martedì 14 agosto 2012
Ilva Taranto, Riva: "ho visto Vendola vendiamo fumo"
RIVA AL TELEFONO
“HO VISTO VENDOLA
VENDIAMO FUMO”
Nelle intercettazioni i dirigenti Ilva
si sentono intoccabili
La rete di
contatti per
“tenere tutto
sotto coperta”
e “d i s t r u g g e re ”
il dirigente
dell’Arpa
di Francesco Casula
Tara nto Il fatto quotidiano 15 agosto 2012
Siamo stati da Vendola… e
con Vendola avevamo conc
o rd a t o … però non sapevamo
di quest’azione…
avevamo concordato un certo
discorso, in pratica che dovevamo
fare con questo tavolo tecnico…
ehm… che aveva più
obiettivi. Uno di quelli in ordine
di tempo, uno di quelli, il primo,
sconfessare i lavori di ehm
dell’Arpa Puglia”. È il 16 luglio
2010, Girolamo Archinà, ex
dirigente dell’Ilva, silurato dopo
il deposito delle intercettazioni
della Procura nell’udienza
di riesame per il sequestro dell’area
a caldo dello stabilimento
tarantino, manifesta al telefono
il suo disappunto per la nuova
iniziativa della magistratura.
La Procura ha infatti aperto un
nuovo fascicolo dopo i dati sul
monitoraggio del benzo(a)pirene
realizzato da Arpa Puglia. I
livelli di emissione nel periodo
gennaio-maggio sono triplicati.
Archinà lo sapeva: “in via confi
d e n z i a l e ” è stato il capo di Arpa
Puglia, Giorgio Assennato,
a inviargli con una mail con i
dati ancora ufficiosi. Forse l’ex
collaboratore della siderurgia
ionica sperava che rimanessero
tali. La notizia, però, trapela: il
sindaco Ippazio Stefàno ema -
na un’ordinanza, l’onda ambientalista
cresce, l’opinione
pubblica chiede misure. L’ex
capo delle relazioni istituzionali
dell’Ilva attiva il “sistema Arch
i n à ”: il giorno seguente, con
Fabio Riva, vice presidente del
gruppo dell’acciaio, è già in riunione
con Vendola. All’uscita
Riva chiama il figlio Emilio e gli
comunica che il nuovo piano
d’azione è basato sul “ve n d e re
fumo”: l’azienda comunicherà
di essere disposta a collaborare
con la Regione e questa spiegherà
che il rapporto instaurato
con l’Ilva è l’esempio da seguire
anche con le altre grandi realtà
industriali del territorio. Intanto
Archinà ha raggiunto anche
un obiettivo esemplare:
“…convocato Assennato… As -
sennato è stato fatto venire al
terzo piano però è stato fatto
aspettare fuori…”. Quell’atte -
sa, secondo lui, è “come un se-
gnale forte” che poi si manifesta
chiaramente nelle parole
che, secondo il racconto di Archinà,
Vendola avrebbe rivolto
al dirigente Antonicelli: “Esci
fuori vai a dire ad Assennato…
vai a dire ad Assennato che lui i
dati non li deve utilizzare come
bombe di carta che poi si trasformano
in bombe a mano!”. Il
sistema Archinà non conosce
sfumature: i nemici vanno distrutti.
È lui stesso a dirlo senza
timore di chi lo ascolta. Anzi è
una dimostrazione di forza. Come
quando nello studio del
consigliere regionale del Pd
Donato Pentassuglia, appena
nominato presidente della
commissione ambiente, risponde
alla chiamata di Alber -
to Cattaneo, responsabile della
comunicazione dell’Ilva, e
detta legge: “…non ho timore
di dirti, che mi trovo in ferie, ma
mi trovo nell’Ufficio del presidente
della commissione Ambiente
della Regione, il Dott.
Pentassuglia, per cui mi sta sentendo
in diretta che dobbiamo
distruggere Assennato”. Così
tesseva la rete di protezione
della fabbrica. Con rapporti
non proprio istituzionali che
permettevano, come lui stesso
spiega, di “tenere tutto sotto
coper ta”. Trema oggi la politica
tarantina e pugliese. Trema anche
la stampa: nell’infor mativa
completa che appartiene all’in -
dagine denominata “ambiente
ve n d u t o ” la rete di contatti dell’ex
braccio destro di Emilio Riva
potrebbe trasformarsi in un
vero e proprio terremoto.
INTANTO a Taranto la tensione
non si allenta. L’Ilva ha depositato
il ricorso per annullare i
due ultimi provvedimenti del
gip Patrizia Todisco che «nega
la realtà» dato che il Riesame ha
convertito “la cautela reale in un
sequestro con facoltà d’uso”.
L’azienda attacca a testa bassa il
gip Todisco che sarebbe intervenuto
“sua sponte” perchè non
avrebbe “digerita la profondissima
riforma del Riesame” ch e
avrebbe ribaltato il suo provvedimento
di sequestro “incontro -
vertibilmente concepito per
c o n s e g u i re ” in fretta “la chiusura
definitiva dello stabilimento”.
Ma proprio in quel provvedimento
lo stesso gip Todisco scrive
che “solo la compiuta realizzazione
di tutte le misure tecniche
necessarie per eliminare le
situazioni di pericolo individuate
dai periti chimici e l'attuazione
di un sistema di monitoraggio
in continuo delle emissioni”
potrebbe permettere all’azien -
da di produrre ancora. Un passaggio
che sembra essere sfuggito
a tutti: azienda e sindacati,
avvocati e politici. Forse il sistema
Archinà l’avrebbe sfruttato
meglio.
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