giovedì 4 aprile 2013

dubbi sul biogas, relazione dell'Isde secondo i medici le centrali sono dannose

Stoccata dei medici: le centrali possono essere dannose Dubbi sul biogas Una relazione dell’Isde alla conferenza di servizi Negli ultimi cinque anni un lungo elenco di nuovi impianti in provincia Per le piccole realtà non servono particolari verifiche sull’iter NON è andata benissimo la conferenza di servizi sulle centrali biomasse e in specie quella sul maxi impianto di Pontinia, perché la frangia dei dissidenti rappresentata dagli enti locali ha presentato uno studio dei medici Isde che dice in parole povere: «Le centrali a biogas e biomasse sono inutili e dannose per la salute e l’ambiente. Questi impianti vengono costantemente proposti su tutto il territorio nazionale per conseguire, una volta realizzati, importanti incentivi economici». Così una piccola ipoteca è stata messa sul prossimo impianto importante in fase di realizzazione, quello di Pontinia e l’unico per il quale è aperta la procedura di approvazione tramite conferenza di servizi in considerazione della sua capacità di produzione. Per tutti gli altri impianti già autorizzati, ma con capacità inferiore a un chilowatt, tale procedura non è necessaria. Però ciò non toglie che i dubbi sui problemi di inquinamento restino anche per le piccole centrali. L’obiettivo della rete delle centrali a biogas e a biomasse era ed è tuttora quello di arrivare ad una maggiore produzione interna di energia, magari fino al punto da rendere autonomi alcuni territori. Il punto è che negli ultimi cinque anni si è avuta una vera e propria corsa alla costruzione di centrali di questo tipo senza badare troppo ad eventuali conseguenze per l’ambiente e la salute. L’assessore provinciale all’ambiente, Gerardo Stefanelli, la scorsa settimana ha ribadito che l’ente nei limiti delle sue competenze vigila sulla installazione di nuove centrali nell’ambito di un piano energetico locale. Ma adesso si fanno avanti critiche al proliferare delle centrali. Secondo Mauro Mocci, che è uno dei coordinatori dello studio Isde depositato in conferenza di servizi, «serve una rigorosa e corretta gestione dei rifiuti che, se realizzata attraverso la raccolta differenziata, con il porta a porta e con una corretta e reale politica del riuso e del riciclo nonché della riduzione dei rifiuti e dei materiali da imballaggio, non avrebbe alcun bisogno della realizzazione di impianti di incenerimento, biodigestione e discariche». In questo momento la raccolta differenziata è bloccata ad una media provinciale che supera di poco il 18% e che entro il 2013 doveva invece raggiungere la quota del 65% in tutte le città della provincia di Latina. Le quali in questo momento sono, di fatto, inadempienti delle direttive comunitarie. Ma sanno che potranno bruciare parte dei rifiuti in qualche modo. http://www.latina-oggi.it/read.php?hash=a770a87f2f186b42aa5c43cec6da64b4

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