Studio rileva come nel vecchio continente il 91% del carico inquinante
proveniente dalle grandi città dell'Unione europea beneficia di un
trattamento più rigoroso. Molto meglio del 77% dalla relazione
precedente. Ma nel Belpaese le cose non stanno così bene, anzi di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - In Europa migliora, in Italia no. Da Bruxelles
arrivano segnali positivi sulla qualità delle acque reflue urbane:
molti paesi della vecchia guardia (dall'Austria alla Germania e
all'Olanda) stanno chiudendo in maniera virtuosa il ciclo idrico e anche
alcuni dei nuovi membri dell'Unione hanno fatto notevoli passi avanti.
Contro l'Italia invece pendono procedimenti disciplinari perché gli
investimenti sono paralizzati, il sistema è poco razionale, gli sprechi
restano consistenti, l'impatto ambientale è troppo alto.
"Eliminiamo
i rifiuti che produciamo o stiamo rovinando l'ambiente da cui
dipendiamo? Sono soddisfatto di vedere che le tendenze vanno nella
direzione giusta e sono lieto di constatare che l'azione della
Commissione, che associa misure di sostegno finanziario a, se
necessario, azioni legali, sta dando i suoi frutti a vantaggio dei
cittadini europei", ha detto il commissario per l'Ambiente europeo Janez
Poto?nik commentando dati che parlano da soli. Lo studio evidenzia che
il 91% del carico inquinante proveniente dalle grandi città dell'Unione
europea beneficia di un trattamento più rigoroso: un notevole salto
rispetto al 77% che emergeva dalla relazione precedente.
Inoltre
il miglioramento ha consentito di far salire la qualità delle acque di
balneazione: all'inizio degli anni Novanta appena il 60% dei siti era a
un livello eccellente, oggi si è arrivati al 78%. In un quadro
fondamentalmente positivo non mancano le ombre: solo 11 delle 27 città
sono dotate di un adeguato sistema di raccolta e di trattamento,
nonostante il fatto che le norme siano state fissate più di 20 anni fa. E
l'Italia dà un buon contributo alla zona critica. Pochi giorni fa
Federutility aveva tracciato un quadro allarmante della situazione
ricordando che rischiamo sanzioni che possono arrivare a 700mila euro al
giorno. Capri, Ischia, Rapallo, Santa Margherita Ligure, Giardini Naxos
e Letojanni (Taormina), Cefalù sono state rimandate a settembre per
mancanza di impegno in depurazione e sistema di fognatura. E con loro
città importanti come Trieste, Reggio Calabria, Messina, Catania,
Palermo, Napoli est, Imperia, Agrigento.
Per la prima volta dopo
anni - come precisa il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti
Erasmo D'Angelis - il governo ha concesso deleghe sulle infrastrutture
idriche ed è stata costituita una task force per la depurazione. Ma la
strada è in salita: alla vecchia direttiva sulla quale siamo
inadempienti (mancano il 15 per cento della copertura fognaria e il 30
per cento della copertura depurativa) si sta per aggiungere quella sul
"buono stato delle acque superficiali". Fra tre anni, con l'entrata in
vigore della nuova normativa europea, in assenza di interventi decisi,
la situazione si aggraverà. "Ci sono 250 comuni, anche molto grandi, che
non sono in regola", ricorda Vincenzo Ferrara, esperto del ministero
dell'Ambiente. "Circa cento non hanno né depuratori né fognature. Un
altro centinaio ha fognature ma non depuratori. Il rimanente ha
costruito sistemi di trattamento che saltano perché non correttamente
dimensionati. Tutti i tecnici sanno che il sistema va razionalizzato
investendo per migliorare la qualità. E che il prezzo dei rinvii diventa
sempre più alto". http://www.repubblica.it/ambiente/2013/08/08/news/acque_reflue_europa_italia-64487484/
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