giovedì 17 maggio 2012
Lazio amianto su 4 mila edifici pubblici
Lazio, amianto su 4mila edifici pubblici. Territorio mappato? Il 4 per
cento
A vent'anni dalla messa al bando il problema resta irrisolto: nella
piccola parte di territorio analizzata sono state trovate coperture in
eternit per 700mila tonnellate. Ma le verifiche vanno a rilento. Flop
dei questionari inviati dal Centro regionale amianto a ospedali, scuole,
teatri, uffici: ha risposto solo il 5%: "Con questo ritmo ci vorranno
250 anni"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 17 maggio 2012
Dopo vent’anni dalla messa al bando dell’amianto, nel Lazio, come in
gran parte d’Italia, è stato fatto poco o nulla per risolvere il
problema; solo il 4,5% del territorio è stato sottoposto a
telerilevamento. Non solo: ai questionari del Centro Regionale Amianto
inviati a 17 categorie di enti pubblici o aperti al pubblico (ospedali,
ambulatori, scuole, teatri, cinema, uffici) ha risposto solo il 5%. Per
il momento tuttavia sono stati trovati ben 4mila edifici pubblici o
aperti al pubblico con presenza di amianto: circa 700mila tonnellate di
coperture in eternit.
“E’ facile desumere che se non verrà favorito il processo di
dismissione, proseguendo con questo ritmo, verosimilmente saranno
necessari ancora 250 anni per liberarci completamente di tutto il
materiale contenente amianto” scrive in una relazione conclusiva il Cra
del Lazio. Il documento fotografa lo stato dell’arte in tutta la
regione: “Di questo passo ci vorranno centinaia di anni per bonificare
tutto il territorio laziale” aggiunge Fulvio Cavariani, direttore del
Laboratorio di Igiene Industriale del Cra. Oltre la lentezza disarmante
nella mappatura del Lazio, anche le modalità lasciano un po’ a
desiderare visto che le autodichiarazioni in risposta ai questionari del
Cra non sono vincolanti e in molti edifici non vi sono le conoscenze
necessarie per poter stabilire se vi sia presenza o meno di amianto.
“Proprio per questo abbiamo da poco fatto una convenzione con l’Inail
per fare una verifica approfondita in tutte le scuole del Lazio che sono
circa 5mila”, dichiara Cavariani. Mancano ospedali, uffici e
quant’altro, ma è già un inizio.
Negli ultimi giorni, peraltro, il tema è tornato drammaticamente
d’attualità dopo la storica sentenza del tribunale di Torino dove i
proprietari di Eternit sono stati condannati in primo grado a 16 anni (e
i giudici hanno precisato nelle motivazioni che conoscevano il
pericolo).
“Non è possibile pensare di tutelare la salute dei cittadini in questo
modo. La mappatura degli edifici, pubblici e privati, è il primo passo
per avviare poi l’eventuale bonifica o dismissione. Se non siamo neanche
al 5% la situazione è veramente critica”, spiega Anna Maria Virgili,
presidente del Comitato esposti amianto del Lazio che da anni segue e
pungola le istituzioni per una bonifica seria e rapida del territorio.
Già nella legge 257/1992 si parlava di censimento di edifici e “dal 1998
– spiega Cristiana Avenali, direttrice regionale di Legambiente – il
Lazio ha formalmente approvato il piano previsto dalla legge del 1992
secondo cui entro 180 giorni ogni Regione avrebbe dovuto adottare un
programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento
dei materiali contaminati, ma la nostra Regione è ben lontana
dall’attuarlo”.
Sono passati decreti ministeriali e delibere regionali che hanno dato
indicazioni ma nei fatti non è successo granché. Tra gli atti
istituzionali ne salta agli occhi uno della Regione Lazio targata
Storace del 3 ottobre 2003. In seguito ad un decreto del ministero
dell’Ambiente di 7 mesi prima si invitavano gli enti locali, attraverso
gli enti provinciali preposti, !a voler segnalare, entro e non oltre il
25 ottobre 2003, situazioni riguardanti siti in cui sia accertata la
necessità di intervento di bonifica da amianto di particolare urgenza”.
In pratica, in 20 giorni i Comuni del Lazio dovevano individuare e
segnalare al Dipartimento Territorio della Regione gli immobili
particolarmente contaminati presenti nel territorio di loro competenza,
compilando un questionario pieno di valutazioni specifiche da assolvere
per descrivere nei minimi dettagli il sito contaminato scoperto: dalla
“grandezza del sito” finanche alla “presenza di cause che creano e/o
favoriscono la dispersione di fibre”.
Una richiesta impossibile che rispecchia quantomeno una superficialità
diffusa della politica nella risoluzione del problema: amministrazioni
di ogni colore politico si sono avvicendate negli anni, da Badaloni fino
alla Polverini, passando per Storace e Marrazzo. “Purtroppo tutti
questi anni trascorsi quasi invano fanno si che anche i siti in amianto
considerati poco pericolosi ora sono vecchi e decadenti quindi più
nocivi – prosegue Virgili - L’amianto è stato bandito nel 1992 quindi
come minimo il manufatto in questione ha 20 anni se non di più”.
Altro problema fondamentale da risolvere è il metodo di valutazione dei
rischi: “Purtroppo nel Lazio ogni Asl stima il grado di pericolosità di
un immobile con presenza di amianto con i criteri che preferisce –
aggiunge la presidente del Comitato esposti amianto – C’è chi mette al
primo punto la vetustà, chi usa algoritmi, chi altri parametri, questo
ovviamente non agevola la risoluzione rapida del problema e le relative
bonifiche”. A questo bisogna aggiungere il problema delle discariche di
amianto: “al momento la maggior parte dei rifiuti dobbiamo portarli
all’estero, comunque fuori dalla nostra regione che non è dotata di
discariche utilizzabili”. Di contro Legambiente Lazio ha denunciato
numerose segnalazioni dei cittadini su discariche abusive, più o meno
grandi, di scorie d’amianto disseminate sul territorio.
Numerosi i ritardi ed i problemi da risolvere: “E’ iniziato in Consiglio
regionale l’iter per una legge seria sull’amianto – afferma Cavariani -
Ci sono tre proposte sul campo, una per nuove discariche attrezzate sul
territorio, una sulla riorganizzazione della valutazione dei rischi ed
una sulla sostituzione delle coperture in eternit con pannelli
fotovoltaici”.
Legambiente Lazio ha anticipato da tempo la Regione: in accordo con la
Provincia di Roma ha lanciato il progetto “Roma Provincia Eternit Free”
nel settembre 2010, proponendo la sostituzione delle coperture in
cemento amianto con tetto fotovoltaico, ammortizzando i costi di
bonifica grazie agli incentivi statali ed i risultati, seppur minimi,
sono stati raggiunti. E mentre la Regione ancora, dopo 20 anni, dibatte
leggi contro l’amianto, nel Lazio si continuano a contare le vittime. Il
dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale ha
monitorato i casi di mesotelioma maligno diagnosticati nelle strutture
sanitarie del Lazio dal 1° gennaio 2001 al 30 novembre 2011, registrando
complessivamente 716 casi.
di Luca Teolato
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/17/amianto-ritmo-lento-lazio-solo-cento-stato-analizzato/232660/
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