A Cremona concessi
quantitativi extra
di carburanti agevolati
Arature con terreno saturo d'acqua, risemine a ripetizione, irrigazioni a go go. E la provincia concede carburanti agevolati extra. Ma non è immorale sovvenzionare questo super consumo di carburanti nel caso dei biogassiti?
di Michele Corti
Chissà
se anche nel caso della disastrosa stagione maidicola gli esperti
biogassisti sosterranno che produrre energia elettrica da mais dedicato è
un affarone ecologico? Intanto, accogliendo le richieste delle
Organizzazioni agricole, la Provincia di Cremona, con decreto
dirigenziale del Settore agricoltura e ambiente (09/08/2013 o
n. 1049
), ha concesso assegnazioni
supplementari di carburante agevolato alle aziende agricole a causa
degli eventi climatici avversi della primavera-estate. Il gasolio
agricolo costa circa la metà e per evitare le molte e frequenti truffe i
controlli sono complessi. Il carburante agricolo
viene assegnato annualmente a chi ne fa richiesta . Per farne uso è
necessaria l'iscrizione alla Camera di commercio oltre al libretto di
controllo ex Uma.
Che
cosa è successo quest'anno? In primavera ha piovuto molto
abbondantemente. Molti campi sono rimasti allagati a lungo (vedi foto
sopra) In molti casi si è dovuto ritardare le semine di due mesi, in
altri casi il mais è "annegato" e la semina è stata rifatta. Per
riuscire a seminare contenendo il più possibile il ritardo (che comporta
più irrigazione e meno produzione) molti hanno dimenticato
le "buone pratiche agronomiche" è hanno lavorato (o tentato di lavorare)
i campi quando il contenuto idrico era eccessivo.
Così
invece di lavorare il terreno "in tempera" lo si è lavorato in
condizioni di plasticità, ovvero di forte adesività. In queste
condizioni gli organi lavoranti vincono con fatica le forze di
coesionedel terreno, la potenza necessaria per avanzare è notevole (e i
consumi di carburante schizzano in su). Ma non è finita, con il terreno
lavorato in condizioni di palsticità le zolle
non si si sgretolano, ma restano unite in lunghi nastri lucenti. Per
poter ottenere condizioni di sofficità minime per la semina le
lavorazioni successive all'aratura dovranno essere più impegnative e si
dovranno eseguire più passaggi.
Cose da pazzi
In
molti campi questa primavera si vedevano trattrici che operavano con le
"gabbie", ovvero con cerchi metallici applicati alle ruote per poter
avanzare nel terreno fangoso. Parecchi, dopo aver scavato profondi
fossati (con il danno alla struttura del terreno che si può ben
immaginare) sono rimasti impantanati. Ma i guai non sono finiti così. Il
ritardo della semina ha colto le piante di mais in fase di levata
quando lo sviluppo
fogliare lasciava ampiamente esposto il terreno ai raggi cocenti del
sole (in condizioni normali il mais era già alto e al terreno non poteva
arrivare la luce diretta del sole). Il terreno, già abbastanza
maltrattato, sotto l'azione dei raggi del sole, con la rapida
evaporazione dell'acqua contenuta nello strato superficiale, ha formato
una crosta che impediva alla pioggia di penetrare.
Ancora
più gravi le conseguenze dello scarso sviluppo e approfondimento delle
radici che non potendo assorbire acqua dagli strati meno superficiali
sono venute a dipendere dalla pioggia o dall'irrigazione pur essendo
ancora parecchia l'acqua immagazzinata negli strati meno superficiali.
Con l'irrigazione in una fase precoce di sviluppo della pianta le
radici, invece che andare a cercare l'acqua in profondità, la cercano
dove c'è:
in superficie. E non si approfondiscono. La coltura diventa così più
"irrigazione dipendente".
Ma
i guai di questa stagione non sono finiti perché molte zone del
Cremonese (e non solo) sono state flagellate dalla tempesta del 13
luglio che ha tritato le piante di mais (foto sotto). In questo caso si è
dovuto riseminare a metà luglio (invece che a fine aprile).
Molta acqua in più e molto gasolio in più per sollevarla
Nel
caso dei campi devastati dalla tempesta del 13 luglio, la provincia ha
concesso una quantità di carburante pari a 3 irrigazioni, per gli altri
una quantità corrispondente al consumo per 2 irrigazioni. Per le altre
lavorazioni in più (preparazione alla semina e semina) si terrà
conto dei valori tabellari per ciascuna.
