PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FILIBERTO
ZARATTI
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Audizione
sugli scavi alla ex discarica di Borgo Montello
[Manca audio iniziale]
PRESIDENTE.
[…] Ci permette di affrontare questo argomento.
Come
sapete, sul sito S0 della discarica di Borgo Montello, sostanzialmente la parte
più antica della discarica, chiusa negli anni Ottanta, l’ENEA, già nel 1998,
aveva individuato alcune masse metalliche, segno della presenza di fusti
interrati.
Erano
tanti, tantissimi, secondo la testimonianza degli abitanti del posto,
supportati anche dal racconto del collaboratore di giustizia dei casalesi,
Carmine Schiavone. La presenza di tali masse metalliche era stata confermata
nel 2009 anche dall’ARPA – è presente il Commissario avvocato Carrubba – e si
era sottolineata la necessità di effettuare scavi più approfonditi.
Io
stesso, in collaborazione con l’allora consigliere Fabrizio Cirilli, avevo
stanziato dei fondi importanti per effettuati gli scavi più approfonditi. Si
trattava di 850.000 euro che sono andati a gara tempo fa. L’attuale Vicesindaco
Fabrizio Cirilli ha annunciato che nei prossimi giorni si darà finalmente avvio
all’opera degli scavi, per verificare quanto è nascosto in quel sito.
È
opportuno anche ricordare che è in corso l’udienza preliminare davanti al GUP
di Latina per un procedimento penale per l’inquinamento delle falde acquifere
causato dalla discarica. Registro che nel procedimento penale hanno presentato
richiesta di costituzione di parte civile Legambiente, la Provincia di Latina e
altre realtà associative. Mi auguro che anche la Regione Lazio si possa unire.
Da questo punto di vista, presenteremo una richiesta al Presidente della
Regione.
Sono
sicuro che la nostra discussione di questa mattina potrà dare ulteriori informazioni
alla Commissione che sulla discarica ha cominciato a lavorare da tempo.
È
presente il dottor Achille Cester, che è stato già direttore tecnico della
discarica, al quale darò per primo la parola, perché ha qualche problema di
aerei.
Nella
sua audizione innanzi alla Commissione d’inchiesta nel giugno scorso, egli ha
denunciato che prima del suo arrivo alla suddetta discarica vi era una gestione
molto superficiale dei rifiuti che venivano conferiti. Nel corso dalla stessa
audizione, è emerso che in un certo senso il dottor Cester è stato rimosso
perché faceva in maniera diligente il suo lavoro.
Il
dottor Cester ha inoltre parlato del fatto che un dipendente della discarica
gli aveva confessato di essere parente di Sandokan, boss dei casalesi. Insomma,
abbiamo parecchia carne al fuoco.
Come
ho detto, vorrei sentire per primo il dottor Cester, poi il vicesindaco,
l’ARPA, l’associazione Libera e tutti i commissari che vorranno intervenire.
Dottor
Cester, a lei la parola.
CESTER,
già Direttore tecnico della discarica di
Borgo Montello. Buongiorno a tutti.
Faccio una piccola premessa, dicendo che non ho più documentazione relativa a
quegli anni, quindi quello che vi racconterò si basa semplicemente sui miei
ricordi di circa tre lustri fa.
Sono
stato direttore della discarica nella seconda parte degli anni Novanta. Nel
1997 in particolare mi sono occupato a
tempo pieno delle discariche Indeco ed Ecotecna. Le discariche erano due: una
di rifiuti urbani e una di seconda categoria, tipo B, sempre sotto lo stesso
gruppo e sotto la stessa proprietà.
Il
gruppo era quello della Green Holding che aveva rilevato la società Indeco e la
Ecotecna dagli americani della BFI che avevano operato un blitz in Italia,
all’inizio degli anni Novanta, insieme agli altri americani della west management, acquisendo diverse
società, tra cui anche questa di Borgo Montello a Latina.
Nel
1998, come ha anticipato il Presidente, me ne sono andato essendo non più in
sintonia con la proprietà. Di conseguenza, sono venuto via abbastanza
frettolosamente e ho lasciato anche, pur di venir via in fretta, nelle casse
della Green Holding la mia liquidazione che non mi è mai stata pagata. Questo non per dire che ho particolari
rancori, ma semplicemente perché nel momento in cui si svolge un lavoro così
delicato e non si è più in sintonia con la società si va via e finisce il
discorso.
Ho
continuato a lavorare nel Lazio, come già avevo fatto in precedenza. Mi sono
occupato di discariche nel Lazio già a metà degli anni Ottanta. Vi spiegherò
anche perché gli interramenti di fusti sono cominciati negli anni Ottanta:
molto banalmente risale a quel periodo la prima legislazione in Italia relativa
ai rifiuti industriali.
Quindi
le aziende, a partire dal 1984 – perché anche se il DPR 915 è del 1982, l’applicazione
è del 1984 –, si sono poste il problema di dove smaltire i loro rifiuti
industriali.
In
quegli anni, mi è capitato di intervenire per bonificare delle discariche
abusive. Il rifiuto veniva trasportato e allontanato direttamente in fusti da 200
litri, quelli che vediamo abitualmente per il petrolio e dopodiché banalmente
interrati.
Generalmente,
erano operatori abbastanza improvvisati e legati al mondo delle cave che
venivano riempite con questi fusti in quegli anni, appunto all’inizio degli anni
Ottanta e fino verso alla metà degli anni Ottanta.
In
seguito, c'è stata un’evoluzione anche nel cosiddetto smaltimento “abusivo”,
perché i fusti hanno cominciato ad essere triturati e a perdere la loro
identità. Quindi, a partire dal 1988, 1989, 1990, è difficile trovare uno
smaltimento abusivo fatto con il fusto integro.
In
ogni caso, quando si va a intervenire su una discarica abusiva, il fusto lo si
trova schiacciato, deteriorato e quant’altro; per fare un breve inciso.
Come
dicevo, ho seguito la discarica Indeco ed Ecotecna che era una discarica di
seconda categoria, tipo B, che aveva lavorato, agli inizi degli anni Novanta,
sotto la gestione dei fratelli Pisante. Credo che abbia lavorato dal 1992 al
1994.
Erano
gli anni antecedenti a quando sono venuto a Borgo Montello. Essendone Direttore
tecnico ne ho ricostruito la storia. Era un invaso adiacente agli invasi di
coltivazione dello smaltimento dei rifiuti urbani.
Ho
seguito le due discariche in quel periodo e ho seguito anche le analisi sui pozzi
dell’acqua che erano in tutta la zona adiacente ai vecchi invasi. S0 era il
primo invaso coltivato nella zona di Borgo Montello. A questo sono seguiti tre
invasi, S1, S2 ed S3, che sono stati bonificati – ne ho seguito in parte le
operazioni di bonifica – alla fine degli anni Novanta, con la costruzione di
una sorta di muro impermeabile che si andava ad ammorsare sugli strati
impermeabili profondi geologicamente di argilla.
Nella
zona era presente anche, a circa venti o trenta metri di profondità, una colata
lavica che costituiva una barriera al percolamento delle acque. Associata
all’argilla presente in loco, era comunque un fondo abbastanza impermeabile.
L’operazione
di costruzione di questo muro impermeabile intorno a S1, S2 ed S3 tecnicamente
aveva buone possibilità di successo proprio per questo motivo. Sotto c’era un
tappo impermeabile e sopra si è costruito un muro, quindi ritengo che quelle
discariche, almeno per quello che avevo seguito ai tempi, siano state
abbastanza messa in sicurezza. S0 no, perché era spostata in altra zona.
Ricordo,
ma su questo non posso giurarci, che le analisi dei pozzi d’acqua adiacenti ad
S0, almeno per il periodo in cui c’ero, avevano i risultati meno brutti della
zona. Questo però è un ricordo che ha 15 anni, come ho detto.
