sabato 13 ottobre 2012

contro l'impianto a biogas ricorsi al Tar e denuncia in procura

La lite a colpi di carta bollata

Capalbio e l'impianto a biogas che fa litigare i vip

Il progetto vede protagonisti i Resta Pallavicino e Carlo Puri Negri. Furio Colombo e Nicola Caracciolo hanno fatto ricorso

 CAPALBIO (Grosseto) – Per decenni hanno trascorso week-end e vacanze fianco a fianco convivendo da buoni vicini in quel frammento di Maremma trasformato nella capitale tirrenica dei vip. Ma adesso i «Signori di Capalbio», che quel borgo non solo abitano ma hanno contribuito a proiettare nell’élite del turismo e della mondanità (un po’ come accade agli inizi del Novecento a Forte dei Marmi con la famiglia Agnelli), si combattono a colpi di carta bollata, esposti al Tar, manifestazioni di piazza e adesso persino con una denuncia in procura. Tutta colpa di un impianto a biogas che la Sacra, società che gestisce un’enorme tenuta a due passi dal lago di Burano ed è controllata dalle famiglie dei marchesi Resta Pallavicino e da Carlo Puri Negri (ex amministratore delegato di Pirelli Re e ora presidente di Sator, la società fondata da Matteo Arpe), vuole realizzare con tanto di parere positivo del sindaco di Capalbio, il renziano Luigi Bellumori.

Nicola Caracciolo Nicola Caracciolo
IN TRIBUNALE- A contrastare il progetto i capalbiesi Nicola Caracciolo e il senatore del Pd Furio Colombo (che ha la casa assai vicina al probabile impianto) con il patrocinio legale di un grande giurista: Ferdinando Imposimato. Ad appoggiare la protesta altri importanti capalbiesi, tra i quali l’ex ministro dell’Ambiente Gianni Mattioli e l’urbanista Valentino Podestà, gli stessi che da anni, insieme a Caracciolo e altri, combattono la crociata contro l’autostrada Tirrenica. E mentre sabato nella sede dell’associazione culturale Il Frantoio di via Fucini 10 a Capalbio è previsto un convegno dei contesta-impianto con relazioni dei professori Helge Böhnel (dell'Università tedesca di Gottinga) e Federico Valerio (Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova) che, studi alla mano, dimostrerebbero la «pericolosità» dell’impianto, Nicola Caracciolo e Furio Colombo annunciano un nuovo fronte di battaglia: quello giudiziario. «Insieme a Furio Colombo e Alice Oxmann e con il patrocinio di un grande giurista come Ferdinando Imposimato – spiega Caracciolo, vice presidente di Italia Nostra - abbiamo deciso di proporre una denuncia alla Procura della Repubblica di Grosseto perché accerti se sussistano ipotesi di reato. Gli italiani e i Maremmani, ne siamo convinti, desiderano che questi problemi, dalla cui soluzione dipende la vita di tutti, siano gestiti con assoluta onestà. In tutto il Paese l'eccessiva spregiudicatezza dei sistemi politici locali è una delle grandi cause della crisi che stiamo attraversando».
La spiaggia di Capalbio La spiaggia di Capalbio
L'IMPIANTO- Eppure quello che dovrebbe nascere è il quattordicesimo impianto autorizzato in Maremma negli ultimi due anni. Sacra, per evitare polemiche e proteste nei vicini abitanti, ha persino acquistato alcuni ettari in più per spostare l’eventuale impianto. Senza fare i conti però con la protesta (blasonata) di Capalbio. «Qui siamo in una zona turistica – continua Caracciolo – e un impianto del genere (ammesso che non sia dannoso e oggi ce lo diranno gli esperti di fama internazionale) andrebbe costruito semmai in un insediamento industriale abbandonato. Non in un centro turistico pieno di villeggianti, di belle ragazze e di bambini tutti pronti a fuggire di fronte alla prospettiva della torri del biogas. Non si dimentichi, d'altronde, che sempre a poche centinaia di metri da Capalbio Scalo dovrebbe scorrere l'Autostrada Tirrenica. Autostrada e Biogas. Sono progetti che la Regione Toscana, la Provincia di Grosseto e il Comune di Capalbio sostengono. E' tragico, ma è un fatto che le autorità politiche locali operano per la distruzione della bellezza e del benessere di Capalbio». IL VIA LIBERA DEL COMUNE- Secondo gli oppositori (ma anche secondo studi, dicono loro, dell’università di Gottinga) il biogas sarebbe pericoloso perché si ottiene «metano facendo marcire rifiuti vegetali nei digestori degli impianti. Durante questa trasformazione, però, si favoriscono colonie di microbi estremamente nocivi per la salute dell'uomo, degli animali e per il terreno stesso che li assorbe, li trasmette fino alle falde acquifere, avvelenando ogni cosa». Tesi confutata da enti locali, provincia e Regione che invece scommettono sulla non pericolosità dell’impianto e accusano gli anti bio-gas di strumentalizzare la protesta per altre questioni. Tutte personali. Anzi, vacanziere.
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