NEWSLETTER NUMERO 1 DEL 12 LUGLIO 2012
Carissime/i
vi
inviamo la prima edizione della nuova newsletter degli Ecologisti,
Verdi e Civici del Lazio che per ora avrà cadenza quindicinale. Sperando
che questa
nuova forma di comunicazione che abbiamo voluto attivare vi sia gradita
e utile ci invitiamo a segnalarci argomenti e questioni che potrebbero
essere affrontate nelle prossime edizioni.
Grazie dell'attenzione e buon lavoro
Nando Bonessio,
presidente degli Ecologisti e Civiche Verdi Lazio.
A COSA SERVE UN MANUALE DI AUTODIFESA DEL BAGNANTE?
di Angelo Bonelli, Presidente nazionale dei Verdi
Prezzi
altissimi, interminabili muri di recinzione che troppo spesso
nascondono il mare, vere e proprie palazzine di cemento alzate sulla
sabbia, innumerevoli
attività che nulla hanno a che vedere con la balneazione, ostacoli
fisici ed economici che inducono la maggior parte delle persone a
credere che le spiagge e gli stabilimenti siano circoli privati. Invece
si tratta di concessioni pubbliche di terreno vincolato
e protetto che noi (lo Stato) abbiamo dato in concessione a privati per
realizzare limitate strutture per la balneazione, cabine, bagni ecc.,
fornire servizi e mantenere pulito e fruibile l’arenile. Il risultato è
che le spiagge sono sempre meno accessibili
per chi non voglia pagare prezzi altissimi. Il mare, in molte parti del
nostro litorale è ormai “oscurato” da muri e strutture di cemento, le
spiagge libere sono quasi scomparse. La situazione italiana dal punto di
vista dell’uso del demanio marittimo è una
vera e propria anomalia che non ha uguali nel mondo. Per questo abbiamo
creato un vero e proprio
Manuale d’autodifesa del bagnante che trovate qui
La forte privatizzazione degli arenili voluta dalle lobby di balneari e
consentita dalla politica accondiscendente, ha portato i cittadini a
non poter godere del
diritto di andare al mare senza pagare un biglietto d’ingresso. Una
famiglia italiana ogni giorno paga per andare al mare, spesso solo per
farsi un bagno, un biglietto d’ingresso a un costo medio di 15-20 euro.
Da Nizza a Rio De Janeiro andare al mare a prendere
il sole in spiaggia è gratis e si paga solo il noleggio
ombrelloni-sdraio, se richiesto. In Italia, unico caso al mondo, no.
Cosa fare? Resistere, resistere, resistere! Facciamo rispettare i nostri
diritti e chiediamo che siano puniti gli abusi. Lo scopo di
questo piccolo vademecum è proprio questo: fornire alcune indicazioni
per tutelare i diritti elementari del bagnante, quelli che né
l’arroganza di alcuni, né le sanatorie, hanno ancora aggredito. Un
vademecum che vuole essere anche un piccolo contributo per
una rinnovata voglia di riprenderci il mare che ci appartiene e che
norme antiquate e di stampo medioevale, hanno concesso in esclusiva a
poche decine di soggetti della cosiddetta “Imprenditoria Balneare”, con
la complicità di una certa classe politica e di
istituzioni “distratte”. Pertanto ancora una volta spetta a noi
vigilare affinché i diritti dei cittadini siano tutelati e rispettati e
finalmente si raggiunga l’obbiettivo di poter usufruire in maniera
libera del mare e tutelare questo bene pubblico prezioso
dalla speculazione edilizia ed economica. Con questo manuale vogliamo
dare il nostro contributo per raggiungere questo obiettivo.
FERMARE LA PUZZA CHE PROVIENE DALL’IMPIANTO AMA SULLA SALARIA: UNICA VIA L'EUROPA
di Nando Bonessio, presidente Ecologisti e Reti Civiche Verdi Lazio.
