MalAria, rifiuti, nucleare: Lazio sempre più sporco
Chi
vive nel Lazio stia attento a cosa respira, a cosa mangia, ma
soprattutto a dove cammina, perché potrebbe vedersi ostruire il passo da
una bella colata di cemento. A leggere il rapporto 2011 dell’Istituto
Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), frutto del
lavoro svolto dal Sistema delle Agenzie Ambientali, presentato il 6
luglio a Roma per chi vive nella Capitale e dintorni c’è da mettersi le
mani nei capelli e sperare che non cadano per la contaminazione.
Scorrendo i dati, infatti, scopriamo che il consumo di suolo in Italia non conosce sosta: a livello nazionale il ritmo ha ormai superato i 100 ettari al giorno e la superficie impermeabilizzata copre più del 6% dell’intero territorio nazionale. Nelle principali aree urbane, il consumo di suolo arriva ad estendersi anche per più della metà del territorio comunale: a Roma la superficie impermeabile cresce oltre i 300 ettari all’anno.
Cresce a livello nazionale la produzione di rifiuti urbani che nel 2010 si attesta a 32,5 milioni di tonnellate (+1,15% rispetto al 2009). Aumenta, rispetto al 2009, anche il procapite dei rifiuti urbani (536 kg per abitante), circa 4 kg all’anno in più per abitante. A livello di macroarea geografica, il Centro fa ancora registrare i maggiori valori di produzione pro capite, con circa 613 kg per abitante per anno.
Il Lazio, per cui era già stato diffuso nell’aprile scorso un approfondimento sui rifiuti relativo al 2008, registrava una produzione pro capite di rifiuti ferma a 594 chilogrammi all’anno, più alta della media nazionale. Male anche la raccolta differenziata, rimasta ferma al 12,9% (appena lo 0,8% in più rispetto all’anno precedente), contro il 30,6% medio del paese. Preoccupante, di conseguenza, il dato relativo alla quantità di rifiuti urbani che è finita in discarica: 2.864.068 tonnellate, pari all’85,7% del totale (a fronte del 67,7% calcolato su base nazionale).
Non andava molto meglio alla città di Roma, che faceva registrare una produzione di rifiuti di 1.765.958 tonnellate, oltre la metà di quella laziale (52,8%) mentre la raccolta differenziata era ferma al 21% circa, contro il 40,7% di Torino e il 32,7% di Milano. Risultati distanti dagli obiettivi stabiliti per legge nel 2006, che fissavano un livello minimo del 45% entro il 31 dicembre 2008. E la percentuale di raccolta differenziata rimane bassa in tutte le province laziali, che raggiungono il 14,5% a Latina, il 13,7% a Roma, il 10,6% Viterbo e addirittura il 5,5% Rieti e il 5% Frosinone (percentuali, le ultime due, tra le più basse a livello nazionale).
Ci farà piacere aggiungere anche che in termini di volumi, il Lazio (28,6) nel 2010 è la regione con la maggior presenza sul territorio di rifiuti radioattivi, seguita dal Piemonte (18%), Emilia-Romagna (14,6%), Campania (11%) e Lombardia (10,7%). La gran parte dei trasporti di materie radioattive effettuati sul territorio nazionale concerne sorgenti utilizzate in campo industriale (6%), nel settore dei rifiuti (11,6%) e nel campo della medicina nucleare e delle ricerca (82%).
Altri articoli a proposito di rifiuti e altrenative, tra differenziata porta a porta, riduzione dei rifiuti alla fonte, riuso e riciclohttp://comune-info.net/2012/07/malaria-rifiuti-nucleare-regione-lazio-sempre-piu-sporca/
Scorrendo i dati, infatti, scopriamo che il consumo di suolo in Italia non conosce sosta: a livello nazionale il ritmo ha ormai superato i 100 ettari al giorno e la superficie impermeabilizzata copre più del 6% dell’intero territorio nazionale. Nelle principali aree urbane, il consumo di suolo arriva ad estendersi anche per più della metà del territorio comunale: a Roma la superficie impermeabile cresce oltre i 300 ettari all’anno.
Cresce a livello nazionale la produzione di rifiuti urbani che nel 2010 si attesta a 32,5 milioni di tonnellate (+1,15% rispetto al 2009). Aumenta, rispetto al 2009, anche il procapite dei rifiuti urbani (536 kg per abitante), circa 4 kg all’anno in più per abitante. A livello di macroarea geografica, il Centro fa ancora registrare i maggiori valori di produzione pro capite, con circa 613 kg per abitante per anno.
Il Lazio, per cui era già stato diffuso nell’aprile scorso un approfondimento sui rifiuti relativo al 2008, registrava una produzione pro capite di rifiuti ferma a 594 chilogrammi all’anno, più alta della media nazionale. Male anche la raccolta differenziata, rimasta ferma al 12,9% (appena lo 0,8% in più rispetto all’anno precedente), contro il 30,6% medio del paese. Preoccupante, di conseguenza, il dato relativo alla quantità di rifiuti urbani che è finita in discarica: 2.864.068 tonnellate, pari all’85,7% del totale (a fronte del 67,7% calcolato su base nazionale).
Non andava molto meglio alla città di Roma, che faceva registrare una produzione di rifiuti di 1.765.958 tonnellate, oltre la metà di quella laziale (52,8%) mentre la raccolta differenziata era ferma al 21% circa, contro il 40,7% di Torino e il 32,7% di Milano. Risultati distanti dagli obiettivi stabiliti per legge nel 2006, che fissavano un livello minimo del 45% entro il 31 dicembre 2008. E la percentuale di raccolta differenziata rimane bassa in tutte le province laziali, che raggiungono il 14,5% a Latina, il 13,7% a Roma, il 10,6% Viterbo e addirittura il 5,5% Rieti e il 5% Frosinone (percentuali, le ultime due, tra le più basse a livello nazionale).
Ci farà piacere aggiungere anche che in termini di volumi, il Lazio (28,6) nel 2010 è la regione con la maggior presenza sul territorio di rifiuti radioattivi, seguita dal Piemonte (18%), Emilia-Romagna (14,6%), Campania (11%) e Lombardia (10,7%). La gran parte dei trasporti di materie radioattive effettuati sul territorio nazionale concerne sorgenti utilizzate in campo industriale (6%), nel settore dei rifiuti (11,6%) e nel campo della medicina nucleare e delle ricerca (82%).
Altri articoli a proposito di rifiuti e altrenative, tra differenziata porta a porta, riduzione dei rifiuti alla fonte, riuso e riciclohttp://comune-info.net/2012/07/malaria-rifiuti-nucleare-regione-lazio-sempre-piu-sporca/
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