domenica 7 aprile 2013

tutti i danni del settennato di Giorgio Napolitano capo dello stato

Sette anni, e sentirli
di Marco Travaglio
Il fatto quotidiano 7 aprile 2013
Si avvicina il giorno dell’inventario dei danni
fatti in questi sette anni da Giorgio Napolitano.
Dalle firme apposte alla velocità della
luce sulla peggiori leggi vergogna di B., in gran
parte incostituzionali, ai continui moniti a ogni
indagine giudiziaria che coinvolgesse il potere
(Unipol-Antonveneta, Potenza, Why Not, Salerno-
Catanzaro, Rai-Mediaset, lady Mastella,
Rifiutopoli a Napoli, Ruby, trattativa Stato-mafia)
contro il presunto “scontro fra politica e
magistratura” che mettevano sullo stesso piano
i politici aggressori e i pm aggrediti. Dalla riabilitazione
di Craxi agli attacchi a Grillo proprio
alla vigilia di tornate elettorali. Dal progressivo
ampliamento progressivo dei poteri e
delle prerogative presidenziali, ben oltre i limiti
della Costituzione, fino alla pretesa da monarca
assoluto di non essere ascoltato neppure quando
parla con un inquisito intercettato. Dalle
interferenze nell’indagine palermitana sulla
trattativa per conto di Mancino al recente, incredibile
diktat ai magistrati (che han subito
obbedito senza fiatare) di sospendere i processi
a B. per marzo-aprile in nome di inesistenti
impedimenti politico-istituzionali.
E poi il salvataggio di B. nel novembre 2010 con
il rinvio del voto di sfiducia a dopo la finanziaria
(intanto quello comprava deputati un
tanto al chilo). E il risalvataggio di B. nel dicembre
2011 con l’idea geniale del governo
Monti al posto delle elezioni che avrebbero
asfaltato il Caimano. E il rifiuto opposto ai
5Stelle di considerare un premier apartitico
(ingenuamente non indicato dai grilli) per favorire
l’inciucio Pd-Pdl, con “saggi” incorporati.
E la gestione demenziale del caso dei due
marò, ricevuti in pompa magna al Quirinale
come eroi nazionali. E, dulcis in fundo, le grazie
concesse ad Alessandro Sallusti, condannato a
14 mesi per aver pubblicato su Libero notizie
false, mai smentite e gravemente diffamatorie
contro un giudice torinese; e al colonnello americano
della Nato Joseph Romano, condannato
a 7 anni definitivi per il sequestro di Abu Omar
e latitante dal 2007.
Mai, prima d’ora, l’istituto della grazia era stato
usato per sconfessare sentenze definitive appena
pronunciate e salvare condannati che non
avevano scontato un giorno di pena. A riprova
del fatto che Napolitano è convinto di essere il
capo della magistratura, legittimato a impartirle
ordini e a raddrizzarne i verdetti se non
collimano con i suoi capricci o con le pretese di
un “alleato” che tratta l’Italia come il cortile di
casa propria, dal Cermis ad Amanda Knox.
Forse non tutti colgono lo scandalo di questa
grazia. Romano è stato giudicato colpevole dalla
Cassazione per aver rapito nel 2003 - insieme
a 27 agenti Cia e con l’appoggio del Sismi del
generale Pollari - l’imam di Milano e averlo poi
imbarcato della base Nato di Aviano a quella di
Ramstein, e di lì al Cairo, dove fu interrogato e
torturato per mesi. Il sequestro – scrive la Cassazione
- “venne realizzato per trasportare il
prigioniero in uno Stato, l’Egitto, nel quale era
ammesso l’interrogatorio sotto tortura, a cui
Abu Omar fu effettivamente sottoposto”. E pazienza
se “la tortura è bandita non solo dalla
leggi europee”, ma anche da mezza dozzina di
convenzioni Onu e Ue. Tutte regolarmente sottoscritte
dall’Italia, tutte violate dai sequestratori
italiani e americani di Abu Omar e dai
governi italiani di destra e di sinistra, che dal
2006 a oggi proteggono questi delinquenti col
segreto di Stato, con tre conflitti di attribuzioni
contro i giudici alla Consulta e col blocco dei
mandati di cattura disposti dai giudici per assicurarli
finalmente alla giustizia.
Chissà che ne pensa la neopresidente della Camera
Laura Boldrini, giustamente sensibile ai
diritti umani, del sequestro e della grazia a un
latitante che non ha scontato un giorno di galera
e non rischiava neppure l’arresto. Si spera
che al prossimo giro salga al Quirinale un custode
della legalità e della Costituzione.

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