martedì 2 ottobre 2012

meglio il carcere del pdl, l'arresto di Fiorito il re della Pisana e dello scandalo nella Regione Lazio

FIORITO FINISCE IN CARCERE: “MEGLIO LA CELLA CHE IL PDL” SECONDO I GIUDICI PUÒ FUGGIRE, INQUINARE LE PROVE E ANCHE REITERARE IL REATO. LUI: “URLO LA MIA INNOCENZA” di Rita Di Giovacchino e Valeria Pacelli Èfinita come si sapeva. Prima di varcare la soglia di Regina Coeli er Batman ha fatto in tempo a lanciare l'ultimo proclama: “Urlo la mia innocenza, in carcere troverò gente migliore che nel Pdl”. Pericolo di fuga, reiterazione del reato, inquinamento delle prove, non tornerà a casa per il momento. Il ritratto di Franco Fiorito, che emerge dall'ordinanza del gip Stefano Aprile, è impietoso. Interrogato, invece di chiarire i fatti, infarcisce le sue dichiarazioni di menzogne e “incongrue” spiegazioni. Fiorito come Lusi, avevano detto i pm Caperna e Pioletti, senza mai nominare l’ex tesoriere della Margherita anche il gip sottolinea la somiglianza tra queste due vicende di ordinaria corruzione. Dal ricorso “al depistaggio giornalistico” alla “precisa volontà di inquinare le prove evocando un patto di spartizione con i testimoni a suo carico”. PRIMA DELL'ARRESTO, la fatica maggiore degli uomini del Valutario è stata rincorrerlo tra le molte case dove l’ex capogruppo sparpagliava documenti e conti bancari, che affidava anche ai due segretari Luigi Boschi e Bruno Galassi, indagati con lui. Alle quattro “caverne” di Anagni, alle 5 case romane, alla villa del Circeo, alle tre di Tenerife in Spagna va aggiunta una nuova casa a Mentone, in Francia, dove er Batman dispone di uno dei suoi 12 conti correnti. Di questo casetta, appena 70 metri quadri, si era dimenticato. I magistrati vi arrivano grazie a un bonifico erogato a un notaio francese. Ammette: “È vero ho versato un anticipo al notaio Fontaine per l'acquisto della casa... preliminare condizionato all'erogazione di un mutuo da parte del Credit du nord ”. Mutuo che non gli è stato concesso. Il 14 settembre scorso tenta di sfuggire alla Finanza entrando da un ingresso secondario della casa ai Parioli. All’interno gli agenti scoprono “frammenti di fatture destinate al gruppo consiliare del Pdl nel tritacarte e nella pattumiera”. La denuncia di Battistoni sulle ricevute scomparse era dunque giustificata. Una volta ricostruite si è scoperto che si trattava di fatture per “cravatte di seta, sciarpe e documenti in pelle”. Il sospetto è che potessero essere utilizzate per costruire dossier, ne parla Fiorito nell’interrogato - rio del 19 settembre: “Le accuse di Battistoni nascono da un clima di lotta politica... ho ritenuto rispondere e controbilanciare la mia posizione segnalando spese discutibili e fatture presentate dai consiglieri poi trasmesse ai quotidiani, ai coordinatori regionali e nazionali del partito e all’on. Birindelli”. Ma a questa versione i pm viterbesi non hanno dato credito, tanto che hanno indagano Fiorito per calunnia e falso. PLATEALE la menzogna, scrive il Gip, sui 300 mila euro l’anno che gli sarebbero spettati di diritto per il suo incarico di capogruppo e presidente della commissione Bilancio. Del doppio o triplo stipendio nessuno ha mai sentito parlare, né Abruzzese, presidente del Consiglio regionale del Lazio e neppure Daniela Presicci, responsabile della segreteria Polverini. Con questo escamotage Fiorito si sarebbe appropriato, attraverso 46 bonifici, di 755 mila euro, cui vanno aggiunti altri 600 mila euro tra assegni, giroconti e carte di credito. Mancano all'appello 200 mila euro, proprio la cifra che avrebbe dato in contanti per l’acquisto della villa al Circeo. Incredibilmente dichiara: “Erano soldi lasciati da mio padre in cassaforte”. Come i 30 mila euro della vacanza in Sardegna con Samantha, tornati in cassa grazie a un regalo di mamma. Non mancano le stravaganze. Come la Jeep acquistata durante la storica nevicata a Roma di gennaio, costato 35 mila euro. L’unico rimasto a difenderlo è l’avvoca - to Carlo Taormina che afferma di “aspettarsi l’arresto di 70 consiglieri". Il difensore aggiunge: "C’è stata una gogna