARPA lo dice dal 2005. Dal 2005 sul sito di Latina (intendo a Borgo Montello in senso ampio, quindi non soltanto sul vecchio S0, ma cosiddetto sito di discarica al plurale), noi abbiamo registrato il superamento dei limiti previsti dalla legge per la presenza di determinati inquinanti nelle acque profonde, in particolare metalli, che hanno fatto sì che dal 2005 su quel sito, il Vice Sindaco di Latina lo sa bene, insista anche una procedura di legge di bonifica all'interno della quale, peraltro, è stata inserita questa sottoprocedura di verifica dei metalli presenti in S0. Borgo Montello quindi è un sito inquinato, su questo non ci piove. Tra il dire però che il sito è inquinato e dire a quali eventi, o ancor di più, a quali persone o soggetti siano attribuite responsabilità di quell'inquinamento, ce ne passa. Conosciamo tutti la vicenda di Malagrotta, che è molto simile, da questo punto di vista, e anche delle falde inquinate, questo è fuori discussione. Il problema è che noi sosteniamo che verosimilmente ciò sia attribuibile alla presenza nel sito dell'attività di gestione rifiuti di Co.la.Ri., che però dice di no e ne siamo discutendo nelle aule di giustizia.
A Latina quindi, indubbiamente, vi è una situazione di inquinamento. Alcuni interventi di messa in sicurezza essenzialmente furono fatti, sono stati ricordati, non a caso simili a quelli di Malagrotta, come la creazione di un polder intorno agli invasi. Il sito S0 doveva essere oggetto di un cupping, cioè di una procedura definita che è stata interrotta, al fine, appunto, di consentire questi lavori di verifica nel sito, della presenza delle masse metalliche.
Quanto all'ARPA Lazio, per quel che ci riguarda, in realtà è ormai dal 2005 che abbiamo dei dati analitici storici delle acque sotterranee di Borgo Montello, perché nella Regione Lazio, nel 2005, quando autorizzò in chiave moderna le due discariche di cui discutiamo, pose a carico delle aziende gestrici (Indeco e Latina Ambiente, se non vado errato) l’obbligo dei monitoraggi straordinari dell'ARPA sul sito, fatti da noi e pagati da loro. Noi quindi dal 2005 abbiamo sei o sette anni di dati storici, su questo fatto, che sostanzialmente confermano il tema di cui oggi parliamo.
Certo, lì vi è un tema generale, che non è soltanto di Borgo Montello, ma di Roma: primo, a Borgo Montello si continuano a conferire rifiuti tal quali non trattati. Tutto il mondo parla di Roma, ma nessuno parla di Latina, come di Bracciano, come di altre realtà, Civitavecchia, eccetera. Questo, oggettivamente, è un problema di appesantimento dell'impatto ambientale di discariche sul territorio. Io so benissimo, come lo sanno i consiglieri, il Presidente e il Vice Sindaco che c’è una procedura che dovrebbe portare in tempi brevi, ci si augura, alla realizzazione di impianti di discarica – se uno o due, non si capisce –, ma ad oggi, in quel sito, abbiamo ancora questa situazione.
Diciamo allora che c'è un'attività di gestione di rifiuti che insiste su un sito acclaratamente inquinato e c’è un'attività di gestione, peraltro in esercizio. Intendiamoci: questo non è che sia di per sé illegittimo o illegale. La legge conosce lo strumento della bonifica dei siti in corso d’esercizio, per cui, non è che quando c'è un sito da bonificare, in automatico tutto si ferma. È consentita la gestione di attività insistenti sul sito, anche in presenza di procedure di bonifica. È però una situazione indubbiamente complessa, Presidente, che tu dicevi che magari tratteremo meglio successivamente, se poi la Commissione vorrà.
Il tema di oggi, sostanzialmente, riguarda la necessità di far chiarezza almeno su questo tema, su questo punto specifico, e cioè se effettivamente le infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio del Basso Lazio hanno determinato in quegli anni un particolare evento che è stato l’interramento di fusti in quel luogo. Questo è ciò di cui ci stiamo occupando adesso su cui credo, in tempi abbastanza brevi, di poter decidere. Apro una parentesi – ci sono state un po' di polemiche sui tempi di questa procedura –. A un certo punto è sembrato che l'ARPA Lazio si divertisse a perder tempo su questa vicenda. Colgo l'occasione per dire che queste sono cose serie e complicate, non è che si vada con il secchiello e la paletta, come quando si va al mare e si scava una buchetta. Quando si mette mano ad una discarica consolidata, vecchia di decenni, ogni passo che si fa deve essere procedimentalizzato e compreso nel suo tecnicismo, perché noi andiamo a mettere mani in una sorta di sarcofago ambientalmente a rischio. Mettere mani nella discarica significa coinvolgere gli operatori stessi che vanno a lavorare, è insomma una cosa abbastanza complicata.
Quindi, al di là delle lentezze dovute per molti versi alla tipica burocrazia in cui tutti viviamo e il ritardo nei finanziamenti che il Comune di Latina ha dovuto mettere in conto in queste vicende, gli ultimi tempi sono stati necessari per capire esattamente cosa accadeva in ogni fase dello scavo in quel luogo. Bisogna capire, perché se io prevedo di trovare qualcosa devo anche avere un progetto che mi dica, in caso di ritrovamento cosa devo fare, come per esempio, l’esistenza di una vasca. Servono, insomma, alcune questioni di ordine operativo per capire, una volta per tutte, se lì vi è stato un problema di questo tipo.
Come diceva il Procuratore della Repubblica di Roma Pignatone, l’altro giorno, in Campidoglio, quando si parlava di vicende di Roma, lui ha detto qualcosa nella sua veste di Procuratore della Direzione distrettuale antimafia del Lazio che ha competenza per l’intera Corte d'appello del Lazio. Ha parlato quindi in quella veste non solo delle vicende romane, ma anche delle vicende laziali. Seppur con molta discrezione e molto garbo, dovuti al necessario riserbo degli atti del suo ufficio, è bene dircelo, lui non ha tratteggiato la situazione di conclamata infiltrazione malavitosa organizzata di natura mafiosa e dintorni nella nostra Regione, però ha nuovamente detto quello che sappiamo un po’ tutti, e cioè che noi abbiamo pezzi del territorio, indubbiamente – ha detto il Procuratore  – dove scopriamo in qualche modo cose note, soprattutto nella parte più bassa della nostra regione. Nel passato sicuramente ci sono state risultanze processuali che sono state interessate da cointeressenze di natura eco-mafiosa, quindi è bene, su questo, fare chiarezza ove sia possibile e tenere alta la guardia.
Questo è lo stato per quanto riguarda il tema specifico di oggi. Il resto del tema generale relativo alla situazione ambientale del sito di Borgo Montello implica una serie di altri aspetti su cui peraltro abbiamo una serie di informazioni tutte versate agli atti delle conferenze si servizio comunicate in Regione, che riguardano appunto tutto quello che l’Agenzia oggi sa su Borgo Montello. Sono, tra l’altro, informazioni ambientali che per loro definizione erano pubbliche, che peraltro sono a disposizione sia della Commissione, sia di chi abbia un interesse su questo.

