Candidato Pd a Roma
“Base scontenta,
ma la gente piange
per la crisi” PRIORITÀ
PUBBLICHE
Tra elettori e iscritti
c’è forte disagio
Questa però
è un’elezione
amministrativa:
mi chiedono il lavoro
o i pali della lucedi Luca De Carolis Il fatto quotidiano 1 maggio 2013
Vedo grande disagio tra elettori e iscritti al Pd, ma i problemi
principali della gente sono altri: in giro per Roma
incontro gente che piange dalla disperazione”. Ignazio Marino,
candidato sindaco nella capitale per il centrosinistra, senatore
Pd dimissionario (“La lettera di dimissioni l’ho mandata, il Senato
deve approvarla”), dice di non temere contraccolpi dal
caos nel suo partito: “I cittadini mi chiedono soluzioni, e io
cerco di darle, studiando come un secchione e ascoltando tutti.
Questo è il mio compito, al di là della politica nazionale”.
Marino, che clima respira tra la gente del Pd? Deve giustificare il
partito per l’alleanza con Berlusconi?
Il disagio tra elettori e iscritti è forte. Non comprendono le
strategie politiche degli ultimi
tempi. Ma in generale
emerge una grande stanchezza
verso tutte le ideologie.
Mi parlano e mi chiedono
poco di massimi sistemi,
e tantissimo dei problemi dei
loro quartieri o di quelli personali.
Lei è in campagna elettorale
da alcune settimane: dopo il
flop su Prodi e il governissimo
non si è fatta più difficile?
No: credo pesi il fatto che
questa è una elezione amministrativa.
Il vero tema sono
gli effetti della crisi economica.
L’altro giorno una signora
è venuta da me a un appuntamento
elettorale con le analisi
della tiroide, perché sono un medico, e lei non ha i 300 euro
per lo specialista. Incontro persone in lacrime, perché non ce le
fanno ad arrivare a fine mese o non trovano lavoro.
Non teme davvero di pagare la crisi del Pd? Sul web è rivolta,
anche dagli utenti romani...
Non ho timori: piuttosto, mi capita di trovarmi in imbarazzo di
fronte a certe domande specifiche della gente. Quando ti chiedono
quanto tempo ci vorrà a mettere i pali della luce in un
quartiere lasciato a se stesso, è davvero difficile.
Il governo Letta potrà aiutare Roma? A proposito: lei avrebbe
votato la fiducia?
Mi limito a fare imigliori auguri di buon lavoro al governo e a
Enrico Letta. Spero di interagire con lui da sindaco di Roma.
Sinceramente: in un momento come questo, l’essere un uomo
con una storia politica relativamente breve la può favorire?
Le rispondo con i dati: sono stato parlamentare per due anni
come indipendente (dal 2006, per i Ds, ndr), poi sono stato
rieletto con il Pd. La tessera l’ho presa solo nel 2009, poco prima
di correre alle primarie nazionali.
Quindi, questo percorso la avvantaggia...
Dico che questa è la mia storia, di un medico che fa parte del
Pd.
Nel partito romano sono volati stracci: il segretario è stato dichiarato
decaduto, tra le polemiche. Non teme di finire in una
guerra tra correnti?
No, perché a contare sono i voti di 2 milioni e 700mila cittadini,
e non le logiche di qualche capo corrente, se esistono.
Quando ha sentito l’ultima volta Bersani?
Abbiamo parlato al telefono nel giorno dell’elezione di Napolitano.
Gli ho chiesto consigli, perché lui ha amministrato
l’Emilia Romagna
martedì 30 aprile 2013
Taranto primo maggio festa del lavoro concerto per dare musica a chi resiste all'Ilva
TARANTO, PRIMO MAGGIO
NELLA POLVERIERA
DALLA MANNOIA A BARBAROSSA, DA RIONDINO
A ROY PACI PER DARE MUSICA A CHI RESISTE ALL’I LVA IL SINDACO
La reazione
del primo cittadino
Ippazio Stefàno:
“Cosa c’è domani?
Un concerto? A me
la musica non piace
di Sandra Amurri
inviata a Taranto
Il 1° Maggio di lotta-Sì ai
diritti, no ai ricatti”. È il
titolo del concerto che si
svolge oggi a Taranto al
parco archeologico di Solito-
Corvisea, alle spalle della
Concattedrale, organizzato dal
comitato Cittadini Liberi e Pensanti
al quale partecipano Luca
Barbarossa, Fiorella Mannoia,
Luca Carboni, Riondino, Roy
Paci e molti altri nomi noti del
mondo dello spettacolo, tutti a
titolo gratuito e a proprie spese
per dimostrare solidarietà ad
una città divorata dall’inquina -
mento dell’Ilva, dall’indifferen -
za e dalla compromissione della
politica. Ultimo esempio è l’av -
viso di garanzia al sindaco Ippazio
Stefàno nell’ambito dell’inchiesta
“Ambiente svenduto”.
Lui spiega in una conferenza
stampa di non aver ricevuto
nulla e motiva con ciò le sue
mancate dimissioni. Gli chiediamo
se oggi ci sarà. Risponde:
“Perché che c’è?”. Informato ribatte:
“A me la musica non piace”,
mentre i cittadini presenti
gli urlano “pagliaccio”.