mediatica ai danni di Fiorito. In carcere troverà persone migliori che nel Pdl? I soldi che provenivano dalla Regione spesso tracimavano verso spese di carattere nazionale, alla fine vedremo chi è senza peccato". Francone, il Re della Pisana DI UN’ALTRA PASTA di Malcom Pagani Infaticabile estensore di una Carta più che Magna da “magnà” e costituente della prima ora in seno alla libera Repubblica della Pisana, Franco Fiorito conosceva il valore del proprio lavoro. Allo scopo di non deprezzarlo, nell’ultimo biennio, aveva stornato per il disturbo più di 750.000 euro. Giocando sempre la “tripla”. L’1-x-2 della propria esistenza. L’aumento esponenziale del proprio mensile. Vincere. Arricchirsi. Accumulare. Tre cariche (consigliere, capogruppo del Pdl, Presidente della commissione Bilancio), tre stipendi, infinite realtà. Davanti all’autorità, Franco Fiorito non ha potuto montare le gomme antineve che assecondando la scala gigantista dell’ambizione, gli fecero confondere uno spruzzo di 15 centimetri con la bufera e acquistare a spese dei contribuenti, una Jeep da 35 mila euro. Ora che la tempesta è arrivata davvero, Fiorito sbanda lo stesso. Chiede di essere ascoltato e inventa. Mente. Si arrampica, scivola, cade. Sventola lettere di suo pugno “per dimostrare buona fede” e la data della missiva coincide con il massimo salasso in suo favore dei conti consiliari. Intanto lievitano quelli personali perché il confine si è spostato e se chi gestisce il denaro in tua assenza si chiama Boschi, ha le chiavi della cassaforte e incidentalmente è tuo cugino, anche il conto di una vacanza in Sardegna (due alberghi, tre persone, dieci giorni, 30 mila euro, un record) si può risolvere con una telefonata. Il denaro torna poi in contanti, un anno dopo, tra regali della madre di Fiorito (ieri insulti a Barbara D’Urso e lievi auspici in diretta: “Non è capace di fare la conduttrice, lei è disumana, le auguro la stessa fine di Franco”), ma tra sagome di Pietro Gambadilegno e scontrini distrutti, non è che un dettaglio. COME RICORDAVA il non tenero genero di Verdone in Compagni di scuola: “La famijia è sacra” e bisogna scaldarsi. Così si possono scippare 2.000 euro per la caldaia, firmare ambigui contratti per la casa al Circeo (un preliminare da 600 mila, poi implementato da un ulteriore terzo mai contabilizzato, direttamente in contanti) prestare 30.000 “sesterzi” all’ex fidanzata francese di tuo padre, facendola risultare come “collaboratrice personale” senza che mai nessuno l’abbia mai sentita nominare ad Anagni come a Hollywood. Delle quisquilie, il Federale frusinate, sommo sceneggiatore del furto legalizzato e dell’innocenza tradita: “Vo - glio urlarla” non si occupava. Per il princìpio dei vasi comunicanti, l’equazione applicata da Fiorito alla personale interpretazione dell’artico - lo 8, (moltiplicazione dei pani, dei pesci e dei suoi emolumenti) diventava filosofia e prebenda da condividere con il maggior numero possibile di consanguinei. Officiava Don Franco, quello che alla riunione della commissione Ambiente nella Regione si presentava con un gessato in luogo della tonaca e in omaggio tematico, con un sigaro in bocca. Infastidito dalla protesta di un cittadino di Riano, insolentiva il cartonato di turno (l’immobiliarista Carlino, in questo caso): “Ah presidè, emmò basta, non le devi permette ‘ste cose” e nel dialogo diretto con l’elettore alla ricerca di spiegazioni, dimostrava umiltà: “Embè che ‘vvoi te? Ma chi sei? E che me vieni a rompe i coglioni a me? Ma vaffanculo va”. In una memorabile monicellata, un nobile romano si rivolgeva al suo “te - soriere” :“Ma che li tieni te i conti? E fammeli vedè ‘sti conti”. Quello, sotto la barba tremava: “Perché non si fida di me? Amministriamo i suoi beni da generazioni”. E il Marchese infieriva: “Ho fatto bene a vedè i conti. Sei ladro tu, tu padre e tu nonno e io ve licenzio a tutti e tre”. Onofrio del Grillo non abita più qui. Alberto Sordi, se l’è preso il cielo. Il Colosseo è ancora al suo posto. Il fatto quotidiano 3 ottobre 2012

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