Comunicato stampa
PIANO CASA
BONELLI (VERDI) MODIFICHE PIANO CASA TOPPA PEGGIO DI BUCO. CHIESTA NUOVA IMPUGNATIVA A MINISTRI.
«Le nuove modifiche al Piano Casa sono una toppa peggiore del buco e per questo abbiamo scritto, assieme a
Radicali e Federazione della Sinistra al Ministro per i Beni e le Attività Culturali a quello dell’Ambiente e a quello
per gli Affari Regionali chiedendo che siano impugnata
la legge regionale del Lazio approvata il 27 luglio 2012 che
vorrebbe modificare il cosiddetto Piano Casa per evitare la bocciatura
da parte della Consulta del provvedimento che era stato impugnato dal
Governo. - afferma il Presidente nazionale dei Verdi,
Angelo Bonelli - Le modifiche introdotte, infatti, non cancellano i profili di incostituzionalità sollevati dal Governo, in particolare,
lì dove la Regione disponendo direttamente sui beni vincolati, esercita
un potere di decisione delle linee di sviluppo delle aree
paesaggistiche, nonché degli assetti urbanistico-territoriali e relativi
regimi di interventi. In tal modo, la Regione ha svuotato
lo strumento di co-pianificazione concordata, previsto del Decreto Legislativo n. 42 del 22.1.2004 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, e ignorato
l’obbligo di condivisione delle scelte
mediante uno strumento di pianificazione sovra-comunale, definito
d'accordo tra Stato e Regione e non derogabile dalle Regioni come
sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.
182 del 2006. Inoltre, le modifiche non abrogano
quelle
norme introdotte dalla legge regionale 13 agosto 2011, n. 10 che
consentono in maniera generalizzata interventi edilizi di ampliamento,
nonché di demolizione e ricostruzione nelle aree protette. Tutto ciò,
in palese violazione delle disposizioni contenute nella
legge 6 dicembre 1991 n. 394 “Legge quadro sulle Aree Naturali Protette”
che costituiscono espressione della competenza esclusiva dello Stato in
materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema (art. 117 secondo
comma, lettera s), come ribadito dalla
Corte Costituzionale con le sentenze n. 387 del 2008, n. 12 del 2009 e n. 272 del 2009.
Infine, viola il principio di eguaglianza (art. 3 Cost.) e la competenza della Stato in materia di
rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose (art. 117 comma secondo lettera c),
la
disposizione che consente agli enti religiosi la possibilità di
realizzare interventi ad uso residenziale, commerciale, direzionale,
turistico o a servizi, con
una volumetria non superiore a quella delle opere edilizie religiose
esistenti (fino a un massimo di 3 mila mq di superficie utile lorda),
con la possibilità di cessione a terzi delle aree edificabili ovvero dei
relativi diritti edificatori o degli immobili
realizzati. Una vera e propria licenza edilizia "casa e chiesa"».
Roma, 3 agosto 2012
UFFICIO STAMPA
Giulio Finotti 340 2734910
Sergio Ferraris 347 3803887
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