ARENA, Subcommissario straordinario ARPA Lazio È stato molto esauriente per quanto riguarda l'attività che ha iniziato e che sta portando avanti dal palazzo.
Io stavo facendo una riflessione su tutto il silenzio e sulla superficialità degli anni passati. Riscoprire oggi una tale realtà, una tale verità è veramente molto difficile, però purtroppo non possiamo cambiare le cose che sono state, le norme come anche la questione che nella discarica vengano ancora conferiti rifiuti tal quali non trattati. Sono cose assurde veramente, però le normative, in questo senso, ci aiuteranno presto perlomeno ad eliminare queste cose così grossolane, oggi assolutamente impensabili.

PRESIDENTE. Se ha un appunto che ci vuole lasciare saremmo ben lieti di accettarlo.
Prego.

ROMOLI, Vice Presidente di Legambiente Lazio. Signor Presidente, signori commissari, noi crediamo che questo sia un appuntamento molto importante e di questo vi ringraziamo. Facciamo nostro l'appello del Presidente per un richiamo alla concretezza, soprattutto nell'attività della pubblica amministrazione. Non mi dilungherò molto sulle vicende che sono state già narrate in maniera molto precisa e puntuale dagli interventi che mi hanno preceduto, ma come Legambiente avanzeremo due richieste proprio nell'ottica, appunto, della concretezza. La prima è che la Regione Lazio, appunto, si costituisca parte civile nel processo pendente a Latina. La prossima udienza dinanzi al GUP Marcelli è fissata per il prossimo 12 ottobre.
Noi abbiamo già avanzato la nostra richiesta di costituzione di parte civile alla scorsa udienza, che è stata celebrata il 13 luglio. Per dire come sta procedendo la dinamica processuale, penso appunto che l'udienza del 12 ottobre sia molto importante e potrebbe probabilmente anche essere l'ultima opportunità. È inutile dire che è un processo molto dedicato; penso che la costituzione in giudizio della Regione ma anche del Comune di Latina possa e debba essere un atto molto importante per tutti i cittadini.
Altro appello alla concretezza e più che altro alla trasparenza per quanto riguarda appunto le operazioni di scavo che si vorranno fare sul sito S0: noi torniamo a chiedere quello che già abbiamo chiesto con il nostro ultimo rapporto ecomafie, cioè che si proceda in maniera trasparente e partecipata a queste operazioni, in un momento, appunto, aperto alla partecipazione delle associazioni dei cittadini presenti sul territorio.
Ho concluso. Vi ringraziamo di nuovo.