“QUANDO MI HANNO invitato
non ho esitato un attimo ad accettare
perché la situazione che
Taranto subisce non può e non
deve finire nel dimenticatoio”
sono le parole di Fiorella Mannoia
“mettere la mia notorietà a
disposizione di una causa sacrosanta
come quella del diritto al
lavoro e alla salute è il mio unico
merito a cui non posso sottrarmi
per non far prevalere il pessimismo
della ragione all’otti -
mismo della volontà”. Motivazioni
condivise da Luca Barbarossa:
“A Riondino ho risposto:
eccomi se posso esservi utile. C’è
un gran bisogno di dimostrare
che il problema dell’Ilva non è
un problema solo di Taranto ma
del Paese e per un artista essere a
fianco di chi non ha diritto ad
avere diritti è un dovere. Vogliamo
far sentire ai cittadini di questa
bellissima città così umiliata
che non sono soli”. Tanti i volontari
che hanno contribuito a
montare il palco ad allestire le
aree ristoro a curare ogni più
piccolo dettaglio. “Non sarà un
contro-concerto rispetto a quello
di Piazza San Giovanni” ci tiene
a sottolineare Massimo Battista del comitato organizzatore
“gli artisti che si esibiranno oggi
non avranno alcun cachet in nome
del lavoro, qui sono venuti
perchè credono nel significato
di questa festa. Noi non vogliamo
più essere ostaggio di questo
sistema in un territorio caratterizzato
da precarietà diffusa ed il
40 per cento di disoccupazione”.
Si spera il tutto esaurito per
un’aerea che può ospitare fino a
50mila persone seppure non
siano i numeri a destare preoccupazione
quanto che passi il
messaggio: “Politica dal basso e
musica”. Che tradotto vuol dire:
non abbiamo più alcuna fiducia
nelle Istituzioni e nel sindacato
tant’è che non ci sarà nessuno
sul palco a rappresentare la
CGIL da dove invece interveranno
i rappresentanti di molte
associazioni compreso il Forum
sociale antimafia Felicia e Peppino
Impastato, No Tav, No
Triv. Al concerto presentato da
Valentina Petrini e Andrea Rivera
parteciperanno anche
Francesco Baccini, Capovilla,
Elio Germano e le Bestierare,
l’Orchestra Popolare Ionica,
Raf, Michele Riondino & the
Revolving Bridge e Roy Paci. Fino
a mezzanotte quando il cielo
sopra Taranto diventerà uguale
a quello ritratto nei giorni scorsi
da due eco-sentinelle a dimostrazione
che la legge ad hoc ha
salvato la produzione a dispetto
dell’ambiente.
A DISPETTO DI CHI ha dichiarato
che la situazione dell’aria di
Taranto sia nettamente migliorata
e che l’Ilva sia in ritardo nel
rispetto di una sola prescrizione
prevista dall’AIA. Non si tratta,
come sostiene l’Ilva di un “effet -
to ottico classico di una città di
mare” bensì dei fenomeni dello
“slooping” che sprigiona in atmosfera
gas inquinanti causati
dall’utilizzo improprio delle
torce al servizio delle acciaierie e
dalla diossina che continua ad
uscire dagli elettrofiltri dell’ag -
glomerato, posti alla base del camino
E-312. Mentre i campi minerali
sono ancora all'aria aperta
e il vento dissemina le polveri
sottili. Il fatto quotidiano 1 maggio 2013
Capossela ed Elio
per il Concertone
a San Giovanni
SULLO STORICO PALCO ANCHE PIOVANI,
MAX GAZZÉ E I MARTA SUI TUBI
di Giuseppe Zingaro
La storica rassegna musicale, organizzata dai sindacati confederali
per celebrare la festa dei lavori, prende il via tra
novità e polemiche. Il tema
di quest’anno è “La musica
per il nuovo mondo: spazi,
radici, frontiere”. Madrina
della kermesse: Geppi Cucciari.
Sul palco con lei, dal
compositore premio Oscar
Nicola Piovani aVinicio Capossela
. E ancora, tra gli altri:
Max Gazzé, Marta sui
tubi, Management del dolore
Post Operatorio. La
parte serale, quella più attesa,
comincerà con un’or -
chestra di cento violoncellisti,
diretta da Giovanni
Sollima, che eseguirà l’In -
no di Mameli per poi concludere
sulle note di Bella
Ciao. Oltre ai grandi nomi
non sono mancati i grandi
esclusi: al rapper Fabri Fibra,
considerato diseducativo
dall’associazione DiRe
(Donne In REte contro la
violenza), è stato impedito
di esibirsi. Nel pomeriggio
spazio anche ai 6 finalisti di
1Mfestiva l , il contest che vede
in gara Aeguana way,
Almamediterranea, CRIFIU,
Le Metamorfosi, Toromeccanica e Honeybird & the birdies.
Il vincitore si esibirà nuovamente in serata. Dal 4 marzo,
con una sorta di quirinarie ante litteram, il popolo del web ha
potuto votare tra circa 700 band candidate a suonare nella parte
pomeridiana del concerto. Sono state tante le polemiche per
questo esperimento di democrazia diretta musicale, con una
serie di accuse rivolte all’organizzazione, da parte di molti
iscritti, sulla mancata trasparenza nel conteggio delle preferenze
online. Un concertone al passo coi tempi, dunque, nonostante
Elio (e le storie teste) salirà sul palco per evidenziarne
la parte più retorica e autoreferenziale con il suo nuovo singolo
“Complesso del primo maggio”. Così al passo coi tempi che
dell’evento verrà girato un film, diretto da Stefano Vicari, attraverso
le immagini raccolte dal pubblico in piazza, armato di
smartphone ed App creata per l’occasione. Marco Godano,
l’organizzatore, annuncia che per risparmiare il catering sarà a
pagamento per ogni artista. C’è la crisi.