In
S0, probabilmente, in quegli anni, possono essere stati smaltiti anche rifiuti
del Polo industriale vicino alla discarica di Borgo Montello, perché era
entrata in vigore una legislazione che impediva alle aziende di smaltire o di
interrare tout-court, banalmente,
rifiuti all’interno del proprio stabilimento.
Hanno
cominciato a servirsi di trasportatori per portarli via. Nel Lazio ci sono due
forti Poli industriali vicini alla discarica di Borgo Montello, uno è quello
del frusinate e l’altro è quello della bassa Provincia di Latina, con tutte le
aziende che gravitano lì intorno.
Probabilmente,
una parte dei rifiuti industriali, con la dicitura di assimilabili agli urbani,
possono essere stati smaltiti direttamente in discarica.
Non
so se siano stati smaltiti di notte rifiuti. Sicuramente non nel periodo in cui
c’ero io, perché arrivare in discarica con un camion di notte è un’operazione
che soltanto a un profano può apparire semplice. Intanto, un camion deve aver
dei fari, illuminare tutta la notte e percorrere una strada che comunque non è
da camion, perché deve correre parallelamente a una discarica in mezzo in
campo.
Se
c'è uno smaltimento abusivo in una discarica, la mia esperienza e i miei
sentito dire fanno ipotizzare che il
camion faccia il percorso normale di tutti i camion la mattina alle sei e mezza
e che scarichi normalmente i suoi rifiuti, magari mettendosi d’accordo in
maniera criminosa con il gestore della discarica che apre alle sei e mezza. Se
dovessi fare un’ipotesi, direi questo. Non ho certezze, però ho un pochino di
esperienza. Questo è il quadro.
Mi
è stato chiesto, nella Commissione ministeriale, se ritenessi che i rifiuti
delle cosiddette navi dei veleni, che in quegli anni navigavano per il
Mediterraneo, possano essere stati smaltiti nella discarica S0 di Borgo
Montello.
Come
ha ricordato il Presidente, la discarica S0 è stata tombata agli inizi, o al
massimo alla metà, degli anni Ottanta. Le navi dei veleni hanno cominciato a
navigare, ma soprattutto a diventare un caso – probabilmente c’erano anche
prima, ma nessuno si poneva il problema – alla fine degli anni Ottanta, inizio
anni Novanta.
Temporalmente,
se dovessi avanzare un’ipotesi – ma come dico sono solo congetture basate su un
ragionamento e dunque possono essere fallaci –, direi che abbiamo una finestra
di apertura in discarica per rifiuti industriali, che si chiama Ecotecna, in
quell’area, tra il 1992 e il 1994. Dei rifiuti sono stati allocati in quella
discarica. Se dovessi cercare i rifiuti di navi che sono arrivate in Italia
negli anni Novanta, magari li cercherei lì, sulla base di analisi, perché come
dico dalla fine degli anni Ottanta i rifiuti li hanno macinati tutti quanti.
Quindi, non si aveva visivamente l’immagine del fusto. Questo è quanto posso
portare come contributo a questa Commissione.
PRESIDENTE.
La parola a Fabrizio Cirilli.
CIRILLI,
Vice Sindaco di Latina. Rispetto a tutta la vicenda, penso che forse
il contributo che posso dare è quello di ricostruire la successione degli
eventi, anche cercando di fare chiarezza sulle tante cose dette in questi mesi
e in questi anni che forse rischiano di creare confusione circa quello che
stiamo andando a fare in S0 e a tutto ciò che si è sviluppato, è accaduto e sta
succedendo nell’area della discarica di Borgo Montello. In più di qualche
occasione, la superficialità o la non conoscenza, hanno portato a mischiare
questi due aspetti.
Tra
l’altro, dico questo avendo trattato la questione prima da consigliere
regionale e adesso da amministratore, sempre considerando che ognuno deve
svolgere il proprio ruolo.
Pertanto,
seppure “tentato”, spinto e anche affascinato dalla volontà e necessità di fare
chiarezza su una serie di questioni abbastanza inquietanti che continuano a
ruotare intorno a queste vicende, penso che forse non si dà un grande
contributo se si mischiano i ruoli, se la politica cerca di indossare l’abito
dell’investigatore e viceversa. Vorrei quindi attenermi esattamente ai fatti,
alle vicende accadute.
Detto
questo, il problema dell’S0, rispetto a ciò di cui andiamo a trattare oggi,
cioè gli scavi per cercare questi fusti, nasce casualmente.
Lo
studio ENEA del 1996 a cui faceva riferimento il Presidente nasce per
tutt’altri motivi rispetto all’individuazione di fusti tossici. Nasce proprio
dal fatto che S0 era una discarica vecchia, terminata all’indomani della nuova
normativa che prevedeva tutta una serie di norme a garanzia e a tutela del
territorio rispetto alle discariche.
ENEA
decide quindi di fare uno studio in Italia prendendo a campione una serie di
punti del territorio nazionale in cui si erano realizzate le discariche
“vecchie”, ossia dove si scavava una buca, si buttavano i rifiuti dentro,
qualche volta gli si dava fuoco per abbassarne le volumetrie e si ricopriva.
ENEA
decide di fare uno studio per capire che cosa succedeva sotto queste discariche
“vecchie”, all’indomani della nuova normativa che prevedeva tutt’altra cosa.
Nel fare questo, individua tra gli altri siti –
mi sembra che uno fosse a Genova –
quello di Borgo Montello.
ENEA
arriva sul territorio e inizia a realizzare questo studio, nell’ambito del
quale rileva la presenza di alcune masse ferrose. Non essendo questo
l’obiettivo dello studio dell’ENEA, le masse ferrose vengono riportate in un
capitolo della documentazione, in maniera anche abbastanza sintetica, dove, tra
le altre cose, si parla di tutto quello che avevano rilevato sotto terra in
questo tipo di discarica “vecchia”.
Nello
studio, ENEA dice di aver individuato delle masse ferrose riconducibili a
ipotetici fusti tossici, ma, non essendo questo il compito dell’ENEA, consiglia
di verificare di che cosa si tratta e dà una serie di indicazioni. Consiglia di
scavare con certa cautela, perché tutto fa presupporre che potrebbero essere
fusti.
Questo
studio sollevò a suo tempo una serie di interrogativi, di dibattiti politici e
non, sul territorio, con associazioni, circoscrizioni e parti politiche che si
sono confrontate su questa vicenda in Consiglio comunale, con assemblee
pubbliche e quant’altro.
Dopodiché
la vicenda cade nell’oblio e non se ne parla più a livello politico, ma se ne
continua a parlare sul territorio.
L’ENEA
emette un secondo studio, andando avanti su quello che era l’obiettivo e
approfondisce l’analisi del territorio, ma non fa più minimamente riferimento a
quel famoso paragrafo 4 che, in 15 righe, disegnava l’ipotesi che ci potessero
essere dei fusti tossici sotto S0.
Passa
ancora del tempo e di fatto il primo studio sparisce completamente, sia dagli
archivi del Comune che da quelli della Provincia. Non se ne ha traccia nemmeno
in ARPA.
Tuttavia,
i soggetti che avevano preso parte a questo studio – mi riferisco all’ex
direttore Zaottini, all’attuale dirigente dell’Amministrazione provinciale
rifiuti, dottoressa Valle e via dicendo – ne avevano tutti memoria. Tra
l’altro, vi erano gli atti delle discussioni che si fecero a suo tempo sia in
Consiglio comunale che sul territorio.
A
fronte di una serie di ricerche – tra l’altro, andando a rintracciare persone,
tecnici esterni che avevano partecipato a questo studio –, ebbi la possibilità
di venire in possesso di una copia di questo studio. Il giorno stesso, ne feci
cinque copie e ne inviai una all’assessore regionale all’ambiente, una
all’amministrazione provinciale, una all’ARPA, una all’amministrazione comunale
e una per conoscenza alla Procura, disegnando e descrivendo la storia, anche un
po’ rocambolesca, per cui tutta questa faccenda si era andata a sviluppare.
