sabato 4 agosto 2012

veleni d'Italia inchiesta sui siti di bonifica, discariche tossiche, falde inquinate, emissioni cancerogene

Left: "Lavoro contro Salute". Inchiesta di Andrea Palladino sui siti di bonifica.  Anticipazione: 

Veleni d’Italia

diANDREA PALLADINO
Da Gela a Brescia, da Savona a Marghera. Tra discariche tossiche, falde inquinate, emissioni cancerogene. Nei 57 siti di bonifica nazionali c’è l’altra faccia dell’Italia industriale. Ma il governo tagli i fondi. E le aziende chiudono o licenziano. Nello scontro tra salute e lavoro perdono tutti
Ci sono altre 56 Taranto pronte ad esplodere in Italia. Luoghi dove i morti si contano – ormai da decenni – a migliaia, terre desolate cariche di diossine, idrocarburi, pesticidi. Resti del periodo d’oro dell’industria chimica e petrolifera italiana. Vallate che hanno accolto milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi, contaminando le falde acquifere, forse per sempre. Si chiamano Sin, acronimo di Sito d’interesse nazionale, luoghi da bonificare con urgenza. Un’espressione che suona oggi paradossale, perché in realtà di queste zone contaminate nessuno parla. Le bonifiche sono decisamente rare e spesso finiscono male, con inchieste giudiziarie ancora aperte. È il caso della Sisas di Pioltello, su cui indaga la procura di Milano, o di Marano e Grado, in Friuli, su cui pende un’inchiesta dei pm di Udine. Le terre contaminate sono una parte consistente del Paese. Ci abitano 9 milioni di persone, quasi il 15 per cento della popolazione, nel territorio di 300 Comuni. A capo delle procedure di bonifica c’è il ministero dell’Ambiente, che spesso affida il dossier a commissari straordinari, con poteri di deroga alle leggi. Pochissimi i soldi a disposizione, con un taglio netto avvenuto nel 2011 di 232 milioni di euro (pari al 31,2 per cento del budget totale), come ha denunciati in uno studio dello scorso aprile la Cgil. Il governo dunque punta a trovare imprenditori in grado di pagare il conto. Il Pdl lo scorso anno aveva presentato un disegno di legge per trasformare i Sin in altrettante zone franche: meno regole, in cambio delle bonifiche. La parola d’ordine è semplificare: «Il problema è il riuso delle terre recuperate – ha spiegato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini – e vorremmo semplificare le procedure che consentono di riutilizzare a fini industriali i siti contaminati». L’obiettivo, insomma, è che le terre avvelenate dalle fabbriche finiscano in mano ad altri imprenditori, specialmente agli immobiliaristi, interessati a conquistare terreni, soprattutto attorno alle città del Nord. Un precedente del genere, però, non è andato a buon fine: a Santa Giulia, vicino Milano, un progetto di riconversione immobiliare di un terreno inquinato si è chiuso con l’arresto e la condanna di molti dirigenti del colosso delle bonifiche Green Holding. Sulle operazioni di recupero dei terreni contaminati in Lombardia indaga da diversi mesi la commissione ecomafie. Gli unici numeri che nessuno per ora vuole tagliare riguardano le vittime dei veleni. Sono almeno 416 i decessi sospetti nel solo periodo 1995-2007, secondo il report Sentieri, lo studio epidemiologico curato da università La Sapienza, Cnr, Istituto superiore di Sanità e ministero della Salute, realizzato su 44 dei 57 Sin – tra cui l’Ilva di Taranto – che ancora attendono una bonifica. Con un risultato forse scontato, ma che è bene registrare in memoria: nelle città avvelenate si muore molto di più rispetto alla media. E si muore male, colpiti da tumori fulminanti o da malattie che non lasciano scampo. Devastante è anche la conseguenza del mancato intervento di bonifica, il cui costo – è bene ricordarlo – per legge dovrebbe essere interamente a carico di chi ha inquinato. Un principio che spesso non viene rispettato, con società finite in fallimento che passano la palla alle casse dello Stato. Dal Nord delle grandi storiche industrie, al Sud delle cattedrali nel deserto, fino al mare di Sicilia, dove si affacciano i grandi impianti petrolchimici di Gela e Priolo.
Il resto dell’articolo è disponibile in edicola e sarà pubblicato online martedì prossimo.

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