di Marco Politi
Basterebbe poco. Che Benedetto XVI si
affacciasse domenica su piazza San
Pietro ed esclamasse: “Va deplorato con fermezza
che le persone omosessuali siano oggetto
di espressioni malevole e di azioni violente.
Simili comportamenti meritano la
condanna dei pastori della Chiesa, ovunque
si verifichino. La dignità propria di ogni
persona dev’essere sempre rispettata nelle
parole, nelle azioni e nelle legislazioni”. Lo
ha scritto da cardinale, come prefetto della
Congregazione per la Dottrina della fede.
Ripeterlo da Papa, ricordando – come nel
1986 – che ogni mancanza di rispetto verso i
gay è “lesiva dei principi elementari su cui si
basa una sana convivenza civile”, significherebbe
rompere con l’antica ideologia omofoba
della gerarchia ecclesiastica.
Perché se è vero che l’omofobia ha radici
lontane, culturali oltre che religiose, e non
appartiene ad una sola confessione, è altrettanto
vero che in Italia il Vaticano alza
da anni ossessivamente le barricate contro
i diritti dei gay. Contro l’accettazione del
libero orientamento sessuale, contro una
legge sulle coppie di fatto, contro una legge
che contrasti l’omofobia. Al punto che prima
di Natale papa Ratzinger ha definito
aspramente la legalizzazione dei matrimoni
omosessuali “una ferita grave contro la
giustizia e la pace”. Frase sentita come offesa
da milioni di uomini e donne, gay ed
eterosessuali. Né ha aiutato l’accoglienza
cordiale del Papa – in udienza generale – alla
presidente del Parlamento ugandese, Rebecca
Kadiga, esaltata fautrice di una legge
che prevede la pena di morte per i gay (respinta
peraltro dai i vescovi cattolici dell’Uganda).
Il nuovo ministro per la Famiglia
vaticano, mons. Vincenzo Paglia, ha aperto
nei giorni scorsi con coraggio una finestra
sull’esigenza di riconoscere i diritti delle
coppie di fatto, gay ed eterosessuali. Ma ora
tocca al Papa sancire questo nuovo corso. La
piena acquisizione dei diritti da parte degli
omosessuali è la frontiera di civiltà del XXI
secolo. O si sta di qua o di là. Vale anche per
le forze politiche. Sarebbe ora che i parlamentari
di centro-destra si ribellassero all’acquiescenza
ai vecchi diktat vaticani. E i
neo-centristi Monti, Riccardi e Casini battessero
un colpo. Il fatto quotidiano 6 febbraio 2013
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