
No a
Ombrina e al
petrolio
in Adriatico: ieri possente manifestazione trasversale che ha visto
migliaia di cittadini, associazioni. L’Abruzzo in piazza per dire no
alle ricerche petrolifere. Lo spunto è la concessione della
Medoilgas per l’impianto al largo della
costa teatina,
ma la manifestazione punta il dito contro il Decreto sviluppo del
governo che consente la realizzazione più vicino alla riva degli
impianti estrattivi e di ricerca di idrocarburi. Quella di ieri si
presenta come la più grande manifestazione di protesta mai avvenuta in
regione.
Una sollevazione generale “chiamata” dalla associazioni ambientaliste Wwf e Legambiente e alla quale hanno risposto tutte le categorie tranne Confindustria.

Era
da tempo che non vedevo in piazza tanta gente felice di esserci.
Famiglie con bambini, suonatori di “dubbotte” le tradizionali
fisarmoniche, movimenti, sound, attivisti, giovani e anziani tutti
uniti e gioiosi nel rivendicare un “no” enorme a chi svende una parte di
costa alle multinazionali del petrolio. La società titolare delle
concessioni per le
trivellazioni in
Adriatico:
“non
siamo una minaccia per la salute. Non ci sarà impatto negativo sul
turismo della costa teatina”, così si difende l’ad di Medoilgas su Il Centro. Gli risponde
Legambiente:
“Storie e numeri di una operazione insensata”, portato a termine grazie
all’accesso agli atti del Ministero dell’Ambiente effettuato lo scorso 8
marzo e al confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico. “Per
Legambiente – hanno detto il presidente regionale Angelo Di Matteo,
Luzio Nelli e Giuseppe Di Marco – si tratta di una operazione insensata
visto che stiamo parlando di greggio di pessima qualità (che sul mercato
costerebbe meno di 70$, rispetto ai 90 $ del petrolio di riferimento) e
in quantità irrisorie, che sarebbe sufficiente a coprire appena lo 0,2%
del consumo nazionale di petrolio e lo 0,001% di consumo di gas”. “La
situazione – hanno aggiunto gli esponenti di Legambiente Abruzzo – è
allarmante, visto che tra permessi di ricerca e concessioni di estrazione di idrocarburi, stiamo parlando di una
superficie totale
(che comprende non solo Ombrina Mare) di oltre 6 mila chilometri
quadrati. E sotto questo aspetto è fortemente criticabile
l’atteggiamento del
Ministero dell’Ambiente che per un
anno e mezzo ha disatteso la norma che vietava di estrarre idrocarburi e
fare ricerche a 5 miglia dalle coste e a 12 dalle aree protette”.
Durante la manifestazione ho incontrato la senatrice abruzzese Enza Blundo che mi ha informata di aver depositato il 10 di questo mese un ddl contro la speculazione petrolifera sulla costa abruzzese, nello stesso giorno è stata depositata una proposta anche dalla Pezzopane
del Pd. La Blundo mi ha convinta della assoluta necessità di aprire
subito le commissioni per votare immediatamente contro questo ennesimo
scempio del territorio. Una cosa è certa: il Pdl non c’era, il governatore Chiodi secondo Pd e M5S
non ha saputo difendere il territorio ma la popolazione non mollerà la
presa. La costa è nostra e questa Ombrina non s’ha da fare.
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