sabato 27 ottobre 2012

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Il nostro monitoraggio a Fukushima

News - 23 ottobre, 2012
A Fukushima, se ti allontani di soli 25 metri dalle stazioni di monitoraggio ufficiali puoi registrare livelli di contaminazione fino a sei volte superiori rispetto a quanto misurato nelle stazioni installate dal governo. Lo abbiamo scoperto a seguito di nuovi controlli indipendenti sulla radioattività effettuati la settimana scorsa dal nostro team.
martedì 23 ottobre 2012
Radiation Monitoring in Fukushima © Jeremie Souteyrat / Greenpeace
Su 40 stazioni di monitoraggio controllate da Greenpeace più del 75% mostra livelli di radiazione inferiori a quelli rivelati negli immediati dintorni. Questo perché  le stazioni ufficiali sono collocate in aree che le autorità hanno già decontaminato. Così facendo, il governo sottovaluta i rischidelle radiazioni e genera un falso senso di sicurezza nella popolazione. 

Molti punti caldi rimangono non bonificati in tutta la città di Fukushima. La decontaminazione di aree di gioco per bambinie altre aree rilevanti per le persone più vulnerabili, ad esempio, non è andata avanti in modo sufficiente, nonostante sia passato più di un anno e mezzo dal triplice incidente nucleare.

La cittadina fortemente contaminata di Iitate, di cui abbiamo già chiesto l'evacuazione, è stata suddivisa dal governo in diversi livelli di rischio per permettere il rientro ai residenti dopo la decontaminazione. Nel villaggio di Kusano, i livelli di radiazione registrati in una zona residenziale arrivano a 5 microsievert all'ora (μSv/h). Mentre in una fabbrica cui è stato permesso di riprendere le attività lo scorso mese di settembre i livelli di contaminazione arrivano a 13 μSv/h. Queste cifre rappresentano valori tra 60 a 160 volte i valori di fondo registrati prima dell'incidente di Fukushima (0.07μSv/h). Nella situazione attuale, le persone corrono un rischio di molte volte superiore al limite internazionalmente riconosciuto di 1 millisievert (1 mSv) all'anno.
martedì 23 ottobre 2012
Radiation Monitoring in Fukushima © Jeremie Souteyrat / Greenpeace
 

L'impegno di molti lavoratori nella bonifica a Iitate potrebbe apparire vano data la natura montuosa e ricca di foreste della ragione che incrementa non solo il livello di difficoltà di bonifica, ma anche il rischio di ricontaminazione. Il governo dovrebbe spostare le comunità colpite in modo equo, piuttosto che minimizzare i rischi delle radiazioni e dare false speranze alle vittime della catastrofe.

Chiediamo al Giappone di destinare con urgenza più denaro e risorse alla tutela della salute pubblica e di concentrarsi sulla decontaminazione completa delle aree densamente popolate, come la città di Fukushima, piuttosto che tentare di ripulire aree altamente contaminate e già evacuate, nelle quali la decontaminazione può non essere sufficiente.http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/news/Il-nostro-monitoraggio-a-Fukushima/
 

patologie tiroidee Chernobyl e nucleare, il caso francese


20/10/12 Patologie tiroidee e Chernobyl: Una casualità? - Il caso francese
« inserito:: 20 Ott 12, 09:55:19 »
PATOLOGIE TIROIDEE E CHERNOBYL: UNA CASUALITÁ?
IL CASO FRANCESE

Poco tempo fa è stato creato su Facebook un gruppo francese di “ammalati di patologie tiroidee” e, poi, quando il gruppo aveva già una sessantina di membri, è stato chiesto loro  dove si trovavano  nel 1986 dopo l’incidente di Chernobyl. Come si nota dalla cartina N.1 la maggioranza di essi si trovava nella parte centro- orientale della Francia.

Confrontate la cartina 1 con la cartina 2, che evidenzia i livelli di contaminazione in Francia in seguito al fall out di Chernobyl, e vi accorgerete subito della coincidenza fra la geolocalizzazione delle persone e i livelli di contaminazione.

 http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2060

Se non bastasse questa evidenza, consultate le rilevazioni CRIIRAD (Commissione di Ricerca e d' Informazione  Indipendente  sulla RADioattività) che indicano che determinate regioni della Francia sono contaminate allo stesso modo di alcune zone non distanti da Chernobyl (vedi in home page del sito www.criirad.org alla voce: Les conséquences de Tchernobyl)

Utile vedere il film “Corsica: la menzogna radioattiva”.

per vedere i video PARTE 1 e 2 http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2060
 

Ancora alta radioattivita' pesce Fukushima

Il 40% del pesce contiene troppo cesio per essere sicuro

26 ottobre, 17:03
ROMA - Rimangono elevati i livelli di radioattivita' nel pesce di Fukushima. Secondo gli esperti, la presenza variabile di cesio nelle specie marine del luogo indica una fonte continua di radiazioni proveniente dalle zone del disastro nucleare. A riportarlo e' una ricerca pubblicata dalla rivista Science e condotta da Ken Buesseler dell'Istituto oceanografico di Woods Hole, negli Stati Uniti. L'attivita' ittica lungo quel tratto di costa e' ferma dal giorno in cui avvenne il potente terremoto dell'11 marzo 2011, che provoco' un gigantesco tsunami con conseguenze devastanti lungo le coste giapponesi e sull'impianto nucleare Dai-ichi di Fukushima.

E' ancora molto elevata tra la popolazione giapponese l'attenzione sul fronte della sicurezza nell'attivita' della pesca, ''questo e' anche dovuto al fatto che i giapponesi sono tra i maggiori consumatori pro capite al mondo di pesce'', spiega Buesseler. Il ministero giapponese dell'agricoltura, delle foreste e della pesca ha monitorato i livelli di contaminazione nucleare nel pesce e in altre specie marine a partire dal 23 marzo 2011. I risultati mostrano che nei paraggi di Fukushima, ''il 40% del pesce contiene troppo cesio per essere sicuro per il consumo umano, secondo i nuovi limiti imposti lo scorso aprile''. Generalmente il cesio non rimane depositato nei tessuti dei pesci per molto tempo, una piccola percentuale al giorno dovrebbero rifluire nelle acque dell'oceano. Secondo i ricercatori, il costante livello di contaminazione a largo di Fukushima, in particolare nelle specie che vivono nei fondali, indica la presenza di una fonte continua di contaminazione da cesio. ''Una situazione instabile - conclude lo studioso - che non consente alle autorita' di decidere sulla riapertura all'attivita' della pesca in questa zona''.
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