lunedì 8 aprile 2013

I bimbi di Statte (Taranto) hanno il sangue sporco di piombo

LO RIVELA UN’INDAGINE FATTA NEL PAESE CHE CONFINA CON LA ZONA INDUSTRIALE di Francesco Casula il fatto quotidiano 9 aprile 2013 Piombo nel sangue dei bambini di Statte, piccolo comune vicino alla zona industriale di Taranto? Sì secondo i dati raccolti dalle associazioni ambientaliste Paecelink e Fondo antidiossina onlus che hanno prelevato campioni di sangue da 9 bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni e residenti nel comune della provincia ionica. I risultati hanno accertato la presenza di piombo in tutti i campioni in misura variabile tra i 22 e i 36 microgrammi. Numeri che destano preoccupazione. “Pur trattandosi di un campione non significativo della popolazione generale e di numerosità ridotta” dicono i medici Annamaria Moschetti, responsabile di Ambiente e Salute Infantile, e Piero Minardi, pediatra di Statte, “questi risultati non possono che destare preoccupazione per la possibile esposizione a fonti di piombo presenti in ambiente che necessitano con la massima premura di essere individuate ed eliminate”. NON SOLO. I prelievi effettuati il 29 marzo, e il risultato delle analisi, sarebbero la testimonianza di “una esposizione recente” a sorgenti inquinanti che operano nel territorio. Inoltre, dato che per i bambini non esistono valori sicuri di riferimento poiché nel loro sangue non dovrebbe esservi alcuna presenza di piombo, “qualunque livello è associato a possibili esiti neuropsichici” e “non si può non osservare come tali valori siano di livello tale da destare preoccupazione ed a richiedere interventi urgenti a tutela della salute infantile ed uno screening sulla popolazione generale infantile”. Sulla sorgente i medici non si sbilanciano, ma nel mirino è finita ovviamente la grande industria a pochi chilometri da Statte. Una nuova tegola sanitaria per un territorio già martoriato, che domenica è sceso in piazza per chiedere ancora una volta la liberazione dall’inquinamento e la cancellazione della legge “salva Ilva” che consente all’acciaieria di produrre nonostante il sequestro preventivo disposto dalla magistratura sulla quale proprio oggi dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale.

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