di Marco
Travaglio
Hanno ragione il presidente
ridens Piero
Grasso e i noti
moderati
Alemanno, La Russa,
Storace,
Barani, Maroni,
Prestigiacomo,
Sallusti, Gasparri
e la sua
signora Gasbarra:
serpeggia,
anzi tracima in Italia
un eccesso
di opposizione che
può armare
la mano di qualche
testa calda.
Basta aprire un giornale
o un tg a
caso per imbattersi
in orde di
giornalisti ipercritici,
addirittura
feroci contro il governo
Napoletta e
i partiti che lo
compongono.
Un coro pressochè
unanime di
attacchi forsennati
che è
francamente difficile
distinguere
dalle pallottole.
Tanto da far
sospettare che lo
sciagurato
attentatore, ieri mattina,
prima di
aprire il fuoco sul
Parlamento
fosse passato in
edicola o
almeno reduce da una
full immersion negli speciali televisivi
degli ultimi
giorni. Ne
pubblichiamo
qui una piccola
antologia,
sempre ribadendo il
monito del
Capo Supremo affinchè
la stampa
smetta di “rin -
focolare” e
inizi a “cooperare”.
Letterman Show. “Il governissimo
delle facce
nuove”, “Napo -
litano,
missione compiuta”,
“Letta, 77
ore per disinnescare
la guerra
civile Pd-Pdl”, “Sacco -
manni, il
tecnico che non fa
sconti alla
finanza mondiale”,
“La missione
di Giovannini: rilanciare
l'occupazione”,
“Far -
nesina in festa
per l'arrivo della
Bonino” (La Stampa). “Gover -
no Letta:
record di donne, supertecnici
e
quarantenni” (il
Messaggero ). “Più donne e giovani,
la squadra
di Letta”, “Letta
è premier:
donne e giovani. Provo
una sobria
soddisfazione”,
“Ritorno
alla realtà”, “Sul governo
il sigillo
del Colle. E si
apre il
cantiere delle riforme”,
“Campane a
festa per D'Alia”
(Corriere ). “Governo
giovane e
in rosa”, ”Straordinari
doveri”,
“Quagliariello:
‘E ora pacificazione’”,
“Su Interni
e Giustizia
la mossa
decisiva” (Avve nire ).
“La nuova
generazione”, “Le signore
della
competenza”, “Ecco
il governo
Letta, giovani e donne”
(Repubblica ). Ancora nessuna
notizia dei
bambini.
Pigi Lettista. “I due partiti
maggiori
che si
accingono a formare
un governo
presieduto da Letta
stanno
compiendo un atto coraggioso.
Sanno che
per loro
questa è
l'ultima chiamata. Sanno
che non
possono fallire”
(Pierluigi Battista, Corriere,
25-4).
Combattenti di terra, di
mare e
dell'aria! Camicie nere
della
rivoluzione e delle legioni!
Uomini e donne
d'Italia, dell'Impero
e del regno
d'Albania!
Ascoltate!
Un'ora segnata dal
destino
batte nel cielo della nostra
patria.
L'ora delle decisioni
irrevocabili.
La parola d'ordine
è una sola,
categorica e impegnativa
per tutti.
Essa già trasvola
ed accende i
cuori dalle
Alpi
all'Oceano Indiano: vincere! Stefano Menichetta. “In
questi
giorni si sconta
l’antica
cessione di autonomia
in favore di
un
ceto
intellettuale che del radicalismo
tendente al
giustizialismo
fa la
propria ragion d’essere. I
Travaglio, i
Padellaro, i Flores
che...
annullano la persona di
Enrico Letta
perché ‘nipote’ so -
no
personaggi che fanno orrore.
Il loro
linguaggio suscita repulsione.
Il loro
livore di sconfitti
mette i
brividi. Ma in condizioni
normali il
loro posto dovrebbe
essere ai
margini, in quell’ango -
lo della
società e del dibattito
pubblico
dove sempre si collocano
gli odiatori
di professione.
Solo qui
capita che da quell’an -
golo si
riesca a condizionare gli
umori della
sinistra italiana che
... ha
sempre cercato di parlare e
di ragionare
di politica, lasciando
ai
neofascisti la necrofilia e
l’intimidazione.