PRESIDENTE. Grazie. Per quanto riguarda la costituzione di parte civile, io farò una lettera al Presidente della Regione.


ROMOLI, Vice Presidente di Legambiente Lazio. Tecnicamente è ancora possibile, però, ovviamente, come stavo dicendo e come potete immaginare, è un processo molto complesso, per cui le eccezioni sulle costituzioni di parte civile che stanno facendo gli avvocati della difesa sono abbastanza serrate. Pertanto, ovviamente, se è vero che nei termini tecnicamente procedurali ancora ci siamo, il mio invito, da quello che ho avuto modo di carpire e percepire, venendo alla dinamica processuale è che tendenzialmente potrebbe essere l'ultima, quella del 12 ottobre, quindi prima si costituisse la Regione, sicuramente meglio è.
Ripeto: tecnicamente, con i termini processuali ci siamo.

PRESIDENTE. Non è nella nostra disponibilità il fatto che la Regione si costituisca parte civile, ma semmai, è nella disponibilità della Presidente Polverini. Per quanto riguarda noi, quindi, possiamo inviare una richiesta e sollecitare alla Presidente Polverini il fatto di costituirsi in questo procedimento. L'Avvocatura della Regione verificherà le modalità tecniche, però penso che sia importante che anche alla luce di questa audizione, appunto, ci sia una richiesta alla Regione Lazio di costituirsi.
Per quanto riguarda la seconda questione, anch'io auspico, per quanto sia possibile, ovviamente, nella gestione tecnica del cantiere da parte del Comune di Latina e da parte dell'ARPA, la possibilità che ci sia il massimo coinvolgimento delle associazioni, delle informazioni e dei comitati di cittadini. Credo che questo sia un elemento molto importante in un procedimento come questo.
Io personalmente, come Presidente della Commissione, mettendomi d'accordo anche con il Vice Sindaco Cirilli, cercherò la possibilità magari di partecipare ad alcune fasi dello scavo, sempre nei limiti delle possibilità tecniche, per dare anche un segnale di attenzione e di trasparenza rispetto alla gestione dello scavo stesso.
Quindi, estenderei l'invito al Comune e all'ARPA, di verificare la possibilità di coinvolgere i comitati dei cittadini, nei limiti del possibile, nella gestione di un cantiere che mi pare molto complicato. Io penso che questo sia veramente molto importante.

_____. Una informazione e un contributo rispetto a questa questione.
Noi abbiamo deliberato e quindi costituito un tavolo per la trasparenza, al riguardo, di cui fanno parte per diritto tutte le associazioni, comitati di cittadini e quant'altro, costituiti sotto qualunque forma. Purtroppo non lo abbiamo potuto istituire per vicende legate più alle diatribe politiche. Lo avevamo deliberato un mese fa e l'avremmo già istituito, senonché dalla Commissione trasparenza del Comune è stata fatta richiesta, abbastanza singolare, di farne parte di diritto, il Presidente e tutti i membri della Commissione trasparenza.
A noi sembrava che la Commissione trasparenza dovesse restare sopra il tavolo della trasparenza e verificare. Loro ne hanno voluto far parte al pari di tutti, però questo ci ha portato a modificare la delibera. Adesso quindi andremo ad istituirlo. Sono previste due settimane di pubblicazione per dare la possibilità a tutte le associazioni di chiedere di farne parte. Il problema grosso è che siamo a ridosso di agosto, e sicuramente qualcuno ci dirà che abbiamo pubblicato questa cosa sotto agosto per non farla vedere a nessuno, per cui nei prossimi giorni ci sarà la pubblicazione per poter chiedere di far parte del tavolo della trasparenza.
Certo è che il tavolo della trasparenza è una cosa, essere presenti sul cantiere è un'altra cosa. Non essendo io direttore dei lavori, né responsabile della sicurezza e quant'altro, dubito che si possa consentire a persone esterne, a qualunque titolo, di poter girare per quel cantiere, o entrarvi, se non in maniera studiata o concordava.
Questa situazione l'abbiamo voluta aggirare con il fatto di filmare in tempo reale tutte le fasi delle operazioni, ma è solo una questione tecnica, legata alla sicurezza.


PRESIDENTE. Ringrazio veramente tutti per la partecipazione, qui, questa mattina (Interruzione fuori microfono).
Ci rivediamo alla ripresa dei lavori, sperando di avere già dei risultati rispetto agli scavi e contemporaneamente anche per estendere questo ragionamento più generale alla discarica di Borgo Montello e alle problematiche connesse.
Buon lavoro veramente a tutti. Ci incontriamo prossimamente.

La seduta è tolta.

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