Ormai l’unica strada rimasta da percorrere è quella di inviare una richiesta formale alla Comunità Europea, per ottenere,
attraverso una petizione popolare, l’audizione del “Comitato
spontaneo Villa Spada” e trattare in quella sede l’insostenibile
situazione che ormai da oltre un anno stanno subendo migliaia di
cittadini della quartieri
di
Villa Spada, Fidene, Serpentara, Nuovo Salario.
In
questo senso daremo tutto il nostro supporto alle azioni che vorranno
intraprendere i cittadini vessati dall’impianto TMB-Ama di via Salaria.
Troppo tempo
è passato dalle prime richieste dei cittadini della Salaria, da tutte
le istituzioni coinvolte sono arrivate solo promesse, attese, speranze,
ma nulla è cambiato. Per questo, riteniamo che l’unica strada rimasta
sia quella dell’Europa, per far in modo che
i cittadini possano finalmente essere ascoltati da istituzioni
gerarchicamente superiori avulse da biechi interessi locali.
Bisogna
dare risposte certe alle preoccupazioni legittime di chi chiede la
tutela della salute dei propri figli, di chi vuole sapere quali sostanze
chimiche
si usano nel trattamento dei rifiuti del centro Ama da cui escono anche
ecoballe destinate agli inceneritori. E ancora sapere perché le
esalazioni, che causano una puzza insopportabile, provocano giorno e
notte è attacchi di vomito e fanno vivere segregati
in casa con le finestre serrate i cittadini. Per non parlare dei
bambini che non possono giocare all’aria aperta e che anche a scuola
debbono rimanere nelle aule perché nei cortili l’aria è irrespirabile.
Un
incontro, quello che deve essere richiesto alla comunità europea,
quanto mai necessario anche perché qui non si tratta di ‘Sindrome
Nimby’, ma di cittadini
informati e consapevoli, che è necessario cambiare il sistema di
trattamento dei rifiuti, passando dallo smaltimento attraverso la
sciagurata filiera TMB-discarica-inceneritori, alla gestione virtuoso e
sostenibile che faccia dei suoi pilastri fondamentali
il riuso, la riduzione, la raccolta differenziata spinta porta a porta,
la realizzazione di impianti per il riciclo e per il recupero della
frazione umida. Solo in questo modo sarà possibile giungere all’unica
soluzione possibile, che l’AMA e il Comune di
Roma non vogliono neanche prendere in considerazione: chiudere l’impianto TMB-AMA di via Salaria.
ROMA SI MUOVE. AL VIA I REFERENDUM
di Stefania Lopedote, giornalista.
É
partito venerdì 6 luglio il conto alla rovescia: tre mesi per
raccogliere 50 mila firme necessarie agli otto referendum su mobilità,
ambiente, diritti e
gestione della cosa pubblica lanciati dal comitato “Roma Sì muove”
e promossi da Mario Staderini, Angelo Bonelli e Umberto Croppi.
L'obiettivo è dare voce ai cittadini romani
su temi essenziali per la vita della comunità, sul modello dei
Referendum del giugno 2011: una specie di “primarie delle idee” che
costituiscano dei paletti invalicabili per la prossima Giunta comunale. I
quesiti sono stati depositati lo scorso 3 maggio alla
Commissione del Comune di Roma, incaricata del giudizio di
ammissibilità. La decisione è arrivata il 22 giugno con venti giorni di
ritardo e solo per cinque referendum: mobilità sostenibile (liberazione
della ZTL dal traffico privato, potenziamento del trasporto
pubblico e car sharing, trasformazione dei treni pendolari in linee
metropolitane, raddoppio delle pedonalizzazioni e delle piste
ciclabili); fruibilità del litorale e del mare (libero accesso alle
spiagge, visibilità del mare, riequilibrio tra spiagge libere
e attrezzate); istituzione del registro dei testamenti biologici;
parità di opportunità e di accesso ai servizi comunali per le famiglie
di fatto. Per gli altri tre quesiti (stop al consumo di territorio,
gestione dei rifiuti, abolizione dei Cda delle società
comunali) si attende l'imminente decisione in modo da poter cominciare,
dal 6 luglio, la raccolta firme su tutti gli otto referendum. «Aderiamo
ai referendum – ha dichiarato il presidente dei Verdi del Lazio, Nando
Bonessio - perché la nostra idea è quella
di portare i cittadini a decidere in prima persona del futuro della
nostra città, al di la delle logiche della vecchia politica». «E' una
grande occasione di democrazia diretta - ha aggiunto il presidente
nazionale dei Verdi Angelo Bonelli - e la prima volta
che una grande città italiana viene chiamata ad esprimersi per
eliminare il 'lungo muro di cemento' che ha rubato il mare ai
cittadini».
