energie rinnovabili, associazioni chiedono aiuto alle regioni
Rinovabili
Appello degli ecologisti alle regioni
"Non uccidete le energie pulite"
I principali gruppi ambientalisti scrivono ai politici
locali per difendere la modifica dei decreti che soffocano questo tipo
di impianti sotto il peso della burocrazia. "Serve un sistema flessibile
basato sul mercato" di ANTONIO CIANCIULLO
POCHI giorni fa i lander tedeschi hanno bocciato i
tagli agli incentivi per il fotovoltaico voluti da Angela Merkel perché
"mettono in pericolo gli investimenti che hanno creato molti posti di
lavoro". Ora i principali gruppi ecologisti (Legambiente, Wwf,
Greenpeace, Kyoto club, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Symbola)
rivolgono un appello alle Regioni italiane per difendere la modifica
dei decreti che soffocano le rinnovabili sotto il peso della burocrazia.
"La proposta governativa dell'obbligo dei registri anche per i piccoli
impianti allunga i tempi e i costi rendendo impossibile ottenere un
prestito bancario e quindi portando a una paralisi totale del settore",
spiega Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. "Se il
problema è una riduzione del peso degli incentivi noi indichiamo una via
alternativa che dà gli stessi vantaggi economici senza uccidere le
energie pulite".
Secondo le associazioni ambientaliste si può
adottare un approccio molto più efficiente ed efficace basato sulla
diminuzione automatica delle tariffe al superamento di certi scaglioni
di potenza. In questo modo il mercato si autoregolerebbe. Ad esempio,
riducendo la tariffa per il fotovoltaico del 2% ogni 150 megawatt
installati si otterrebbe lo stesso risultato di attenuazione del peso
degli incentivi indicato dal governo senza l'incubo dei registri. Meno
burocrazia, più efficacia. "Sembra purtroppo prevalere un atteggiamento
punitivo: invece di accompagnare la necessaria riduzione degli
incentivi con un alleggerimento degli oneri burocratici, vengono
introdotte nuove pastoie", si legge nel comunicato delle associazioni.
"I provvedimenti sulle rinnovabili elettriche proposti dal governo
rischiano di affossare un comparto che ha tutte le carte per divenire
l'asse portante della green economy e della rivoluzione energetica
avviata a livello mondiale. Si deve cambiare strada e sostituire a un
sistema dirigista e burocratico basato sui registri un sistema
flessibile basato sul mercato".
Il forte ritardo, più di otto
mesi, nella emanazione dei decreti sulle rinnovabili colpisce il settore
proprio nel momento in cui la crescita stava dando importanti risultati
sia in termini di elettricità prodotta (26%) che di posti di lavoro
(più di 100 mila). Ad esempio la produzione da fotovoltaico nel mese di
aprile 2012 ha toccato il record: 7,44% di tutta la produzione elettrica
del mese (5,5% come media del primo quadrimestre). Una tendenza
confermata a livello mondiale. Il prezzo del fotovoltaico è diminuito
del 75% rispetto a tre anni fa. Anche il costo dell'eolico nel 2011 è
sceso e il risultato è che nel corso dell'anno la capacità elettrica del
settore delle rinnovabili è cresciuta globalmente di 83 gigawatt .
Complessivamente gli investimenti sulle rinnovabili, secondo un recente
studio del Pew Charitable Trusts, hanno raggiunto i 263 miliardi di
dollari nel 2011, con un aumento del 6.5% rispetto al 2010.
L'Italia
è considerata il paese che potrebbe raggiungere per primo, nel giro di
pochissimi anni, il traguardo della grid parity, cioè la competitività
dei prezzi dell'energia solare rispetto alle fonti tradizionali nel
luogo di produzione. E il successo delle rinnovabili consentirebbe di
raggiungere gli obiettivi europei al 2020 (evitando le sanzioni), di
ridurre le importazioni di combustibili fossili (cancellando oltre 60
miliardi di rosso nella bilancia commerciale), di ridare fiato
all'economia.
(18 maggio 2012)
© Riproduzione riservata http://www.repubblica.it/ambiente/2012/05/18/news/appello_fotovoltaico-35389976/
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