Capossela ed Elio
per il Concertone
a San Giovanni
SULLO STORICO PALCO ANCHE PIOVANI,
MAX GAZZÉ E I MARTA SUI TUBI
ROMA
IN PIAZZA
Maenza allarme biogas il problema di tutti forte mobilitazione contraria
Si pensa all’istituzione di un comitato ufficiale. Gli amministratori incontrano i cittadini
Biogas, problema di tutti
Forte la mobilitazione per la nascita di un impianto a Farneto di Maenza NESSUNA desistenza di fronte alla prospettiva della nascita di un impianto di Biogas a Farneto di Maenza. E’ forte ancora la mobilitazione. E’ andato in questa direzione un nuovo incontro che i residenti hanno tenuto presso un ristorante della zona per discutere sui problemi derivanti dall’impianto che dovrebbe sorgere a valle di Maenza. Intanto, un primo punto fermo. Nei prossimi giorni si procederà all’istitu - zione di un comitato ufficiale. Una raccolta di 150 firme e una lettera protocollata per avere accesso agli atti presentati in Comune avrebbero indotto gli amministratori a organizzare un incontro con i cittadini previsto per il 6 maggio. L’atmosfera di scarsa chiarezza e il mancato coinvolgimento, soprattutto dei residenti, a un evento che cambierà sicuramente l’as - setto ambientale del territorio ha generato la mobilitazione dei cittadini. All’in - contro erano presenti Stefano Sperduti, elemento di spicco della mobilitazione, Tommaso Ciarmatore, assessore del comune di Roccagorga, Enrica Onorati, giovane imprenditrice di un’az ie nd a agricola del comune di Priverno e Paola Cacciotti, coordinatrice del Pd di Maenza. Tante le perplessità dei numerosi residenti. Preoccupati i giovani che hanno investito le fatiche dei genitori e le loro speranze in un progetto di vita. Essi, contrariamente a chi fugge dalla propria terra per cercare lavoro altrove, hanno deciso di restare, di crescere lì i propri figli e di lottare per la salvaguardia del proprio territorio e del proprio benessere. «Vogliamo capire bene; voglia-mo chiarezza e garanzie; l’unica cosa buona che abbiamo ancora è l’aria, vogliono toglierci anche quella?». Questo il grido comune. L’assessore Ciarmatore ha invitato i presenti a coinvolgere anche i paesi limitrofi e ha ricordato le iniziative promosse dai cittadini di Roccagorga qualche anno fa a proposito del termovalorizzatore che doveva sorgere in zona Prati. L’amministrazione anche se non può mettere veti rispetto a strutture che richiamano le responsabilità di altri enti si può sempre distinguere nel perseguire una politica di green economy e mettersi al fianco dei cittadini. Enrica Onorati ha riferito di aver visitato strutture simili in Umbria evidenziando i vantaggi legati alla produzione di energia, ma anche gli svantaggi legati all’impove - rimento di terreni da destinare all’agricoltura e al controllo dei materiali immessi nell’impianto che non sono solo reflui animali. Paola Cacciotti ha sottolineato che l’argomento non è solo territoriale, ma regionale e nazionale. Da una semplice ricerca sul web si scoprono numerose mobilitazioni di cittadini per lo stesso problema. Pertanto, ha suggerito di istituire una rete e di comunicare con gli altri comitati già istituiti allo stesso scopo. «Le centrali a biogas e biomasse sono inutili e dannose per la salute e l’ambiente. Questi impianti vengono costantemente proposti su tutto il territorio nazionale per conseguire, una volta realizzati, importanti incentivi economici. Così sono spacciati per fonti rinnovabili quando in realtà lo sono soltanto formalmente». Ad affermarlo è stato Gianni Tamino, biologo dell’U n iversità di Padova e membro del comitato scientifico d el l’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde) intervenuto all’in co n tr o «Biogasbiomasse e biodigestori. Scelta ecologica o ecotruffa? », organizzato a Manziana (provincia di Roma), promosso dai comitati locali impegnati in difesa dell’am - biente e della salute. Dal comitato di Maenza è stato rivolto un appello a Sonia Ricci, assessore regionale, imprenditrice affinché dissolva le preoccupazioni per l’impianto di biogas e soddisfi i bisogni della comunità di Maenza a migliorare - non a peggiorare – la qualità della vita. Mina Picone http://latina-oggi.it/public/newspaper/read/hash/6cea723c261349898ba9c20e60e2760e
Biogas, problema di tutti
Forte la mobilitazione per la nascita di un impianto a Farneto di Maenza NESSUNA desistenza di fronte alla prospettiva della nascita di un impianto di Biogas a Farneto di Maenza. E’ forte ancora la mobilitazione. E’ andato in questa direzione un nuovo incontro che i residenti hanno tenuto presso un ristorante della zona per discutere sui problemi derivanti dall’impianto che dovrebbe sorgere a valle di Maenza. Intanto, un primo punto fermo. Nei prossimi giorni si procederà all’istitu - zione di un comitato ufficiale. Una raccolta di 150 firme e una lettera protocollata per avere accesso agli atti presentati in Comune avrebbero indotto gli amministratori a organizzare un incontro con i cittadini previsto per il 6 maggio. L’atmosfera di scarsa chiarezza e il mancato coinvolgimento, soprattutto dei residenti, a un evento che cambierà sicuramente l’as - setto ambientale del territorio ha generato la mobilitazione dei cittadini. All’in - contro erano