Gb, altro passo verso un paese di ciclisti: "Negli incidenti, auto presunte colpevoli"
La proposta dei LibDem, il terzo partito del Paese e alleato di governo
dei conservatori, per riformare il codice della strada: saranno gli
automobilisti a dover dimostrare che avevano ragione. Lo stesso varrà
per i ciclisti che investono i pedoni. La platea di chi va sulle due
ruote è diventato un bacino elettorale che fa gola dal nostro inviato VINCENZO NIGRO LONDRA - In Gran Bretagna la campagna per favorire,
sostenere e diffondere il verbo del "Ciclismo Uber Alles" non conosce
soste. E' qualcosa che sta diventando virale, che vede sfrecciare
ovunque nelle strade della capitale orde di ciclisti che rinunciano ad
auto, metro e bus per abbracciare le due ruote. Siti internet in
crescita. Social network impazziti. Importazioni selvagge di bici, selle
e manubri a migliaia, soprattutto dalla bella Italia.
Una
campagna che ormai anche i politici provano ad intercettare: hanno
capito che, certo, molti odiano i ciclisti, le due ruote fra le quattro
ruote sono un problema che polarizza favorevoli e contrari. Ma se tu
scegli il polo giusto magari guadagni un bel po' voti.
E' quello
che fanno i LibDem, il terzo partito inglese, oggi alleato dei Tory nel
governo nazionale. Al prossimo congresso di inizio autunno i LibDem
sosteranno la proposta di un loro giovane deputato, Julian Huppert: un
automobilista che abbia un incidente con un ciclista sarà considerato
responsabile a meno che non sia in grado di provare il contrario. Una
presunzione di colpevolezza, "presumed guilty", che i ciclisti
sconteranno però nei confronti dei pedoni che dovessero mettere sotto la
loro bicicletta. Il più debole messo in condizioni di difesa
favorevole.
Il congresso dei LibDem avrà una delle sue "tesi"
(pensate...) dedicata alla "Cycling Reform", una revisione delle regole
che aiutano i ciclisti nel Regno Unito. Verrà chiesta al governo
maggiore repressione contro le auto che invadono le piste ciclabili
ormai in crescita esponenziale. Ma rafforza le ingiunzioni ai ciclisti a
rispettare fedelmente le regole del codice della strada: sarete più
protetti e favoriti, ma non potete saltare sui marciapiedi e sfuggire ai
semafori rossi come vi pare.
In parlamento è nato un gruppo
interpartitico a favore della bicicletta; in mezzo c'è anche Chris
Boardman, campione olimpico nel 1992, che suggerisce al premier Cameron
di prendere esempio dal (rivale) sindaco di Londra Boris Johnson:
"Cameron farebbe bene a guardare a quello che ha fatto Johnson a Londra:
nella capitale ormai abbiano un cycling action plan, abbiamo
risorse sempre maggiori e un responsabile per il ciclismo che spinge
perché le politiche per la bicicletta vengano rispettate. Questo impegno
da Londra si deve diffondere in tutto il paese".
Il Times,
che è il giornale che per primo ha sostenuto la causa dei ciclisti, ha
trovato nuovi lettori e nuovo sostegno alla causa che ha deciso di
difendere. Alla fine anche Edmund King, il presidente della AA, l'Aci
britannica, ha dovuto ammettere: "Se siamo seri sulla rivoluzione delle
biciclette allora c'è bisogno dell'impegno diretto del primo ministro, e
tutti noi lo seguiremo: più biciclette, più piste ciclabili". http://www.repubblica.it/ambiente/2013/08/09/news/gb_altro_passo_verso_un_paese_di_ciclisti_negli_incidenti_le_auto_avranno_sempre_torto-64540003/
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