lunedì 13 agosto 2012
Come dire basta all'inquinamento dell'Ilva di Taranto: Pittsburgh, Dortmund, Bilbao
Le città che hanno detto basta all’inquinamento
DALLA RUHR A BILBAO FINO AGLI STATI UNITI DOVE L’INDUSTRIA È STATA RICONVERTITA IN CULTURA E AMBIENTE
Pittsburgh ha
un giro di affari
di 11 miliardi
di dollari
grazie
a robotica
e biomedicina di Salvatore Cannavò Il Fatto quotidiano 10 agosto 2012
A Dortdumnd c’è il Museo della birra, a
Duisburg un grande parco naturale
costruito sulle ceneri dell’acciaieria. A
Pittsburgh va forte il settore biomedico
mentre a Bilbao è stato costruito il Guggenheim,
tra i musei più importanti al
mondo. Non sappiamo se l'Ilva possa essere
davvero riqualificata ma in giro per
il mondo le esperienze non mancano.
Del resto, l'ipotesi di chiudere una produzione
inquinante conservando i posti
di lavoro, è talmente bella e interessante
da non poter essere respinta. Poi,
però, se si pensa alla riqualificazione di
Bagnoli a Napoli, chiusa nel 2002 e in
cui la gara d'appalto per la bonifica degli
arenili è stata aggiudicata solo lo scorso
maggio, è comprensibile che ci si voglia
tenere la fabbrica che c'è.
Eppure, le esperienze di riqualificazione
industriale, fatte sul
serio e in profondità, non mancano.
A cominciare dall'Europa
e dal paese più industrializzato
di tutti, la Germania, dove negli
anni Ottanta è stato messo a
punto il piano di riconversione
dell'area della Ruhr, la storica
regione che ha miscelato enormi
bacini minerari e impianti siderurgici
e che ha dato risultati
di rilievo nonostante la Germania,
con oltre 44 milioni di tonnellate,
sia il primo produttore
europeo dell’acciaio.
Il piano della Ruhr è stato stato davvero
imponente dovendosi occupare di circa
6000 ettari di aree industriali dismesse,
una dimensione pari al 70 per cento delle
aree abbandonate della Germania dell'Est.
Il processo ha visto l'intervento diretto
dello Stato e delle autorità locali
con una serie di finanziamenti straordinari,
ma soprattutto con l'attivazione
dei fondi europei e di sviluppo regionale
con un costo complessivo superiore ai 2
miliardi di euro.
Oggi, a Dor tmund i minatori sono
scomparsi, ma la città ha una grande vitalità
essendo divenuta capitale europea
della cultura nel 2010. La cokeria,
uno dei luoghi di produzione siderurgica
più inquinanti, dismessa nel 1992,
è stata trasformata in un percorso museale
così come è stato allestito il museo
della birreria accanto al teatro dell'opera,
della prosa, ai musei Ostwall e Adleturm.
UN'ALTRA CITTÀindustriale, Dui -
sburg, è stata il principale porto per il
trasporto del carbone e dell'acciaio della
Ruhr. Ora ha un grande parco naturale
nella parte nord dove la sera i vecchi altiforni
vengono illuminati da luci al neon
mentre il club alpino tedesco ha trasformato
il vecchio bunker che fungeva da
magazzino per il ferro in una parete per
arrampicate. L'ex gasometro dal diametro
di 45 metri, invece, è stato riempito
d'acqua diventando il più grande sito artificiale
sottomarino d'Europa che ora
viene esplorato da centinaia di sub.
Anche Bilbao era sommersa dai fumi e
dall'inquinamento delle officine metallurgiche
e dei cantieri navali. Ma mentre
si esaurivano le miniere di ferro e la cantieristica
navale emigrava nell'est asiatico,
nel 1997 è stato aperto il museo Guggenheim
che nel primo anno di attività
ha attirato 100 mila visitatori l'anno. Oggi
sono diventati un milione. A voler ripetere
“l'effetto Bilbao” è la città di
Metz, in Francia, capitale di quella Lorena
mineraria storicamente contesa
dalla Germania. Qui, il Centre Pompidou,
primo esempio di “decentralizza -
zione” museale – la casa madre resta infatti
a Parigi – al secondo anno di vita ha
festeggiato i 600mila visitatori e costituisce
l'ipotesi per ridare vita, tramite l'arte
e il turismo, a una città devastata dalla
crisi economica.
MA L'ESEMPIO più riuscito è forse
quello di Pittsburgh, negli Stati Uniti,
centro industriale dal 1850 al 1980 quando
l'industria pesante entra in crisi. Le
grandi industrie vengono così riconvertite
in produzione per la robotica, la biomedicina,
l'ingegneria nucleare, la finanza
e i servizi. Tutto questo produce un
giro di affari di circa 11 miliardi di dollari.
Pittsburgh è ora la sede di Google mentre
il Pittsburgh Medical Center dà lavoro a
oltre 48.000 persone. Gli occupati degli
istituti di medicina occupano circa
116’000, il 10 per cento di tutta la forza
lavoro. E nel 2009 la città ha organizzato
il G20.
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