L’unico soggetto che rispose a questa
richiesta di approfondimento fu la Regione Lazio attraverso l’assessore
all’ambiente, che allora era il Presidente Zaratti, il quale mi inviò
tempestivamente una nota, dove mi disse che, una volta presa conoscenza di
questo studio, l’aveva inviato all’ARPA e aveva chiesto un approfondimento per
verificare l’opportunità di andare avanti sulla questione.
Dopodiché,
passiamo alla storia recente. ARPA incaricò l’istituto di vulcanologia di fare
degli approfondimenti. Alcuni incaricati vennero sul territorio per fare una
serie di approfondimenti, dai quali emerse la necessità e di andare avanti per
c capire che cosa ci stava là sotto.
Detto
questo, vengo alla storia ancora più recente. L’Amministrazione regionale stanzia i soldi
per questi scavi. In una sorta di tavolo, a modello di Conferenza di servizi,
un tavolo che potremmo definire interistituzionale, il Comune di Latina viene
incaricato di redigere un progetto, con tutte le prescrizioni e le indicazioni
di ARPA, dell’Amministrazione provinciale e quant’altri. È stato fatto questo
progetto, è stato mandato in gara e ci troviamo oggi alla vigilia dell’inizio
dei lavori. Attualmente, abbiamo aggiudicato una gara. Tra l’altro, nell’ultima
riunione del tavolo interistituzionale, sono stati inseriti nella realizzazione
questo progetto un’altra serie di accorgimenti a maggior garanzia della buona
riuscita dell’operazione, che è quella di andare a cercare di capire che cosa
c'è lì sotto. Nessuno sa se lì sotto ci sono i fusti o meno, però la decisione
di andare avanti – in maniera concorde tra Regione e il Comune di Latina – è
stata proprio legata al fatto che i presupposti per andare a cercare ci sono
tutti.
Quindi,
un atto obbligatorio, per chi esercita il proprio ruolo di amministratore, è
quello di andare a vedere lì dove ci sono i presupposti, dove c'è un dubbio e
un serio rischio che ci possano essere i fusti.
Le
ulteriori prescrizioni date dal progetto, tra l’altro proposte
dall’Amministrazione, sono: di richiedere, prima di iniziare gli scavi,
l’intervento dell’istituto di vulcanologia per l’individuazione precisa dei
punti di scavo, onde evitare il dubbio di andare a cercare in punti diversi
rispetto a dove sono stati fatti questi rilevamenti; di filmare in tempo reale
tutte le attività di scavo e di trasmettere le immagini a un organo di polizia
giudiziaria, per avere la certezza e le prove che qualunque operazione viene
portata avanti con correttezza e con la massima trasparenza; di definire bene i
ruoli del soggetto gestore e della ditta che si è aggiudicata la gara
d’appalto.
Quindi,
siccome nel progetto il soggetto gestore di uno dei due impianti si era messo a
disposizione per allestire l’area di cantiere, per un importo di 2-300.000 euro
circa, per evitare commistioni tra il ruolo di un soggetto gestore di un
impianto confinante e le operazioni di scavo, abbiamo voluto ben definire i
ruoli e la tipologia dei lavori.
Ieri
sono iniziati i lavori dell’allestimento cantiere. Il 18 dovrebbe venire
l’istituto di vulcanologia per effettuare la conferma dei punti di scavo. Entro
quindici giorni dovrebbero essere allestite, secondo la tabella di marcia, le
vasche previste dal progetto per decidere dove posizionare il materiale di
scavo e, più o meno tra il 10 e l’11 agosto, dovrebbe iniziare lo scavo vero e
proprio.
Questo
è ciò che attiene a S0. Intorno ad S0 c'è un mondo che merita attenzione.
Invito il Presidente a fare un incontro per parlare di questo mondo, che però
non va mischiato con l’altra questione in esame, perché ci porterebbe a non
comprendere bene forse né l’uno, né l’altro. Intorno a questa discarica ci sono
degli invasi, dei pozzi che hanno rilevato inquinamento, vi sono una serie di
approfondimenti e di progetti in corso per capire le cause reali ed effettive
di questo inquinamento e per cercare di comprendere le azioni più idonee per
poterlo fronteggiare. Molto probabilmente ci saranno anche delle
responsabilità. Rispetto al procedimento a cui si è fatto cenno, nel momento in
cui vi sarà un rinvio a giudizio, il Comune di Latina ha dichiarato che si
costituirà anch’esso parte civile.
Quindi
è un’altra cosa, non meno importante. Intendiamoci, questo non vuol dire che se
non dovessimo trovare i fusti in S0, questi non potrebbero benissimo stare in
altri invasi vicini. Tutto può essere. Molto probabilmente, se procediamo per
ipotesi e facciamo ragionamenti logici, è più facile che stiano negli altri che
in questo, stando alla logica ascoltata prima e che è condivisibile. Tuttavia,
continuo a dire che non dobbiamo mischiare le carte.
Rispetto
a questa vicenda alcuni pentiti hanno fatto dichiarazioni che
incomprensibilmente non sono state incrociate con ciò che stava accadendo sul
territorio. Se qualcuno avesse fatto una riflessione mirata, ma più articolata
in quel periodo, e cioè avesse unito la dichiarazione del pentito, lo studio
dell’ENEA e tutta un’altra serie di questioni, forse non saremo arrivati nel
2012 a dover andare alla ricerca di fusti, senza avere la percezione precisa di
dove possano stare.
Forse
S1, S2 ed S3 non sarebbe nato, perché è chiaro che pensare oggi di andare a
cercare questi fusti – non sono un tecnico, ma ho preso informazioni – è
un’impresa ardua ed è dire poco.
Significherebbe infatti fare un’operazione del costo di decine di milioni di
euro, avendo una probabilità su dieci di trovare qualcosa, senza considerare il
danno ambientale che si andrebbe a creare nello scoperchiare tre invasi
dismessi sopra altri invasi.
Tutta
questa vicenda si è sviluppata in modo rocambolesco, a volte anche inquietante,
però forse evitare di fare gli errori del passato significa proprio dare nome e
cognome a ogni cosa e quindi non mischiare l’inquinamento legato agli invasi in
coltivazione o in essere con la storia di S0 che, purtroppo o per fortuna, è
un’altra cosa.
Penso
di aver detto tutto, grazie.
PRESIDENTE.
Grazie Fabrizio, anche per la ricostruzione della vicenda…
CIRILLI,
Vice Sindaco di Latina. Aggiungo un ultimo particolare.
Vorrei
prendere spunto da questa audizione anche per segnalare ai commissari e al
Presidente che dello stanziamento, di cui abbiamo ricevuto ad oggi solo il
numero del mandato, ancora non è arrivato un euro, nemmeno rispetto al 10 per
cento di anticipo.
Dico
questo non tanto per battere cassa, ma perché non vorrei che rispetto a questa
vicenda, rispetto alla quale tutti noi stiamo cercando di pensare a tutto per
mandarla avanti in maniera lineare e trasparente, ci si debba fermare perché la
ditta non prende i soldi per il lavoro che è stata chiamata a svolgere.
Insomma, sarebbe un po’ paradossale.
PRESIDENTE.
È un paradosso che, non so perché, ma mi preoccupa molto.
Come
Commissione cercheremo di sollecitare l’eventuale pagamento del mandato.
Ringrazio
Fabrizio Cirilli per la ricostruzione di tutta la vicenda e per dire che
effettivamente sono molto d’accordo su un punto, ossia il fatto che la vicenda
S0 deve essere risolta perché, anche dal punto di vista tecnico rispetto a
quello che si troverà durante lo scavo, questo è un punto di verità che deve
essere chiarito.
