giovedì 29 agosto 2013
ENERGIA, I CINESI PROVANO A INVESTIRE IN SARDEGNA
PORTO TORRES Ceeholdings vuole costruire una centrale
a carbone. Ma dovrà vedersela con la tedesca E.On di Roberto Morini
Porto Torres
Iprimi contatti
sono cominciati
più di un anno
fa. Emissari di
due holding cinesi dell’energia,
Shenzhen
Energy Group e China
Environmental Energy
(Ceeholdings), hanno
avuto abboccamenti
con politici e amministratori
sardi. Volevano
investire in due zone
dell’isola, entrambe in
crisi: il Sulcis e la l’area
Porto Torres-Fiume
Santo. Poi il primo incontro
ufficiale con il
governatore Ugo Cappellacci,
a fine 2012. Infine
il protocollo di intesa
firmato nei giorni
scorsi solo per il polo
del Nord Sardegna da
una delle due società cinesi,
Ceeholdings. In
calce, accanto alla firma
del rappresentante della
holding cinese, quella
del delegato della neonata
società italiana a
cui si appoggiano, Nord
Sardegna Energia srl, e
quelle dei rappresentanti
di Regione, Provincia
di Sassari e dei
comuni di Sassari e
Porto Torres. Il protocollo
ribadisce la volontà
dei vertici cinesi di
investire nell’area di
Porto Torres e impegna
la holding a presentare,
entro il 30 settembre,
un piano di fattibilità.
NEI PRIMI CONTATTI si
parlava dell’ipotesi di
subentrare a E.On, il gigante
tedesco che si sta
defilando dalla gestione
della centrale di Fiume
Santo. I tedeschi non
stanno rispettando nessuno
degli impegni presi
e hanno annunciato
120 esuberi, con i primi
60 licenziamenti entro
quest’anno. Prima avevano
incassato l’auto -
rizzazione a realizzare
nella zona i due nuovi
impianti fotovoltaici da
18 e 11,5 MW, tra i dieci
maggiori in Italia, capaci
di produrre insieme
44GWh all’anno. Impianti
già in esercizio.
Poi hanno annunciato il
taglio degli investimenti
concordati per la termocentrale
E.On avrebbe
dovuto chiudere i
due vecchi gruppi a olio
combustibile, fuori da
ogni norma di rispetto
ambientale, e realizzare
un nuovo gruppo a carbone
con le tecnologie
più recenti per abbattere
l’inquinamento. Invitata
a vendere a qualcuno
disposto a investire,
E.On ha sempre sostenuto
che non c’erano
compratori disponibili.
Poi si sono affacciati i
cinesi. Nessun contatto
con i tedeschi. Ceeholdings
è andata diritta
sull’obiettivo di realizzare
una nuova centrale
in un’altra area, a poche
centinaia di metri da
Fiume Santo, dentro la
zona industriale che fu
del petrolchimico, in
quella parte che non
viene utilizzata per i
nuovi investimenti nella
chimica verde.
Che China Environmental
Energy faccia sul
serio è confermato dalla
centrale a carbone a cui
sta lavorando in Serbia,
in joint venture con il
gruppo Shenzhen, partner
stabile di Ceeholdings,
rimasto però fuori
dal progetto sardo, e
con la locale Elektroprivreda
Srbije. Una centrale
a carbone di ultima
generazione capace di
744 MW con un investimento
di 2 miliardi di
euro. I cinesi hanno già
aperto i loro uffici in
Italia con una sede a
Bellinzago Novarese.
È EVIDENTE che non
possono sorgere due
centrali a carbone a pochi
passi l’una dall’altra.
A parte la certa opposizione
ambientalista, c’è
il Piano energetico ambientale
regionale a dire
di no. O E.On rinuncerà
al nuovo gruppo a carbone
e lascerà il campo
ai cinesi, oppure China
Environmental Energy
dovrà cercare un’altra
area in cui investire in
Italia.
Intanto sulla vicenda si
apre un piccolo giallo.
La società sarda che partecipa
all’operazione,
Nord Sardegna Energia
srl, non risulta registrata
a nessuna Camera di
commercio italiana. Registroimprese
non ne rileva
traccia. La cosa più
probabile è che la registrazione
sia in corso,
dopo una rapida costituzione
per siglare l’ac -
cordo. Ma qualcuno ricorda
che proprio un
anno fa il noto mediatore
di affari Flavio Carboni,
sfiorato nella sua
vita da molti misteri italiani,
dal suo rapporto
con Roberto Calvi alla
recente inchiesta sulla
P3, ha incontrato imprenditori
del Nord
Sardegna per coinvolgerli
in investimenti nel
settore dell’energia. I
sardi sperano che tra le
due vicende non ci sia
nessun rapporto. Il fatto quotidiano 28 agosto 2013
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