Ha problemi
grossi da
risolvere, Letta. Ma
sembrano
inezie se paragonati
alla guerra
contro i battaglioni
della morte
che dobbiamo vincere
noi”
(Stefano Menichini,
Europa , 26-4). E
vinceremo, per
dare
finalmente un lungo periodo
di pace con
la giustizia all'Italia,
all'Europa,
al mondo.
Beppe Lettergnini. “L'incarico a
Letta non ha
ancora 48 ore e già
si sentono i
soliti commenti bellicosi,
le consuete
dichiarazioni
stentoree...
Questa è l'ultima
spiaggia
della Penisola: più in là
c'è solo il
mare in tempesta e un
azzardo
pericoloso. I saggi nominati
dal
presidente Napolitano
si sono
rivelati concreti. In
poco tempo
hanno prodotto
poche pagine
di buone idee: nel
Paese
pleonastico, una piccola
rivoluzione...
L'Italia ha voglia
di novità. È
primavera: bisogna
cambiare
aria nelle stanze e nel cervello... Enrico
Letta è un
uomo competente, calmo e relativamente
giovane”
(Beppe Severgnini, Corriere ,
26-4). Ma
anche marito premuroso, padre esemplare
e
soprattutto nipote.
Aldo Cazzulletta. “Non ha citato
Kennedy – ‘la
fiaccola è
stata consegnata a una nuova generazione...
’ - ma ha
detto più o meno le stesse cose,
Napolitano.
Le ha dette mentre affidava l'incarico
di formare
il ‘suo’ governo a un uomo di cui potrebbe
essere il
nonno”. Il posto di zio era già impegnato.
“L'Italia,
paese considerato gerontocratico,
fa un salto
in avanti inatteso e si colloca all'avanguardia
in Europa...
A Palazzo Chigi arriva
il ragazzo
che amava il Drive In e gli U2” (Aldo
Cazzullo, Corriere , 25-4).
Largo ai giovani, pancia
in dentro e
petto in fuori.
Alessandro Salletta. “Complimenti Gina,
al secolo
Gianna
Fregonara (giornalista del Corriere,
ndr),
candidata first sciura del Paese. Per l'incarico
al marito,
ovvio, ma soprattutto perchè sono
certo che se
oggi Enrico Letta è sulla soglia di Palazzo
Chigi dietro
c'è lo zampino della moglie, la
Gina appunto.
E senza presunzione, mi prendo
un piccolo,
assolutamente casuale merito per
averla
spinta con qualche sotterfugio a Roma tra
le braccia
del suo futuro marito che all'epoca dei
fatti né io
né lei conoscevamo... Tornava sempre
con la
notizia giusta e si aprì la strada con le sue
capacità.
Anni dopo non tornò più, aveva trovato
la notizia
del fidanzato giusto. Tale Enrico Letta. E
dopo non
poca sofferenza, come nelle favole, vissero
felici e
contenti e con tre figli. Brava Gina,
non ci
deludi mai” (Alessandro Sallusti, il Giornale,
25-4). Anche
il povero Sallusti, negli ultimi
giorni, ha
passato notevoli sofferenze, soprattutto
alla lingua:
molto capiente, ma non abbastanza
per
abbracciare, oltre al Pdl e al suo padrone, anche
tutto il Pd
e persino Monti e i suoi. Come fare?
Alla fine ha
optato per un trapianto di lingua, e
ora ne ha
due. L'articolo sopra citato è stato scritto
con la
seconda (il finale della fiaba è custodito nell'apposito
dossier “Fregonara”
e sarà divulgato se,
Dio non
voglia, il marito non facesse il bravo).
L'Epifania. “Il Pd ritrovi coraggio”
(Guglielmo
Epifani, l'Unità, 23-4). “Il
Pd ritrovi la sua funzione”
(Guglielmo
Epifani, l'Unità, 28-4). Ogni
cinque
giorni, Guglielmo Epifani occupa uno
spazietto in
basso a sinistra sulla prima pagina
dell'Unità per
rammentare al Pd qualche oggetto
smarrito da
ritrovare. Prossime puntate: “Il Pd ritrovi
le chiavi di
casa”, “Il Pd ritrovi il calzino sinistro”,
“Il Pd
ritrovi l'auto posteggiata in doppia
fila e
rimossa dai vigili”. Seguirà, con comodo, “Il
Pd ritrovi i
suoi elettori”.
