http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/15/sardegna-moratti-tornano-alla-carica-col-progetto-eleonora-per-cercare-soldi-e-metano/530310/
Gli isolani non ci stanno e salgono sulle barricate contro la Saras: "Non ci crediamo e non siamo disponibili a scendere a compromessi. La nostra ricchezza è sulla terra, non nel sottosuolo"
A circa 350 metri dallo stagno S’Ena Rubia, zona naturale protetta, ci sarebbero oltre 3 miliardi di metri cubi di gas naturale, senza alcuna sostanza pericolosa, ossia idrogeno solforato. La stima totale è di circa 150milioni di portata all’anno (metà del fabbisogno isolano) per un periodo di 20 anni, poi basta così. Lo affermano nero su bianco in un corposo Studio di impatto ambientale di 1.200 pagine, stilato dalla Erm e dalla Sartech, la divisione ricerche della stessa Saras, a cui si aggiungono le consulenze di alcuni docenti universitari sardi.
È questo il primo passo, concreto, per una trafila burocratica che potrebbe portare, se si ottenesse il via libera della Regione, alla costruzione di un pozzo esplorativo per confermare la presenza di cinque serbatoi geologici sovrapposti con profondità da 600 a 2.850 metri in uno spazio di circa 10mila metri quadri. Si tratta della Valutazione d’impatto ambientale richiesta esattamente un anno fa, ora che il corposo documento è stato depositato ci sono due mesi di tempo per le osservazioni. Mercoledì 13 marzo, per la prima volta, il nuovo Studio è stato presentato in pubblico, o meglio in conferenza stampa, dopo circa 4 anni dal 2009, anno in cui la Saras (presente nel sud Sardegna, a Sarroch, con una delle raffinerie più importanti del Mediterraneo) ha ottenuto il mandato esplorativo dall’assessorato all’Industria.
I tempi sono comunque lunghi, si parla di almeno sette mesi. E se gli scavi non trovassero i giacimenti ipotizzati non si potrebbe andare avanti. Ma la Saras ci crede e mette sul piatto dagli 8 ai 10 milioni di euro, un investimento che conta di riavere indietro con lo sfruttamento del metano. Si va avanti quindi nonostante l’ostilità palese degli abitanti e dei comuni coinvolti, che in un anno è cresciuta di pari passo col silenzio dei proponenti, e se alcuni primi cittadini all’inizio avevano una posizione attendista, adesso tutto è cambiato. I consigli comunali di sette paesi hanno espresso posizioni contrarie: daranno battaglia, a partire da lunedì con una convocazione straordinaria ad Arborea. E dalle case e aziende della cittadina penzolano da tempo le lenzuola bianche con su scritto “No al progetto Eleonora”.
Ed è proprio agli oppositori del comitato popolare che si rivolge Giuseppe Citterio, direttore sviluppo e pianificazione industriale Saras: “Il nuovo progetto ha tenuto conto dei rilievi e delle istanze espresse dalla Regione, dalle istituzioni locali e dal territorio e prevede importanti novità rispetto al Rapporto preliminare proposto nel 2011″. In particolare, insiste, non sarà utilizzata la contestata tecnica del fracking, ossia la fratturazione delle rocce, per liberare il gas. Metodo di cui non si conoscono del tutto le conseguenze sull’ambiente e su cui sono concentrati parte dei timori degli attivisti. E ancora, secondo i dirigenti, non ci sarebbe nessun inquinamento delle falde grazie a una serie di sistemi isolanti, né di risalita di solforati (la cui presenza è stata esclusa).
E poi c’è l’operazione trasparenza con una serie di incontri nei paesi, comunque previsti dalla procedura, con i comuni, da Arborea a Santa Giusta: il primo sarà il 13 aprile. Infine si punta sui presunti vantaggi, oltre alla compatibilità: il metano verrebbe trasportato e lavorato nell’area industriale di Oristano, e non sul posto, e ci sarebbero le ricadute delle royalties pagate dalla Saras, una cifra che varia da uno a tre milioni di euro l’anno. Oltre all’effettivo risparmio energetico stimato nel 25 per cento: la Sardegna è infatti l’unica regione italiana senza metano e lo sarà ancora a lungo vista l’incertezza sul metanodotto Galsi (tra Algeria, l’isola e la Toscana) viste anche le inchieste giudiziarie per corruzione internazionale . Insomma, il Progetto Eleonora, descritto con le parole dei dirigenti Saras: “sarebbe una piccola cosa locale utile a tutta la Sardegna”.
“Ci vogliono proporre ancora un modello di sviluppo industriale che non accettiamo – dice Paolo Piras del Comitato – abbiamo visto cos’è successo nella nostra isola finora. Ci sono 445mila ettari inquinati e il tasso di disoccupazione più elevato d’Italia, quando le industrie chiudono lasciano il deserto. Non ci crediamo e non siamo disponibili a scendere a compromessi”. Annuncia ancora altre iniziative per difendere l’economia agricola, oltre all’analisi approfondita dello Studio Saras: “La nostra ricchezza è sulla terra, non nel sottosuolo. Per quanto ho sentito le dichiarazioni sono le stesse del 2011: “Non c’è nessun pericolo, avrete gli introiti ogni anno”. Ma questo non ci basta”. E in campo scendono pure i bambini in un video che sarà presentato venerdì in un’assemblea pubblica.
Nessun commento:
Posta un commento