domenica 4 agosto 2013
Il decreto “s a l va - I l va ” è legge: ecco tutti i modi in cui il Parlamento è riuscito a peggiorarlo
LE “MIGLIORIE”
Dall’a ttenuazione
del danno sanitario
al risanamento
ambientale più lento
fino all’eliminazione
del Garante dell’Aia
di Gabriele Paglino
Il cosiddetto decreto “salva-Ilva bis” è legge.
Dopo quello della Camera dei deputati, è
infatti arrivato anche il via libera di Palazzo
Madama (senza alcuna modifica, rispetto a
quelle apportate a Montecitorio). Ma se da un
lato forse servirà a salvare l’azienda dei Riva,
dall’altro il provvedimento approvato potrebbe
rivelarsi per Taranto (e non solo) una vera e
propria sciagura, soprattutto alla luce delle modifiche
introdotte alla Camera. Ecco, in breve,
perché il decreto varato dal governo il 4 giugno
scorso e divenuto legge dello Stato venerdì, con
la sola opposizione del Movimento 5 Stelle “rischia
– come paventa Legambiente – di divenire
la pietra tombale del risanamento degli
impianti”.
DANNO E BEFFA Lo studio dell’Arpa Puglia
non conta più. La Valutazione del danno sanitario
(Vds), redatta dall’Arpa Puglia e alla
base dall’Autorizzazione integrale ambientale
(emanata il 26 ottobre scorso), di fatto non avrà
più valore. Lo studio aveva evidenziato che l’at -
tuale produzione autorizzata di 8 milioni di
tonnellate di acciaio non è compatibile con la
salute dei tarantini (“deve scendere a 7 milioni”).
La nuova legge esclude infatti la ridefinizione
dell’Aia, così come aveva invece previsto
la Regione Puglia, sulla scorta della scrupolosa
relazione dell’Agenzia regionale per la
protezione ambientale, nel caso in cui i risultati
delle emissioni dell’Ilva fossero divenuti preoccupanti
per la salute dei cittadini.
La Regione Puglia può, sì, richiedere l’eventuale
riapertura dell’Aia sulla base di una Vds, ma
questa dovrà essere formulata con una metodologia
stabilita da un decreto interministeriale
già previsto dalla “salva-Ilva I” (dello scorso
anno). “Una metodologia più blanda, rispetto a
quella protettiva dell’Arpa Puglia” denuncia
Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto.
GARANTE ADDIO Il provvedimento mette fine
al duello sulla validità della diffida ministeriale
del 14 giugno scorso, innescatosi tra il commissario
Bondi e il garante dell’Aia, Vitaliano
Esposito. Come? Epurando quest’ultimo, secondo
il quale – in base alla suddetta diffida, che
accusava sostanzialmente l’Ilva di violare le prescrizioni
dell’Aia – l’azienda è
sanzionabile.
La figura del Garante è stata
eliminata nel corso dell’esame
del decreto da parte della Camera.
Sarà lo stesso commissario
adesso ad informare i cittadini sulle operazioni
di risanamento.
AIA AL RALLENTATORE I tempi per l’attua -
zione delle prescrizioni imposte dall’Aia vengono
ulteriormente allungati di circa un anno. I
36 mesi, entro i quali dovranno essere risanati
gli impianti ai fini della salvaguardia di salute e
ambiente, partono dal 2 agosto. Il termine ultimo
dunque non sarà più il 26 ottobre 2015, ma
slitterà all’agosto 2016.
BONDI E LE BANCHE Nel decreto non vengono
specificati i criteri che hanno portato alla scelta
del commissario. E così, in barba alle norme
esistenti, secondo le quali il commissario nominato
non deve aver avuto in
passato nessun rapporto professionale
con l’azienda che
andrà a “guidare”, Enrico Bondi
è il risanatore dell’Ilva. E poco
importa se c’è un palese
conflitto di interessi. D’altron -
de, come fatto intendere dal
ministro dell’Ambiente Andrea
Orlando, non poteva non
essere che lui il commissario:
“È il garante nei confronti delle
banche”.
FINANZA AMICA Un ordine
del giorno votato in Senato impegna
il governo, in buona sostanza,
a pagare le banche prima
di ogni altro creditore in
caso di fallimento dell’Ilva. Il fatto quotidiano 4 agosto 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento