comune San Felice gli abbattimenti sarebbero stati sospesi a causa di un intoppo bu ro c r a t i c o
Latina Oggi 11 aprile 2013
San Felice, gli abbattimenti sarebbero stati sospesi a causa di un intoppo bu ro c r a t i c o
Scheletri, demolizione a metà
Una delle strutture abusive a Quarto Caldo resta ancora in piedi
LA demolizione degli scheletri di
Quarto Caldo non è ancora stata
completata. Ad allungare la «vita» delle strutture abusive di San
Felice Circeo pare ci stia pensando ancora una volta la
burocrazia. Il momento
in cui la ruspa ha iniziato a demolire gli ecomostri di cemento che
per decenni hanno deturpato una delle zone
più belle (e vincolate)
del paese è rimasto impresso nella mente di
molti. Si è trattato di
una svolta storica, un
segno tangibile della
lotta all’abusivismo, al
mattone selvaggio. Ma
quelle famose demolizioni sono rimaste, per
l’ennesima volta, al palo. Praticamente metà
della struttura della società «Maiora III», poi
passata alla «Acantos»,
è ancora in piedi. Il motivo? Non è chiaro. Dal
Comune di San Felice
Circeo hanno fatto sapere che probabilmente
c’è ancora qualche intoppo burocratico che
ha rallentato tutto l’iter
per l’acquisizione dei
fondi messi a disposizione dall’Ente parco
nazionale del Circeo.
Informazioni in merito sono state
chieste quindi anche agli uffici di
via Carlo Alberto. Il direttore
dell’Ente parco, Giuliano Tallone, ci ha spiegato che i soldi sono
sempre stati a disposizione del
Comune e che sarebbero stati
erogati di volta in volta a seguito
della presentazione dello stato
d’avanzamento dei lavori. In parole povere: la ditta incaricata dal
Comune demolisce, l’Ente locale
presenta la documentazione che
attesta l’esecuzione dei lavori e la
spesa sostenuta, il Parco eroga i
finanziamenti (179mila euro circa) che aveva messo a disposizione anni
fa. In questa catena, qualche ingranaggio si è bloccato ed
ha in sostanza consentito alle
strutture abusive che dovevano
già essere demolite diverso tempo
fa di restare al loro
posto ancora per
un po’. Ritardi che
pesano e che non
passano inosservati, anche perché
la vicenda del
«Sacco del Circeo» va avanti dagli anni Settanta.
Correva il 1973
quando il Comune
rilasciò alla
«Maiora III» le licenze edilizie per
costruire quattro
nuclei abitativi a
Quarto Caldo, per
un totale di 21 appartamenti.
Questo mare di cemento (oltre
diecimila metri cubi) invase una
delle zone di maggior pregio del
Parco, ma nel 1976 il giudice
Infelisi ordinò il sequestro e l’En -
te locale annullò per lottizzazione abusiva le licenze del 1973. Da
lì, un lungo iter giudiziario, il
quale, tra ricorsi e contro-ricorsi,
si è protratto per circa quarant’anni. Finalmente sembrava
che, nell’ottobre scorso, si fosse
scritta a chiare lettere la parola
«fine». Persino il Ministro
dell’Ambiente Corrado Clini era
intervenuto sulla vicenda, sottolineando come la demolizione
avrebbe restituito a tutti «uno
straordinario tratto del promontorio che era deturpato dagli orrendi
scheletri di cemento armato». Ma le ruspe si sono fermate
ancora una volta e gli scheletri
continuano a «sopravvivere».
Federico Domenichelli
L’assessore ai Lavori
pubblici di San Felice
Circeo Corrado Capponi rassicura che non ci
sono problemi particolarmente complessi da
risolvere, per cui tutto fa
intendere che le demolizioni degli scheletri riprenderanno al più presto e che quindi verranno portate a termine
come previsto dai progetti.
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