È
un metodo che la pubblica amministrazione dovrebbe adottare e sempre in tempi
rapidi, ovviamente non facendo passare vent’anni come è accaduto in questa
occasione. È necessario, sia dal punto di vista scientifico che tecnico, vedere
che cosa c’è lì sotto, anche per dare il segnale nella pubblica amministrazione
che i problemi, quando se ne viene a conoscenza, vengono approfonditi e si fa
quanto è doveroso per tutelare la salute dei cittadini.
In
tutta questa vicenda di S0, il fatto che si proceda agli scavi ha un
significato politico e morale di importanza significativa.
La
parola a Marco Omizzolo.
OMIZZOLO,
Coordinatore provinciale Legambiente
Latina. Sono Marco Omizzolo,
portavoce del Forum pontino dei diritti e dei beni comuni, nonché
coordinatore provinciale di Legambiente.
Grazie
Presidente per questa opportunità. Prendo subito la parola, perché volevo fare
una domanda al dottor Cester. Ebbene, le sue dichiarazioni sono particolarmente
importanti, perché è persona informata dei fatti. Lei ha vissuto quei fatti in
prima persona ed è stato richiamato anche da lei stesso, Presidente. Vi è una
sua dichiarazione precisa e puntuale secondo cui, per l’appunto, nella
discarica lavorava una persona che si è dichiarata essere cugina di Sandokan
Schiavone. Sarebbe allora interessante capire se questo è vero, chi è questa
persona, se lei si è rivolto ai Carabinieri nel momento in cui le è stata fatta
questa rivelazione e se ci sono state in questo senso delle azioni successive.
Sarebbe
anche interessante sapere da lei e dal Comune di Latina se per esempio avete
affrontato la questione del sito B2 che è un’altra vasca su cui molto ci
sarebbe da dire, anche in relazione a quello che è stato detto in precedenza.
Il problema non è soltanto S0, ma la discarica di Borgo Montello e quello che
questa ha prodotto nel territorio.
PRESIDENTE.
Voglio specificare che sulla vicenda del sito B2 mi riprometto di fare
un’audizione, se siete tutti quanti disponibili, subito dopo l’inizio degli
scavi, quindi a settembre, per discutere di tutto il resto.
Quindi,
seguendo la logica di non mischiare troppo le cose, oggi approfondiamo fino in
fondo la vicenda di S0 e alla ripresa dei lavori, a settembre, facciamo
un’audizione su tutta la vicenda della discarica di Borgo Montello, in modo
tale che tutte le questioni che possiamo chiarire, o che possiamo aiutare a
chiarire, saranno approfondite per bene in quell’occasione.
La
parola ad Antonio Turri, Presidente regionale di Libera, che vuole porre una
domanda.
TURRI,
Presidente regionale di Libera. La
domanda è sempre posta a titolo personale, perché ponendo domande si possono
anche accusare delle persone o assumere atteggiamenti che poi si scaricano
dietro il partito, l’ente o la sigla di questa o quell’associazione.
A
me risulta, per testimonianza diretta – nel senso che l’ho vissuta e che non è
una storia che mi è stata raccontata –, che all’interno della discarica alcuni
operai, che la sera si trovavano a lavorare, furono intossicati e che alcuni di
questi, credo in numero di quaranta, furono portati all’ospedale di Latina,
proprio perché vittime delle esalazioni.
La
DIGOS della questura di Latina avviò un’indagine che fu chiusa. Ci furono anche
polemiche. Addirittura all’interno della questura di Latina dei sindacati di
polizia fecero delle espresse lamentele sul fatto che quelle indagini, rispetto
a quello che fu detto dagli operai, non portarono all’esito dovuto. Questa è la
prima domanda, ossia se lei è venuto a conoscenza di questo fatto… (Interruzione fuori microfono)
Parliamo
della gestione dall’invaso S0 agli altri invasi. Questo è il periodo. La
discarica S0 era stata chiusa solo ufficialmente? A lei risulta questo, ossia
che per un periodo ha continuato a lavorare?
Lei
ha detto che ha fatto delle indagini. Doveva per forza sapere quello che era
successo nel posto in cui andava a lavorare. Lei è venuto a conoscenza di
questo fatto?
L’indagine
fu assegnata dalla Procura di Latina alla DIGOS, ma ci fu un nulla di fatto.
Questo
è un primo episodio di continuità tra S0 e le altre. Non è stata dismessa,
perché i signori che lavoravano lì dentro, stando alle dichiarazioni di Carmine
Schiavone, gestivano la discarica dalla metà degli anni Ottanta, fino alla fine
degli anni Ottanta. Nel 1994 si pente e fino a quell’anno Carmine Schiavone
afferma che pagavano. Antonio Salzillo, il rappresentante dei Casalesi in provincia
di Latina, dava soldi al clan.
La
sua considerazione, su cui sono perfettamente d’accordo, che il grosso degli
eventuali fusti è stato piazzato non tanto nell’S0, dove pure ci potrebbe
essere qualcosa e dove c'è un vulnus,
Presidente, che spiega anche quali potrebbero essere quegli ammassi ferrosi… (Interruzione fuori microfono)
La
domanda è se a lei risulta e se è stato considerato il fatto che gli ammassi
ferrosi dell’S0 potrebbero essere quelli dello smaltimento dei rifiuti della
Plasmon che furono autorizzati. Quello è il periodo in cui furono autorizzati…
(Interruzione fuori microfono)
La
versione ufficiale del Comune di allora dice che quegli ammassi ferrosi erano i
vasetti della Plasmon. Chiedo dunque se è stata fatta un’indagine da parte di
qualcuno, se l’allora Assessore all’ambiente ha accertato questo, perché c’era
una giustificazione ufficiale, mentre i fusti dovrebbero stare là.
Ingegnere,
come esperto del settore, se lo dovesse consigliare, se fosse un tecnico della
Regione, non riterrebbe più opportuno casomai, anche per un principio di
autotutela, non spendere quei soldi per andare a cercare quei fusti? (Interruzione fuori microfono)
La
domanda gliela faccio. Se lei fosse l’esperto, con le sue cognizioni, con la
conoscenza che lei ha della discarica, e che qui dentro non ha nessuno, non
penserebbe che quei soldi potrebbero essere utilizzati per cercare i fusti da
un’altra parte o addirittura per risarcire le persone o spostare le famiglie
che si trovano davanti a quella bomba ecologica?
Potrebbe
rientrare in questo discorso, secondo lei, da tecnico, un suggerimento di un
principio di autotutela per la conservazione anche delle risorse pubbliche,
soprattutto in un momento in cui le risorse non ci sono?
Non
dico questo per contraddire l’ottimo – veramente Vicesindaco – lavoro che è
stato fatto da te come assessore, come consigliere e via dicendo, ma è un
dubbio che mi pongo.
Hai
detto prima giustamente che la politica deve fare la politica e che gli
investigatori devono far gli investigatori, e forse bene non l’hanno fatto né l’uno,
né l’altro.
Se
anche noi, come associazioni che rappresentiamo i cittadini, seguiamo le cose
non eccelse fatte fino qui, senza voler
dare la responsabilità a nessuno, però delle cose non eccelse sono state
fatte…
Del
resto, oramai è assodato quello che è avvenuto nei risultati. La domanda che
dovremmo porre all’esperto è la seguente. I soldi forse con difficoltà si
troveranno. Noi delle associazioni che siamo per rappresentare la cosiddetta
società civile. In questo ruolo, visto che il ruolo dei tecnici è di altri,
quello della politica è di altri ancora e non siamo certo noi gli
investigatori, perché in una Commissione come questa non suggeriamo al
Presidente, a nome dei cittadini che immeritatamente rappresentiamo, se non sia
il caso, con un principio generale di autotutela, di non spendere quei soldi,
facendo fare i relativi lavori alla ditta, perché vanno salvaguardati gli
interessi dei privati e via dicendo, per fare qualche cosa di positivo?