presenti Stefano Sperduti, elemento di spicco della mobilitazione, Tommaso Ciarmatore, assessore del comune di Roccagorga, Enrica Onorati, giovane imprenditrice di un’az ie nd a agricola del comune di Priverno e Paola Cacciotti, coordinatrice del Pd di Maenza. Tante le perplessità dei numerosi residenti. Preoccupati i giovani che hanno investito le fatiche dei genitori e le loro speranze in un progetto di vita. Essi, contrariamente a chi fugge dalla propria terra per cercare lavoro altrove, hanno deciso di restare, di crescere lì i propri figli e di lottare per la salvaguardia del proprio territorio e del proprio benessere. «Vogliamo capire bene; voglia-mo chiarezza e garanzie; l’unica cosa buona che abbiamo ancora è l’aria, vogliono toglierci anche quella?». Questo il grido comune. L’assessore Ciarmatore ha invitato i presenti a coinvolgere anche i paesi limitrofi e ha ricordato le iniziative promosse dai cittadini di Roccagorga qualche anno fa a proposito del termovalorizzatore che doveva sorgere in zona Prati. L’amministrazione anche se non può mettere veti rispetto a strutture che richiamano le responsabilità di altri enti si può sempre distinguere nel perseguire una politica di green economy e mettersi al fianco dei cittadini. Enrica Onorati ha riferito di aver visitato strutture simili in Umbria evidenziando i vantaggi legati alla produzione di energia, ma anche gli svantaggi legati all’impove - rimento di terreni da destinare all’agricoltura e al controllo dei materiali immessi nell’impianto che non sono solo reflui animali. Paola Cacciotti ha sottolineato che l’argomento non è solo territoriale, ma regionale e nazionale. Da una semplice ricerca sul web si scoprono numerose mobilitazioni di cittadini per lo stesso problema. Pertanto, ha suggerito di istituire una rete e di comunicare con gli altri comitati già istituiti allo stesso scopo. «Le centrali a biogas e biomasse sono inutili e dannose per la salute e l’ambiente. Questi impianti vengono costantemente proposti su tutto il territorio nazionale per conseguire, una volta realizzati, importanti incentivi economici. Così sono spacciati per fonti rinnovabili quando in realtà lo sono soltanto formalmente». Ad affermarlo è stato Gianni Tamino, biologo dell’U n iversità di Padova e membro del comitato scientifico d el l’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde) intervenuto all’in co n tr o «Biogasbiomasse e biodigestori. Scelta ecologica o ecotruffa? », organizzato a Manziana (provincia di Roma), promosso dai comitati locali impegnati in difesa dell’am - biente e della salute. Dal comitato di Maenza è stato rivolto un appello a Sonia Ricci, assessore regionale, imprenditrice affinché dissolva le preoccupazioni per l’impianto di biogas e soddisfi i bisogni della comunità di Maenza a migliorare - non a peggiorare – la qualità della vita. Mina Picone http://latina-oggi.it/public/newspaper/read/hash/6cea723c261349898ba9c20e60e2760e
Assemblea Enel, azionisti critici e comitati: “Basta carbone, via alle rinnovabili”
Mentre in Germania l'energia eolica e solare ha superato quella dei combustibili fossili, in Italia il carbone detta ancora legge. Nella riunione programmatica di oggi, Banca etica e gli ambientalisti attendono le risposte alle 70 domande inviate alla società
Lo sviluppo del carbone in Italia è affidato alle centrali di La Spezia, Civitavecchia, Porto Tolle, Rossano, Brindisi, attorno alle quali si sono organizzati comitati e movimenti di cittadini per protestare contro i rischi di mortalità e malattie indotti dalle emissioni di ossidi di zolfo e di azoto, PM10 e CO2. A nome di Greenpeace, Re:Common e dei comitati italiani, la Fondazione di Banca Etica ha inviato a Enel più di 70 domande. Eccone alcune: “Quali sono i costi operativi dell’impianto di La Spezia? Non sarebbe più conveniente chiudere l’unità a carbone e utilizzare in modo più efficiente le due unità a gas naturale già esistenti?”; “perché lo studio di impatto ambientale sull’impianto a carbone di Porto Tolle non presenta anche analisi di costi e benefici basate su altre opzioni?”; “in base a quali dati la società considera come non rilevante l’aumento di traffico marittimo – e i relativi impatti ambientali e sul paesaggio – dovuto alle chiatte che porteranno il carbone a Rossano, in Calabria?”. Su questi ed altri quesiti ci si attende una risposta entro la fine dell’assemblea di oggi (come prevedono le norme del Tuf, testo unico della finanza, per le società quotate in borsa).
I comitati italiani si ritrovano a combattere battaglie decennali, come quella contro il carbone a Civitavecchia, a due passi da Roma. “La nostra è la prima città nel Lazio e la terza in Italia per casi di tumori alle vie respiratorie”, spiega Simona Ricotti dei No Coke Alto Lazio, delegata a parlare all’assemblea dell’Enel in rappresentanza delle altre realtà italiane. L’autorizzazione integrata ambientale rilasciata lo scorso marzo non sembra risolvere il problema. Anzi, forse lo peggiora. Sono stati infatti innalzati i limiti di emissione di monossido di carbonio, mentre non è stato inserito lo sbarramento dello 0,3 per cento di zolfo nel carbone (fissato dal piano regionale per la qualità dell’aria).
