mercoledì 14 agosto 2013

Gb, altro passo verso un paese di ciclisti: "Negli incidenti, auto presunte colpevoli"

 La proposta dei LibDem, il terzo partito del Paese e alleato di governo dei conservatori, per riformare il codice della strada: saranno gli automobilisti a dover dimostrare che avevano ragione. Lo stesso varrà per i ciclisti che investono i pedoni. La platea di chi va sulle due ruote è diventato un bacino elettorale che fa gola dal nostro inviato VINCENZO NIGRO
LONDRA - In Gran Bretagna la campagna per favorire, sostenere e diffondere il verbo del "Ciclismo Uber Alles" non conosce soste. E' qualcosa che sta diventando virale, che vede sfrecciare ovunque nelle strade della capitale orde di ciclisti che rinunciano ad auto, metro e bus per abbracciare le due ruote. Siti internet in crescita. Social network impazziti. Importazioni selvagge di bici, selle e manubri a migliaia, soprattutto dalla bella Italia.

Una campagna che ormai anche i politici provano ad intercettare: hanno capito che, certo, molti odiano i ciclisti, le due ruote fra le quattro ruote sono un problema che polarizza favorevoli e contrari. Ma se tu scegli il polo giusto magari guadagni un bel po' voti.

E' quello che fanno i LibDem, il terzo partito inglese, oggi alleato dei Tory nel governo nazionale. Al prossimo congresso di inizio autunno i LibDem sosteranno la proposta di un loro giovane deputato, Julian Huppert: un automobilista che abbia un incidente con un ciclista sarà considerato responsabile a meno che non sia in grado di provare il contrario. Una presunzione di colpevolezza, "presumed guilty",  che i ciclisti sconteranno però nei confronti dei pedoni che dovessero mettere sotto la loro bicicletta. Il più debole messo in condizioni di difesa favorevole.

Il congresso dei LibDem avrà una delle sue "tesi" (pensate...) dedicata alla "Cycling Reform", una revisione delle regole che aiutano i ciclisti nel Regno Unito. Verrà chiesta al governo maggiore repressione contro le auto che invadono le piste ciclabili ormai in crescita esponenziale. Ma rafforza le ingiunzioni ai ciclisti a rispettare fedelmente le regole del codice della strada: sarete più protetti e favoriti, ma non potete saltare sui marciapiedi e sfuggire ai semafori rossi come vi pare.

In parlamento è nato un gruppo interpartitico a favore della bicicletta; in mezzo c'è anche Chris Boardman, campione olimpico nel 1992, che suggerisce al premier Cameron di prendere esempio dal (rivale) sindaco di Londra Boris Johnson: "Cameron farebbe bene a guardare a quello che ha fatto Johnson a Londra: nella capitale ormai abbiano un cycling action plan, abbiamo risorse sempre maggiori e un responsabile per il ciclismo che spinge perché le politiche per la bicicletta vengano rispettate. Questo impegno da Londra si deve diffondere in tutto il paese".

Il Times, che è il giornale che per primo ha sostenuto la causa dei ciclisti, ha trovato nuovi lettori e nuovo sostegno alla causa che ha deciso di difendere. Alla fine anche Edmund King, il presidente della AA, l'Aci britannica, ha dovuto ammettere: "Se siamo seri sulla rivoluzione delle biciclette allora c'è bisogno dell'impegno diretto del primo ministro, e tutti noi lo seguiremo: più biciclette, più piste ciclabili". http://www.repubblica.it/ambiente/2013/08/09/news/gb_altro_passo_verso_un_paese_di_ciclisti_negli_incidenti_le_auto_avranno_sempre_torto-64540003/

Gb, altro passo verso un paese di ciclisti: "Negli incidenti, auto presunte colpevoli"

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