A
questo punto ci si dovrebbe chiedere: siamo di fronte a una vera
"calamità naturale" o parte di questi disastri non sono legati anche ad
un sistema agricolo insostenibile che, per ora, scarica sui
contribuenti, sull'ambiente, sui consumatori le conseguenze della sua
insostenibilità?
Quest'anno,
causa dilavamento e inefficacia del trattamento o ripetizione delle
semine, oltre a carburanti e acqua di irrigazione si sono consumati
molti ebicidi in più. Considerato che le nostre acque superficiali e
sotterranee (lo dicono i rapporti annuali dell'Ispra) sono sempre più
contaminate
dai pesticidi c'è da rallegrarsene. Ma i guai non sono finiti. Con la
fioritura a luglio e agosto si sommeranno gli effetti dello stress
idrico e della Piralide. Fattori che determineranno un più elevato grado
di infezione da Fusarium e quindi maggiore contaminazione del
mais raccolto da aflatossine. La monocoltura, aggravando le avversità
del mais (erbe infestanti, insetti, funghi patogeni) fa si che gli
effetti congiunti di avversità abiotiche (come la siccità,
la grandine) si rinforzino vicendevolmente. Non dovrebbe essere
scoraggiata invece che premiata la monocoltura?
Gli effetti del cambiamento climatico
È assodato che la maiscoltura padana soffrirà sempre più nei prossimi decenni degli effetti dei riscaldamento globale (vedi articolo).
Il clima "bizzarro" non è un'anomalia
ma un aspetto del cambiamento (insieme al riscaldamento e ad una meno
sfavorevole ripartizione delle piogge). Insistere nella monocoltura
maidicola significa andare consapevolmente incontro a crescenti problemi
(rese in calo e problemi di micotossine). Forse chi "tifa" per gli Ogm
spera che, di fronte a questi disastri, si invocherà anche in Italia la
possibilità di coltivare mais GM. Considerando che dove si usano da
tempo gli OGM il consumo di erbicidi è aumentato e la resistenza
delle malerbe agli erbicidi anche (vedi articolo) sappiamo che quella non è la soluzione (tranne che per la Monsanto).
Come scoraggiare l'uso del mais per il biogas
La
grande estensione delle superfici investite a "mais da biogas" ha
iniziato a preoccupare anche i fautori del biogas in Regione Lombardia e
dintorni. Così si cerca di correre ai ripari e di spingere per l'uso
dei reflui zootecnici, degli "scarti alimentari" e dei rifiuti. Scelte
che possono rappresentare il passaggio dalla padella ... alla brace (c'è
da tremare al pensiero dell'uso generalizzato del rifiuto organico nei
digestori in termini di contenuto di inquinanti che verrebbe restituito
al terreno agricolo con i digestati).
Intanto
ci sarebbe da domandarsi (e magari poi a anche da prendere qualche
provvedimento concreto) se è il caso di continuare a considerare la
produzione di biogas e di biomasse da destinare ai digestori una
produzione agricola a tutti gli effetti. Se i biogassisti operano in
regime fiscale agricolo,
usano carburanti agevolati, incassano i premi unici della Pac, incassano
contributi in conto capitale per il loro impianti industriali, come (e
più) degli altri agricoltori è lampante che, ottenendo guadagni per
unità di superficie enormemente più elevati finiranno per "fare a pezzi"
gli agricoltori "tradizionali". Già si vede cosa succede alla scadenza
dei contratti di affitto quando le società agricole biogassiste si
dimostrano pronte ad offrire
2-3-4 volte quello che era il valore del canone precedente. Possono
capire tutti anche che i biogassisti che come attività "di facciata"
continuano a produrre latte e carne possono anche essere disponibili a
ricavare dai loro prodotti "accessori" un prezzo molto più basso degli
agricoltori veri. Così il mercato è rovinato sia dal lato dei mezzi di
produzione (o costi che dir si voglia) che da quello dei prodotti. per
l'agricoltura lombarda nel suo insieme il biogas
verrà ricordato come una debacle.
Concedere
ai biogassisti il bonus aggiuntivo di carburanti agevolati come ha
fatto la provincia di Cremona è immorale ancorché del tutto legale
considerato che la legge non prevede alcuna distinzione tra biogassisti e
agricoltori veri.
Ma
a questo punto sarà bene che chi ha a cuore le sorti dell'agricoltura
e, in primis, gli stessi agricoltori onesti che producono il cibo che
contribuisce alla nostra sicurezza alimentare (in un mondo dalle cupe
prospettive) si diano una mossa e pongano il problema politico. O si
distingue tra biogassisti
e agricoltori veri o si distrugge l'agricoltura.
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