LATINA: EMERGENZA AMBIENTE
di Giorgio Libralato, portavoce Verdi, Ecologisti e Civici di Latina.
In
provincia di Latina diverse sono le emergenze ambientali, i progetti
contestati. Partiamo dai porti previsti a Foceverde vicino la centrale
nucleare, quello
di Rio Martino (nel parco del Circeo a confine tra i comuni di Sabaudia
e Latina), quello di San Felice, poi altri interventi previsti a
Terracina, Formia, Gaeta. Poi ritorna periodicamente l'autostrada Roma
Latina anche nota come corridoio tirrenico meridionale.
Curioso come Moscardelli (consigliere regionale pd da 2 legislature)
nel 2004 da segretario provinciale della margherita a sfilare contro
l'autostrada e adesso primo firmatario del comitato per la
realizzazione. Rimane tutto il pericolo della centrale di Borgo
Sabotino, compreso il problema della smantellamento e del deposito di
scorie. A confine con la provincia di Caserta l'altra centrale nucleare
del Garigliano. Appena installata e avviata la centrale a turbogas di
Aprilia per la quale è in corso la revisione
dell'AIA. Poi l'ultra trentennale presenza della discarica di Borgo
Montello. Dovrebbero iniziare tra una decina di giorni gli scavi famosi
per rintracciare e asportare i fusti tossici la cui presenza è stata
rivelata dal pentito di camorra ma anche dalle
ricerche dell'Enea. Intanto le autorizzazioni ai 2 impianti (nella
stessa discarica) sono scadute da tre mesi e stante la normativa europea
non potranno essere rilasciate. Inizia anche il processo per
inquinamento contro una delle società mentre è ferma la
verifica dell'inquinamento delle falde. Continuano le rivelazioni dei
testimoni compreso l'interramento di materiale altamente pericoloso.
Altri interramenti di fusti tossici (tutto agli atti delle commissioni
parlamentari) a Pontinia (il più grande in Italia).
La provincia di Latina indietro nella differenziata ha anche grossi
problemi con il trattamento dei rifiuti che non potrebbero nemmeno
essere conferiti in discarica. Poi la questione Acqualatina con quasi 10
mila ricorsi in piedi, contestata da cittadini e
comuni con il presidente della provincia che parla e si muove
nell'interesse del socio privato anziché per quello dei cittadini
secondo il consorzio di bonifica che non riesce a farsi pagare il
dovuto.
UN WATER FRONT CHE COLA CEMENTO IN STILE TAV
di Andrea Gasparini, portavoce dei Verdi, Ecologisti e Civici XIII Municipio.
Quello
che si è aperto sabato è il tavolo per la cementificazione definitiva
del lungomare di Ostia. Il cosiddetto progetto di riqualificazione e
valorizzazione
del mare romano non è altro che un attentato al territorio per una
colata di cemento da un milione di metro cubi. Si tratta di un progetto
ad uso e consumo delle solite lobby che in questo modo metteranno per
sempre la parola fine alle poche aree verdi rimaste
sul litorale di Ostia. Ancora una volta si intende valorizzare con
metodi e strumenti vecchi, che rappresentano il passato e un modello di
gestione fallimentare. Invece delle strutture e degli interventi pesanti
che si intendono realizzare, proponiamo un progetto
sostenibile che preveda la valorizzazione degli ambienti naturali,
delle aree verdi e della biodiversità dell’area. Temiamo che si voglia
applicare anche a Ostia il metodo Tav: interventi massicci e invasivi
per il territorio, che non porteranno alcun vantaggio
ai cittadini e alla vivibilità di Ostia, ma solo interessi e guadagni
per i pochi soliti noti.