Di stretta attualità l’incidente occorso all’impianto di La Spezia, dove lo scorso 26 marzo si è verificata una fuoriuscita di ceneri del carbone in seguito a “un’accidentale apertura di una valvola dell’impianto raccolta ceneri”. Ma già nel 2011 e nel 2012 una serie di emissioni ‘anomale’ avevano messo in allarme i cittadini spezzini, fino alla presentazione di un esposto alla magistratura. Le ceneri provenienti dalla combustione del carbone “possono essere riutilizzate nei materiali edili e nell’asfalto” e “non costituiscono rifiuti pericolosi”, precisa il ministero dell’Ambiente (DM 5 febbraio 1998). Ma i cittadini e il Comitato SpeziaViaDalCarbone non si fidano. Studi recenti, effettuati tra gli altri dalla U.S. Geological Survey, hanno mostrato che, con il tempo, dai derivati delle ceneri del carbone usati per il manto stradale, possono volatilizzarsi elementi cancerogeni, ai quali sembrano particolarmente esposti i bambini. Inoltre, le sostanze tossiche possono raggiungere le falde acquifere e contaminarle. Nel 2012 – sulla base delle ricerche della U.S. Geological Survey – in molti stati degli Usa (Texas, Washington, Minnesota, Illinois, Massachusetts) sono state presentate proposte di legge per vietare l’uso di ceneri del carbone per il manto stradale.
Per gli azionisti critici di Enel, la scelta del carbone potrebbe essere controproducente anche per ragioni economiche. “La produzione decentrata di energia grazie ai pannelli solari sui tetti, il mini-eolico, il mini-idroelettrico sta ribaltando il modello energetico costruito negli ultimi secoli intorno alle fonti fossili, ai grandi impianti, agli oligopoli”, spiega Baranes. “E’ in atto una rivoluzione, che Enel e il governo italiano che ne è l’azionista principale sembrano voler osservare in disparte: le nuove rinnovabili contribuiscono solo per il 3,14% al mix di produzione energetica della società a livello globale. La crescita dal 2011 al 2012 è stata inferiore all’1%. Il solare non è nemmeno indicato in bilancio tra le fonti che contribuiscono al mix di produzione”.
Intanto, il 18 aprile, in Germania le nuove rinnovabili hanno messo a segno un altro record. Secondo le rilevazioni dell’International Economic Platform for renewable energies (Iwr) su dati Eex (European Energy Exchange) per la prima volta in assoluto eolico e solare hanno prodotto ben 36.000 MW di energia elettrica, oltre metà dei 70.000 MW raggiunti complessivamente nel paese durante il picco di giornata. “Una capacità produttiva pari a oltre 30 centrali nucleari” – riporta e-gazette.it – che ha permesso il sorpasso storico dell’energia del sole e del vento sulle fonti fossili.
In Italia un traguardo del genere sembra ancora lontano. La nuova Sen (Strategia energetica nazionale), varata lo scorso 14 marzo dal governo uscente, non promette nulla di buono. “Non è stata fatta una vera scelta a favore di un modello basato su rinnovabili ed efficienza e non si è individuata una vera e propria strategia di transizione”, hanno dichiarato in un comunicato congiunto Greenpeace, Legambiente e WWF. La quota di carbone viene mantenuta stabile e le nuove forme di sostegno alla crescita delle rinnovabili rischiano di scomparire dalle bollette a vantaggio dei contributi ai rigassificatori. Alla fine la Sen potrebbe essere solamente “un modo per sostenere i soliti noti e non intaccare, anzi favorire gli interessi delle grandi lobby dei combustibili fossili”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/30/enel-azionisti-critici-chiedono-cambio-di-rotta-allinsegna-delle-rinnovabili/579216/ Seguite la diretta twitter dell’assemblea di Enel dalle 14 in poi su @meggio_m e @lucamanes hashtag #Enel
domenica 28 aprile 2013
t'adoriam Letta divin, giornali & proiettili la stampa di Letta e di governo
di Marco
Travaglio
Hanno ragione il presidente
ridens Piero
Grasso e i noti
moderati
Alemanno, La Russa,
Storace,
Barani, Maroni,
Prestigiacomo,
Sallusti, Gasparri
e la sua
signora Gasbarra:
serpeggia,
anzi tracima in Italia
un eccesso
di opposizione che
può armare
la mano di qualche
testa calda.
Basta aprire un giornale
o un tg a
caso per imbattersi
in orde di
giornalisti ipercritici,
addirittura
feroci contro il governo
Napoletta e
i partiti che lo
compongono.
Un coro pressochè
unanime di
attacchi forsennati
che è
francamente difficile
distinguere
dalle pallottole.
Tanto da far
sospettare che lo
sciagurato
attentatore, ieri mattina,
prima di
aprire il fuoco sul
Parlamento
fosse passato in
edicola o
almeno reduce da una
full immersion negli speciali televisivi
degli ultimi
giorni. Ne
pubblichiamo
qui una piccola
antologia,
sempre ribadendo il
monito del
Capo Supremo affinchè
la stampa
smetta di “rin -
focolare” e
inizi a “cooperare”.