Si
potrebbe, ad esempio dare un risarcimento alle famiglie lì presenti; oppure si
potrebbero utilizzare quei soldi per una ulteriore bonifica ambientale. Tra le
prime azioni da fare, si dovrebbero spostare i ragazzi e le famiglie, i nostri
concittadini che si vedono costretti ad abitare lì. Quei soldi potrebbero
essere utilizzati per questo. Non ci dobbiamo incaponire.
Vengo
allora alla domanda. Come tecnico, se dovesse essere nominato dal Presidente
della Commissione, per dare un giudizio tecnico come spenderebbe quei soldi?
CESTER,
già Direttore tecnico della cava di Borgo
Montello. Mi è stato chiesto nella precedente Commissione se avessi mai
avuto sentore di una criminalità organizzata che ruotava intorno alla
discarica.
Ho
avuto sentore di un forte lassismo e di una sorta di piccoli imprenditori
ecologici che vivevano sulla discarica molto borderline. L’unico riferimento che indirettamente ricordo è stato
appunto quello ad una battuta fatta da un collega all’interno della discarica,
ma l’ho considerata a livello di battuta. Non mi sento nemmeno di fare il nome
di un collega che probabilmente ha millantato credito, oppure voleva apparire
un duro nei confronti di quello che veniva dal nord e porre un limite o
comunque un’indicazione di appartenenza a un clan che forse allora in quella
zona rappresentava qualcosa. Non mi sento di fare il nome di una persona che ha
detto una stupidata, forse. Se non l’ha detta, credo che ci siano le
possibilità per verificarlo in altra sede e in altro modo.
La
seconda domanda era relativa alla B2. Per la B2, come dicevo, era una discarica
di seconda categoria, di tipo B, che ha lavorato dal 1992 al 1994, ricevendo
rifiuti industriali. Era l'unica discarica nel Lazio, che io sappia, che abbia
mai lavorato dal 1984, quando è entrata in vigore la legge, fino ai giorni
nostri, forse ce n'è una a Pomezia. In quegli anni quindi era l’unica discarica
nel Lazio che poteva ricevere rifiuti industriali.
Per
quanto riguarda l'intossicazione degli operai, io avevo previsto un controllo
sanitario obbligatorio. Il medico credo sia ancora lo stesso. Se c'è qualcuno
che ha una memoria storica della situazione di salute degli operai in discarica
di Latina, è questo medico di Latina che tutt’ora fa le analisi. Dalle analisi
che avevo io e che facevamo, credo, ogni tre o quattro mesi – per di più
qualcuno era anche donatore di sangue all’interno della discarica, ricordo
questo particolare – non è mai emersa un'intossicazione tale da impedire ai
donatori di donare il sangue e comunque al medico di fermare qualcuno degli
operai (Interruzione fuori microfono).
A
me non risulta intossicazione. Dopodiché, la cosa più facile, che dà anche i
maggiori fastidi è un'intossicazione da ammoniaca che comunque non è un
inquinante persistente, ma è un inquinante che però ti dà un forte fastidio, un
forte bruciore. Non ci sono mai stati quaranta operai in discarica tutti
insieme. Nei periodi di massima assunzione, proprio per creare questa simbiosi
tra la discarica e la popolazione locale venivano assunti quasi tutti quelli
che facevano domanda e che abitavano a Borgo Montello. Siamo arrivati ad avere
più di trenta dipendenti, tra operai e impiegati, ma mai quaranta persone.
Credo comunque che contemporaneamente tutti e trenta non siano mai andati in
ospedale. Io andavo tutte le mattine alle sei e mezza in discarica, sull’S4, ma
non ho mai accusato malori, né ho mai avuto, dai miei esami del sangue,
problemi di intossicazione. Non mi sembra di poter paragonare la discarica di
Borgo Montello a quella tristemente famoso di Pitelli, dove uno è morto, credo,
per aver inalato cianuro, tanto per dare almeno dei paletti in questo senso.
L'altra
domanda che mi ha fatto riguarda come spenderei i soldi. Una risposta in un
certo senso l’ho già data, perché secondo me l'operazione più logica era quella
che era stata fatta intorno a S1, S2, S3, con la costruzione del polder, di questo muro di bentonite e
l’ammorsamento, sugli strati profondi che hanno una sorta di armatura nella
lava che è uscita in ere geologiche, che è intorno ai trenta metri e poi una
barriera impermeabile nell’argilla che ci si è depositata sopra, portato dalla
stura degli affluenti, che quindi ha reso l'invaso abbastanza isolato dal resto
di tutto il complesso. Quanto alla domanda se possano essere stati smaltiti dei
rifiuti alimentari, la risposta è senz'altro sì. Le aziende dell’alimentare
della zona si facevano un punto di onore di divenire a smaltire le eccedenze,
dalla Findus alla Plasmon a tanti altri, all'interno della discarica che era un
nonsenso, se uno lo vede da un certo punto di vista, perché in pratica venivano
distrutti degli alimenti buoni e venivano buttati in discarica. C'è stato un
episodio dove hanno buttato anche le banconote andate al macero che è stata una
festa per tutti quanti, se volete un aneddoto.
Detto
questo, probabilmente delle scatole alimentari possono essere andate in
discarica. Senz'altro è un'operazione meritoria quella di andare a capire se in
S0 si sia abusato nello smaltimento che, come ho detto prima, è stato fatto in
quasi tutte le discariche di urbani in Italia, nel momento in cui è entrato in
vigore il DPR 915, quando le aziende si sono trovate a dover assimilare almeno
una parte dei loro rifiuti agli urbani per ottemperare alla legge, e quindi si
sono rivolti agli unici impianti della zona. Gli unici impianti erano quelli di
urbani, tanti rifiuti industriali sono finiti insieme ai rifiuti urbani. Non
pensiamo al rifiuto industriale come a qualcosa di estremamente più tossico del
rifiuto urbano, perché tutto sommato anche il rifiuto urbano tout court che veniva smaltito negli
anni Ottanta conteneva dei prodotti che forse erano addirittura più tossici di
certi rifiuti industriali.
Senz'altro,
visto che c'è questo finanziamento, farei comunque questa indagine, e cercherei
di cominciare a mettere in sicurezza questi invasi, anche perché forse S0 è
quello più vicino alla stura, se non mi sbaglio, quindi c'è anche questo
problema di inquinamento del fiume che è più vicino. Ma il capitolo è
vastissimo. Diciamo che discarica piccola, problema piccolo. Come vi ho già
detto all'inizio, i pozzi di S0 mi sembrava di ricordare che fossero tra i più
puliti. Se devo ricordare qualcosa, per me non sarebbe diventata una priorità
S0, però giacché lo è diventata, andiamo a vedere cosa c'è dentro. Teniamo
conto anche del fatto che più una discarica rimane lì, più va verso una
situazione di stabilità, non di instabilità. Quindi, una discarica che ormai ha
trent'anni bene o male è mineralizzata e purtroppo quello che doveva rilasciare
ormai lo ha rilasciato. Visto che però c'è questa opportunità, alcuni sondaggi
e la valutazione di quello che c'è dentro, possiamo farli. Teniamo conto che
una discarica, se vogliamo fare una similitudine è come un [interruzione audio: cambio lato cassetta].
Di
cosa stiamo parlando come inquinanti? Metalli pesanti che sono quelli che
cercano tutti? Radioisotopi, vista la vicinanza – lo diciamo, visto che ormai è
uscito – con la centrale nucleare, che qualche terreno di dragaggio sia finito
in discarica e quindi ci sia un inquinamento di questo tipo? Basta fare l'esame
del percolato e ci togliamo qualsiasi voglia. Un esame magnetoscopico che mi
dice che c’è un po’ di ferro dentro, da tecnico dico che non è una cosa che mi
sconvolge più di tanto se dovessi dare il mio parere. Siccome però non sono
diplomatico, me lo avete chiesto e ve l’ho detto.