NO ALLA CHIMICA PER LA ZANZARA TIGRE
di Alessandro Polinori, responsabile Centro Habitat Mediterraneo LIPU di Ostia.
Un
pubblico numeroso ha partecipato al convegno "Zanzara tigre - strategie
di intervento e metodi efficaci di contrasto" svoltosi il 27 giugno
presso il Centro
Habitat Mediterraneo LIPU Ostia, area naturalistica realizzata in
quella che era una discarica a cielo aperto, oggi popolata da 200 specie
di uccelli. I Relatori, docenti e ricercatori di Università italiane e
specialisti di diverse discipline, hanno riferito
sui molteplici aspetti riguardanti l’indesiderata ospite del nostro
territorio, sottolineandone le caratteristiche, esaminando i metodi di
lotta con cui fino ad ora si è cercato di contrastarla e suggerendone di
nuovi. Dagli interventi è emerso soprattutto
l'attuale abuso di prodotti chimici, incentivato da un allarmismo
esagerato, informazioni errate o completa ignoranza sull'argomento, da
parte dei cittadini, ma anche, sovente, delle Amministrazioni. Le
irrorazioni di insetticidi, con funzioni preventive adulticide,
alla quali è ormai prassi ricorrere sin dalla primavera, sono da
evitare, perché inutili e pericolose per la salute dell’uomo, degli
animali e della biodiversità. E’ consigliabile, quindi, ricorrere a
metodi il più possibile biologici, per non alterare gli
equilibri naturali, che, laddove mantenuti, sono in grado, da soli, di
tenere sotto controllo anche la zanzara tigre. Un’efficace lotta si
dovrà basare in primis sulla prevenzione, colpendo le larve, ma in modo
atossico, perché i prodotti chimici, anche se
immessi nei tombini, finiranno per inquinare fiumi e mari. Nel
Convegno, è stato rilevato quanto la biodiversità sia fondamentale (si
pensi all’apporto di pipistrelli, rondini, anfibi, libellule, ecc),
contestualmente all’adozione di soluzioni diverse, basate
su metodi meccanici e naturali (molti dei quali, estremamente semplici,
sono stati presentati nel corso dell’iniziativa e saranno riportati
negli atti del convegno). Attualmente, anche il Comune di Roma, che un
tempo esortava a "disinfestare" mediante irrorazioni
chimiche, nell'Ordinanza n°73/14 marzo 2012 avverte che: "E' del tutto
inutile eseguire a scopo preventivo trattamenti delle aree verdi con
prodotti ad azione adulticida" e richiede ai privati la prevenzione
tramite l'individuazione e la bonifica dei focolai
larvali. Purtroppo però le violazioni sono molto diffuse ed al riguardo
il capogruppo dei Verdi alla Regione Lazio Angelo Bonelli ha presentato
un’interrogazione alla Presidente Polverini ed all’Assessore
all’Ambiente, affinché si attivino per far rispettare
l’ordinanza comunale.
UN VERO PIANO PER SALVARSI DALLA MONNEZZA
di Emanuele Rigitano, giornalista.
L'emergenza
rifiuti del Lazio e in particolare a Roma ha assunto ormai le sembianze
di una soap opera. Tanti colpi di scena uniti a perdite di tempo,
ovviamente
tutto a spese dei cittadini, che si vedono sempre più costretti a
scendere in piazza e manifestare contro l'inettitudine e le malefatte
della classe politica al governo. Non è servito nemmeno il
commissariamento straordinario ai rifiuti con dei prefetti a
gestire la situazione, cosa che non meraviglia affatto visti i
precedenti in Campania. Gli Ecologisti Verdi e Civici hanno seguito da
vicino la vicenda, manifestando assieme ai comitati, le associazioni e i
cittadini. A volte con toni ironici per sdrammatizzare,
altri con estrema serietà perché si parlava della vita e della salute
delle persone. Ne sanno qualcosa gli abitanti di Malagrotta, che dopo
aver visto l'avvelenamento dell'area dove vivono ancora non sanno quando
verrà chiusa la discarica più grande d'Europa
e illegale per come vengono scaricati i rifiuti. Come ha fatto notare a
più riprese il Presidente dei Verdi del Lazio, Nando Bonessio, si
continua a parlare di discariche anche con il nuovo commissario,
prefetto Sottile, invece di arrivare al nodo della questione.