Letterman Show. “Il governissimo
delle facce
nuove”, “Napo -
litano,
missione compiuta”,
“Letta, 77
ore per disinnescare
la guerra
civile Pd-Pdl”, “Sacco -
manni, il
tecnico che non fa
sconti alla
finanza mondiale”,
“La missione
di Giovannini: rilanciare
l'occupazione”,
“Far -
nesina in festa
per l'arrivo della
Bonino” (La Stampa). “Gover -
no Letta:
record di donne, supertecnici
e
quarantenni” (il
Messaggero ). “Più donne e giovani,
la squadra
di Letta”, “Letta
è premier:
donne e giovani. Provo
una sobria
soddisfazione”,
“Ritorno
alla realtà”, “Sul governo
il sigillo
del Colle. E si
apre il
cantiere delle riforme”,
“Campane a
festa per D'Alia”
(Corriere ). “Governo
giovane e
in rosa”, ”Straordinari
doveri”,
“Quagliariello:
‘E ora pacificazione’”,
“Su Interni
e Giustizia
la mossa
decisiva” (Avve nire ).
“La nuova
generazione”, “Le signore
della
competenza”, “Ecco
il governo
Letta, giovani e donne”
(Repubblica ). Ancora nessuna
notizia dei
bambini.
Pigi Lettista. “I due partiti
maggiori
che si
accingono a formare
un governo
presieduto da Letta
stanno
compiendo un atto coraggioso.
Sanno che
per loro
questa è
l'ultima chiamata. Sanno
che non
possono fallire”
(Pierluigi Battista, Corriere,
25-4).
Combattenti di terra, di
mare e
dell'aria! Camicie nere
della
rivoluzione e delle legioni!
Uomini e donne
d'Italia, dell'Impero
e del regno
d'Albania!
Ascoltate!
Un'ora segnata dal
destino
batte nel cielo della nostra
patria.
L'ora delle decisioni
irrevocabili.
La parola d'ordine
è una sola,
categorica e impegnativa
per tutti.
Essa già trasvola
ed accende i
cuori dalle
Alpi
all'Oceano Indiano: vincere! Stefano Menichetta. “In
questi
giorni si sconta
l’antica
cessione di autonomia
in favore di
un
ceto
intellettuale che del radicalismo
tendente al
giustizialismo
fa la
propria ragion d’essere. I
Travaglio, i
Padellaro, i Flores
che...
annullano la persona di
Enrico Letta
perché ‘nipote’ so -
no
personaggi che fanno orrore.
Il loro
linguaggio suscita repulsione.
Il loro
livore di sconfitti
mette i
brividi. Ma in condizioni
normali il
loro posto dovrebbe
essere ai
margini, in quell’ango -
lo della
società e del dibattito
pubblico
dove sempre si collocano
gli odiatori
di professione.
Solo qui
capita che da quell’an -
golo si
riesca a condizionare gli
umori della
sinistra italiana che
... ha
sempre cercato di parlare e
di ragionare
di politica, lasciando
ai
neofascisti la necrofilia e
l’intimidazione.
Ha problemi
grossi da
risolvere, Letta. Ma
sembrano
inezie se paragonati
alla guerra
contro i battaglioni
della morte
che dobbiamo vincere
noi”
(Stefano Menichini,
Europa , 26-4). E
vinceremo, per
dare
finalmente un lungo periodo
di pace con
la giustizia all'Italia,
all'Europa,
al mondo.
Beppe Lettergnini. “L'incarico a
Letta non ha
ancora 48 ore e già
si sentono i
soliti commenti bellicosi,
le consuete
dichiarazioni
stentoree...
Questa è l'ultima
spiaggia
della Penisola: più in là
c'è solo il
mare in tempesta e un
azzardo
pericoloso. I saggi nominati
dal
presidente Napolitano
si sono
rivelati concreti. In
poco tempo
hanno prodotto
poche pagine
di buone idee: nel
Paese
pleonastico, una piccola
rivoluzione...
L'Italia ha voglia
di novità. È
primavera: bisogna
cambiare
aria nelle stanze e nel cervello... Enrico
Letta è un
uomo competente, calmo e relativamente
giovane”
(Beppe Severgnini, Corriere ,
26-4). Ma
anche marito premuroso, padre esemplare
e
soprattutto nipote.
Aldo Cazzulletta. “Non ha citato
Kennedy – ‘la
fiaccola è
stata consegnata a una nuova generazione...
’ - ma ha
detto più o meno le stesse cose,
Napolitano.
Le ha dette mentre affidava l'incarico
di formare
il ‘suo’ governo a un uomo di cui potrebbe
essere il
nonno”. Il posto di zio era già impegnato.
“L'Italia,
paese considerato gerontocratico,
fa un salto
in avanti inatteso e si colloca all'avanguardia
in Europa...
A Palazzo Chigi arriva
il ragazzo
che amava il Drive In e gli U2” (Aldo
Cazzullo, Corriere , 25-4).
Largo ai giovani, pancia
in dentro e
petto in fuori.
Alessandro Salletta. “Complimenti Gina,
al secolo
Gianna
Fregonara (giornalista del Corriere,
ndr),
candidata first sciura del Paese. Per l'incarico
al marito,
ovvio, ma soprattutto perchè sono
certo che se
oggi Enrico Letta è sulla soglia di Palazzo
Chigi dietro
c'è lo zampino della moglie, la
Gina appunto.