Antonio Socciletta. “L'arte del
compromesso ci
salverà dai
moralisti. In un'omelia del 1981 Ratzinger
elogiava la
mediazione come strumento
della
politica. Contro le ideologie che esaltano lo
Stato
assoluto. Oggi tre politici cattolici, Enrico
Letta,
Angelino Alfano e Mario Mauro, portano
avanti i
valori di dialogo e razionalità che furono
di De
Gasperi... Un nuovo umanesimo e un nuovo
rinascimento
potrebbero essere l'orizzonte e
l'ambizione
di questa pacificazione nazionale. Se
non fallisce
e non viene sabotata” (Antonio Socci,
Libero , 27-4). Dio
lo vuole. E anche Ratzinger. E
De Gasperi.
Ma pure Lorenzo il Magnifico.
Claudio Sardoletta. Prima della cura: “Continuia
-
mo a pensare
che le larghe intese costituiscano un
pericolo,
che la riproposizione di uno schema simil-
Monti abbia
troppe controindicazioni dopo
quanto è
successo, che la frattura politica apertasi
nella
società richieda una competizione trasparente
e differenze
leggibili tra destra e sinistra”
(Claudio
Sardo, l'Unità, 23-4). Dopo la cura: “Il
governo di
Enrico Letta nasce da uno stato di necessità
e da una
grave sofferenza politica... Il governo
Letta, così
nuovo e così difficile, è un'opportunità
per la
sinistra” (Claudio Sardo, l'Unità,
28-4). Che
s'ha da fa' per campa'.
Claudio Sardomuto. “Nel suo governo
non ci sono
i
protagonisti del conflitto politico di questi anni...
Letta è
riuscito a mettere insieme una squadra di
ministri
giovani e a sottrarsi ai veti di Berlusconi,
promuovendo
un rinnovamento generazionale
che, magari,
potrà aiutare persino l'evoluzione
democratica
del partito della destra” (C. Sardo,
28-4).
Alfano, Lupi, Quagliariello e De Girolamo,
tutti
aderenti alla celebre mozione parlamentare
“Ruby nipote
di Mubarak”, sono notoriamente
estranei al
conflitto politico di questi anni. E comunque,
vivaddio,
sono così giovani. Giovinetta,
giovinetta,
primavera di belletta.
M'hai detto un Prospero. “D'Alema è temuto
dalla
destra, che
lo indica come il simbolo del nemico
irriducibile,
che è meglio tenere alla larga perchè
richiama una
storia, rievoca una tradizione, risveglia
delle
memorie che è preferibile spegnere
per sempre.
Eppure un politico dell'esperienza
internazionale
di D'Alema avrebbe potuto contribuire
all'azione
incisiva di un governo che non
può
rinunciare a definire dei momenti di svolta
nelle
politiche prevalenti nello scacchiere europeo.
Un ponte
solido verso la sinistra europea”
(Michele
Prospero, l'Unità, 28-4). “La squadra ha
perso
qualcosa in competenza e valore aggiunto
rinunciando
a un ministro degli Esteri come Massimo
D'Alema” (C.
Sardo, l'Unità, 28-4). Ecco l’unico
difetto nel
governo Letta: manca D'Alema.
Il Lettaggero. Il direttore del Messaggero Virman
Cusenza,
giornalista ma soprattutto sarto, confeziona
per il nuovo
governo un abitino su misura.
Titolo: “Un
cambio di stagione”. Svolgimento:
“Non c'è
commento migliore al governo
appena nato
della foto che ritrae Giorgio Napolitano
mentre
stringe le mani di Enrico Letta. Ed è
difficile
capire dove cominci la stretta del primo e
finisca la
presa del secondo, come padre e figlio
sinergicamente
s'affidano l'un l'altro prima delle
navigazioni
impegnative della vita”. Corbezzoli,
gliele ha
cantate chiare. Del resto, di fronte a quelle
mani di
fata, la prima domanda che si ponevano
pensosi
tutti gl'italiani era appunto questa: chissà
dove
comincia la stretta del primo e finisce la presa
del secondo?
Ah saperlo. Ma anche: va bene il
padre, va
bene il figlio, ma dove
sarà mai lo
zio? A pag. 3 Alberto
Gentili
colma anche questa lacuna:
lo zio non
c'è, ma c'era fino
a qualche
minuto prima a reggere
la coda al
Cainano, poi gli
ha
telefonato: “Sei stato bravo,
Enrico, e
sei molto maturato”.
