sabato 27 ottobre 2012
La Procura indaga sulle responsabilità arsenico acqua e morti
L’ultima deroga al centro delle indagini della Procura. L’esposto dei Verdi
Arsenico, le responsabilità
L’emergenza, le autobotti della Protezione civile e gli errori della Asl
L’ordinanza
emessa
ad inizio 2012
sulla potabilità
conteneva errori
POTREBBE essere proprio
l’ultima deroga concessa
sui livelli di arsenico
nell’acqua il tallone
d’Achille delle scelte fatte
dall’Ato 4 e da Acqualatina
con l’avallo della Regione
Lazio. E’ uno dei
punti su cui lavora la Procura
della Repubblica anche
in base agli esposti
presentati nei mesi scorsi
dal consigliere regionale
dei Verdi, Angelo Bonelli.
La denuncia era incentrata
sulla concessione di
un’ulteriore deroga da
parte dell’Ue alla Regione
Lazio che ha consentito di
tenere il livello massimo
di arsenico nell’acqua in
concentrazioni fino a 20
microgrammi per litro;
ma c’era anche dell’altro
e cioè le modalità con le
quali la Asl di Latina e
l’Ato4, con la copertura della Regione Lazio, avevano
affrontato la cosiddetta
emergenza arsenico,
scattata a settembre quando
la Ue si era rifiutata di
dare un altro anno di deroga,
salvo poi ripensarci e
concederla a febbraio
2012. Nelle more era accaduto
di tutto. Il presidente
dell’Ato4, Armando
Cusani, aveva negato
in Commissione Ambiente
reali pericoli per la salute,
ma l’Ordine dei Medici
di Latina aveva, invece,
sollecitato un maggior
numero di analisi nei cinque
Comuni interessati
(Cisterna, Cori, Sermoneta,
alcuni borghi di Latina
e Aprilia). La Asl dal canto
suo a inizio gennaio
2012 ha emesso un’ordi -
nanza con i divieto di uso
di acqua potabile contenente
un errore macroscopico,
indicando cioè che il
limite consentito era 20
microgrammi quando in
quel periodo (assente la
deroga Ue) il limite era
sceso obbligatoriamente a
10 microgrammi e non era
rispettato in nessun Comune.
A marzo è arrivata
la deroga e quasi nello
stesso periodo è stato installato
a Cori il dearsenizzatore
precedentemente
utilizzato nella sorgente
«Forma» a Castelforte, dismessa.
In più nelle stesse
settimane è stato avviato il
servizio sostitutivo della
distribuzione di acqua potabile
nelle «contaminate
» ma l’efficienza non è stata all’altezza della situazione.
Chi doveva controllare?
La Asl. E la Regione
Lazio, che tramite
la Protezione Civile, si è assunta l’onere di pagare i
costi della distribuzione
alternativa. Per quanto riguarda
la Asl gli errori
sono stati molteplici, a
cominciare dalla pubblicità
e trasparenza date alle
analisi sulla rete coinvolta
nel «caso arsenico». Errore
(o leggerezza) nella
quale la Asl è caduta di
nuovo dopo l’e m e rg e n z a
perché ancora adesso è
difficile reperire tutti i risultati
delle analisi in modo
trasparente dagli atti
che obbligatoriamente
l’azienda sanitaria pubblica
dovrebbe mettere in
rete. Sono saltati anche i
segmenti di controllo
straordinario intermedi, i
tavoli di concertazione
con i Comuni per esempio,
che avrebbero dovuto
monitorare la situazione
di emergenza
ed essere
aggiornati sullo
stato di avanzamento
dei lavori
sulla rete con livelli
di arsenico
fuori legge. Se ne
riparlerà, dopo un
vuoto di oltre sei
mesi, ad inizio
settimana nella
commissione provinciale
per l’am -
biente, dove per la
prima volta da
aprile si ritroveranno
il gestore
della rete idrica,
Acqualatina spa,
la Provincia, la
Asl, l’Arpa Lazio
(ossia l’ente incaricato
di eseguire
le analisi periodiche
delle acque) e
l’Ordine dei medici.
Sul tavolo di
discussione questa
volta non ci
saranno solo gli
investimenti per
contrastare l’arse -
nico (che obbligatoriamente
dovranno
essere portati
a termine
entro fine anno) ma anche
i risultati dello studio epidemiologico
condotto dal
Dipartimento regionale
per la sanità. Latina Oggi 27 ottobre 2012
assunta l’onere di pagare i
costi della distribuzione
alternativa. Per quanto riguarda
la Asl gli errori
sono stati molteplici, a
cominciare dalla pubblicità
e trasparenza date alle
analisi sulla rete coinvolta
nel «caso arsenico». Errore
(o leggerezza) nella
quale la Asl è caduta di
nuovo dopo l’e m e rg e n z a
perché ancora adesso è
difficile reperire tutti i risultati
delle analisi in modo
trasparente dagli atti
che obbligatoriamente
l’azienda sanitaria pubblica
dovrebbe mettere in
rete. Sono saltati anche i
segmenti di controllo
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