E senza presunzione, mi prendo
un piccolo,
assolutamente casuale merito per
averla
spinta con qualche sotterfugio a Roma tra
le braccia
del suo futuro marito che all'epoca dei
fatti né io
né lei conoscevamo... Tornava sempre
con la
notizia giusta e si aprì la strada con le sue
capacità.
Anni dopo non tornò più, aveva trovato
la notizia
del fidanzato giusto. Tale Enrico Letta. E
dopo non
poca sofferenza, come nelle favole, vissero
felici e
contenti e con tre figli. Brava Gina,
non ci
deludi mai” (Alessandro Sallusti, il Giornale,
25-4). Anche
il povero Sallusti, negli ultimi
giorni, ha
passato notevoli sofferenze, soprattutto
alla lingua:
molto capiente, ma non abbastanza
per
abbracciare, oltre al Pdl e al suo padrone, anche
tutto il Pd
e persino Monti e i suoi. Come fare?
Alla fine ha
optato per un trapianto di lingua, e
ora ne ha
due. L'articolo sopra citato è stato scritto
con la
seconda (il finale della fiaba è custodito nell'apposito
dossier “Fregonara”
e sarà divulgato se,
Dio non
voglia, il marito non facesse il bravo).
L'Epifania. “Il Pd ritrovi coraggio”
(Guglielmo
Epifani, l'Unità, 23-4). “Il
Pd ritrovi la sua funzione”
(Guglielmo
Epifani, l'Unità, 28-4). Ogni
cinque
giorni, Guglielmo Epifani occupa uno
spazietto in
basso a sinistra sulla prima pagina
dell'Unità per
rammentare al Pd qualche oggetto
smarrito da
ritrovare. Prossime puntate: “Il Pd ritrovi
le chiavi di
casa”, “Il Pd ritrovi il calzino sinistro”,
“Il Pd
ritrovi l'auto posteggiata in doppia
fila e
rimossa dai vigili”. Seguirà, con comodo, “Il
Pd ritrovi i
suoi elettori”.
Antonio Socciletta. “L'arte del
compromesso ci
salverà dai
moralisti. In un'omelia del 1981 Ratzinger
elogiava la
mediazione come strumento
della
politica. Contro le ideologie che esaltano lo
Stato
assoluto. Oggi tre politici cattolici, Enrico
Letta,
Angelino Alfano e Mario Mauro, portano
avanti i
valori di dialogo e razionalità che furono
di De
Gasperi... Un nuovo umanesimo e un nuovo
rinascimento
potrebbero essere l'orizzonte e
l'ambizione
di questa pacificazione nazionale. Se
non fallisce
e non viene sabotata” (Antonio Socci,
Libero , 27-4). Dio
lo vuole. E anche Ratzinger. E
De Gasperi.
Ma pure Lorenzo il Magnifico.
Claudio Sardoletta. Prima della cura: “Continuia
-
mo a pensare
che le larghe intese costituiscano un
pericolo,
che la riproposizione di uno schema simil-
Monti abbia
troppe controindicazioni dopo
quanto è
successo, che la frattura politica apertasi
nella
società richieda una competizione trasparente
e differenze
leggibili tra destra e sinistra”
(Claudio
Sardo, l'Unità, 23-4). Dopo la cura: “Il
governo di
Enrico Letta nasce da uno stato di necessità
e da una
grave sofferenza politica... Il governo
Letta, così
nuovo e così difficile, è un'opportunità
per la
sinistra” (Claudio Sardo, l'Unità,
28-4). Che
s'ha da fa' per campa'.
Claudio Sardomuto. “Nel suo governo
non ci sono
i
protagonisti del conflitto politico di questi anni...
Letta è
riuscito a mettere insieme una squadra di
ministri
giovani e a sottrarsi ai veti di Berlusconi,
promuovendo
un rinnovamento generazionale
che, magari,
potrà aiutare persino l'evoluzione
democratica
del partito della destra” (C. Sardo,
28-4).
Alfano, Lupi, Quagliariello e De Girolamo,
tutti
aderenti alla celebre mozione parlamentare
“Ruby nipote
di Mubarak”, sono notoriamente
estranei al
conflitto politico di questi anni. E comunque,
vivaddio,
sono così giovani. Giovinetta,
giovinetta,
primavera di belletta.
M'hai detto un Prospero. “D'Alema è temuto
dalla
destra, che
lo indica come il simbolo del nemico
irriducibile,
che è meglio tenere alla larga perchè
richiama una
storia, rievoca una tradizione, risveglia
delle
memorie che è preferibile spegnere
per sempre.
Eppure un politico dell'esperienza
internazionale
di D'Alema avrebbe potuto contribuire
all'azione
incisiva di un governo che non
può
rinunciare a definire dei momenti di svolta
nelle
politiche prevalenti nello scacchiere europeo.
Un ponte
solido verso la sinistra europea”
(Michele
Prospero, l'Unità, 28-4). “La squadra ha
perso
qualcosa in competenza e valore aggiunto
rinunciando
a un ministro degli Esteri come Massimo
D'Alema” (C.
Sardo, l'Unità, 28-4). Ecco l’unico
difetto nel
governo Letta: manca D'Alema.
Il Lettaggero. Il direttore del Messaggero Virman
Cusenza,
giornalista ma soprattutto sarto, confeziona
per il nuovo
governo un abitino su misura.
