martedì 16 aprile 2013

San Felice, gli abbattimenti sarebbero stati sospesi a causa di un intoppo bu ro c r a t i c o Scheletri, demolizione a metà Una delle strutture abusive a Quarto Caldo resta ancora in piedi

comune San Felice gli abbattimenti sarebbero stati sospesi a causa di un intoppo bu ro c r a t i c o

Latina Oggi 11 aprile 2013 San Felice, gli abbattimenti sarebbero stati sospesi a causa di un intoppo bu ro c r a t i c o Scheletri, demolizione a metà Una delle strutture abusive a Quarto Caldo resta ancora in piedi LA demolizione degli scheletri di Quarto Caldo non è ancora stata completata. Ad allungare la «vita» delle strutture abusive di San Felice Circeo pare ci stia pensando ancora una volta la burocrazia. Il momento in cui la ruspa ha iniziato a demolire gli ecomostri di cemento che per decenni hanno deturpato una delle zone più belle (e vincolate) del paese è rimasto impresso nella mente di molti. Si è trattato di una svolta storica, un segno tangibile della lotta all’abusivismo, al mattone selvaggio. Ma quelle famose demolizioni sono rimaste, per l’ennesima volta, al palo. Praticamente metà della struttura della società «Maiora III», poi passata alla «Acantos», è ancora in piedi. Il motivo? Non è chiaro. Dal Comune di San Felice Circeo hanno fatto sapere che probabilmente c’è ancora qualche intoppo burocratico che ha rallentato tutto l’iter per l’acquisizione dei fondi messi a disposizione dall’Ente parco nazionale del Circeo. Informazioni in merito sono state chieste quindi anche agli uffici di via Carlo Alberto. Il direttore dell’Ente parco, Giuliano Tallone, ci ha spiegato che i soldi sono sempre stati a disposizione del Comune e che sarebbero stati erogati di volta in volta a seguito della presentazione dello stato d’avanzamento dei lavori. In parole povere: la ditta incaricata dal Comune demolisce, l’Ente locale presenta la documentazione che attesta l’esecuzione dei lavori e la spesa sostenuta, il Parco eroga i finanziamenti (179mila euro circa) che aveva messo a disposizione anni fa. In questa catena, qualche ingranaggio si è bloccato ed ha in sostanza consentito alle strutture abusive che dovevano già essere demolite diverso tempo fa di restare al loro posto ancora per un po’. Ritardi che pesano e che non passano inosservati, anche perché la vicenda del «Sacco del Circeo» va avanti dagli anni Settanta. Correva il 1973 quando il Comune rilasciò alla «Maiora III» le licenze edilizie per costruire quattro nuclei abitativi a Quarto Caldo, per un totale di 21 appartamenti. Questo mare di cemento (oltre diecimila metri cubi) invase una delle zone di maggior pregio del Parco, ma nel 1976 il giudice Infelisi ordinò il sequestro e l’En - te locale annullò per lottizzazione abusiva le licenze del 1973. Da lì, un lungo iter giudiziario, il quale, tra ricorsi e contro-ricorsi, si è protratto per circa quarant’anni. Finalmente sembrava che, nell’ottobre scorso, si fosse scritta a chiare lettere la parola «fine». Persino il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini era intervenuto sulla vicenda, sottolineando come la demolizione avrebbe restituito a tutti «uno straordinario tratto del promontorio che era deturpato dagli orrendi scheletri di cemento armato». Ma le ruspe si sono fermate ancora una volta e gli scheletri continuano a «sopravvivere». Federico Domenichelli L’assessore ai Lavori pubblici di San Felice Circeo Corrado Capponi rassicura che non ci sono problemi particolarmente complessi da risolvere, per cui tutto fa intendere che le demolizioni degli scheletri riprenderanno al più presto e che quindi verranno portate a termine come previsto dai progetti.

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