http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/04/perche-antonio-ingroia-sfondera/460856/
E dunque, considerando un sondaggio per quello che è, ovvero un sondaggio, la lista Rivoluzione Civile e il suo portabandiera, Antonio Ingroia, sono passati da uno 0,5 per cento nelle intenzioni di voto, rilevato da Swg a metà dicembre, al tondo 5 per cento di Piepoli diffuso in questi giorni. E con tutti i guanti felpati del caso, qualche riflessione si può già fare.
Quattro
sono gli aspetti fondamentali che mi fanno pensare che questo 5 per
cento sia solo il primo gradino di una scalata che può portare
Rivoluzione Civile laddove nessuno può immaginare.
1) Boom a tempo record.
Non ho ricordi di altre formazioni politiche che a pochi giorni dalla
nascita abbiano sfondato l’ipotetico muro del 5 per cento. Molti ancora
non sanno nemmeno che Ingroia abbia accettato e che sia candidato. Con
una campagna elettorale condotta con intelligenza è fisiologico che
quella percentuale possa tranquillamente raddoppiare, visti anche i cali
di altri schieramenti.
2) Il profeta Mastella. Quando l’ex pm Luigi de Magistris lasciò il comodo scranno a Bruxelles dichiarando di voler fare il sindaco di Napoli, sfidando sia Pd che Pdl, il coro di pernacchie politiche fu unanime. Clemente Mastella, un vecchio esemplare politico che i più giovani non ricorderanno già più, si spinse a dire:
“Se Luigi de Magistris va al ballottaggio mi suicido, ma non ci
arriverà, non si è mai visto un magistrato che arriva a fare il sindaco
di una grande città”. De Magistris è riuscito in un’impresa titanica
parlando una lingua comune, dialogando ma non sottostando ai partiti e
chiedendo l’aiuto di migliaia di giovani che sono arrivati a Napoli
anche dal Nord Italia per sostenerlo. Se Ingroia è il leader della
formazione, de Magistris è il padre nobile; entrambi non soffrono di primadonne e insieme stanno lavorando molto bene. Non riesco a vedere nubi all’orizzonte.
3) I “dissuasori per affetto”. Già alla firma del manifesto “Io ci sto” era nell’aria che Antonio Ingroia avrebbe accettato le molte richieste di scendere/salire/spostarsi in campo
da parte dei movimenti e dello stesso sindaco di Napoli. E
immediatamente si sono moltiplicati gli appelli che gli chiedevano,
invece, di non farlo, di rimanere in magistratura. Nel 99 per cento dei
casi si trattava di persone perbene, di giovani, di uomini e donne
impegnate sul quotidiano fronte antimafia. Voce migliore e più
attendibile è stata quella di Nando Dalla Chiesa, un galantuomo amico di Ingroia, che con grande sofferenza ha spiegato perché l’ex pm abbia fatto una scelta sbagliata;
Dalla Chiesa, nella sua intervista alla Stampa, si è fatto portavoce di
tutte quelle persone, note e meno note, che più o meno apertamente
speravano fino alla fine che Ingroia facesse un passo indietro, non
perché “inadatto”, ma per preservare il suo patrimonio professionale
fatto di inchieste e indagini delicatissime che sarebbero potute
risultare delegittimate da un impegno politico. Ma ora che l’ex pm
palermitano ha ufficialmente accettato la candidatura, è difficile
pensare che tutte quelle persone, che sono davvero tante e che gli
riconoscevano integrità morale e capacità, ora che il dado è tratto alle
urne, scelgano di non sceglierlo. Che, avendo la possibilità di
spedirlo in Parlamento per seminare panico e disperazione tra i vari Dell’Utri e Cosentino,
scelgano altro. Suppongo che nella maggior parte dei casi, proprio in
virtù della stima che nutrono nei confronti di Ingroia, gli accorderanno
la propria fiducia e inviteranno altri a farlo: “non avresti dovuto, ma
ormai che ci sei…”. Così penso che farà (senza conoscerlo bene) Nando
Dalla Chiesa, e così penso faranno tutti gli altri che, quasi con
affetto, gli chiedevano di finire il suo lavoro in Guatemala e poi
tornare a Palermo.
4) Movimento 5 Stelle.
Prima di Rivoluzione Civile, per chi, come me, non avrebbe voluto
rinunciare al voto, non ci sarebbero state molte scelte. Turandosi il
naso per una gestione putiniana del dissenso, io stesso avrei votato per il M5S, non per Grillo:
conosco la maggior parte dei candidati alla Camera e al Senato e per me
erano e sono garanzia di serietà e, spero, di indipendenza. Oggi,
invece, per chi crede che dall’estirpazione delle mafie dipenda gran
parte della soluzione al problema socio-economico “Italia” e che la
cultura (dagli asili alle università) in questo giochi un ruolo
fondamentale, per chi chiede una politica coraggiosa e senza timori
reverenziali nei confronti di banche e poteri forti,
c’è un’altra possibilità. Non faccio il sondaggista e non so se il calo
vertiginoso del M5S nei sondaggi sia da attribuire a questa nuova
possibilità, ma di certo, almeno in un misero caso (il mio), mi viene
offerta una proposta che mi appaga senza se e senza ma: si parla di
scuola, di diritti, di economia, di lotta alla mafia e alla corruzione,
non si butta fuori chi dissente, non si manda a quel paese nessuno. A
questo scenario si aggiunge l’enorme popolo del non voto: se Ingroia li convincerà la storia potrebbe prendere un altro corso.
Queste
personalissime riflessioni, partorite senza alcun criterio scientifico e
figlie unicamente della mia logica, mi fanno sperare che quel 5 per
cento possa diventare molto di più, consentendo di riempire i rami del
Parlamento di persone che riflettano le battaglie e gli ideali di chi,
avendo perso ciò che di più caro aveva a causa della violenza mafiosa,
spera ora di restituire quello schiaffo a cosa nostra tramite Antonio Ingroia.
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