La lite a colpi di carta bollata
Capalbio e l'impianto a biogas che fa litigare i vip
Il progetto vede protagonisti i Resta Pallavicino e Carlo Puri Negri. Furio Colombo e Nicola Caracciolo hanno fatto ricorso
CAPALBIO (Grosseto) – Per decenni hanno trascorso week-end e vacanze
fianco a fianco convivendo da buoni vicini in quel frammento di Maremma
trasformato nella capitale tirrenica dei vip. Ma adesso i «Signori di
Capalbio», che quel borgo non solo abitano ma hanno contribuito a
proiettare nell’élite del turismo e della mondanità (un po’ come accade
agli inizi del Novecento a Forte dei Marmi con la famiglia Agnelli), si
combattono a colpi di carta bollata, esposti al Tar, manifestazioni di
piazza e adesso persino con una denuncia in procura. Tutta colpa di un
impianto a biogas che la Sacra, società che gestisce un’enorme tenuta a
due passi dal lago di Burano ed è controllata dalle famiglie dei
marchesi Resta Pallavicino e da Carlo Puri Negri (ex amministratore
delegato di Pirelli Re e ora presidente di Sator, la società fondata da
Matteo Arpe), vuole realizzare con tanto di parere positivo del sindaco
di Capalbio, il renziano Luigi Bellumori.
Nicola Caracciolo
IN TRIBUNALE- A contrastare il progetto i capalbiesi Nicola
Caracciolo e il senatore del Pd Furio Colombo (che ha la casa assai
vicina al probabile impianto) con il patrocinio legale di un grande
giurista: Ferdinando Imposimato. Ad appoggiare la protesta altri
importanti capalbiesi, tra i quali l’ex ministro dell’Ambiente Gianni
Mattioli e l’urbanista Valentino Podestà, gli stessi che da anni,
insieme a Caracciolo e altri, combattono la crociata contro l’autostrada
Tirrenica. E mentre sabato nella sede dell’associazione culturale Il
Frantoio di via Fucini 10 a Capalbio è previsto un convegno dei
contesta-impianto con relazioni dei professori Helge Böhnel
(dell'Università tedesca di Gottinga) e Federico Valerio (Istituto
nazionale per la ricerca sul cancro di Genova) che, studi alla mano,
dimostrerebbero la «pericolosità» dell’impianto, Nicola Caracciolo e
Furio Colombo annunciano un nuovo fronte di battaglia: quello
giudiziario. «Insieme a Furio Colombo e Alice Oxmann e con il patrocinio
di un grande giurista come Ferdinando Imposimato – spiega Caracciolo,
vice presidente di Italia Nostra - abbiamo deciso di proporre una
denuncia alla Procura della Repubblica di Grosseto perché accerti se
sussistano ipotesi di reato. Gli italiani e i Maremmani, ne siamo
convinti, desiderano che questi problemi, dalla cui soluzione dipende la
vita di tutti, siano gestiti con assoluta onestà. In tutto il Paese
l'eccessiva spregiudicatezza dei sistemi politici locali è una delle
grandi cause della crisi che stiamo attraversando».
La spiaggia di Capalbio
L'IMPIANTO- Eppure quello che dovrebbe nascere è il
quattordicesimo impianto autorizzato in Maremma negli ultimi due anni.
Sacra, per evitare polemiche e proteste nei vicini abitanti, ha persino
acquistato alcuni ettari in più per spostare l’eventuale impianto. Senza
fare i conti però con la protesta (blasonata) di Capalbio. «Qui siamo
in una zona turistica – continua Caracciolo – e un impianto del genere
(ammesso che non sia dannoso e oggi ce lo diranno gli esperti di fama
internazionale) andrebbe costruito semmai in un insediamento industriale
abbandonato. Non in un centro turistico pieno di villeggianti, di belle
ragazze e di bambini tutti pronti a fuggire di fronte alla prospettiva
della torri del biogas. Non si dimentichi, d'altronde, che sempre a
poche centinaia di metri da Capalbio Scalo dovrebbe scorrere
l'Autostrada Tirrenica. Autostrada e Biogas. Sono progetti che la
Regione Toscana, la Provincia di Grosseto e il Comune di Capalbio
sostengono. E' tragico, ma è un fatto che le autorità politiche locali
operano per la distruzione della bellezza e del benessere di Capalbio».
IL VIA LIBERA DEL COMUNE- Secondo gli oppositori (ma anche
secondo studi, dicono loro, dell’università di Gottinga) il biogas
sarebbe pericoloso perché si ottiene «metano facendo marcire rifiuti
vegetali nei digestori degli impianti. Durante questa trasformazione,
però, si favoriscono colonie di microbi estremamente nocivi per la
salute dell'uomo, degli animali e per il terreno stesso che li assorbe,
li trasmette fino alle falde acquifere, avvelenando ogni cosa». Tesi
confutata da enti locali, provincia e Regione che invece scommettono
sulla non pericolosità dell’impianto e accusano gli anti bio-gas di
strumentalizzare la protesta per altre questioni. Tutte personali. Anzi,
vacanziere.
Marco Gasperetti
mgasperetti@corriere.it 13 ottobre 2012 | 17:05© RIPRODUZIONE RISERVATA
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