mercoledì 16 maggio 2012
Fukushima, nucleare, giapponesi traditi e abbandonati
“Giapponesi traditi e abbandonati”. Viaggio nelle zone fantasma della
‘no go zone’
di Andrea Bertaglio | 16 maggio 2012
Limiti di esposizione alle radiazioni alzati di 20 volte per risarcire
meno famiglie, fusioni del nocciolo taciute, migliaia di animali
abbandonati e costretti a morire di fame e stenti. Sono solo alcune
delle “vergogne” giapponesi raccontate in “Fukushame. The lost gardens
of Japan”. Un titolo inglese per un documentario tutto italiano, fra i
primi al mondo a descrivere la situazione all’interno della No Go Zone:
area fantasma che, creata dal governo nipponico ed evacuata subito dopo
la tragedia dell’11 marzo 2011, separa con un muro di radioattività
crescente la centrale di Fukushima Daiichi dal resto del mondo. Un
problema ambientale, ma anche politico e sociale. “Le popolazioni locali
sono trattate come oggetti”, denuncia il regista Alessandro Tesei.
Anzi, “oggetti fastidiosi”.
A pochi giorni dall’arresto dell’ultimo reattore nucleare funzionante,
nel Paese del Sol levante si continua a fare i conti con una vergogna
sempre più mascherata da falsità inaccettabili. È quanto testimonia
Fukushame, docu-movie con cui “ci si interroga sui perché di scelte
sbagliate e imposte a un popolo ormai disilluso”. “Molti giapponesi sono
arrendevoli e credono alle menzogne che gli vengono propinate”, rivela
Tesei: “Loro dicono ‘shogenai’, ovvero: non se ne può far nulla, quindi
non combatto”.
Il governo di Tokyo ha condotto molto male la situazione, secondo il
reporter italiano. Ma ancora peggio ha fatto Tepco, gestore della
disastrata centrale, che “ha insabbiato tutto e ora sta cercando di
liquidare con due spicci le migliaia di persone che hanno perso casa,
averi e affetti”. Anche i media giapponesi, secondo il video-maker, “si
sono piegati servilmente alla volontà di disinformazione dettata sempre
da Tepco e governo”.
In uscita nei prossimi giorni, questo film è un inquietante viaggio fra
le città fantasma dei 20 km di zona proibita attorno a Fukushima, dove
le uniche forme di vita che si possono incontrare sono gli animali
sopravvissuti a un intero anno di abbandono: mucche, pecore, struzzi, ma
anche diecimila cani, lasciati da famiglie a cui è stato vietato di
tornare a prenderli.
Un tour dell’ansia, che cresce con l’aumentare dei beep del contatore
geiger, “unica voce della verità in mezzo a un mare di menzogne”. Da
Koriyama fino ad arrivare a poche centinaia di metri da ciò che resta
della centrale, infatti, il lavoro di Alessandro Tesei mostra il
contrasto fra la bellezza di un’area immersa nel verde e il pericolo
“invisibile e sempre presente della radiazione nucleare”.
“Il governo ha costruito delle case d’emergenza a Koryiama, poco fuori
il confine della zona evacuata e ha ammassato lì migliaia di persone con
dei contratti di due anni”, rivela il reporter: “Una follia, visto che
anche questa città è molto inquinata”. “Ora invece i residenti sono
spinti a ritornare in alcune aree che, secondo il parere del governo,
sono state ‘ripulite’ e quindi sono tornate sicure”. Come il
Kawauchi-mura, o la parte di Minamisoma che fino a qualche mese fa era
dentro la no go zone.
“Un atteggiamento criminale”, accusa il filmaker marchigiano: “Il
governo si basa sul fatto che il contatore geiger misura valori molto
più bassi, non considerando che le particelle radioattive (che hanno un
peso) sono diminuite nell’aria solo perché si sono sedimentate nel
terreno, rendendo impossibile ogni tipo di coltura”. Obiettivo
dell’inchiesta, di conseguenza, è “denunciare questi comportamenti al
limite del buonsenso e della democrazia”.
Ma nonostante l’arrendevolezza di molti giapponesi, non sono di certo
mancate le reazioni. “Credo che, seppur molto lentamente, sia iniziata
una presa di coscienza”, ammette Tesei: “Lo ha dimostrato in particolare
la manifestazione contro il nucleare di Tokyo del 19 settembre 2011, la
più grande mai fatta nel Paese, a cui hanno partecipato circa 50mila
persone”. Del resto, conclude il regista, “il Giappone è il Paese dove
ci si uccide per la vergogna, dove l’onore è considerato sopra ogni
cosa. E questo incidente è, appunto, una delle sue più grandi
vergogne”.http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/16/giapponesi-traditi-abbandonati-viaggio-nelle-zone-fantasma-della-zone/231015/
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