Serve ridurre la produzione dei rifiuti, puntare sul riuso, aumentare
la raccolta differenziata passando al sistema porta a porta,
incrementare il riciclo dei materiali. Invece la situazione romana della
“monnezza” è negativamente influenzata dagli interessi,
in particolare del monopolista di fatto del ciclo dei rifiuti, l'ormai
noto Manlio Cerroni. Il 19 giugno, sotto gli uffici della Regione, gli
Ecologisti Reti Civiche hanno partecipato alla presentazione del
referendum contro il piano rifiuti regionale “di
riserva”. Quello che prevede la deroga ai vincoli ambientali e alle
normative europee e che, di fatto, continua a puntare sull'inquinamento
di discariche e inceneritori. Il toto-discariche degli ultimi mesi ha
preoccupato migliaia di cittadini preoccupati
per il luogo dove vivono o dove lavorano. Dopo aver immaginato un sito a
Riano vicino al centro abitato e uno a Corcolle, a due passi dal sito
Unesco di Villa Adriana, ora si parla di altre aree come Pomezia.
Continuando ad evitare il dialogo con la cittadinanza
e ad affrontare il vero nodo della questione.
ROMA CAPITALE DELL’INQUINAMENTO VISIVO
di Fulvio Albanese, esperto di legislazione ambientale.
Quando
si percorrono le vie della Capitale a piedi, in bici o in auto, dopo un
po’, ci si rende conto di essere bombardati da centinaia di messaggi
pubblicitari.
I nostri occhi cercano di sfuggire alla proposta irrinunciabile
incollata sul mega cartellone piantato sul ciglio della strada, ma
incappano nel poster attaccato al palo del semaforo. Giri la testa
schifato, e ti ritrovi una striscione super-colorato steso
da un palazzo all’altro. Non c’è scampo. Devi sorbirti, per forza, la
pubblicità di un nuovo prodotto a prezzo stracciato, oppure devi
scegliere che auto nuova comperare. A Roma viviamo in un mega-spot
pubblicitario senza regole, la città più bella del mondo
è umiliata dell’inquinamento visivo. Mega-cartelloni eretti su possenti
pali di acciaio hanno colonizzato tutta la città, avanzano inesorabili,
cercano una via per arrivare agli scorci più belli e frequentati del
centro storico per vendere il loro messaggio
pubblicitario. Sono lì tutti in fila sul rettilineo ai bordi di un
parco, o vicino ad un’area archeologica, oppure davanti ad un palazzo
storico. Spuntano spesso dietro la curva più insidiosa, e ingombrano
quasi tutti gli incroci della Capitale, in barba alla
sicurezza stradale al decoro urbano e al buon senso. Oltre centomila
impianti pubblicitari hanno invaso le strade, i marciapiedi, la campagna
romana, il giro di affari per le ditte che gestiscono la pubblicità
nella Capitale è di circa 900 milioni di euro
l’anno, non si conosce con precisione il numero degli impianti abusivi.
Anche quando con grande fatica e dispendio di denaro pubblico, si
riesce a far abbattere una mega-pubblicità illegale, spesso, come per
incanto, il giorno dopo il mega-cartellone rispunta
nello stesso luogo o poco più in la, sembra di assistere alla
mitologica fatica di Sisifo, tanto lavoro per nulla. Ma come può una
città come Roma, che vanta un patrimonio archeologico, ambientale e
culturale senza eguali, essere umiliata in questo modo? Bisognerebbe
chiederlo al Sindaco che oltre a vani proclami e ultimatum caduti nel
vuoto, non ha fatto nulla per risolvere il problema. Infatti, il Comune
dovrebbe redigere e approvare il regolamento per il servizio delle
pubbliche affissioni a sensi del Decreto legislativo
n. 507 del 1993 con tanto di Piano regolatore degli impianti
pubblicitari, in modo da gestire correttamente le installazioni e
adottare limitazioni e divieti per particolari forme pubblicitarie, ma
non lo ha fatto e non mi sembra in procinto di farlo, è completamente
latitante. Di fronte a questa incredibile inerzia dell’Amministrazione
capitolina, motivo di tanto degrado urbano, la Regione deve intervenire
in maniera decisa e risolutiva, ed attivare le proprie competenze
legislative, in tema di governo del territorio
e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali (articolo 117 comma
II della Costituzione). Ed proprio su queste competenze che il
Capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli ha elaborato la proposta di legge n.
