Secondo gli organi di informazione il comune di Campodimele,
Acqualatina e la Provincia di Latina avrebbero fatto, una volta tanto, una
lodevole iniziativa di sensibilizzazione ambientale: un chiosco che vende acqua “alla spina” senza
rifiuti (la plastica della bottiglia), a km 0 a 5 centesimi al litro, quindi .
Considerando che in base all’articolazione tariffaria è di 0.1944 € al mc
(vedere http://www.acqualatina.it/LinkClick.aspx?fileticket=zH5rVqp%2f9z8%3d&tabid=109&mid=404&language=it-IT)
. Quindi il gestore del servizio idrico vendendo a 0,05 € al litro in effetti
vende un mc di acqua a 5 € anziché a 0,1944 con un aumento del 2572%. Non male. Domanda: il chiosco paga
occupazione suolo pubblico, l’acqua, l’energia, ha la licenza commerciale? Viene
rilasciato lo scontrino fiscale? La stessa iniziativa (vedere Latina Oggi del
10 agosto) replicata anche a Fondi con le stesse modalità. Stessi
interrogativi. L’acqua è quindi merce a tutti gli effetti? Non era un diritto?
Se venisse accertato (noi ovviamente non ci crediamo) che i comuni non abbiano
avuto il giusto compenso (come per qualsiasi attività commerciale), cosa
direbbe la Corte dei Conti?
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