PRESIDENTE.
Ringrazio il dottor Cester, così gentile, per la sua disponibilità. Magari, se
ci saranno altre occasioni approfitteremo della sua disponibilità.
Grazie
e buon viaggio.
Volevo
evitare di aprire una discussione, sulla falsa riga della domanda posta da
Turri rispetto all'opportunità o meno dell'utilizzo di queste risorse in un
senso o in altro. Noi abbiamo la disponibilità di una somma significativa e
importante, finalmente, per scoprire il contenuto dalla S0. Credo che per tutta
una serie di motivi di natura ambientale, ma anche di natura, appunto, come
dicevo prima, morale, eccetera, è opportuno che questa indagine finalmente
arrivi fino in fondo. In tutta questa vicenda – vicende trascinate per
vent'anni, dove i documenti spariscono, non si trovano, eccetera – c’è un punto
che secondo me è costitutivo del nostro Paese, cioè il fatto che finalmente si
deve fare verità. Questo è un Paese dove la verità non si scopre mai, non sappiamo
neanche ancora cosa è successo a Ustica, non si sa mai chi ha fatto qualcosa.
Io penso che invece intorno ad una vicenda come questa, dire che vogliamo la
verità, qualunque essa sia, da ogni punto di vista, credo che sia un aspetto
fondamentale. Spendere un po' di risorse per la verità, secondo me ha una
valenza molto importante. Dopodiché, questo non elimina la necessità di fare
gli approfondimenti necessari su S1, S2, S3, di fare le opportune e importanti
verifiche su B2, non inficia la necessità di utilizzare ulteriori risorse per
tutelare i cittadini che vivono nelle zone limitrofe. I buoni propositi che
sono emersi dalla tua domanda, Antonio, sono questioni prioritarie non che non
dobbiamo trascurare, ma sulle quali dobbiamo impegnarci, perché non è che il
nostro impegno finisce sistemata la vicenda di S0. Proprio per questo dicevo di
fare un’ulteriore audizione su tutto il resto, per quello che possiamo,
cerchiamo, anche con il Comune di Latina, di verificare quali sono le
possibilità di compensazione ambientale, di tutela dei cittadini.
C’è
la disponibilità almeno mia personale e credo anche della Commissione, anche in
sede di bilancio di previsione, di verificare insieme, anche con Fabrizio
Cirilli, la possibilità di fare una proposta per quanto riguarda questo
argomento.
CIRILLI,
Vice Sindaco di Latina. Vorrei solo
dare un contributo. Al di là della compensazione, il Comune ha già deliberato
una variante al Piano regolatore dell'area e si sta predisponendo adesso la
perimetrazione dell'esistente, per andare poi a prevedere, attraverso due
strumenti, la perequazione e il cambio di destinazione d'uso, una sorta di
ristoro ai cittadini che vivono nelle immediate prossimità di tutta l'area per
cercare di compensare in questo modo una servitù vissuta ormai da decine di
anni.
Per
quanto riguarda il resto, anche se non è compito mio, mi permetto anch'io di
fare una riflessione. È lo stesso che dire: cosa andiamo a prelevare a fare
l'aereo di Ustica, inabissato? I soldi spendiamoli per le famiglie. Sono, però,
due cose completamente diverse, che è difficile e imbarazzante mischiare.
Ne
approfitto per dire che uno dei motivi per cui è nato l'interesse della
relazione dell’ENEA era proprio il dossier, non so se fatto da Legambiente o da
quale associazione del territorio. Io ricordo bene, e forse, se ne tirate fuori
una copia, lo ritrovate pure scritto, che a quei tempi si diceva che dovevamo
andare a scavare. Legambiente, allora, era la stata la prima a dirlo. Voglio
ringraziare chi ha avuto l'attenzione di mettere in campo questa operazione,
altrimenti noi avremmo sempre avuto questo punto interrogativo rispetto
all’assenza delle Istituzioni, perché le Istituzioni sono state assenti, in
questi quindici anni.
Io
dico allora: come si risponde all'assenza delle Istituzioni? Con la presenza
delle Istituzioni. C'è un dubbio suffragato tecnicamente? Io mi permetto di
dire, con tutto il rispetto per l'ingegnere, che il riferimento nostro è
l'ARPA, è l’Istituto di vulcanologia. Nel momento in cui l’Istituto di
vulcanologia e l'ARPA ci dicono che c'è non la certezza, ma un dubbio fondato,
le Istituzioni hanno un dovere, proprio per riacquistare, concordo con ciò che
diceva il Presidente, quel rapporto di fiducia col territorio che è venuto meno
in questi anni. Non si trovano? Abbiamo fatto il nostro lavoro, il nostro
dovere, non abbiamo distratto soldi da altre cose. Le altre cose vanno
finanziate, vanno ottemperate. Si riconosce una servitù, un danno? Va
ottemperato. Ma se noi andiamo a prendere i soldi per andare a cercare i fusti
e li utilizziamo, andiamo ad implementare quella confusione, fatta in
buonafede, dietro la quale però si nasconde quella parte negativa delle
Istituzioni che sono state assenti in questi anni e ci hanno messo nelle
condizioni di non ragionare, facciamo il gioco di chi voglio combattere (Interruzione fuori microfono).
PRESIDENTE.
Antonio, noi abbiamo invitato Cester perché è una testimonianza importante di
quello che è accaduto in quel periodo, abbiamo un'importantissima
testimonianza. Non so se tu segui il calcio, però c’è stato un vecchio
allenatore, Boskov che diceva che c’è il rigore quando l’arbitro fischia,
quindi inquinamento c'è quando l'ARPA fischia. Questo infatti dice la legge: se
ARPA dice che c’è inquinamento, c’è inquinamento, se ARPA dice che non c’è
inquinamento, se ne assume la responsabilità e non c'è inquinamento. Ma sentiamo cosa dice ARPA.
CARUBBI, Commissario straordinario ARPA Lazio. Io cerco di dare
qualche elemento ulteriore. Le cose che andavano dette le ha ripercorse con
puntualità e con la solita precisione e passione il Vice Sindaco Cirilli. Oggi
siamo al punto definito dalle cose che sono state testè dette. Una cosa però la
voglio dire. Come ha detto prima giustamente il Presidente, lo studio di molti
anni fa e l'ultimo che facemmo noi come ARPA, avvalendoci del dottor Marchetti
e dell'Istituto di vulcanologia, aveva evidenziato non la solita presenza di un
po' di materiali ferrosi in un sito, che è ovvio che ci possano essere, perché
nei siti di discarica degli urbani, sappiamo che vi è andato, soprattutto nel
passato, un po' di tutto, dall'ingombrante alla ruota di bicicletta.
Nel
sito S0 di Borgo Montello vi erano delle anomalie magnetiche importanti, non vi
era qualche segnale di presenza. Questo è quello che all’epoca ci portò,
insieme con i colleghi, su quel sito. Per chi non lo ricordasse, rammento che
non è un caso che a Borgo Montello venne a fare i rilievi l’Istituto di
Vulcanologia nella persona di Marchetti. Il dottor Marchetti, infatti, è storicamente
il consulente tecnico delle procure anticamorra del casertano che su questa
vicenda dei fusti interrati aveva un'esperienza di un certo tipo. Anche questo,
quindi, va in una certa direzione.
Questo
per dire che una serie di elementi di oggettiva e anomala presenza di materiale
che determina preoccupazioni in quel sito, vi era. Se infatti avessimo
riscontrato un po' di presenza diffusa di materiali ferrosi in una discarica
ante ’82 avremmo detto che era normale.