3 del 12 aprile 2010 “Disposizioni in materia d’impianti
pubblicitari”, in grado di dettare norme molto incisive per contrastare
il problema della pubblicità senza regole, fonte di intollerabile
inquinamento visivo. Vediamo qualche aspetto della proposta di legge
Capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli: I Comuni sono
obbligati a redigere un regolamento per disciplinare le installazione
degli impianti pubblicitari, oggi non è così, è una facoltà, che, come
abbiamo visto, il Comune di Roma non attua. I regolamenti comunali
adottati in base alla proposta di legge, non possono
derogare le disposizioni del Codice della strada (divieto di
installazione in prossimità degli incroci, in curva, ecc.ecc ) e Codice
dei beni culturali e del paesaggio (divieto di installazione nei parchi
nei giardini e nella zone archeologiche, ecc.) come
avviene oggi. La proposta di legge prevede anche l’introduzione di
alcuni divieti generali: le dimensioni degli impianti pubblicitari di
qualunque tipologia non possono superare i 12 metri quadrati; E’ vietata
all’interno dei centri storici l’installazione
di impianti pubblicitari di qualsiasi forma e dimensione, compresa la
tipologia a striscione; E’ vietata all’interno dei centri storici la
pubblicità con veicoli di qualsiasi natura fatta eccezione per i mezzi
di trasporto pubblico di linea e non di linea;
è vietata l’installazione di impianti pubblicitari di qualsiasi
dimensione su edifici, chioschi o strutture similari. Oppure, i singoli
impianti pubblicitari devono essere distanziati di almeno 300 metri; è
vietata l’installazione pubblicitaria di qualsiasi
forma e dimensione su impalcature e ponteggi. Inoltre i Comuni devono
adottare il Piano generale degli impianti pubblicitari su cartografia in
scala 1:2.000 (base catastale tipo Google-maps) e lo devono
obbligatoriamente pubblicare sul sito internet del comune,
dando a questa procedura la massima pubblicità (con avvisi su giornali,
ecc.). In questo modo l’imprenditore o la società che programma una
campagna pubblicitaria cerca e affitta direttamente dal sito del comune
gli spazi liberi che più lo soddisfano, sicuro
di non affittare un cartellone abusivo. Colpire chi si avvale di
cartelloni abusivi. Ma la vera novità di questa legge è questa: colpire
chi noleggia un cartellone abusivo, e costringerlo a far togliere il più
presto possibile, il proprio messaggio pubblicitario,
pena una multa salatissima. Dopo la pubblicazione degli spazi
autorizzati sul sito del comune, non ci saranno più scuse, chi si avvale
di cartelloni non in regola deve essere sanzionato pesantemente. In
questo modo si ribalta la storia, non è la pubblica amministrazione
che rincorre la ditta pubblicitaria abusiva (quasi sempre, con scarsi
risultati), ma è il committente che si attiva per far togliere
velocemente la pubblicità dal cartellone abusivo. Una volta azzerato il
valore di mercato del cartellone fuori legge, visto
che nessuno ne richiede l’utilizzo, il cartellone abusivo rimosso
dall’amministrazione comunale sicuramente non sarà reinstallato.
NANDO BONESSIO
Presidente Ecologisti e Reti Civiche – Verdi Lazio
via della Pisana, 1301 - 00163 Roma - tel 0665937008 - fax 0665937089
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