lunedì 8 aprile 2013
trivelle nel sottosuolo e terremoti Emilia Romagna la più estratta
Emilia Romagna,
la regione
più “e st ra t t a ”
A SPAVENTARE è la disinformazione. Che l’Emilia
Romagna fosse la regione dove si è trivellato di più in
Italia, i cittadini l’hanno scoperto il giorno dopo il
terremoto del maggio 2012. Dalla fine del ‘700 sono
circa 1.697 i pozzi perforati nella zona, mentre nel
2011 sono stati estratti 193 mila barili di greggio e
203 milioni di metri cubi di gas naturale. Sessantuno
i permessi di ricerca concessi dal ministero dell’Economia.
A lanciare l’allarme, una parte della popolazione
che mette in collegamento le ricerche nel
sottosuolo con il sisma che ha sconvolto l’Emilia.
Questo ha spinto il presidente della regione Vasco
Errani a chiedere una Commissione internazionale
per valutarne l’effettiva relazione. “E’ assurdo –
commenta Stefano Conti, geologo dell’Università di
Modena – dobbiamo stare attenti a parlare di relazioni
causa-effetto. Non c’erano perforazioni alla
profondità dell’epicentro e al massimo i micro terremoti
dati dalle attività sono immediati. Non c’è
base scientifica nel dire che hanno provocato il terre
m o to”. E se gli esperti negano qualsiasi relazione, a essere sempre più attivi sono i
comitati locali, organizzati nella
rete “No Triv”. “La politica – d i ce
Elisabetta Sala da Fabbrico (Reggio
Emilia) – non può prendere
decisioni sopra le nostre teste. Se
non eravamo noi ad accorgerci
quandei
permessi di ricerca, ci saremmo trovati i macchinari
davanti a casa. Abbiamo messo in campo
tutte le energie per frenare la situazione”. I comitati
No Triv prolificano, da Ravenna fino a Ferrara: “Spes -
so – racconta Cinzia Passi – diffondiamo semplicemente
informazioni. Ad esempio, ogni abitante può
dirsi contrario alle operazioni di ricerca sulla sua
p ro p r i e t à ”. Tante le battaglie in corso, come San Felice
sul Panaro, dove a pochi passi dell’epicentro del
terremoto doveva sorgere un deposito di stoccaggio
gas. Dopo il no del ministero, si aspetta la decisione
del Tar. “La nostra terra – interviene Lorenzo
Preti del comitato – ha dimostrato di essere instabile
e noi abbiamo bisogno di certezze”.
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