Titolo: “Un
cambio di stagione”. Svolgimento:
“Non c'è
commento migliore al governo
appena nato
della foto che ritrae Giorgio Napolitano
mentre
stringe le mani di Enrico Letta. Ed è
difficile
capire dove cominci la stretta del primo e
finisca la
presa del secondo, come padre e figlio
sinergicamente
s'affidano l'un l'altro prima delle
navigazioni
impegnative della vita”. Corbezzoli,
gliele ha
cantate chiare. Del resto, di fronte a quelle
mani di
fata, la prima domanda che si ponevano
pensosi
tutti gl'italiani era appunto questa: chissà
dove
comincia la stretta del primo e finisce la presa
del secondo?
Ah saperlo. Ma anche: va bene il
padre, va
bene il figlio, ma dove
sarà mai lo
zio? A pag. 3 Alberto
Gentili
colma anche questa lacuna:
lo zio non
c'è, ma c'era fino
a qualche
minuto prima a reggere
la coda al
Cainano, poi gli
ha
telefonato: “Sei stato bravo,
Enrico, e
sei molto maturato”.
Ecco, a 47
anni il pupo ha messo
su i primi
dentini e sta per smettere
di
gattonare. Per il resto, avverte
il Cusenza, “il
richiamo al
1946 non è
casuale”: “Il nuovo
governo
Letta è chiamato” a
“una piccola
grande rifondazione
del concetto
di buon governo
perchè
almeno generazionalmente
sono venuti
meno io muri
e gli
steccati che hanno avvelenato
gli ultimi
decenni, con la
violenza e
l'odio e la loro interminabile
scia di
sangue”. Insomma
quella di De
Gasperi che
nel '46
governò con Togliatti è
“un'impresa
simile (al netto del
conflitto
mondiale)” a quella di
Alfano che
governa con Letta (al
netto dei
processi a B.). Lo dice
anche Letta
al Messaggero : “Oggi
si chiude la
guerra dei vent'anni.
Ora siamo
all'armistizio. La
speranza è
che scoppi la pace”.
Amnistia, si
chiama amnistia.
Eugenio Lettari. Scalfari è il più
entusiasta,
fin dal titolo dell'editoriale:
“Un medico
per l'Italia”.
Non si sa a
chi si riferisca, ma si
sa a chi non
si riferisce: Alfano,
che essendo
soltanto il ministro
dell'Interno
e il vicepresidente
del
Consiglio, non merita neppure
una citazione.
“Nelle circostanze
date è un
buon governo.
Enrico Letta
aveva promesso
competenza,
freschezza, nomi
non
divisivi. Il risultato corrisponde
pienamente
all'impegno
preso, con
un'aggiunta in più:
una presenza
femminile quale
prima d'ora
non si era mai verificata...
Se i fatti
corrisponderanno
alle parole
molte sofferenze
saranno
lenite e molte
speranze
riaccese”. Rimosso Alfano - ma anche
Lupi, De
Girolamo, Lorenzin e Quagliariello, la
banda fresca
e non divisiva della nipote di Mubarak
- Scalfari
ammira molto la “competenza”
dell'avvocato
De Girolamo in tema di agricoltura,
o della
signora Lorenzin (maturità classica) in
materia di
Sanità, o di Andrea Orlando (maturità
scientifica,
ex responsabile giustizia del Pd) in fatto
di Ambiente.
Però non ne cita nessuno, per precauzione.
preferisce
citare “Camillo Prampolini”
(non è uno
scherzo, davvero, anche se nessuno
capisce che
diavolo c'entri). Poi tributa il consueto
omaggio a
Sua Castità Napolitano: Suo malgrado,
ha dovuto
restare al Quirinale. Suo malgrado, ma
per fortuna
del Paese”. Egli, ça va sans dire, “co -
nosce
benissimo i limiti e i doveri che la Costituzione
li prescrive”:
infatti li ha violati tutti nel
giro di
qualche giorno. A questo punto, Scalfari
elenca i “molti
precedenti” del governo Napoletta
nella storia
della Repubblica. Che poi sono due. Il
primo è
primo il patto Moro-Berlinguer per la
non sfiducia
ad Andreotti a metà anni 70, che però
non c'entra
nulla, visto che il Pci non aveva ministri,
nemmeno
quando nel ‘78 votò per qualche
mese la
fiducia. Il secondo è il governo Badoglio
del 1944,
dove sì c'erano nello stesso governo ministri
comunisti e
democristiani: ma nemmeno
quello è un
precedente, perchè l'Italia era ancora
una
monarchia, oltre a essere ancora in guerra.
Insomma, i “molti
precedenti” non esistono. Meglio
tornare a Re
Giorgio, “un presidente al di sopra
delle parti”
che, “salvo Ciampi, non è mai esistito”
perchè “garantisce
tutti, ma garantisce soprattutto
il Paese”.
Ma garantisce soprattutto B.
Giuliano Lettara. “Ora i giudici
devono deporre le
armi”
(Giuliano Ferrara, il Giornale, 28-4). Wow,
era ora!
Ferrara, sempre così informato, ci farà
sapere
quanto dura l'armistizio, e soprattutto la
decorrenza e
la scadenza. Insomma, da quando a
quando c’è
licenza di delinquere. Così magari,
prima che i
giudici riprendano le armi, gli sfiliamo
il portafogli o gli svaligiamo
la casa. Il fatto quotidiano 29 aprile 2013
Iscriviti a:
Post (Atom)