L'assessore
ricorderà la traduzione visiva dell'elettromagnetismo rilevato: i nastri
magnetici negli invasi davano delle “patate” abbastanza evidenti in alcuni
luoghi, anomale rispetto alla spettrografia generale di una discarica di
urbani, come ce ne sono tante in Italia. Indubbiamente, io credo che permanga,
almeno questo è il mandato che la Regione non ha reputato di modificare, il
proposito di andare a vedere effettivamente cosa c'è lì sotto. Potrebbero
esserci infatti le scatolette della Plasmon o potrebbe essere altro.
Io
credo che sia il caso che l'opinione pubblica e i giornali una volta per tutte
abbiano certezza su questo, almeno smetteremo di leggere giornali che ogni mese
parlano di bidoni tossici, perché o ci sono, e si porrà un problema di bonifica
e di accertamento del perché stiamo lì; oppure, non ci sono e allora avremo
altro di cui preoccuparci che riguarda quel territorio e non solo.
Ciò
detto, vengo ad una risposta, che pure, per il momento, se mi consentite è
generale, sul quesito posto dal Presidente Zaratti. Noi a Borgo Montello
abbiamo l'inquinamento ambientale, e non lo diciamo da adesso, l'ARPA lo dice
dal 2005. Dal 2005 sul sito di Latina (intendo a Borgo Montello in senso ampio,
quindi non soltanto sul vecchio S0, ma cosiddetto sito di discarica al
plurale), noi abbiamo registrato il superamento dei limiti previsti dalla legge
per la presenza di determinati inquinanti nelle acque profonde, in particolare
metalli, che hanno fatto sì che dal 2005 su quel sito, il Vice Sindaco di
Latina lo sa bene, insista anche una procedura di legge di bonifica all'interno
della quale, peraltro, è stata inserita questa sottoprocedura di verifica dei
metalli presenti in S0. Borgo Montello quindi è un sito inquinato, su questo
non ci piove. Tra il dire però che il sito è inquinato e dire a quali eventi, o
ancor di più, a quali persone o soggetti siano attribuite responsabilità di
quell'inquinamento, ce ne passa. Conosciamo tutti la vicenda di Malagrotta, che
è molto simile, da questo punto di vista, e anche delle falde inquinate, questo
è fuori discussione. Il problema è che noi sosteniamo che verosimilmente ciò
sia attribuibile alla presenza nel sito dell'attività di gestione rifiuti di
Co.la.Ri., che però dice di no e ne siamo discutendo nelle aule di giustizia.
A
Latina quindi, indubbiamente, vi è una situazione di inquinamento. Alcuni
interventi di messa in sicurezza essenzialmente furono fatti, sono stati
ricordati, non a caso simili a quelli di Malagrotta, come la creazione di un polder intorno agli invasi. Il sito S0
doveva essere oggetto di un cupping, cioè
di una procedura definita che è stata
interrotta, al fine, appunto, di consentire questi lavori di verifica nel sito,
della presenza delle masse metalliche.
Quanto
all'ARPA Lazio, per quel che ci riguarda, in realtà è ormai dal 2005 che
abbiamo dei dati analitici storici delle acque sotterranee di Borgo Montello,
perché nella Regione Lazio, nel 2005, quando autorizzò in chiave moderna le due
discariche di cui discutiamo, pose a carico delle aziende gestrici (Indeco e
Latina Ambiente, se non vado errato) l’obbligo dei monitoraggi straordinari
dell'ARPA sul sito, fatti da noi e pagati da loro. Noi quindi dal 2005 abbiamo
sei o sette anni di dati storici, su questo fatto, che sostanzialmente
confermano il tema di cui oggi parliamo.
Certo,
lì vi è un tema generale, che non è soltanto di Borgo Montello, ma di Roma:
primo, a Borgo Montello si continuano a conferire rifiuti tal quali non
trattati. Tutto il mondo parla di Roma, ma nessuno parla di Latina, come di
Bracciano, come di altre realtà, Civitavecchia, eccetera. Questo,
oggettivamente, è un problema di appesantimento dell'impatto ambientale di
discariche sul territorio. Io so benissimo, come lo sanno i consiglieri, il
Presidente e il Vice Sindaco che c’è una procedura che dovrebbe portare in
tempi brevi, ci si augura, alla realizzazione di impianti di discarica – se uno
o due, non si capisce –, ma ad oggi, in quel sito, abbiamo ancora questa
situazione.
Diciamo
allora che c'è un'attività di gestione di rifiuti che insiste su un sito acclaratamente
inquinato e c’è un'attività di gestione, peraltro in esercizio. Intendiamoci:
questo non è che sia di per sé illegittimo o illegale. La legge conosce lo
strumento della bonifica dei siti in corso d’esercizio, per cui, non è che
quando c'è un sito da bonificare, in automatico tutto si ferma. È consentita la
gestione di attività insistenti sul sito, anche in presenza di procedure di
bonifica. È però una situazione indubbiamente complessa, Presidente, che tu
dicevi che magari tratteremo meglio successivamente, se poi la Commissione
vorrà.
Il
tema di oggi, sostanzialmente, riguarda la necessità di far chiarezza almeno su
questo tema, su questo punto specifico, e cioè se effettivamente le
infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio del Basso Lazio
hanno determinato in quegli anni un particolare evento che è stato
l’interramento di fusti in quel luogo. Questo è ciò di cui ci stiamo occupando
adesso su cui credo, in tempi abbastanza brevi, di poter decidere. Apro una
parentesi – ci sono state un po' di polemiche sui tempi di questa procedura –.
A un certo punto è sembrato che l'ARPA Lazio si divertisse a perder tempo su
questa vicenda. Colgo l'occasione per dire che queste sono cose serie e
complicate, non è che si vada con il secchiello e la paletta, come quando si va
al mare e si scava una buchetta. Quando si mette mano ad una discarica
consolidata, vecchia di decenni, ogni passo che si fa deve essere
procedimentalizzato e compreso nel suo tecnicismo, perché noi andiamo a mettere
mani in una sorta di sarcofago ambientalmente a rischio. Mettere mani nella
discarica significa coinvolgere gli operatori stessi che vanno a lavorare, è
insomma una cosa abbastanza complicata.
Quindi,
al di là delle lentezze dovute per molti versi alla tipica burocrazia in cui
tutti viviamo e il ritardo nei finanziamenti che il Comune di Latina ha dovuto
mettere in conto in queste vicende, gli ultimi tempi sono stati necessari per
capire esattamente cosa accadeva in ogni fase dello scavo in quel luogo.
Bisogna capire, perché se io prevedo di trovare qualcosa devo anche avere un
progetto che mi dica, in caso di ritrovamento cosa devo fare, come per esempio,
l’esistenza di una vasca. Servono, insomma, alcune questioni di ordine
operativo per capire, una volta per tutte, se lì vi è stato un problema di
questo tipo.
Come
diceva il Procuratore della Repubblica di Roma Pignatone, l’altro giorno, in
Campidoglio, quando si parlava di vicende di Roma, lui ha detto qualcosa nella
sua veste di Procuratore della Direzione distrettuale antimafia del Lazio che
ha competenza per l’intera Corte d'appello del Lazio. Ha parlato quindi in
quella veste non solo delle vicende romane, ma anche delle vicende laziali.
Seppur con molta discrezione e molto garbo, dovuti al necessario riserbo degli
atti del suo ufficio, è bene dircelo, lui non ha tratteggiato la situazione di
conclamata infiltrazione malavitosa organizzata di natura mafiosa e dintorni
nella nostra Regione, però ha nuovamente detto quello che sappiamo un po’
tutti, e cioè che noi abbiamo pezzi del territorio, indubbiamente – ha detto il
Procuratore – dove scopriamo in qualche
modo cose note, soprattutto nella parte più bassa della nostra regione. Nel
passato sicuramente ci sono state risultanze processuali che sono state interessate
da cointeressenze di natura eco-mafiosa, quindi è bene, su questo, fare
chiarezza ove sia possibile e tenere alta la guardia.