Ecco, a 47
anni il pupo ha messo
su i primi
dentini e sta per smettere
di
gattonare. Per il resto, avverte
il Cusenza, “il
richiamo al
1946 non è
casuale”: “Il nuovo
governo
Letta è chiamato” a
“una piccola
grande rifondazione
del concetto
di buon governo
perchè
almeno generazionalmente
sono venuti
meno io muri
e gli
steccati che hanno avvelenato
gli ultimi
decenni, con la
violenza e
l'odio e la loro interminabile
scia di
sangue”. Insomma
quella di De
Gasperi che
nel '46
governò con Togliatti è
“un'impresa
simile (al netto del
conflitto
mondiale)” a quella di
Alfano che
governa con Letta (al
netto dei
processi a B.). Lo dice
anche Letta
al Messaggero : “Oggi
si chiude la
guerra dei vent'anni.
Ora siamo
all'armistizio. La
speranza è
che scoppi la pace”.
Amnistia, si
chiama amnistia.
Eugenio Lettari. Scalfari è il più
entusiasta,
fin dal titolo dell'editoriale:
“Un medico
per l'Italia”.
Non si sa a
chi si riferisca, ma si
sa a chi non
si riferisce: Alfano,
che essendo
soltanto il ministro
dell'Interno
e il vicepresidente
del
Consiglio, non merita neppure
una citazione.
“Nelle circostanze
date è un
buon governo.
Enrico Letta
aveva promesso
competenza,
freschezza, nomi
non
divisivi. Il risultato corrisponde
pienamente
all'impegno
preso, con
un'aggiunta in più:
una presenza
femminile quale
prima d'ora
non si era mai verificata...
Se i fatti
corrisponderanno
alle parole
molte sofferenze
saranno
lenite e molte
speranze
riaccese”. Rimosso Alfano - ma anche
Lupi, De
Girolamo, Lorenzin e Quagliariello, la
banda fresca
e non divisiva della nipote di Mubarak
- Scalfari
ammira molto la “competenza”
dell'avvocato
De Girolamo in tema di agricoltura,
o della
signora Lorenzin (maturità classica) in
materia di
Sanità, o di Andrea Orlando (maturità
scientifica,
ex responsabile giustizia del Pd) in fatto
di Ambiente.
Però non ne cita nessuno, per precauzione.
preferisce
citare “Camillo Prampolini”
(non è uno
scherzo, davvero, anche se nessuno
capisce che
diavolo c'entri). Poi tributa il consueto
omaggio a
Sua Castità Napolitano: Suo malgrado,
ha dovuto
restare al Quirinale. Suo malgrado, ma
per fortuna
del Paese”. Egli, ça va sans dire, “co -
nosce
benissimo i limiti e i doveri che la Costituzione
li prescrive”:
infatti li ha violati tutti nel
giro di
qualche giorno. A questo punto, Scalfari
elenca i “molti
precedenti” del governo Napoletta
nella storia
della Repubblica. Che poi sono due. Il
primo è
primo il patto Moro-Berlinguer per la
non sfiducia
ad Andreotti a metà anni 70, che però
non c'entra
nulla, visto che il Pci non aveva ministri,
nemmeno
quando nel ‘78 votò per qualche
mese la
fiducia. Il secondo è il governo Badoglio
del 1944,
dove sì c'erano nello stesso governo ministri
comunisti e
democristiani: ma nemmeno
quello è un
precedente, perchè l'Italia era ancora
una
monarchia, oltre a essere ancora in guerra.
Insomma, i “molti
precedenti” non esistono. Meglio
tornare a Re
Giorgio, “un presidente al di sopra
delle parti”
che, “salvo Ciampi, non è mai esistito”
perchè “garantisce
tutti, ma garantisce soprattutto
il Paese”.
Ma garantisce soprattutto B.
Giuliano Lettara. “Ora i giudici
devono deporre le
armi”
(Giuliano Ferrara, il Giornale, 28-4). Wow,
era ora!
Ferrara, sempre così informato, ci farà
sapere
quanto dura l'armistizio, e soprattutto la
decorrenza e
la scadenza. Insomma, da quando a
quando c’è
licenza di delinquere. Così magari,
prima che i
giudici riprendano le armi, gli sfiliamo
il portafogli o gli svaligiamo
la casa. Il fatto quotidiano 29 aprile 2013
Nessun commento:
Posta un commento