Questo
è lo stato per quanto riguarda il tema specifico di oggi. Il resto del tema
generale relativo alla situazione ambientale del sito di Borgo Montello implica
una serie di altri aspetti su cui peraltro abbiamo una serie di informazioni
tutte versate agli atti delle conferenze si servizio comunicate in Regione, che
riguardano appunto tutto quello che l’Agenzia oggi sa su Borgo Montello. Sono,
tra l’altro, informazioni ambientali che per loro definizione erano pubbliche,
che peraltro sono a disposizione sia della Commissione, sia di chi abbia un
interesse su questo.
ARENA, Subcommissario straordinario ARPA Lazio È stato molto
esauriente per quanto riguarda l'attività che ha iniziato e che sta portando
avanti dal palazzo.
Io
stavo facendo una riflessione su tutto il silenzio e sulla superficialità degli
anni passati. Riscoprire oggi una tale realtà, una tale verità è veramente
molto difficile, però purtroppo non possiamo cambiare le cose che sono state,
le norme come anche la questione che nella discarica vengano ancora conferiti
rifiuti tal quali non trattati. Sono cose assurde veramente, però le normative,
in questo senso, ci aiuteranno presto perlomeno ad eliminare queste cose così
grossolane, oggi assolutamente impensabili.
PRESIDENTE.
Se ha un appunto che ci vuole lasciare saremmo ben lieti di accettarlo.
Prego.
ROMOLI,
Vice Presidente di Legambiente Lazio.
Signor Presidente, signori commissari, noi crediamo che questo sia un
appuntamento molto importante e di questo vi ringraziamo. Facciamo nostro
l'appello del Presidente per un richiamo alla concretezza, soprattutto
nell'attività della pubblica amministrazione. Non mi dilungherò molto sulle
vicende che sono state già narrate in maniera molto precisa e puntuale dagli
interventi che mi hanno preceduto, ma come Legambiente avanzeremo due richieste
proprio nell'ottica, appunto, della concretezza. La prima è che la Regione
Lazio, appunto, si costituisca parte civile nel processo pendente a Latina. La
prossima udienza dinanzi al GUP Marcelli è fissata per il prossimo 12 ottobre.
Noi
abbiamo già avanzato la nostra richiesta di costituzione di parte civile alla
scorsa udienza, che è stata celebrata il 13 luglio. Per dire come sta
procedendo la dinamica processuale, penso appunto che l'udienza del 12 ottobre
sia molto importante e potrebbe probabilmente anche essere l'ultima
opportunità. È inutile dire che è un processo molto dedicato; penso che la
costituzione in giudizio della Regione ma anche del Comune di Latina possa e
debba essere un atto molto importante per tutti i cittadini.
Altro
appello alla concretezza e più che altro alla trasparenza per quanto riguarda
appunto le operazioni di scavo che si vorranno fare sul sito S0: noi torniamo a
chiedere quello che già abbiamo chiesto con il nostro ultimo rapporto ecomafie,
cioè che si proceda in maniera trasparente e partecipata a queste operazioni,
in un momento, appunto, aperto alla partecipazione delle associazioni dei
cittadini presenti sul territorio.
Ho
concluso. Vi ringraziamo di nuovo.
PRESIDENTE.
Grazie. Per quanto riguarda la costituzione di parte civile, io farò una
lettera al Presidente della Regione.
ROMOLI,
Vice Presidente di Legambiente Lazio.
Tecnicamente è ancora possibile, però, ovviamente, come stavo dicendo e come
potete immaginare, è un processo molto complesso, per cui le eccezioni sulle
costituzioni di parte civile che stanno facendo gli avvocati della difesa sono
abbastanza serrate. Pertanto, ovviamente, se è vero che nei termini
tecnicamente procedurali ancora ci siamo, il mio invito, da quello che ho avuto
modo di carpire e percepire, venendo alla dinamica processuale è che
tendenzialmente potrebbe essere l'ultima, quella del 12 ottobre, quindi prima
si costituisse la Regione, sicuramente meglio è.
Ripeto:
tecnicamente, con i termini processuali ci siamo.
PRESIDENTE.
Non è nella nostra disponibilità il fatto che la Regione si costituisca parte
civile, ma semmai, è nella disponibilità della Presidente Polverini. Per quanto
riguarda noi, quindi, possiamo inviare una richiesta e sollecitare alla
Presidente Polverini il fatto di costituirsi in questo procedimento.
L'Avvocatura della Regione verificherà le modalità tecniche, però penso che sia
importante che anche alla luce di questa audizione, appunto, ci sia una
richiesta alla Regione Lazio di costituirsi.
Per
quanto riguarda la seconda questione, anch'io auspico, per quanto sia
possibile, ovviamente, nella gestione tecnica del cantiere da parte del Comune
di Latina e da parte dell'ARPA, la possibilità che ci sia il massimo
coinvolgimento delle associazioni, delle informazioni e dei comitati di
cittadini. Credo che questo sia un elemento molto importante in un procedimento
come questo.
Io
personalmente, come Presidente della Commissione, mettendomi d'accordo anche
con il Vice Sindaco Cirilli, cercherò la possibilità magari di partecipare ad
alcune fasi dello scavo, sempre nei limiti delle possibilità tecniche, per dare
anche un segnale di attenzione e di trasparenza rispetto alla gestione dello
scavo stesso.
Quindi,
estenderei l'invito al Comune e all'ARPA, di verificare la possibilità di
coinvolgere i comitati dei cittadini, nei limiti del possibile, nella gestione
di un cantiere che mi pare molto complicato. Io penso che questo sia veramente
molto importante.
_____.
Una informazione e un contributo rispetto a questa questione.
Noi
abbiamo deliberato e quindi costituito un tavolo per la trasparenza, al
riguardo, di cui fanno parte per diritto tutte le associazioni, comitati di
cittadini e quant'altro, costituiti sotto qualunque forma. Purtroppo non lo
abbiamo potuto istituire per vicende legate più alle diatribe politiche. Lo
avevamo deliberato un mese fa e l'avremmo già istituito, senonché dalla
Commissione trasparenza del Comune è stata fatta richiesta, abbastanza
singolare, di farne parte di diritto, il Presidente e tutti i membri della
Commissione trasparenza.
A
noi sembrava che la Commissione trasparenza dovesse restare sopra il tavolo
della trasparenza e verificare. Loro ne hanno voluto far parte al pari di
tutti, però questo ci ha portato a modificare la delibera. Adesso quindi
andremo ad istituirlo. Sono previste due settimane di pubblicazione per dare la
possibilità a tutte le associazioni di chiedere di farne parte. Il problema
grosso è che siamo a ridosso di agosto, e sicuramente qualcuno ci dirà che
abbiamo pubblicato questa cosa sotto agosto per non farla vedere a nessuno, per
cui nei prossimi giorni ci sarà la pubblicazione per poter chiedere di far
parte del tavolo della trasparenza.
Certo
è che il tavolo della trasparenza è una cosa, essere presenti sul cantiere è
un'altra cosa. Non essendo io direttore dei lavori, né responsabile della sicurezza
e quant'altro, dubito che si possa consentire a persone esterne, a qualunque
titolo, di poter girare per quel cantiere, o entrarvi, se non in maniera
studiata o concordava.
Questa
situazione l'abbiamo voluta aggirare con il fatto di filmare in tempo reale
tutte le fasi delle operazioni, ma è solo una questione tecnica, legata alla
sicurezza.
PRESIDENTE.
Ringrazio veramente tutti per la partecipazione, qui, questa mattina (Interruzione fuori microfono).
Ci
rivediamo alla ripresa dei lavori, sperando di avere già dei risultati rispetto
agli scavi e contemporaneamente anche per estendere questo ragionamento più
generale alla discarica di Borgo Montello e alle problematiche connesse.
Buon
lavoro veramente a tutti. Ci incontriamo prossimamente.
La
seduta è tolta.
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